Read online book «Amore E Vischio» author Dawn Brower

Amore E Vischio
Dawn Brower
Che succede quando un Principe s'innamora di una Signorina? Siete tutti invitati! Stasera al famoso locale Il FORTUNA si terrà il ballo della vigilia di Natale! Tutti i suoi soci sono stati invitati, insieme a qualche ospite speciale…Per una notte, anche gli uomini potranno accedere a quel sancta sanctorum del gioco, riservato solo alle signore! Ogni cosa è possibile, quando l'Amore palpita nell'aria. Entra anche tu nel salone delle Feste e ruba un bacio sotto il vischio o l'agrifoglio! AMORE e VISCHIO di DAWN BROWER. Un bacio sotto il vischio regalerà a Evelina e Luca un Amore Eterno!

Dawn Brower
Amore e Vischio: Lo scandalo incontra l’amore

AMORE E VISCHIO
LO SCANDALO INCONTRA L’AMORE ROMANZO BREVE

DAWN BROWER
TRADUZIONE DI PATRIZIA BARRERA
Questo è un romanzo di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o vengono usati in maniera fittizia. Qualsiasi riferimento a persone realmente esistite, o a aziende, affari commerciali, fatti o luoghi specifici sono puramente casuali.
Love and Mistletoe Copyright © 2019 by Dawn Brower
All rights reserved.
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Pubblicato da Tektime

Per la mia Elizabeth Evans. So che aspettavi da molti mesi la storia di Luca. Mi dispiace non aver scritto un fantastiliardo di pagine, in modo da farti stare con lui più a lungo. In tutti i modi, spero di averti fatta contenta.

RINGRAZIAMENTI

Grazie a Elisabeth e a Megan per avermi aiutata a rendere fantastico questo libro
Un grazie a Mandy per aver realizzato la copertina. Sono davvero grata a tutt’e tre voi, per starmi così vicina mentre invento le mie storie

CAPITOLO PRIMO
La frizzante aria fredda quasi le bloccò il respiro, mentre s’incamminava verso il Fortuna. Lady Evelina Davenport si fermò, innervosita. Il ghiaccio sul sentiero non le permetteva di proseguire.
Ma a che cavolo stava pensando? Questa era una delle peggiori idee che avesse mai avuto! Se solo non si fosse costretta a seguire le lezioni di scherma della Duchessa di Clare! Ma l’ex Principessa gitana aveva ottime maniere di persuasione, e lei, come chiunque altro ne era rimasta soggiogata. Non avrebbe potuto rifiutare, anche se lo avesse voluto. Ma in realtà… non voleva rifiutarsi.
Le piaceva molto Lulù, la Duchessa di Claire. Era gentile, audace, testarda. Tutto ciò che Evelina avrebbe voluto essere. Odiava essere come una margheritina di campo che nessuno notava. Cosa contava che fosse la figlia del Duca di Livingstone! La sua dote e il suo nobile casato non erano stati sufficienti per attirare un qualsiasi gentiluomo. Per come erano andate le prime due stagioni di ballo, avrebbe potuto anche essere la donna invisibile: e per quanto riguardava la terza… beh, quella era stata davvero terribile! A volte non valeva la pena nemmeno di illudersi.
Ora, alle 13,20 del pomeriggio, era più che mai decisa ad accettare il suo futuro di zitella, che le sembrava sempre più dignitoso ad ogni minuto che passava. In primavera sarebbe iniziata la sua quarta stagione, e ancora nessuno gentiluomo si era fatto avanti per corteggiarla. L’unico che sembrava le avesse prestato un minimo di attenzione durante la terza stagione, alla fine non le aveva chiesto nemmeno un ballo!
Nessuno avrebbe mai creduto che Luca Dragomir, il Principe ereditario della Dacia, le avesse concesso quell’accenno di valzer. Oh, era stato il suo attimo di gloria! Era così bello, lui, con quelle ciocche brune ondulate e gli occhi verdi come il mare! La pelle abbronzata non faceva che accrescere il suo fascino. Tutte le signore stravedevano per il Duca, ma lui non sembrava interessarsi a nessuna. Era sempre cortese, ma manteneva le distanze. L’unica con cui aveva ballato davvero era la Duchessa Ashley, ma ora lei non era più sulla piazza. Evelina si sorprese a chiedersi se, ora che l’unica donna che lo avesse mai interessato era andata, sarebbe tornato a casa.
Dopo quel breve ballo con Evelina, tutte le signorine avevano cominciato a disprezzarla e fare commenti su di lei, anche se non direttamente. Si erano fatti parecchi pettegolezzi sull’accaduto. Addirittura c’era stato qualcuno che aveva messo in dubbio che lei fosse la figlia legittima del Duca di Livingstone, o se magari sua madre non avesse avuto una relazione con qualcun altro! Erano tutti malvagi, cattivi! L’invidia aveva trasformato le migliori signorine del circondario in ragni velenosi!
Era stato allora che Lulia l’aveva presa sotto la sua protezione. A lei piaceva prendere con sé delle timide agnelline e trasformarle in feroci leonesse! Ed Evelina aveva proprio bisogno di una spinta per riuscire a fortificarsi contro le malignità della gente. Dal giorno del ballo, infatti, la sua vita era peggiorata e lei non riusciva a trovare il modo di risollevarsi. Stava sprofondando e non c’era niente che la tenesse a galla. Lulia era la sua salvatrice, e lei non l’avrebbe delusa.
Raggiunse il locale e tirò un profondo sospiro: quell’inverno aveva l’aria di essere più gelido del precedente! Non vedeva l’ora di entrare e scaldarsi un po’, era praticamente congelata! Aprì la porta sul retro e salì velocemente per la scaletta del locale. Quando fu dentro, l’aria le bruciò i polmoni, per la differenza di temperatura. Respirava affannosamente.
“Ah, siete qui! Allora ce l’avete fatta! – disse Lulia, vedendola – Pensavo che non sareste venuta!”
“Non mi perderei una delle vostre lezioni, per nessun oro al mondo!” esclamò Evelina. Si liberò dei guanti e li infilò nella tasca della mantellina. “Solo un attimo, per far scongelare braccia e gambe, e sarò pronta!”
“Siete sicura che vi basterà solo un attimo?” La voce della ex zingara era bassa e profonda, e il suo accento gitano più evidente che mai. Portava i lunghi capelli neri legati in una treccia che le ricadeva sulla schiena, e gli occhi blu le scintillavano di malizia.
“Certo!” rispose Evelina, sollevando il mento con aria di sfida. Dopo qualche altro respiro profondo le cose cominciarono ad andare meglio, così Evelina si diresse con passi decisi verso la sala delle esercitazioni. Aveva fatto molti progressi, negli ultimi mesi. Dubitava che sarebbe mai diventata brava come Lulia o la cugina della Duchessa, Diana, Contessa di Northesk, ma comunque era molto soddisfatta di sé.
Andò nella stanza sul retro e appese la mantella a uno dei ganci a disposizione, poi iniziò a prepararsi per la lezione. Come prima cosa indossò l’abbigliamento protettivo, poi tirò fuori il filetto. Avrebbe voluto imparare ad usare la sciabola, ma Lulia pensava che quell’arma dalla lama tanto affilata non era ancora per lei. Raggiunse Lulia. “Sono pronta!” esclamò.
“Lo vedo!” esclamò Lulia, di rimando, con aria divertita. “Allora, topolino, possiamo cominciare. In guardia!” Sollevò la sua arma e attese che Evelina si mettesse in posizione.
Come avrebbe potuto, Evelina, sconfiggere la sua istruttrice? Probabilmente, non le sarebbe stato mai possibile. Lulia tirava di scherma da sempre. Non aveva fatto altro nella vita che duellare.
Evelina si gettò all’attacco e Lulia parò il colpo senza alcuna difficoltà, poi passò anche lei all’attacco. La punta della lama del suo fioretto si posò sul giubbotto protettivo di Evelina.
“Punto! – esclamò – Rimettetevi in posizione.”
Dopo un’ora che si esercitavano, Evelina era madida di sudore e non aveva ancora segnato un punto. Decise di osare l’inosabile. Fece un balzo alle spalle di Lulia e spinse l’arma in avanti, riuscendo a sfiorare la schiena della sua istruttrice. Finalmente!
“Toccato!” esclamò con gioia.
Un lento battito di mani echeggiò nella sala. Lulia ed Evelina si girarono all’unisono e incontrarono uno sguardo color acquamarina. Lo splendido viso del Duca di Dragomir le salutò e le fulminò insieme. Le stava guardando duellare e nessuna delle due se n’era accorta! Per fortuna non aveva…. Le guance di Evelina avvamparono per la vergogna, al pensiero che lui fosse lì, così vicino, e la stesse fissando…
“Bella partita, signore…” esclamò lui.
Ma Evelina non riuscì a sentire le sue parole. La stanza le girò intorno e lei cadde per terra. Ebbe la sensazione, mentre cadeva, di non toccare il freddo impiantito ma qualcosa di morbido, che le aveva frenato la caduta.
Poi, il buio totale.

CAPITOLO SECONDO
Luca si era recato al Fortuna per salutare Lulia. Tutte le volte che non la trovava a casa, cioè quasi sempre, andava a cercarla lì, in quell’inferno per donne. Lei aveva la mania di raccattare piccoli uccellini indifesi e trasformarli in donne sicure di sé.
L’ultima pupilla, Lady Evelina Davenport, non faceva eccezione. Un adorabile uccellino, però. Luca l’aveva trovata deliziosa già quella volta in cui Lenora lo aveva costretto a ballare con lei. Ma quella non era la situazione adatta per corteggiare una ragazza, come non lo era il posto in cui si trovava ora.
A pensarci bene, tuttavia, Evelina sarebbe stata una Principessa perfetta. Si esprimeva bene, era gentile, generosa e, soprattutto, aveva un’indole fiera, tale da competere con i migliori guerrieri di una volta.
Probabilmente Evelina non si era accorta che lui aveva notato come la trattavano le altre signore. Fino a quel famoso ballo, lei era stata pressoché invisibile ai loro sguardi. Luca si era sentito perfino in colpa verso di lei, ma ormai il danno era fatto. Se le avesse prestato più attenzione, non l’avrebbe gettata tra le fauci delle malelingue.
L’unico modo in cui avrebbe potuto proteggerla era starle lontano. Anche se si rendeva conto che il suo abbandono le aveva arrecato un dolore immenso. Ma ora il suo uccellino aveva bisogno di lui. L’aveva già abbastanza ferita con le sue azioni, o anche con la sua inerzia, chissà…
Lulia l’aveva protetta al posto suo. Luca si sentiva in debito con lei. Grazie al sostegno di quella donna, ora Evelina era riuscita a dispiegare le sue ali e sarebbe volata molto lontano… Si era ribellata ed era riuscita a tener testa a quelle brutte pettegole. Era così orgoglioso di lei!
E si era sentito doppiamente fiero quando era entrato in quella sala e l’aveva vista tirare di scherma. In pochi mesi aveva fatto tanta strada! Forse, a breve, sarebbe riuscita ad eguagliare la sua insegnante.
Ma adesso giaceva svenuta.
Luca era riuscito a salvarla per un pelo dallo sbattere la testa contro il pavimento. Forse, non avrebbe dovuto presentarsi a quel modo. L’aveva spaventata e, se avesse sbattuto la testa per terra…
Fece un sospiro di sollievo quando ricordò che, in fondo, era riuscito a salvarla. Si era allungato verso di lei e l’aveva sorretta mentre cadeva. Anche in quel momento la teneva stretta tra le braccia, voleva assicurarsi che stesse bene, prima di lasciarla. Che non avesse sofferto troppo, a causa del suo comportamento stupido e avventato…
“Dovreste sdraiarla per terra.” gli disse Lulia.
Luca la guardò e si rannuvolò: era un ottimo consiglio ma, chissà perché, non riusciva a mollare Evelina. “E’ ancora svenuta. – rispose – Perché?”
“Credo che il motivo sia più di uno – esclamò Lulia – Luca, per favore, mettetela giù.”
Lui scosse il capo, la fissò e le sistemò un ricciolo bruno dietro l’orecchio. Avrebbe voluto aprirle gli occhi, e scavare nelle loro verdi profondità. Era tanto tempo, ormai, che l’amava da lontano! Era giunto il momento di fare qualcosa di concreto per il suo angelo!
“Ditemi cosa ne pensate.” chiese a Lulia.
“Era troppo fredda e troppo calda. Ed è collassata.” rispose la donna.
“Non capisco. Spiegatevi meglio!” esclamò Luca.
“Quando è venuta qui era mezzo congelata; aveva gambe e braccia indolenzite e le labbra blu. Se fosse rimasta fuori ancora un po’sarebbe diventata un pezzo di ghiaccio e l’unica cosa che ci avrebbe permesso di riconoscerla sarebbe stata la sua mantellina rossa.”
Iniziò a riporre l’attrezzatura da scherma, mentre parlava.
“Una volta entrata qui, il cambio di temperatura l’ha colpita con forza, tanto che non riusciva nemmeno a respirare. Ma ha voluto allenarsi lo stesso. Quella ragazza è una mula cocciuta! Dopo tutto ciò si era messa a duellare, e poi siete arrivato voi e non ha più resistito. Il colpo è stato troppo forte!”
“Quindi… è colpa mia?” mormorò Luca. Il senso di colpa lo attanagliava, ma Lulia aveva ragione. Avrebbe dovuto rimanersene nell’altra sala fino a che non avessero finito di allenarsi. Ma non ce l’aveva fatta. La sua Evelina era a pochi passi da lui, e doveva assolutamente vederla!
“Non è solo colpa vostra. Come vi ho detto, hanno giocato molti fattori. Forse, anche se foste rimasto nell’altra sala, sarebbe svenuta lo stesso vedendovi. Comunque, diamole qualche minuto e vedrete che si riprenderà.” lo tranquillizzò Lulia.
“Siete sicura che si riprenderà?”
“Certo!” disse Lulia. E lo squadrò bene in faccia. “Ditemi la verità, avete preso una decisione nei suoi riguardi. Questo che vedo non è il solito Luca.” Sorrise. “E scommetto che avrete bisogno del mio aiuto.”
“Avete ragione in tutto, come al solito.” sorrise lui.
Lulia darebbe stata la sua àncora di salvezza, durante il corteggiamento, l’unica che avrebbe potuto fargli capire com’era Evelina veramente. Era ancora un po’ aggressiva, ma era sicuro che sarebbe maturata.
Se l’avesse scelta come consorte, avrebbe dovuto bandire la timidezza e gli atteggiamenti pseudo-aggressivi. Una volta Principessa, avrebbe potuto far ingoiare a quelle brutte pettegole tutte le loro malignità. E anche lui non vedeva l’ora che lo facesse: quelle stupide smorfiose non la meritavano!
“Allora, vi consiglio di fare un salto qui stasera. Ci stiamo preparando per il ballo di Natale al Fortuna. Avrete molte occasioni di stare solo con lei, magari anche per rubarle un bacio…” disse Lulia, maliziosamente.
“Non ci sarà troppa gente, stasera? La mia intenzione è di corteggiarla, non certo di risvegliare le malelingue.” esclamò Luca, dubbioso.
“Non temete, nessuno parlerà male di voi. Inoltre, ho intenzione di riempire questo posto di angoli verdi.” Sorrise con ancora più malizia negli occhi. “Cosa sarebbe la vigilia di Natale, senza dei bei cespugli di vischio sotto cui baciarsi?”
Luca sorrise di rimando. “Allora, a stasera. Occupatevi di lei, ve ne prego.”
Ciò detto, se ne andò, lasciando Lulia da sola con la ragazza svenuta. Aveva molte cose fa fare, prima di sera. Stava per corteggiare il suo angelo! In cuor suo sperava solo che Evelina gli dicesse di sì. Altrimenti, non era sicuro di riuscire a superare l’amaro dolore del suo rifiuto.

CAPITOLO TERZO
Evelina aprì gli occhi e sbattè le palpebre. Le ci volle un po’, prima di riuscire a mettere a fuoco la sala. Era sdraiata per terra, nella sala posteriore del Fortuna. Dapprima, non riuscì a ricordare nulla; poi, all’improvviso, ricordò il freddo, la corsa, l’allenamento e infine…il Principe Luca! Lui si trovava lì!
Si tirò su a sedere e si scrutò affannosamente intorno, ma non c’era nessuno, era sola! E Lulia, dov’era finita? Perché se n’era andata, lasciandola per terra? E ora, cosa doveva fare lei? Doveva andarsene senza dire niente, come se nulla fosse successo? Evelina non riusciva a capire cosa le stava accadendo.
“Eccovi! – esclamò Lulia con un sorriso, entrando nella stanza – La bella addormentata si è svegliata, finalmente! Come vi sentite, topolino?”
“Come se qualcuno mi stesse suonando nella testa con migliaia di martellini!” mormorò Evelina.
Deglutì a fatica: era felice che il Principe fosse andato via. Le seccava che l’avesse vista in quello stato! Cosa doveva aver pensato di lei? Non ricordava di essersi mai sentita più in imbarazzo in vita sua!
“Oh, non è niente, passerà! – esclamò Lulia – Alzatevi, su! Abbiamo tante cose da fare! Venite a casa con me.”
“Perché? – mormorò Evelina, sempre più confusa – Credo che dovrei tornare a casa mia.”
“Assolutamente no! Alzatevi e accompagnatemi a casa mia. Lì vi curerò e vi aiuterò a vestirvi per il ballo!” le disse Lulia, con fare perentorio.
“Ah, il ballo! Non voglio andarci.” Era l’ultima cosa che desiderava fare, dopo il modo in cui era stata trattata dalla società.
“Sciocchezze! So a cosa state pensando; che arriverete in pompa magna e tutti vi sparleranno dietro. Vi assicuro che non succederà. Quello che ho organizzato non è un ballo aperto a tutti; è solo per…gli amici. Gli invitati sono persone perbene e vi tratteranno con cortesia.”
Lulia si mise una mano sul cuore. “Vi prometto che sarà così.”
Evelina non aveva alcuna voglia di andarci, ma d’altra parte non voleva neanche offendere Lulia. Si mordicchiò il labbro con ansia: cosa doveva fare? La testa le doleva e non riusciva a pensare. Decise di fidarsi di Lulia. L’avrebbe rimessa in sesto, come già era successo altre volte con le sue erbe, di cui era fine conoscitrice.
“Verrò, ma se non sarà come dite me la pagherete.” mormorò.
“Non state a torturarvi, adesso. Andiamo.” tagliò corto Lulia, e le porse la sua mantella rossa. “Indossate il vostro cappotto e poi raggiungetemi giù. Ho una carrozza parcheggiata proprio davanti al negozio di modista. Prendo un paio di cose e poi possiamo andare.”

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