Read online book «Mondi» author Les Farley

Mondi
Les Farley
Preparatevi a un viaggio di settecento anni nel futuro. Vittima del proprio sovrappopolamento e degrado morale, il mondo conosciuto come Terra è stato ormai dimenticato. Voi predecessori avete conosciuto solo l'estremità di questa nave chiamata Cicala. A bordo di questa nave sono vissute e perite generazioni. Ha svolto bene il suo compito, e trasporta un carico prezioso. E' la culla dell'umanità, uno spaccato della diversità terrestre. Ora, tuttavia, il lungo viaggio è al termine: il pianeta di destinazione è già all'orizzonte. Quali sorprese offrirà questo strano nuovo Mondo? La civiltà è stata riavviata


Les Farley

MONDI

Copertina di Mirna Gilman, BooksGoSocial

Traduttore: Marco Labarile

Editore versione tradotta: Tektime

Copyright 2013

Indice

CAPITOLO I (#ua93b66b9-5ae2-5e0f-aa7a-a49d553fcbdd)
CAPITOLO II (#u85cda061-0619-5e57-8899-27344295a7cd)
CAPITOLO III (#u20c40eaa-1561-5df7-9be1-9178ea32b443)
CAPITOLO IV (#u6f97faaf-82c2-5b00-af92-e0fb210e8215)
CAPITOLO V (#litres_trial_promo)
CAPITOLO VI (#litres_trial_promo)
CAPITOLO VII (#litres_trial_promo)
CAPITOLO VIII (#litres_trial_promo)
CAPITOLO IX (#litres_trial_promo)
CAPITOLO X (#litres_trial_promo)
CAPITOLO XI (#litres_trial_promo)
CAPITOLO XII (#litres_trial_promo)
CAPITOLO XIII (#litres_trial_promo)
CAPITOLO XIV (#litres_trial_promo)
Note (#litres_trial_promo)

MONDI

La civiltà è stata riavviata
La culla dell'umanità
Trapiantata su un pianeta lontano
Per giungervi è stato necessario un viaggio di trecento anni.
Ora è tempo di scoprire se il viaggio sia stato proficuo.



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CAPITOLO I
"Ci saranno alberi quando saremo lì?", chiede Susie, colma di curiosità.
Lei e i suoi compagni sono nella classe di scuola elementare della signora Gladstones (o "sessione di apprendimento", come viene chiamata ora). Ogni volta che qualcuno accenna a un albero, un cane o una nuvola, i bambini spalancano gli occhi, ringalluzziti.

La signora Gladstones, non sapendo bene cosa rispondere, dice: "Lo spero bene. Vorrei vederlo coi miei occhi. Non sarebbe carino svolgere la nostra sessione di apprendimento accanto a un albero?".

I bambini urlano "Sìììì" all'unisono, e Susie continua, emozionata: "Non dovremo aspettare ancora molto per scoprirlo, vero Ms. Gladstones?"
"No, per niente, considerato quanto abbiamo già aspettato", risponde la premurosa maestra.

I bambini sono comprensibilmente emozionati. Il loro entusiasmo è incontrollabile. Non hanno mai visto quelle cose, a parte nei video d'archivio dell'astronave. Certi fatti vengono spiegati ai bambini quando sono maturi. I bambini forse non hanno bisogno di sapere alcuni fra gli aspetti più inquietanti della vita (o della storia, in questo caso).

In un altro settore dell'astronave, alcuni ragazzini stanno studiando e discutendo l'instabilità sociale sulla Terra, che è il motivo per cui si trovano ora sull'astronave.

"Ci sono domande?", chiede Mr. Tordin. Lascia agli studenti del tempo per processare ciò che gli stanno insegnando.

"Io ne ho una", dichiara Xamous, uno degli alunni più promettenti. "Quand'è che lei pensa sia stato troppo tardi per loro per sistemare i problemi sulla Terra?"

"Temo che nessuno di noi possa realmente saperlo, Xamous", risponde Mr. Tordin in tono di scuse. "Ecco perché qui poniamo l'accento sull'etica. Se impareremo a trattare meglio le persone e daremo a ciò la priorità, avendone cura, allora saremo sicuri di non subire un medesimo destino".

Parlano, ovviamente, della presunta fine della Terra. Presunta, poiché era trascorso così tanto tempo da quando avevano abbandonato la Terra, che non vi era stata comunicazione, eccetto per i primi due anni. Nell'anno 2400 la popolazione terrestre era aumentata fin quasi 50 miliardi. A regnare era il caos, e molte persone non potevano essere monitorate o tenute sotto controllo dalla legge. Far rispettare la legge divenne sempre più difficile, finché non ci si provò nemmeno più. Le persone più ricche si ritirò in luoghi strategici (le città, di solito) dove poter servirsi di strumenti di difesa territoriale, e furono in grado di preservare tali roccaforti. Avendo bisogno di alcuni beni disponibili solo all'esterno, c'erano loro rappresentanti che riuscivano a stabilire contatti con cartelli situati all'esterno. Questi cartelli, a loro volta, controllavano sufficientemente bene le masse da prevenire invasioni.

La vita all'esterno consisteva nel fare tutto ciò che fosse necessario a sopravvivere, anche azioni discutibili. Uccidere o derubare era normale come camminare per strada. Ogni cosa che si potesse vendere, si vendeva, senza alcun problema. Droghe, risorse e perfino vite umane erano un commercio onesto. Chi si trovava dentro i confini delle città sapeva che era solo questione di tempo, prima che i capi dei cartelli divenissero più ambiziosi e tentassero di accaparrarsi le città.
I più ricchi sapevano che il degrado sociale avrebbe alla fine portato al collasso totale dell'umanità, trasformando le persone in creature selvagge. "Uccidere o essere uccisi" sarebbe diventata una regola di vita quotidiana (se di vita si può parlare).

Consci dell'inevitabilità della cosa, quegli stessi miliardari lanciarono il più ambizioso programma spaziale di sempre, al fine di salvare il genere umano. Consisteva nel trasportare un equipaggio di cinquecento persone su un pianeta che si sperava avrebbe supportato la vita umana. Il pianeta l'avevano scoperto, ma il viaggio sarebbe durato quasi trecento anni.

Tutti coloro che avevano sempre sognato di viaggiare nello spazio credevano che avrebbero sfrecciato da un pianeta a un altro alla velocità della luce e oltre. Tuttavia, benché persino gli scienziati terrestri avessero compiuto progressi nella propulsione, ciò era semplicemente impraticabile; tra l'altro, la fine della Terra si stava avvicinando.
Erano stati compiuti molti altri progressi nel campo, ad esempio, della medicina (sebbene non disponibili a chi viveva all'esterno), della genetica e della nutrizione. Che una società responsabile di progressi stupefacenti sarebbe stata schiacciata dalla barbarie, era davvero ironico.

Sarebbe trascorsi quasi venti anni, prima che l'astronave potesse finalmente iniziare il viaggio. La missione era assai ardua, ed era un biglietto di sola andata, in fondo. C'era in ballo tutto, e non ci si poteva sbagliare. Ci vollero quasi tutti quegli anni solo per costruire l'astronave, e per evitare il deteriorarsi delle componenti, lo si fece in orbita terrestre. Una delle sfide maggiori fu trovare il modo di impostare una gravità artificiale, ma ci si riuscì. Nel frattempo, in superficie si continuava a lavorare.
Ai genetisti di primo piano spettò il compito di verificare che nessun partecipante alla missione avesse una qualche predisposizione al cancro o altre malattie. Dovettero sostenere severi esami che escludessero comportamenti psicotici. Affinché un giorno, chissà dove, fosse preservato un campione totale del genere umano, vi furono incluse tutte le razze terrestri.

Una volta selezionati i candidati idonei, li si sottopose a un addestramento che li preparasse al radicale cambiamento. Ciò doveva essere accertato prima che la missione fosse cominciata. Inoltre, un accordo li obbligava a contribuire alla procreazione, al fine di perpetuare la specie. Considerato che in quasi trecento anni si sarebbero susseguite diverse generazioni, era importante che ciò si radicasse non solo nei primi passeggeri, ma anche nelle generazioni nate là.

Infine, l'equipaggio sarebbe stato confermato e mandato in isolamento; qui sarebbe stato sottoposto a lunghe procedure che assicurassero l'assenza di patogeni a bordo della nave. Non si poteva rischiare di compromettere lo sterile ambiente interno. Soddisfatti tali criteri, la missione poté finalmente avviarsi.

Il Cicala cominciò il proprio viaggio con un equipaggio di cinquecento uomini e donne, di età compresa fra venti e quaranta anni. Con un intervallo del genere, una generazione intera non sarebbe potuta scomparire in una sola volta. Poiché l'astronave e la missione erano progettate per un equipaggio di cinquecento persone, era essenziale che tale cifra non eccedesse. In seguito a una morte, a una delle coppie sarebbe toccato di intraprendere una gravidanza. Fatta eccezione per un occasionale parto gemellare, a nessuna coppia si sarebbe mai permesso di avere un secondo figlio. Aderendo strettamente a queste linee guida, ogni coppia avrebbe avuto l'opportunità di avere un figlio.

Da quasi trecento anni il Cicala stava trasportando i propri residenti verso la loro destinazione. Ora, 30 giorni li separano da ciò che sperano sarà la loro nuova casa. Se così sarà, quale significato assumerà il termine “giornata”? Le loro unità di misura sono ancora i minuti e le ore, ma secondo l'orbita del pianeta, la rotazione, ecc., a cosa corrisponde un giorno, o un anno?

L'astronave fu chiamata “Cicala” come la famiglia di insetti terrestri, che raggiungono la maturità dopo un lungo ciclo biologico. Dato il tempo che sarebbe trascorso, il nome sembrava appropriato. Un'altra similarità col proprio omonimo è l'aspetto della nave: sei sporgenze ai lati, come zampe d'insetto (sono rappresentazioni di zampe, sebbene non lunghe e pronunciate, ma corte e squadrate). I loro vari scopi derivano dal bisogno di avere varie e differenti aree per le molte attività a bordo; dopotutto, la nave è contemporaneamente casa, scuola, luogo di lavoro, mezzo di trasporto persone e merci e ogni altra cosa immaginabile. Si prende cura di ogni fase della vita del proprio equipaggio, dalla nascita alla morte.

Capolavoro di ingegneria, rappresenta un testamento dei suoi premurosi creatori. E' insolito usare tali parole per descrivere un'astronave di trecento anni, ma nel vuoto spaziale totale non è invecchiata. Gli interni non furono rifiniti, poiché l'atmosfera interna avrebbe col tempo rovinato le rifiniture. C'è, quindi, soltanto del metallo pulito e liscio, che nei secoli ha sviluppato una patina grigia.

Per molti, moltissimi decenni i membri dell'equipaggio hanno passato le proprie vite a sbirciare le stelle e le costellazioni dai piccoli portali della nave. Nella vastità dello spazio, queste stelle ci danno l'impressione di essere fermi, anche se magari viaggiamo a migliaia di chilometri al secondo. Benché le stelle sembrino immobili, la loro posizione cambia nel tempo. Così è stato per gli astronomi del Cicala. Ogni stella alla fine risultava in una posizione diversa, eccetto una. Fin dall'inizio della missione, nei registri venne indicata la presenza del “Guardiano”. Non compariva in nessuna mappa stellare; semplicemente, un giorno era lì dove non era stato mai. A tutti, fin dall'infanzia, veniva insegnato a riconoscerlo. Lo osservavano mentre diventavano grandi e in seguito lo facevano conoscere ai proprio figli. Era sempre lì: la stella più brillante del firmamento. Era come se avesse compiuto tutto il tragitto assieme a loro, per proteggerli e divertirli. Chi possedeva convinzioni religiose attribuiva la sua presenza alla Divinità. Altri ipotizzavano che forse una razza aliena provasse interesse verso questa specie alle prime armi con i viaggi spaziali. Ma sembra improbabile che un'intelligenza aliena mandi un veicolo per osservare qualcun altro per trecento anni. Per tutte queste generazioni, il Guardiano sarebbe stato il centro dell'attenzione di tutti nella loro osservazione verso l'esterno. Ora, però, a un mese dalla destinazione, c'è molto più di cui restare affascinati.

Quando il Cicala aveva lasciato la Terra, la propria propulsione l'aveva spinta fuori dal sistema solare terrestre. In uno spazio libero da pianeti, asteroidi o altri corpi celesti, si poteva portare la propulsione al massimo. Essendo stata raggiunta la velocità di punta, il sistema di propulsione era stato spento. Tale velocità sarebbe rimasta costante salvo interruzioni o azioni su di essa. E' impossibile immagazzinare carburante a sufficienza per spingere un veicolo per trecento anni; non è neanche necessario, dato che il vuoto spaziale permette una velocità costante. Quando, però, ci si avvicina a destinazione e si sta entrando in un altro sistema solare, è indispensabile rallentare la velocità. Tale rallentamento è effettuato attivando i freni anteriori a poco a poco. La capacità di carburante era tale che, dopo il primo lancio, era rimasto del carburante extra, nel caso di interruzione e conseguente riavvio della missione (problema, questo, non occorso). Ce n'era anche una parte destinata alla ricerca e all'impostazione di un'orbita idonea, una volta arrivati.

Il viaggio non fu vano, e il culmine della missione è vicino. Se Susie riuscirà a vedere i suoi alberi, sarà il tempo a dirlo. C'è ancora molto da fare prima che questo diventi realtà.

CAPITOLO II
Fare le valigie per un viaggio di trecento anni è, a dir poco, un compito arduo. Chi era a bordo del Cicala è sopravvissuto grazie alla pianificazione e ai calcoli di progettisti, creatori, costruttori e visionari. Per quanto grande sia l'astronave, cinquecento persone sembrerebbero comunque troppe per farla funzionare giornalmente. Solo una piccola parte della nave, però, è abitabile. L'equipaggio vive la propria vita dove i sistemi di supporto vitale sono in funzione. Crescere, imparare, essere operativi: questo è tutto ciò che sanno, nella misura in cui gli è stato insegnato da genitori e nonni.

Le altre aree della nave non sono usate per il vivere quotidiano. Ad esempio, l'enorme unità di stasi non ha supporto vitale; vi si recano membri dell'equipaggio sprovvisti di tuta di supporto per recuperare provviste, ma solo periodicamente. Una piccola stanza, separata dall'unità di stasi e dall'area atmosferica tramite paratie, rappresenta il posto adatto alla transizione. Sarebbe illogico sacrificare dell'atmosfera sulla nave ogni volta che si prende qualcosa dal magazzino.

Alcune confezioni in stasi non servivano finché non si fosse arrivati alla loro destinazione e ci si fosse preparati a sbarcare. Altre provviste necessitavano di essere sostituite solo di tanto in tanto. Di alcune cose, tuttavia, c'è bisogno ogni giorno, e vengono tirate fuori in grandi quantità, così da ridurre la frequenza di ingressi nell'unità di stasi;
beni come sostanze nutritive o panni igienici sotto vuoto e pre-inumiditi tre secoli prima. Vi si conservano anche i vestiti, ma non ci sono ampi guardaroba e capi di moda. Per una missione del genere, serve qualcosa di estremamente durevole. Perciò, fu sviluppata una fibra sintetica da indossare per anni, se necessario. Indumenti in pezzo unico venivano portati sia dagli uomini sia dalle donne. Erano smanicati e arrivavano fino a metà coscia; data la loro durevolezza ed elasticità, ne servivano solo poche taglie.

Le due sfide più grandi per gli sviluppatori furono l'aria da respirare e l'acqua che sostenesse la vita. La prima fu completata con gli stessi mezzi usati da chiunque si fosse mai immerso respirando poi aria immagazzinata. Ora, come immagazzinare sufficiente aria per cinquecento persone e per trecento anni?

L'immensità assoluta dell'astronave fu il metodo principale per riuscirci. Benché la sezione atmosferica della nave era piuttosto angusta per cinquecento persone, la nave era decisamente enorme. L'unità di stasi era assai più ampia dell'area abitabile, ma tutte le aree si trovavano all'interno di un unico scafo; era proprio qui che l'aria era immagazzinata (non dentro lo scafo, ma dentro lo spessore delle pareti. A vederla da fuori, uno non si renderebbe mai conto che la lunghezza della nave è data dal susseguirsi di camere di aria immagazzinata e compressa ad altissima pressione, all'interno di una parete spessissima. Tutto tenuto insieme da una blindatura. Le camere non erano comunicanti; venivano usate una dopo l'altra, in sequenza. Così facendo, la perdita di contenimento in una camera non produceva effetti nelle altre. Quando la missione era cominciata, a chi abitava nella nave era stato spiegato anche come ridurre, gradualmente e fino a un certo livello, la quantità d'aria necessaria.

Venne poi realizzata una fonte idrica, tramite l'uso di luci e pannelli trasparenti che producevano condensa, come in una serra. Il vapore condensato viene costantemente recuperato e razionato. Questo macchinario, molto grande, è situato nell'area atmosferica dell'astronave, dove la temperatura è abbastanza alta da attivare l'intero sistema. Il vapore raccolto viene fatto circolare attraverso una serie di tubi e generatori idroelettrici, così da creare energia sufficiente per far funzionare l'illuminazione a basso voltaggio e altri sistemi. L'intero macchinario di condensazione è situato al centro dell'area atmosferica della nave. Tutti i membri dell'equipaggio vi lavorano intorno, consci che la propria stessa esistenza derivi da esso. La quantità di condensa è monitorata e controllata da vicino; essendo estremamente preziosa, non se ne spreca neanche una goccia.

In una realtà del genere, i bagni non esistono. L'igiene è garantito da piccoli panni pre-inumiditi, ciascuno dei quali chiuso sotto vuoto. Anche questi sono razionati, come ogni altra cosa a bordo della nave. Le donne, in aggiunta ai panni igienici, dispongono di alcuni oggetti personali.

A nessuno, a bordo del Cicala, viene mai servito un pasto. Per questa gente, il sostentamento consiste solo di vari integratori alimentari, concepiti per offrire a chi li consuma tutte le proteine, vitamine e componenti alimentari considerati necessari. Per renderne il gusto più gradevole, gli furono aggiunti vegetali e frutti. Durante l'assunzione, tali integratori non vengono semplicemente ingoiati, ma vengono masticati e ingeriti con una razione di acqua. L'ultimo, al gusto di menta, va in teoria usato per sciacquarsi i denti (dato che la missione non prevede dentifrici, deodoranti o profumi).

Questi oggetti appartengono al passato; nessuno a bordo ne sente la mancanza, perché non li ha mai conosciuti, come non li hanno conosciuti i loro genitori, nonni o avi. Ciò potrebbe apparire strano a qualche ipotetico visitatore; ma queste persone non hanno neanche uno spazio che essi considerano personale. Ogni notte, prima di dormire, si usano i panni igienici. L'accumulatore di condensa è talmente grande, che funge da barriera per tutelare l'intimità durante questa pratica notturna. Gli uomini da una parte, e le donne dall'altra, usano i propri panni igienici per rinfrescarsi prima di coricarsi. Quand'è tempo di dormire, tutti, eccetto chi è di guardia, tirano fuori e srotolano i tappetini sul pavimento. Una volta che ognuno ha terminato le pratiche d'igiene personale, i nuclei familiari si radunano in posti in cui possano stare vicini durante il sonno.
Questo momento della giornata antecedente al sonno è uno dei preferiti per tutti; si sta tutti seduti o stesi sui tappetini a parlare e ridere. Qualcuno si cimenta nel canto, o nella recitazione di una poesia, o in qualche altra attività orale. E' il momento della famiglia; e non importa se la famiglia sembra un po' numerosa.

Per l'intimità delle coppie, sono disponibili a rotazione dei piccoli scompartimenti. Se un membro dell'equipaggio viene a mancare e si libera un posto, la priorità nell'uso degli scompartimenti per la privacy va alla coppia a cui è permesso concepire.

Chi ha pianificato questa missione ha svolto un gran lavoro per loro, e molte generazioni hanno vissuto la propria vita con ciò che gli era stato messo a disposizione. Sono la culla dell'umanità. Il prezioso carico a bordo di quest'astronave rappresentava la speranza, per l'umanità, di perpetuarsi.

CAPITOLO III
La vita quotidiana non sembra così monotona come si potrebbe pensare; dopotutto, dipende da come si è abituati, e queste persone erano nate in una società unica nel suo genere. Sono perfettamente soddisfatti della propria vita, poiché non hanno mai messo un piede su nient'altro eccetto il pavimento metallico dell'area abitabile dell'astronave.

I bambini sono educati dentro i limiti della propria età, e gli istruttori prendono nota delle loro inclinazioni col passar del tempo. Una volta cresciuti, forniscono già il proprio aiuto nelle aree che più si adattano al proprio talento naturale. Quando sono pronti per cessare il rapporto di tutela con gli istruttori, assumono a tutti gli effetti i propri ruoli per esercitare gli incarichi assegnati e promuovere la società.

Per i membri originari dell'equipaggio, come testimoniato dai diari di bordo, fu piuttosto difficile adattarsi a questo inedito stile di vita. Per i discendenti dei primi membri, invece, si tratta del proprio stesso stile di vita. L'equipaggio originario includeva con la qualifica di consulenti, e tale professione, come le altre, è stata tramandata dando istruzioni. La consulenza è cruciale in ambienti dove vivono così tante persone ammassate. Come già detto, le dimensioni complessive dell'astronave sono enormi, ma l'area abitabile è assai limitata.

Nel momento in cui si osserva in un bambino un particolare talento, egli viene guidato dal resto dell'equipaggio verso il tipo di servizio corrispondente. Alcune persone a bordo si specializzano in certe aree e sono apprezzate e ammirate per la propria eccellenza. A queste stesse persone si affidano operazioni sulla nave. Chi li assiste, lo fa seguendo un orario a rotazione, finché un giorno (al momento del bisogno) si seleziona un sostituto.

Alcuni sistemi comprendono un addetto alla raccolta della condensa, che circola di volta in volta attraverso piccole turbine per alimentare luci, strumenti, ecc. La propulsione non era più stata usata dal lancio iniziale di secoli prima, ma, ora che la meta è così vicina, viene usata. La conoscenza delle esigenze e delle funzioni dei sistemi di propulsione la si dovette tramandare attraverso quelle numerose generazioni, affinché venisse usata ora.

Un altro settore di servizi è il prendersi cura dei membri più anziani dell'equipaggio. Ciascuno vuole e deve contribuire il più a lungo gli sia possibile, ma alla fine non si è più in grado di far ciò. Malgrado, durante il lancio, non fosse stato portato sull'astronave alcun patogeno, il corpo umano ha dei limiti innati, e il tempo ha inevitabilmente un costo. L'unica malattia conosciuta a bordo della nave è la vecchiaia. Quando dei membri dell'equipaggio diventano troppo vecchi per partecipare alla routine dell'equipaggio, di loro si prende cura gente di buon cuore, che cerca di metterli a proprio agio e assisterli. Non essendoci medicine da distribuire, queste persone che si prendono cura dell'elite semplicemente li tranquillizzano e gli stanno vicino. Vegliano così su di loro e gli tengono compagnia, finché la persona non è più in grado di bere o prendere gli integratori alimentari.

Questo ci conduce a un altro settore di servizi: coloro che hanno il compito di tirar fuori e mettere dentro le cose nell'unità di stasi dell'astronave. Quando qualcuno perisce, il corpo viene conservato in stasi. Gli scarti come i panni igienici vanno anch'essi nell'unità di stasi. Essa contiene più di quanto fosse necessario per affrontare il viaggio, e visto che tali beni sono stati usati, tale spazio viene riempito di rifiuti. Questi oggetti usati vengono conservati perfettamente in stasi fin quando arriva il momento di smaltirli.

Le varie operazioni sull'astronave sono tutte vitali, perché tutte connesse e dipendenti l'una dall'altra. In ogni settore operativo c'è una persona o più persone che supervisionano il sistema. I numerosi supervisori comunicano costantemente l'uno con l'altro, discutendo eventuali necessità o problemi. Di recente c'è stata preoccupazione nei confronti di Cal Montgomery, da poco aggiuntosi alle file di quelli troppo deboli per continuare le proprie mansioni. Egli stesso sapeva che fosse la cosa migliore da fare. Era stato a capo degli scienziati specialisti ed era il meglio informato su tutti i sistemi della nave. Inoltre, doveva essere lui a portare l'astronave nell'orbita giusta attorno al pianeta, per poi guidare la discesa in superficie, giunto il momento. Aveva servito molto a lungo, fedelmente e mettendoci l'anima; benché la sua mente era acuta come prima, il suo fisico non ce la faceva più. Richard Domingez, il suo sostituto, e chi lavora con lui sono discretamente in grado di eseguire tutte le manovre necessarie, ma hanno tutti lo stesso pensiero: “Che peccato che Cal non abbia potuto prendere parte”.

C'è poi un sistema a bordo di quest'astronave che non consiste di metalli e cavi. Ha funzionato alla perfezione per quasi trecento anni, senza mai un problema. Se coloro che hanno progettato e lanciato quest'astronave avessero potuto mostrarlo alla gente sulla Terra, questo viaggio forse non sarebbe stato necessario. Questo sistema è la loro società, della quale nessuno è a capo. Benché in certi campi ci siano persone che comandino, essi lo fanno dando il buon esempio e istruendo chi i principianti del medesimo campo in cui essi sono specializzati.

Quando i primi membri dell'equipaggio furono radunati per la missione, coloro che la finanziavano sapevano che avidità e vanità erano alla radice di ogni disastro sulla Terra. Coloro che essi consideravano la culla dell'umanità non potevano essere spediti negli angoli più lontani dello spazio solo per permettere a una serie di dittatori di sottomettere le altre persone. A meno che non avessero instillato nei passeggeri l'importanza del rispetto reciproco, della cooperazione, dell'interesse comune e della lealtà, sarebbe stato tutto vano.

Così, abbozzarono un documento poi presentato all'equipaggio, che avrebbe dovuto firmarlo e rispettarne i contenuti. Dopotutto, stavano cedendo la propria cittadinanza di membri di varie comunità terrestri per divenire cittadini del Cicala (il documento inizia, infatti, con “NOI, CITTADINI DEL CICALA...”)

Il documento definiva poi il modo in cui ogni persona adulta avrebbe preso decisioni di gruppo. Ogni giorno e per l'intera giornata, un Consiglio di individui selezionati casualmente avrebbe ricoperto tale incarico. Se anche fosse venuto fuori qualcosa da decidere, sarebbe stato comunque l'equipaggio a decidere. Il Consiglio esiste solo per assolvere il compito di raccogliere le decisioni della gente, assicurandone il rispetto ed evitando la nascita di fazioni. Naturalmente, fu da subito ovvio che l'accordo originario sarebbe potuto essere alterato in qualunque modo ritenuto ragionevole, se l'avessero voluto, ma esso aveva funzionato alla perfezione.

Moltissimi anni e generazioni erano passate, e nessuno aveva mai pensato in termini di ambizione o potere. In mancanza di valuta corrente, non c'è avidità. Non c'erano oggetti personali dati in lascito, né furti o atti criminali. Si potrebbe pensare che lavorare fianco a fianco possa, a un certo punto, far infiammare gli animi, ma sono tutti abituati da sempre così.

Un aspetto alquanto comico della vita quotidiana (ciò che più è simile a una valuta o a possedimenti familiari) è l'accumulo di codici a barre di oggetti tolti dalla stasi e tirati fuori da imballaggi e confezioni. Una volta prodotti e imballati sulla Terra, agli oggetti veniva attribuito, naturalmente, un codice a barre. Per le prime generazioni, collezionarne il più possibile divenne una gara, e sono addirittura tramandati in famiglia. Vengono custoditi all'interno dell'unità di stasi, in container che riportano i nomi delle varie famiglie.

Perfino nell'oscurità e profondità dello spazio, insomma, si è trovato il modo di divertirsi e riempire le proprie giornate

CAPITOLO IV
Quella che sperano sarà la loro nuova casa è ora a solo due settimane di viaggio, e l'equipaggio del Cicala non riesce più a frenare l'eccitazione. Per mesi, anni, decenni e secoli, essi e le proprie famiglie hanno visto stelle e costellazioni soltanto attraverso i piccoli portali della nave. Ora, in prossimità del sistema solare del pianeta di destinazione, hanno avuto davanti panorami che lasciano alcuni senza parole e fan saltare di gioia altri.

La loro astronave aveva attraversato lo spazio a velocità massima nei secoli, ma ora, periodicamente, vengono attivati i freni anteriori per rallentare la velocità. Le stelle lontane che essi avevano osservato non erano mai state una minaccia; ora, però, potrebbero scontrarsi con altri corpi celesti. La velocità della nave è stata regolata in funzione della posizione e degli oggetti nelle immediate vicinanze. Secoli fa, quando la rotta per il nuovo pianeta era stato tracciata e decisa, non si tenne conto dell'eventuale minaccia costituita da corpi vicini più piccoli.

Avendo iniziato l'ingresso nel sistema solare, la loro rotta è indiretta, e possono quindi osservare gli altri pianeti che ne fanno parte. C'è, ad esempio, un pianeta che appare perfettamente liscio e riflettente; ha l'aspetto di un artefatto umano di metallo, e l'unica somiglianza con un pianeta è la sua forma. Parlando di forma, ecco il “pezzo forte” (dire “forte” è poco): la stima più precisa del suo diametro è di quasi mezzo milione di chilometri; è la stima “più precisa”, poiché non è esattamente rotondo, ma oblungo. Non sembra liscio come appaiono normalmente gli altri pianeti, né pare avere un'atmosfera (a parte una specie di “campo” di energia”). Quest'apparenza deriva dal fatto che la distanza dalle sue lune cambia durante il moto di rivoluzione, come se esse vengano allontanate da qualche forza. Un altro pianeta ha detriti ghiacciati che gli orbitano intorno, che non appaiono come formazioni ad anello, ma come punte che si estendono in ogni direzione.

La cosa più misteriosa è un pianeta scuro, all'apparenza privo di segni particolari. In prossimità di esso, tuttavia, si sente un forte e continuo “hummmm”, che, avvicinandosi, diviene sempre più forte, fino ad essere troppo forte e fastidioso da sopportare. Per tenersi lontani da tale suono minaccioso, è stato necessario correggere la rotta.

La visione più spettacolare di sempre, però, è occorsa solo due giorni prima. Forse si trattava di un pianeta, o forse no; forse è ciò che ne rimane, non sapevano di preciso. Gli anelli planetari erano visibili, ma mancava il pianeta. C'erano lune, e orbitavano attorno a... qualcosa. Si chiedevano se lì ci fosse qualcosa, anche se non visibile. Tale vista provocava una tale eccitazione nell'equipaggio, che, ammassandosi attorno ai portali situati su quel lato della nave, rischiavano di farsi male. Il Consiglio decise in fretta che sarebbe stato meglio far rallentare la nave e offrire a tutti tempo sufficiente per osservare. Gli addetti alla navigazione acconsentirono e rallentarono, mentre il Consiglio iniziò a spiegare ai genitori che ognuno avrebbe avuto l'opportunità di osservare. Il caos fu evitato e quelli dal carattere più contenuto lasciarono la precedenza, in attesa del proprio turno.

Ogni persona che si allontanava dal portale, lo faceva con riluttanza. Questa gente finora aveva osservato solo minuscoli puntini di luce fuori dai finestrini. Ora, all'improvviso, possono osservare cose che non solo sfuggono a ogni definizione, ma che sono quasi un prodigio. Gli spettatori ammiravano a bocca spalancata, sussultando di continuo, ammaliati. Molti piangevano, consci che stavano per realizzare il proprio obiettivo e il programma stabilito da quei terrestri visionari, i “ricchi”. Era il compimento di quell'impresa incredibilmente ambiziosa chiamata Cicala.

Gli altri panorami, anch'essi straordinari, non riuscivano tuttavia ad attrarre l'attenzione come questo, forse perché la gente sapeva di esservi ormai vicinissima. Il cappellano, Ian Glaynor, riusciva a vedere attorno a sé tutto il carico emotivo che stava quasi sopraffacendo alcuni nell'equipaggio. Era stata data a tutti l'opportunità di guardare, ma essi continuavano a tornare indietro, senza fermarsi. Salito fin sulla plancia di controllo dell'accumulatore di condensa, egli cominciò a richiamare la loro attenzione. Alla fine si placarono e poté finalmente parlargli.

“So che tutti voi volete godervi questa vista il più possibile, ma ricordatevi chi siamo”, esclamò ad alta voce. “Non solo, ma pensate a dove saremo MOLTO PRESTO. Certo, abbiamo visto cose ineguagliabili, qui”. Continuò ad alta voce: “Quante generazioni sono vissute a bordo di questa nave senza aver avuto questo privilegio? A noi è stato fatto un vero dono.”

Alcuni nella folla approvarono silenziosamente. Egli continuò: “Provate a usare la vostra immaginazione e pensate al mondo a cui siamo destinati. Che panorami vi aspettano lì? Devo ricordarvi, inoltre, che li vedremo più da vicino di quanto li abbiamo visti oggi”.

Ora, con la folla che ritorna all'ordine, alcuni approvano con più eccitazione e fervore. Il cappellano continua: “Prima riacquisteremo velocità, prima potremo ammirare la NOSTRA nuova casa. Ora, chi è favorevole a proseguire il nostro viaggio, lo comunichi a voce al Consiglio e ai nostri ufficiali di rotta, per favore”. L'equipaggio lascia andare all'unisono un caloroso urlo di approvazione, mentre chi aveva tentato di soffocare il caos sorride, sollevato.

Pur non essendo avanti con gli anni, il cappellano fu sempre prezioso per l'equipaggio. Aveva spesso ispirato le persone nei momenti difficili, e ad essi piaceva sentirlo durante i periodi di devozione, quando il resto dell'equipaggio permetteva loro di partecipare alle funzioni religiose. La mansione principale del cappellano sulla nave è aiutare gli anziani. Essendo uno dei pochi luoghi, a bordo della nave, che non è parte dell'area abitabile principale, offre un po' di intimità a coloro che ricevono assistenza. E' una delle sei “zampe” della nave (come venivano chiamate da chi l'aveva realizzata) e ci si svolgono anche le funzioni religiose. Ultimamente, vi aveva partecipato un numero di persone senza precedenti, molto probabilmente perché emozionate per l'approssimarsi della meta.

A due giorni da quel tumulto, l'equipaggio è tornato alle proprie condizioni di vita abituali. Non c'è nulla che attiri la loro attenzione, e in ogni momento della giornata ci sono solo poche persone in cerca di qualcosa di interessante o emozionante. Malgrado la navigazione non mostri niente di rilevante, loro continuano a guardare. Gli addetti alla navigazione sono all'erta come non mai. La posta in gioco è troppo alta per tentare una manovra fra una fascia di asteroidi o un campo di meteore. Il desiderio di raggiungere la meta è altissimo, e a maggior ragione dovrebbero tenere una velocità più bassa per assicurarsi di arrivarci al sicuro.

In un unico sistema solare, gli oggetti sono comunque separati da giorni di viaggio, dunque non c'è molto da guardare a parte le stelle che essi hanno osservato per una vita intera. Il volto del cosmo appariva uguale a come era sempre stato, eccetto che la stella misteriosa ormai conosciuta come “il Guardiano” non viaggiava più con loro. I diari di bordo lo descrivevano fin dalla prima generazione di abitanti della nave, ed era rimasto con loro per tutto il tempo; ma una volta entrati nel nuovo sistema solare, non fu più visibile. Benché ciò provocasse tristezza, voleva anche dire che non c'era più bisogno della sua protezione, e che il viaggio sarebbe andato a buon fine.

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