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Ti Presento Francesca
Loretta Candelaresi
Il suo motto personale: “Nella vita bisogna sempre credere in se stessi, non mollare davanti alle difficoltà, non cambiare né per amici né per conoscenti, altrimenti che amici sono!!!! Vivi la vita con serenità e pensa Ke ogni giorno sarà meglio di quello passato. Vivi il giorno successivo pensando a ciò ke + ti piace!!! ..… E ricorda tu 6 tu e nessun altro”. L'amicizia come elemento universale trasversale che attraversa i confini, le generazioni, le difficoltà, il dolore. L'amicizia come unico rimedio e linguaggio senza confini, accettato da tutti, perché insieme all'amore rappresenta l'unico balsamo che risana la persona umana. La vita di una giovane donna, coraggiosa, mette in risalto questo immenso valore. Una storia che ci fa palpitare il cuore, che ci fa riflettere e interrogare; che ci invita ad esplorare la profondità dell'animo e che ci meraviglia continuamente. Attraverso una serie di avvenimenti si snoda il racconto della nostra protagonista che comunque ci lascia la sua eredità di eroina romantica. Lei inarrestabile, diretta come un gancio destro, dissacrante, vivace, vera, libera, sincera sempre e ad ogni costo, coerente, forte e dignitosa. PUBLISHER: TEKTIME

Loretta Candelaresi
Ti presento Francesca

Loretta Candelaresi

Ti presento Francesca

Pubblicato da Tektime
Ti presento Francesca
Copyright © 2020 Loretta Candelaresi

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo, incluso qualsiasi tipo di sistema meccanico ed elettronico, senza autorizzazione scritta preventiva dell'Editore, fatta eccezione per brevi passaggi a scopo di recensione.

MOTTO

Il mio motto personale!!! Nella vita bisogna sempre credere in se stessi, non mollare davanti alle difficoltà, non cambiare né per amici né per conoscenti, altrimenti che amici sono!!!!

Vivi la vita con serenità, e pensa Ke ogni giorno sarà meglio di quello passato. Vivi il giorno successivo pensando a ciò ke + ti piace!!!..…

E ricorda tu 6 tu e nessun altro

Francesca

INTRODUZIONE
E' il 6 giugno 2013 una bella serata, si intravede in lontananza un bel tramonto rosato, l'atmosfera è sufficientemente serena per predisporsi ad incontrare le ex compagne di scuola tutte o quasi quelle che formavano la V C; con loro ho conseguito il mio diploma nel lontano 1978.
“Ciao Floriana allora ci vediamo a Frascati, lascio la mia macchina e poi proseguiamo insieme”.
Ho invitato anche lei (Floriana) alla cena, anche se non appartiene alla fatidica V C del 1978; lei in effetti si è diplomata un anno dopo. Ma da qualche tempo lei è diventata un'amica importante, presente, e con cui mi sento a mio agio. Per questo motivo ho chiesto che potesse accompagnarmi alla cena, anche perché mi ha proposto di guidare lei ed io mi sento più tranquilla.
Siamo emozionate e chiacchieriamo amabilmente fino a che non troviamo il ristorante e ci prepariamo ad incontrare le altre.
All'angolo di una traversa di via Tuscolana, proprio dinanzi al ristorante “ACCASADI” scelto per ospitare l'avvenimento -un incontro dopo 35 anni -, c'è un capannello di gente, alcune di loro sono già arrivate. Mi guardano incuriosite, arrivare in compagnia.
Lo sport più difficile in situazioni come queste è indovinare a quale nome corrisponde, la figura che ti ritrovi davanti.
Direi che dopo tanti anni è molto difficile, il tempo trasforma nell'aspetto fisico, nel cuore e nella mente. Come poter riconoscere ad esempio Diana che aveva un caschetto di capelli neri ed oggi appare di un biondo platino? O Loredana esile stelo, spesso ripiegata su se stessa prima delle temute interrogazioni che oggi appare come una rassicurante mamma dall'aspetto quasi giunonico, pronta ad accogliere gli altri con un radioso sorriso?
Ma la meraviglia che ho letto nei loro occhi quando mi sono accorta che non riuscivano a riconoscere la mia accompagnatrice, mi ha spinto a rassicurarle. “Lei è Floriana ”ho spiegato “e pur essendo nostra compagna di scuola non faceva parte della nostra fatidica VC, stasera le ho chiesto di venire a farmi compagnia e fare la fotografa per noi”
La mia spiegazione deve aver provocato l'ilarità di tutte , ma è servito a rompere il ghiaccio. Angela mi aveva parlato del progetto cena già dal 29 aprile.
Quando ho letto il suo invito sulla mia e-mail dell'ufficio, appena arrivata non ho neanche posato il cappotto, l'ho chiamata subito . Le ho spiegato con poche ma incisive parole che ero in un momento particolarmente difficile della mia vita, ma che proprio per questo avevo bisogno di una iniezione di fiducia e di un abbraccio corale. Le ho inviato in un racconto con le linee più incisive , di questo particolare momento e lei con queste parole mi ha risposto promettendomi di tenermi aggiornata sul progetto cena.
“Cara Loretta, grazie per avermi mandato il racconto. L'ho letto fino in fondo e mi sembra attraverso le tue parole e quelle dei compagni di averla in qualche modo potuta conoscere. Trovo giusto il tuo atteggiamento e il tuo impegno per questa vita speciale”

“ti ringrazio un bacio a presto  Loretta”

Invitare Alessandra alla cena è un desiderio di tutte, ma Angela sa che sarà difficile , poiché lei vive a Vienna già dal lontano 1979, lì lavora e si occupa di turismo; ha un figlio ormai trentenne che è un architetto.
Lei è sempre impegnatissima, una specie di trottola che viaggia sempre in lungo e in largo, una cittadina del mondo come l'ha definita suo figlio Robert.

Alla cena alla fine siamo in 15 presenti, più naturalmente Floriana.

Antonella d.g. che è la più sfegatata di tutte , una romanaccia dal cuore grande, ha beccato tutte sul profilo facebook , ma non riesce a darsi pace di non averle rintracciate tutte e ancora va cercando di ricostruire secondo l'ordine alfabetico tutti i nomi dell'appello della nostra classe.
Vi ricordate Noro Em., dove stava seduta in classe, e Matano chi se la ricorda? E Anellino Carm. che fine avrà fatto? Per la prossima cena dobbiamo assolutamente rintracciarle tutte.

Antonella d.g. è arrabbiata con me e dice che devo iscrivermi anch'io a facebook al gruppo della V C vedrò se è possibile accontentarla.

Lei è una simpaticona, di buon appetito sceglie con buon gusto le pietanze che ritiene più succulente e intanto ci racconta che sta per prendere la laurea in legge, lavora al Ministero di Grazia e Giustizia e alla fine ha deciso di prendere la laurea per ripicca. Dopo aver conosciuto tanta gente ignorante che si gongola con la nomina di dottore e avvocato ha deciso che lei non si sente inferiore a nessuno. Ormai le mancano pochi esami per raggiungere la sua meta, la laurea in giurisprudenza. (Ha una vera passione per il diritto romano)

Il record delle lauree lo ha battuto Angela, l'organizzatrice della cena siamo, agli sgoccioli per completare il traguardo della terza laurea ! E sì lei è proprio una speciale, con quello sguardo da ragazzina il tempo sembra essersi fermato in quegli occhi vispi e generosi. Determinata ferrea è quella che ha sempre tenuto insieme il gruppo. Le sue due compagne storiche Loredana e Antonella b. le sono rimaste sempre accanto, abitano ancora abbastanza vicine come quando studiavano insieme e sembrano un trittico indivisibile.
Le storie della loro vita hanno preso strade diverse, ma quando le vedi arrivare insieme sottobraccio ancora oggi sembra che il tempo si stia prendendo gioco di te, ancora come ieri, i loro momenti si intrecciano, oggi esattamente come ieri, sembra un flusso inarrestabile una storia ininterrotta.

E' da lì che traggono forza e sembra impossibile che possa accadere perché in effetti sono persone diversissime. Antonella spirito indipendente separata, una figlia, ma sembra convinta delle sue scelte, si occupa di amministrazione; a suo modo è una manager anche se sembra modestissima. E' simpatica e disponibile se si esce la sera è lei che guida volentieri con la sua macchina provvista di navigatore.
Loredana è invece una mamma tranquilla , trasmette serenità; un lavoro al Ministero ai Beni Culturali, che la impegna senza forse entusiasmarla, ma comunque appare una donna equilibrata, buona e generosa. Il suo abbraccio all'incontro prima della cena, vibra di una intensità speciale, di chi vuol trasmetterti forza e affetto pur se con discrezione.

Forse ha carpito qualcosa, del mio turbamento, dallo sguardo di Angela.

Quando ci sediamo al tavolo mancano ancora le solite ritardatarie! Scherzo Sabrina, Antonella r., e Nicoletta insieme a Tiziana formano un altro quartetto infallibile, resistente al passare del tempo.
Loro arrivano più tardi, ma hanno dalla loro il fatto di dover traversare la città. E poi Nicoletta che lavora nel turismo, eccellente guida, trafelata si scusa per aver fatto aspettare le altre.
Incredibile, lei ancora ha le fattezze della ragazza, stenti quasi a credere che su di lei non si possono proprio contare gli anni che sono passati.
La fatidica Tiziana la nostra “”Titti”” si occupa di cinema è frizzante ed allegra e ci riempie di aneddoti, e Sabrina che invece era la nostra maschiaccia vestita in jeans e polacchette oggi appare più pacata, femminile morbida.

Ci sediamo finalmente siamo tutte, abbiamo deciso che per goderci la compagnia ogni tanto ci cambiamo di posto tra una portata e l'altra. Mi porto dietro Floriana durante questi scambi di posto così per socializzare meglio. Lei è meravigliata dell'accoglienza generosa di tutte loro. E dice incredula che siamo proprio una bella compagnia.

Quando mi siedo a capotavola incontro Orietta, che bella donna è diventata, regale semplice di una umanità che spicca. Mi racconta con che lavora al Comune e si occupa dell'ufficio cerimoniale, è orgogliosa dei suoi impegni di carriera, ma rimane umile allo stesso tempo e mi circonda anche lei di un abbraccio forte.

Vicina di posto in questo momento è Simonetta insieme a Diana. La seconda dopo lo choc del caschetto nero tramutato in biondo, si fa riconoscere grazie alla sua verve e dinamicità pronta a immortalare con la macchinetta fotografica ogni momento.
Simonetta invece mantiene la sua eleganza e autorevolezza implicita quasi un tono sopra gli altri. E' cambiata sicuramente, ma quando parla, sembra quasi sentirla snocciolare nozioni di cultura, come quando era interrogata a scuola.

Proprio lei, l'amica del cuore di Alessandra, ci annuncia che le ha parlato al telefono e che lei si scusa ma non è proprio riuscita a muoversi da Vienna per impegni di lavoro e di famiglia.
Promette comunque di venirci a trovare prossimamente. Angela decide di chiamarla e facciamo tutte un giro per salutarla e trasmetterle un video di quei momenti così speciali

La serata volge al termine e Floriana si scatena con la macchinetta fotografica, domani avrete tutte le immagini che immortalano una serata così' speciale. Così tra risate e promesse di rincontrarci di salutiamo tutte ed io e Floriana salutiamo per prime l'intera compagnia.

La serata mi ha trasmesso un po' di serenità, essere avvolta in quel chiacchierare tranquillo, mi ha regalato un po’ di normalità . Ringrazio Angela che è riuscita a trascinarmi e immergermi in un' atmosfera di sano cameratismo e Floriana che da mesi non mi fa mancare mai la sua compagnia e presenza .

L'unica pecca della cena è la mancanza di Alessandra.

*********

Alessandra, lei che con me ha vissuto l'esperienza di studio a Vienna, dopo il diploma, lei che per lungo tempo ha condiviso le emozioni più profonde. Lei che mi ha fatto conoscere il “mio ragazzo”.

Lei che insieme a me si è misurata con le paure e il coraggio di crescere. Poi ad un tratto la divisione dei nostri destini avvenute nel tempo .
Il mio ritorno a Roma e il suo stabilirsi a Vienna.

Per tanti anni siamo rimaste legate come sorelle pur abitando in posti così distanti.
Quel rapporto di profondità, che resiste, anche quando magari a causa degli impegni di mamma, moglie, e lavoratrice non riesci a scriverti o ad incontrarti per mesi.
Tu sai che l'altra, seppur lontana, sa esattamente quello che provi, quello di cui hai bisogno.

Tu sai che lei c'è sempre e comunque.

Poi ancora altre prove ci segnano e creano fratture fino a separarci.
C'è un periodo di crisi in cui Alessandra non riesce più a rapportarsi bene con gli altri si chiude in se stessa, alza una cortina. Provvidenziale in quegli anni il rapporto e il contatto che la mamma di Alessandra stabilisce con me.
Lei vive a Vienna con la figlia e tiene in contatto me con sua figlia attraverso le sue telefonate.

Severina -questo è il suo nome- chiede di raccontarle come procede la mia vita mi trasmette la sua vicinanza e mi dice di scusare Alessandra, che in questo momento non sembra neanche lei. Mi dice che comunque sono sempre un'amica importante per Alessandra e che lei provvederà a farle sentire il mio affetto.

La mamma della mia amica, mi chiama un giorno da Vienna e mi tiene mezz'ora al telefono. Mi dice che ha voglia di parlare finalmente in italiano e che vuol avere notizie di me, della mia famiglia. Ha saputo che sono diventata mamma da poco (è nata mia figlia Francesca) e vuole conoscere tutti i particolari.

Alla fine della telefonata mi sorprende con una frase. “Mi dice stai tranquilla-riferita a mia madre, che lei ha conosciuto, e che è venuta a mancare qualche anno prima-”” Mi dice stai tranquilla che sei stata una brava figlia e sarai una buona madre!””

Quanto vorrei risentirla dire adesso quella frase!

Nella speranza un giorno, di risentire direttamente Alessandra, prendere il telefono e chiamarmi, ho continuato a serbare un affetto immenso per la sua mamma.
Per un lungo periodo non ho sentito più né l'una né l'altra, finché un giorno, vedendo un film, ho provato un desiderio struggente di ricontattarle entrambe.

Nel film si narrava la storia di una squadra di pallacanestro, delle campionesse che dopo varie vicissitudini, si rincontrano quando sono ormai donne mature.

Quel sentimento struggente suscitato dal film, come un pugno nello stomaco, in qualche modo mi ha allarmato.

Ho provato a contattare Severina ma senza successo. Fino a che alla fine ho trovato il coraggio per chiamare Alessandra.

Emozionante risentire la sua voce, ma percepivo anche una grande tristezza interiore. ”Mia madre mi dice non avrà molto tempo da vivere, anche se lei si dimostra molto forte come sempre, questa è la verità””
Turbata le rimango vicino col cuore e le faccio sentire tutta la mia amicizia.

Sua madre è riuscita a riavvicinarci come sempre.

Quando ci siamo rincontrate faccia a faccia per la prima volta lei si è scusata per il lungo silenzio ed io l'ho riabbracciata forte.

Ricominciamo ci siamo dette.
****
La cena ci ha lasciato la nostalgia dell'incontro mancato con Alessandra , ma ci consola la promessa che lei ci ha fatto di venirci a trovare presto.

La mattina dopo sulla mia e-mail trovo questo commento da parte di Alessandra:

“”Ho visto tutte le foto scattate ieri sera, sei sempre forte come una quercia.
Solo ho percepito un velo nel tuo sguardo.......
Ma Angela mi ha rassicurato!

Ciao ci vediamo presto””.

Qualche mese dopo la promessa si avvera ad ottobre la solita Angela in extremis mi chiama al telefono,
“Mi scordo sempre che tu non hai facebook , tu sicuramente non sei stata avvertita, ma domani sera arriva Alessandra da Vienna puoi venire a cena con noi? Scusami se non ti ho contattata, ma sono in convalescenza da un paio di settimane e fuori dal lavoro niente e-mail. Dai vieni?”””

Presa di sorpresa, ma desiderosa di riabbracciare Alessandra, mi organizzo e prometto che sarò presente all'appuntamento.

Eccoci di nuovo tutte e 15, l'appuntamento davanti al locale alle ore 20,00 vicino al Gianicolo.
Finalmente arriva anche Alessandra.

L'emozione è forte dopo l'immenso abbraccio ci accomodiamo tutte intorno al tavolo e cominciamo a chiacchierare.
Alessandra si mostra affettuosa, mi racconta del matrimonio di suo figlio Robert, avvenuto la scorsa estate, mi ragguaglia sulle sue vicissitudini lavorative.

In effetti la visita a Roma coincide con importanti impegni di lavoro. E poi appoggiandomi un braccio sulle spalle mi chiede di me, di raccontarle di me .

“Ti prometto che ti parlerò di me a lungo ed in modo circostanziato, ma non voglio turbare l'atmosfera radiosa di questa serata”.

“”Cosa vuoi dire mi spaventi””.

“”No tranquilla tutto sotto controllo, ci sono stati grandi avvenimenti e te ne parlerò con calma.

Ti propongo di cominciare a scriverci, come facevamo quando eravamo ragazze Ti ricordi?

Aspettavamo ogni settimana che arrivasse la lettera con il francobollo espresso, con gli ultimi pettegolezzi e le ultime novità.
Eppure siamo cresciute anche grazie a quelle lettere!

Ognuna metteva sul tappeto i problemi del suo cuore e riuscivamo a tranquillizzarci e a reagire.

Lo faremo parzialmente con le lettere come facevamo una volta, ma anche inviandoci delle e-mail.
Ormai ci siamo rincontrate e non voglio perdere l'opportunità della nostra importante amicizia.”””

Rassicurata dalla mia promessa, ci godiamo la serata che per Alessandra è stato un vero bagno di folla. L'entusiasmo trasmesso da tutte noi le ha dato una iniezione di fiducia e di ottimismo.
In fondo lei da brava emiliana, di energie ne ha da vendere, è piena di risorse e questo è parte del suo fascino.

“Ciao bella! ti voglio bene! Allora aspetto tue notizie, a scrivere comincia tu; io aspetterò e ti prometto che sarò paziente e capace di ascoltarti. “””

Un abbraccio forte da far male e poi alla fine della serata Alessandra si allontana insieme a Emanuela che ha promesso di accompagnarla.
I sentimenti si aggrovigliano, ho faticato per non farle percepire le mie emozioni più profonde, ma volevo tempo, per trasmettergliele.

Due persone che si conoscono da così tanto tempo non possono che avere un legame profondo e vero. La verità ha bisogno di tempo per essere rivelata, e metabolizzata.

Domani comincerò il mio racconto.

1^ parte

CAPITOLO 1
“Ciao Alessandra,
allora sei emozionata a tornare indietro di 30 anni? Anch'io lo sono ma sono felice di ritrovarti.
Da dove cominciamo? Ti parlerò delle mie vicissitudini degli ultimi anni. Il racconto si snoderà intorno alla figura di mia figlia Francesca.

Mi prenderò del tempo per immergerti totalmente in questa storia, ascolterai le vibrazioni del cuore e ci vorrà tutto il tempo che ci vorrà.

Allora cominciamo dal nome Francesca,

Il nome ha origine tedesca e significa 'libera'.
Per Francesca la libertà è un'esigenza, una necessità, non è un capriccio.
In suo nome, Francesca è pronta ad usare tutte le armi possibili, eloquenza, forza, dialogo.
Questa è la definizione che ho trovato e che illustra il significato del suo nome.
Credo che ritratto più appropriato del suo modo di essere non possa esistere.
E pensare che il nome l'avevo già scelto quando è nato suo fratello.
Nel 1989 quando è nato Gabriele, il mio primo figlio, io ero assolutamente sicura che si trattasse di una femmina. Fino alla sera prima di partorire, asserivo con orgoglio che si trattasse di una figlia femmina e per lei avevo già scelto il nome di Francesca.
Solenne come una promessa. Ed invece il giorno dopo allo svelarsi del mistero ci siamo trovati davanti ad un bel maschietto, e mentre papà Raffaele sceglieva il nome per lui, Gabriele– mia madre annunciava ai partenti canticchiando la canzone
“Non è Francesca” – là là là.””
C'era voluto tanto tempo perché restassi incinta del primo figlio e quanto è successo quasi non ci credevamo più. Però qualche anno dopo....quando cominciai a pensare di provare ad avere un altro figlio, ero terrorizzata da tutti gli esami che avrei dovuto ripetere, compresa l'isterosalpingografia, di cui avevo un pessimo ricordo.
Avevo comunque prenotato le visite a giugno ,del 1993, volevo provare a farmi coraggio.
Però alla fine dell'estate decisi che avrei disdetto tutto, quell'intrusione nel mio corpo per riprovare a diventare mamma, proprio non mi andava giù. Se deve venire un altro figlio verrà sentenziai.
A fine ottobre avemmo la notizia che mia cognata era incinta e che avrebbe partorito a giugno.
Ricordo che tornai a casa quasi trasognante pensando all'eventualità che potesse succedere ancora anche a noi. Poi però continuai nel mio atteggiamento fatalista.
A fine novembre ero indecisa se fare il test di gravidanza, poiché avevo un ritardo imponente. Incredula, viste le mie irregolarità, aspettai ancora un po' .
A metà dicembre la sicurezza, aspettavo un figlio ed ero già al secondo mese, il parto previsto per luglio.
Incredula e gioiosa avevo una gran voglia di ballare! Ed invece dovetti adottare molta prudenza, la mia ginecologa me lo impose. E così da subito, passai molto tempo della mia gravidanza a letto, a farmi compagnia mio figlio Gabriele, che a cinque anni, come un ometto, mi coccolava e mi rassicurava.
In effetti la mia tranquillità vacillava, man mano che andavo avanti con i mesi.
Come ben sai non avevo più la mia mamma- come invece accadde quando ero incinta di Gabriele.
Mi sentivo molto più responsabile per la vita della creatura che avevo in grembo.
A 35 anni sei una mamma un po' più timorosa. Nelle lunghe giornate passate a letto, mentre leggevo o lavoravo a maglia, mi trovavo spesso il viso bagnato di lacrime.
E più volevo distrarmi e più mi ritrovavo preoccupata, sola, coi miei pensieri.
La malinconia per mia madre che non poteva proteggermi . Arrivata agli otto mesi, mi consigliarono di avvicinarmi all'ospedale Sant'Eugenio perché potevo partorire in anticipo. Così mi recai a casa di mia suocera. Il 19 giugno è il suo compleanno- e il 20 giugno è nata Francesca.
Gioia pura, mi sentivo come se avessi fatto un giro sull'otto volante, la guardavo quella creaturina piccola, ma dolcissima. Ricordo ancora la sensazione mentre andavamo via dall'ospedale, mi sono girata e, sul sedile posteriore la culla, con lei dentro, un batuffolo rosa, mi sentivo esplodere dalla gioia.
I mesi successivi avevo ripreso a cantare, mi sentivo serena. Mi portavo la mia creatura a passeggio con la carrozzina in mezzo ai viali alberati.
Mi sembrava di essere piena di armonia e letizia.
Anche bambina piccola, Francesca aveva sempre quell'aria paffuta e tranquilla, sempre di buon umore, sempre pronta dovunque volessimo andare e a qualsiasi ora.
Sempre quel sorriso stampato sulla faccia che a guardarla ti tranquillizzavi.
Qualunque cosa ti facesse essere di cattivo umore bastava tuffarti nei suoi occhi splendenti e ti faceva cambiare atteggiamento.
Incredula, forse, dei continui passaggi di consegna tra me e il padre, quando ci alternavamo con i turni di lavoro; qualche volta sotto lo sguardo vigile e severo di suo fratello – lei emanava fiducia a piene mani.
A un anno e mezzo, a malincuore ci apprestammo a mandarla all'asilo nido.
Mi immaginavo pianti o quanto meno contrarietà, da parte di una bimba così piccola: pensi di vedertela attaccare ai vestiti, intimorita e invece lei ti sorprende ancora una volta.
Con la manina saluta e si avvia verso le assistenti con assoluta serenità.
Meravigliata, ma contenta, mi chiedevo come avevamo fatto a meritarci questo premio!
Chiedevo continuamente, quando la accompagnavo la mattina, ma l'assistente mi rassicurava, ““Signora stia tranquilla si tratta di una bambina dolcissima, ma determinata, insomma non le dà ma non le prende.””
Un paio d'anni più tardi si comincia con l'asilo, è impressionante la sua predisposizione a stare con gli altri bambini.
Vive la scuola come una festa continua. La mattina è la prima ad alzarsi già con il suo zainetto a tracollo con la merenda, vuole solo uscire e andare a scuola.
Anche nel prosieguo degli anni svilupperà un rapporto fortissimo e cordiale con i bidelli della scuola. Essendo sempre lei la prima ad arrivare, stabilisce con loro, una vera alleanza. Loro alle 7,30 dopo il caffè aspettano Francesca e il suo entusiasmo.
Abbiamo rivisto di recente il video girato durante una recita a scuola , alla fine dell'anno di asilo. Lei esilerante, non riesce a trattenere la sua gioia, non riesce a stare ferma. Mascherata da negretta, tutto il suo viso annerito dal trucco, mette ancora più in risalto il suo sorriso.
Aderisce alle richieste delle maestre di stare ferma durante le pause, ma seguendo poi tutte le coreografie già stabilite dai balletti.
Ad un certo punto, quando arriva il turno del balletto del re leone, (il suo cartone animato preferito), è inarrestabile. Come un fuoco d'artificio saltella, balla, canta.
E tu ti chiedi come può una bambina così piccola , esprimere così forte la gioia, l'impeto e la serenità.
Una delle sue maestre alla fine della recita mi disse: “Signora, sua figlia sembra nata sul palcoscenico, cattura l'attenzione in un modo naturale, è come una calamita.
Ed è una vera attrice. Questo atteggiamento è meraviglioso oggi, ma attenzione crescendo potrebbe anche diventare un'arma pericolosa.
Comunque complimenti noi attingiamo continuamente alla sua gioia di vivere.”
Francesca bambina, cresce in perfetta simbiosi con le esigenze della sua famiglia.
Abituata ad essere flessuosa sempre con una capacità di adattamento e di familiarità con gli altri, ci consente piena libertà.
Tu non c'eri , quando Gerhard nel 1998 ci ha invitato al suo matrimonio a Vienna.
Ma tuo figlio Robert, tuo fratello Andrea e sua moglie Eva, hanno vissuto questa esperienza con noi . Francesca è stata la più vezzeggiata durante il matrimonio.
Lei aveva appena compiuto 4 anni.
Ebbene con tutta serenità in 3-4 giorni abbiamo fatto il viaggio in aereo fino a Budapest, poi in macchina, con Erik altri 200 km fino a Vienna.
Poi il soggiorno in un appartamento a noi sconosciuto, in centro città, dove lo sposo ci ha ospitato. Lei si è comportata come se quella fosse stata da sempre casa sua.
Tutte le persone straniere che intorno a noi parlavano in tedesco. Eppure lei con assoluta naturalezza ha socializzato con tutti e si è divertita tantissimo.
Ed il giorno dopo il matrimonio stesso viaggio al ritorno da Vienna in macchina fino a Budapest e poi nuovamente in aereo Budapest -Roma.
Nessuna traccia di paura o di estraneità. Abbiamo avuto l'occasione in quei giorni di visitare un meraviglioso parco dei dinosauri vicino all'hinterland viennese.
Ebbene vestita in pantaloni bianchi e gilet a righe bianche e celesti, immancabili scarpe da ginnastica, cerchietto rosso e lunghi riccioli indomiti che scendono sulle spalle- Francesca – ridacchiando si fa ritrarre in una foto sotto le gambe di un enorme dinosauro, ironica, irriverente, divertita , fuori da qualsiasi stereotipo. Unica!
Ti invierò le foto di questo breve viaggio nella tua città, così potrai renderti conto del suo modo di essere e della nostra meraviglia di starle accanto mentre cresce .
Ed ora prima di congedarmi
Ti prego di non meravigliarti se ho cominciato il racconto da così lontano, ma è necessario che attraverso questi spot , immagini, racconti, tu viva l'atmosfera che noi abbiamo respirato con lei, sempre .
Alla fine del racconto dovrai conoscere ogni sfumatura come se anche tu avessi vissuto nella nostra famiglia.
Non posso spiegarti ancora perché, te lo rivelerò alla fine della storia.
Un bacio per ora ti voglio bene Loretta

“”Ciao bella, come stai volevo confessarti che è emozionante entrare piano piano in punta di piedi nella tua vita , recuperando tutti questi anni in cui siamo state un po' lontane, Ti ascolterò col cuore aperto .
Intanto ti racconto le ultime novità …..........................................................

CAPITOLO 2
“Cara Alessandra sono di nuovo qui per te,
ormai attendo questo appuntamento importante , con impazienza quasi come quando stai leggendo un romanzo e la storia ti prende così tanto, che non vuoi staccare gli occhi dal libro.
Dunque riprendiamo il racconto .
I viaggi sono un capitolo entusiasmante della storia della nostra famiglia; soprattutto se visti dall'angolazione di Francesca.
Costretta quasi come una nomade,
a crescere nella station wagon di papà Raffaele – lui che quasi come un canguro si porta il suo cucciolo sempre con sé – e la scarrozza da una parte all'altra della città.
Francesca acquisisce una familiarità con il mondo esterno.
In effetti dopo la scuola, c'è da accompagnare suo fratello Gabriele in palestra a scherma, e lei attende paziente di poter accedere anche lei ad uno sport.
Finché un giorno decide. “”Papà !“”, gli tira la giacca e gli fa capire che nella stessa palestra , esiste un corso di danza – “voglio fare la ballerina”.
Talmente eloquente e decisa, che papà Raffaele, in un baleno, si trova costretto ad iscriverla al corso di danza classica.
Io ne vengo a conoscenza , direttamente a cose fatte. Ma non sono meravigliata, sembra l'attività perfetta per una prima ballerina come lei, in fondo la sua maestra d'asilo mi aveva preparato già da tempo, lei è nata per calcare il palcoscenico.
Così i miei figli sono impegnati tutti e due in palestra. Finalmente la piccola Francesca ha capito la sua vocazione e comincia a muovere i suoi primi passi proprio con la danza classica.
Miriam, la sua insegnante di danza, ne è entusiasta, e la segue con pazienza e tenacia.
Durante gli anni in cui Gabriele svolge la sua attività di schermitore, siamo coinvolti in viaggi continui, in tutta Italia. E più volte all'anno.
Imperturbabile Francesca insieme a noi, affronta i frequenti spostamenti.
Normalmente la situazione è la seguente : valigia pronta in macchina dalla sera prima; mattinata rispettivamente a scuola per i figli e al lavoro per i genitori, poi si prelevavano i ragazzi dalle rispettive classi e si partiva nel primo pomeriggio da Roma.
La sera giunti a destinazione ci si preparava per fare il tifo per Gabriele.
In quegli anni abbiamo visitato tante città, Pesaro, Rimini, Lucca, Venezia, E' si Venezia! E viene un sospiro! Me la ricordo ancora lei incuriosita, svettare sul battello, ed osservare come se vedere una città sull'acqua fosse la cosa più normale del mondo.
Altrettanto naturale era stare ore e ore in una palestra affollatissima e tifare per suo fratello.
A Venezia quella volta eravamo rimasti fino a sera, ma decidemmo ugualmente di partire saremmo tornati a casa in nottata.
L'incoscienza e la presunzione della gioventù. Ti senti sempre all'altezza della situazione, inarrestabile.
E invece quella notte il ritorno fu particolarmente accidentato. Da Venezia a Bologna tutto liscio: ai bambini un bel panino e una bevanda e la speranza di tirare dritto fino a Roma mentre loro dormono sonni tranquilli.
Invece nei pressi di Firenze la macchina si arresta. Come un mulo che si impunta non c'è nulla da fare. Abbiamo deciso di chiamare i soccorsi, far aggiustare l'auto e ripartire dopo la riparazione. Incredibile ma vero. Così è successo. Nonostante gli sballottamenti i bambini hanno continuato a dormire in macchina. Senza mai svegliarsi fino al nostro ritorno a casa alle h.03,00 di notte.
Data la predisposizione di tutta la famiglia per i viaggi, è capitato diverse volte, che alla fine della scuola, per il compleanno di Francesca il 20 giugno, siamo partiti direttamente per le vacanze.
E così abbiamo festeggiato in Calabria, con i bambini che abbiamo trovato nella località di villeggiatura. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, spegnere le candeline in compagnia di perfetti estranei, ma lei divertita dispensava allegria e sorrisi.
Francesca è una bambina che ama la socialità e la libertà.
Queste due caratteristiche le coniuga perfettamente in ogni ambiente, ma anche e soprattutto a casa.
Per niente intimidita, dal fatto di dover trascorrere la maggior parte del tempo in compagnia del padre e del fratello, dosa le sue energie, la sua curiosità, la sua intraprendenza, facendo in piccolo tutto ciò che loro fanno, e non tirandosi assolutamente mai indietro.
Non è raro vederla cimentarsi a impastare gli gnocchi insieme a suo padre, o ruotare il mestolo nel tino per far fermentare il vino.
Per niente intimorita la vedi giocare insieme ai gatti o cercare di cavalcare il cane.
Anche di fronte alle abbondanti nevicate, tenendosi alla mano del fratello non desiste per poter giocare a palle di neve.
Costretta a volte dalle situazioni a giocare più con le macchinette, che con le bambole, guarda a volte infastidita ma incuriosita suo fratello che intende cimentarsi a fare il cuoco , rovistando tra i suoi giochi di piccole stoviglie e piattini.
Consapevole del carisma dei più grandi, preferisce affidarcisi, piuttosto che contraddirli.
E' così che guarda a suo fratello Gabriele. Lo vede autorevole, a modo suo, conviene cercare di andarci d'accordo, piuttosto che contrastarlo. In fondo sa che quando sono insieme lui fa sempre del tutto per difenderla e proteggerla.
Francesca crescendo sviluppa anche molta autonomia.
E una perfetta organizzatrice, capisce subito che dovrà crearsi un suo spazio, delle amicizie autonome, non legarsi troppo a nessuno delle figure familiari .
E ben chiaro nella sua mente che non può e soprattutto – non vuole, né vorrà mai- dipendere da qualcuno.
Ogni sua relazione familiare, avrà questa impronta, amore tanto per tutti, affetto grande, ma a nessuno sarà permesso di soffocarla, né tanto meno influenzarla.
L'apporto degli altri, sarà perciò strumentale, i suoi sentimenti saranno diluiti e distribuiti su più persone, per ognuna di loro, lei sarà dono e da ognuna di loro attingerà amore.
Alla vigilia del suo ingresso alle scuole elementari, dopo una bella e lunga parentesi di asilo, Francesca appare curiosa di immergersi, in questa nuova esperienza.
La sua maestra dell'asilo nel congedarsi, quasi con le lacrime agli occhi, mi ha detto: “Peccato se ne va la più affidabile, la più amorosa di tutte, la mia “segretaria” preferita.”
Quando alla fine di ogni anno scolastico si svolge la recita a scuola, Francesca è contesa tra i due contesti. La scuola e la palestra.
Giugno che è anche il suo mese di nascita.
Giugno la travolge sempre di fatica, ma lei imperturbabile porta a compimento con profitto entrambi i saggi ed è raggiante.
Sul palcoscenico del teatro col suo tutù rosa, senza alcuna vanità, ma con grazia e decisione porta a termine le figure che Miriam le ha insegnato con tanta pazienza ed i risultati sono eccellenti.
Alla soglia dei sei anni le estati sono lunghe e noi che dobbiamo sempre organizzarci con i turni di lavoro per riuscire a guardare i figli, cominciamo a guardarci intorno.
Tre mesi senza scuola sono interminabili; Il nostro obiettivo sono i centri estivi.
Ci hanno parlato bene dell'oratorio di Capocroce a Frascati.
Gabriele che sta iniziando il catechismo per la Prima Comunione ha già conosciuto don Vincenzo.– “”E' un personaggio tosto, un trascinatore uno che ci sa fare””– commenta lui. Ed è proprio Gabriele a farsi promotore dell'iniziativa : “”Ogni estate a Capocroce ci sono 15 giorni di vacanza con gli animatori: una specie di giochi senza frontiere, intervallati da gite al mare a Torvaianica, un litorale piatto vicino Roma””.
Tanto entusiasmo da parte di Gabriele quasi sorprende, l'ultima volta che l'ho visto così deciso è stato quando ha scelto come sport la scherma!
Comunque un po’ incuriosita, ma anche disperata dalle circostanze, ho deciso di andare a parlarci. La questione era imponente: come facevo ad iscrivere soltanto Gabriele che ormai aveva 11 anni?
E con Francesca come avremmo fatto? L'idea di lasciarla a Roma dalla nonna non poteva essere una valida alternativa.
All'incontro, -Don Vincenzo mi accoglie con un sorriso enorme e pieno di fiducia- e mi dice, “”Non disperarti fammela conoscere, vediamo- se è una bambina a modo e responsabile si può fare! “”
Incredula torno a casa, e racconto l'accaduto: Francesca pur non avendo compreso completamente la situazione saltellava già di gioia.
Certamente in quel caso suo fratello sarebbe stato il suo alfiere. Durante l'incontro:
Don Vincenzo ci dice “” Me la porto con me al mare, stai tranquilla, questa bambina è meravigliosa ed è più responsabile anche di suo fratello. Iscrivila al centro estivo e prendi per lei la maglietta più piccola che c'è. Semmai , se è troppo lunga faremo un nodo. Sarà la nostra mascotte!”
Il ricordo della gioia di quelle estati ancora mi pervade! La frenesia di preparare gli zaini per andare al mare, vederli tornare stanchi, scottati dal sole, pieni di sabbia, ma felici.
Li sentivi cantare mentre li portavi a casa.
Finalmente qualcosa da condividere: Le rivalità per le gare sempre a cercare strategie per far vincere la competizione alla propria squadra.
I nomi delle squadre erano quelli dei personaggi delle fiabe, oppure dei fumetti, oppure di eroi fantastici. Le magliette tutte di colori diversi erano come una lavagna, piene di scritte di firme di disegni.
Che bella atmosfera. Ricordo la gioia ogni mattina, quando nelle limpide mattine d'estate, li lasciavo mano nella mano, con le promesse di una nuova avventura da vivere.
Li guardavo, mentre mi allontanavo per andare al lavoro, i miei ragazzi, ed ero piena di orgoglio e di gratitudine. Grazie Don Vincenzo!
Al ritorno una volta che ero arrivata in anticipo a riprenderli, mi capitò di assistere alla cerimonia degli oggetti dimenticati. C'era una specie di vendita all'asta.
Solo che chi si era dimenticato oggetti sulla spiaggia, poteva riappropriarsene, con la promessa di maggiore attenzione nel futuro, e recitando qualche preghiera.
Don Vincent l'altro sacerdote giovanissimo, che li accompagnava, era uno specialista del recupero oggetti; e riusciva sempre a raccontare qualche storiella divertente per finire bene la giornata. Altra sua specialità era la chitarra. I ragazzi ne erano entusiasti. Alla conclusione del periodo del centro estivo, dopo due settimane, c'era la festa finale fino a tarda sera.
Il cuore dell'oratorio era il teatro. Lì si svolgeva la cerimonia di premiazione di tutte le squadre.
Ma prima della premiazione, c'era un vero e proprio spettacolo di canti, balli e recite.
Gli animatori davano la loro parte migliore, nell'organizzare tutto, i testi, i costumi, e soprattutto le danze. Indovina un po' chi primeggiava nelle danze?
Francesca ancora così piccola, ma così determinata, svincolata per un po' dalle rigide regole della danza classica, si lanciava in capriole e rullate, quasi che stare con la testa in giù, fosse uguale ad avere i piedi per terra.
Ogni anno in occasione della festa di Capocroce, ogni famiglia portava qualcosa da mangiare. Era una gara bellissima.
Ricordo ancora le battute con il nostro caro amico barista. Il suo regno era il bar dell'oratorio, la sua simpatia inenarrabile, ottima compagnia. Era il nonno ideale di tutti i ragazzi. Immancabile anche di fronte al bar, il biliardino, altro teatro di interminabili partite da parte di genitori e ragazzi.
Mariella, colei che li nutriva con pentole enormi di pasta, era la regina della festa e per lei c'erano sempre gli hip hip hip urrà! Gridati da tutti i ragazzi dell'oratorio.
Scusami cara Alessandra mi sono lasciata prendere la mano nel raccontare, ma l'entusiasmo era troppo forte. E forse allora non percepivi quanto, la gioia di quel momento, fosse grande.
Lo percepisci solo oggi quanto fossero unici quei momenti.
Per tutta la mia famiglia quel periodo è stato fonte di grande gioia.
Capirai bene che per Francesca l'occasione di essere catapultata, anche se come mascotte, in un contesto di socialità così stimolante , è stata una grande occasione per espandersi ancora di più, per protendersi ancora di più verso gli altri.
Per oggi mia cara devo salutarti, ti ringrazio per la complicità e la pazienza che dimostri ma ti prometto che saprò ascoltarti anch'io, e lo faremo meglio quando, alla fine di questo periodo, potremo finalmente incontrarci
Un caro saluto e un abbraccio forte.
Loretta
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“Cara Loretta,
sono orgogliosa di te abbiamo proprio ripreso il ritmo come quando eravamo ragazze, mi sto nutrendo di nostalgia, ma anche di curiosità. il racconto si sta facendo avvincente e così mi sembra di aver vissuto sempre vicine , come due sorelle. Proprio come se non ci fosse stata nessuna interruzione nella nostra amicizia.

Intanto volevo raccontarti di me........di Robert..... del mio lavoro.......

CAPITOLO 3
Cara Alessandra,
vale anche per me, la confidenza che si instaura da contatti frequenti in qualche modo rende più fluido e intenso il rapporto, sento che questo riavvicinamento ci fa bene.
Sarà necessario arrivare ad una perfetta condivisione perché alla fine, dovrò chiederti due cose molto importanti.
Per ora non posso anticiparti altro tranne che proseguire il racconto.....
L'amicizia è alla base della vita di Francesca, dovunque si inserisce, lei, suscita coesione e simpatia. Intorno a lei, si alza, come un nugolo di consenso e tutto sembra così naturale.
Con l'inizio dell'avventura della scuola elementare si ricomincia d'accapo.
Tutte nuove conoscenze, lei è impaziente, si fa scattare la foto vestita da scolaretta col grembiulino e lo zaino fiammante, davanti alla porta di casa non vede l'ora di uscire .
L'emozione è mascherata dalla curiosità e dalla voglia di voltare pagina.
La mattina alle h 7,30 è sempre la prima ad essere pronta. Organizzatissima, sa sempre cosa deve mettere nello zaino e soprattutto, mostra molto interesse per ciò che si appresta ad apprendere. E poi sembra subito ben inserita. La sua classe è abbastanza vivace, soprattutto i maschi sono molto irrequieti, ma lei, come al solito, riesce a difendersi ed anche ad essere generosa .
L'anno scolastico 2000-2001 è quello in cui Francesca inizia le elementari, le sue priorità sono lo studio e la danza.
Naturalmente la scuola elementare che lei frequenta è a tempo pieno e le lezioni terminano alle 16.30. E tre volte a settimana c'è anche la frequenza in palestra per la danza.
Interrogativo come fare ? Noi lavoriamo a Roma e le scuole dei ragazzi sono a Frascati, la scuola elementare di Francesca e la scuola media di Gabriele sono attigue. E questo è già un risultato; ma per quanto abbiamo cercato di organizzarci, non riusciamo a coprire tutti gli spostamenti.
Sono costretta a chiedere un part-time e questo ci consente di avere un margine maggiore di tempo. La mattina si arriva a scuola col pulmino giallo.
Facciamo amicizia con una ragazza meravigliosa dal nome Laura.
Lei- Laura- ha un lampo di genio e mi dice” Non preoccuparti per Francesca, c'è una bambina, Lorena, che abita accanto alla palestra di danza- posso accompagnarla direttamente a danza se vuoi. Visto che esiste già una fermata dello scuolabus.” Meraviglioso!!!!
Così la mia piccola al mattino parte con due zaini- uno per la scuola, ed uno per la palestra. Nel tardo pomeriggio andiamo a riprenderla dopo il corso di danza.
In questo modo possiamo sdoppiarci e seguire anche Gabriele a scherma.
Le maestre sono contente di lei e mi dicono che Francesca è un'alunna generosa e serena, che aiuta volentieri chi ne ha bisogno, instaurando con i compagni un buon rapporto. E' sempre entusiasta di ogni attività didattica e le sue capacità le hanno consentito di raggiungere ottimi risultati in tutte le aree del sapere.
Con queste premesse, tu ti abitui, e ti sembra naturale che tutto vada per il meglio.
Sai che lei intesse amicizie preziose e si fortifica ogni giorno di più.
Il gruppetto delle sue preferite è costituito da Alessia, Ilaria, Elena, Noemi ed altre.
Con Elena si crea una specie di simbiosi. Anche lei arriva a scuola con il pulmino.
Anche lei per problemi organizzativi, deve fare lunghi percorsi con lo scuolabus, poiché sua madre – capofamiglia- è costretta ad andare al lavoro presto e per tutto il giorno. Quando Elena torna a casa ormai alle 17,00 trova sua sorella maggiore ed insieme devono studiare.
Loro organizzatissime un giorno mi annunciano che studieranno insieme a casa di Elena. Strategia -Ci arriveranno con lo scuolabus-.
Cosi ho dovuto firmare una speciale autorizzazione da consegnare alle maestre e all'autista del pulmino ma loro sono riuscite nel loro intento.
L'amicizia con Elena travalica i banchi di scuola, c'è un rapporto intimo che le porta ad organizzarsi anche una vacanza insieme. A casa della nonna di Elena a Norcia.
Lei è così decisa che non si riesce a dirle di no. E così prima dei nove anni, Francesca già si prepara da sola, la prima valigia per partire.
Con Alessia è ugualmente un bel rapporto, sembrano affiatatissime:. Qualche volta alla fine dell'anno scolastico, si incontrano anche al centro estivo di Capocroce e li il divertimento è sempre tanto.
più tardi negli ani ho trovato uno scritto di Alessia su facebook che parla così dell'amicizia con Francesca:
Ce l'ho ancora quel disegno......al piano terra ci doveva essere lo studio e sopra la nostra casa. Dovevamo andare a convivere.....la regola era: accetteremo tutti gli animali, possiamo guarire anche i coccodrilli!) ci eravamo proprio impegnate a fare quel disegno!
E pensare che quel giorno in classe non ci volevo proprio entrare.... mi ero fermata fuori dalla porta a piangere, avevo paura della maestra che strillava troppo! Poi sei arrivata tu, mi hai dato un bacio, mi hai preso per mano e mi hai portato dentro ….. era proprio un bel disegno!
L'alunna Francesca cresce di pari passo con la ballerina.

Giugno 2001 saggio di danza al teatro dell'oratorio di Capocroce, le foto la ritraggono sul palcoscenico col tutù rosa, danzare in una armonia perfetta con assoluta semplicità.
A pensarci oggi sembrava tutto così normale . Allora, tu ,quella gioia, la davi per scontata.
Ciò che la nostra bambina esprimeva attraverso la danza, era poesia, bellezza,arte, gioia.
Una volta una insegnante in palestra, disse “Chi è la mamma di questa danzatrice? Un po' intimorita mi feci avanti e dissi “Sono io la mamma” e lei “Signora sua figlia ha una attitudine assoluta per la danza, la sua postura e le sue gambe sono perfette; solo il 20% delle ballerine può vantare tali qualità. La segua nel suo cammino di ballerina, sarà un vero talento”.
Rossa in faccia, ma orgogliosa, la accompagnai alla sua lezione .
La sua faccia neanche a dirlo splendente di sorrisi.
Il leit motif della sua vita è sicuramente la gioia, espressa o trattenuta nell'animo , che affiora appena Nella primavera 2003, a Pasqua, c'è un altro motivo ad illuminare il viso di Francesca: entra a far parte della nostra vita familiare un cane : un cucciolo, incrocio tra un pastore maremmano e un pastore tedesco.
Bellissimo! Sono andati a sceglierlo Gabriele Francesca e Raffaele tra una cucciolata di 6 cagnolini.
Lo hanno scelto perché era l'unico, che incuriosito, si è staccato dalla mamma cagna e dagli altri cuccioli per saltellargli intorno.
Tornando a casa ho trovato un biglietto appeso sul cancello: “Ciao mamma, siamo andati a scegliere il cucciolo !!!!!!”
Ricordo la faccia di tutti loro e soprattutto di Francesca. Intenerita e allo stesso tempo entusiasta di quel batuffolo dal corpo bianco e con il muso che aveva un colore di chi sembrava averlo intinto in un secchio di miele.
Francesca, sarà stata l'incoscienza della più piccola, ma infilava la sua faccia nella scatola, che lo conteneva e non voleva saperne di staccarsi da lui.
Il nome scelto dai ragazzi per il cane è Scotch, si come il wiscky; precedentemente avevamo avuto per un breve periodo un cane trovatello che si chiamava Tequila.
Il cane si presenta subito come un tipo, un po' irrequieto: un giorno lasciato in cantina per una breve pausa, è riuscito a togliere il tappo da una botte e l'abbiamo trovato inzuppato di vino.
Gabriele con pazienza e tenacia lo ha ripulito tutto e ha capito subito, che bisognava dargli delle direttive e cercare di educarlo, in qualche modo.
Ma nel prosieguo della storia, Gabriele suo malgrado si accorgerà che non è poi così semplice. Perché anche Scotch è, come tutti, del resto in famiglia, un tipo molto indipendente ed ama fare di testa sua.
A luglio 2003, dobbiamo correre dal veterinario perché cominciamo subito con una frattura del cucciolo.
Ricordo Gabriele preoccupato a convincermi a portarlo a far vedere dal veterinario “Mamma penso a tutto io lo metto nel bagnapiede, lo carico in macchina, tu devi solo guidare, ti dirò io la strada, non possiamo aspettare che torni papà dal lavoro, il cucciolo soffre troppo.””
E così, maldestra, ma impietosita e preoccupata, sono riuscita a portare Scotch a destinazione, accompagnata dai miei due figli così premurosi.
Sempre a luglio 2003 io sono piuttosto impegnata, ad aiutare mia sorella a traslocare.
Sono parzialmente distratta dagli eventi e ricordo le acrobazie per riuscire ad essere presente, la sera della fine del centro estivo di Capocroce.
Dopo una giornata intensa passata a scaricare pacchi, di corsa una doccia, e alle h.19,00 sono pronta per la solita festa di fine centro estivo.
Durante lo spettacolo Francesca dà il meglio di sé, ma io quasi non provo più meraviglia, mi sembra così normale vederla volteggiare con naturalezza e soprattutto vederla divertirsi in mezzo agli altri.
L'estate -si sa -passa in un baleno e presto siamo di nuovo sui banchi di scuola con nuova lena ed entusiasmo.
Il ritratto di Francesca alunna è delineato dalla pagella che alla fine dell'anno scolastico 2003-2004 la descrive così
“L'alunna ha evidenziato notevoli capacità di osservazione e riflessione, ha saputo organizzare modi e tempi del suo lavoro ed ha acquisito un buon livello di competenze in tutti gli ambiti disciplinari.
Ha raggiunto un ottimo livello di autonomia e di autostima.
L'alunna riesce a stabilire rapporti di sincera solidarietà con i compagni bisognosi di aiutoe di rispetto verso gli adulti. Mette a disposizione le proprie capacità senza far pesare il proprio aiuto. E' una persona matura e responsabile anche nel rapporto con le insegnanti.”
A ridosso dei dieci anni di età si comincia a delineare un piccolo cambiamento nell'atteggiamento di Francesca:
La sua irrequietezza e la voglia di essere parte degli altri, comincia ad essere sottolineata da una nota che giunge alla mia attenzione a fine anno scolastico 2005, che recita:
–”Francesca riconosce la necessità di rispettare le regole che stanno alla basse del vivere nella comunità scolastica anche se, qualche volta si fa coinvolgere dalla esuberanza dei compagni.
Si evidenzia inoltre che è molto curata da parte dell'alunna l'attività grafico pittorica.
IL 2005 è anno importante per noi tutti.
A maggio Francesca riceve la sua Prima Comunione, nel Santuario di Santa Maria di Capocroce.
E sì, quante cose sono cambiate anche nell'oratorio.
Don Vincenzo il 9 aprile 2004 cessa di vivere. Noi increduli lo apprendiamo durante la messa di Pasqua l'11 aprile nella chiesa della Madonna di Capocroce.
E pensare che aveva tanto insistito la mattina di Giovedì Santo perché gli portassi i ragazzi per la preparazione della Pasqua,
“Dobbiamo organizzare la processione aveva detto”.
Io come al solito condizionata dal lavoro gli avevo risposto-” Io posso pure portarteli, anzi ne sono felice, ma chi me li riporta a casa alle ore 13,00 ?
Io sono ancora al lavoro a quell'ora!”
E lui premuroso -”Sicuro a casa te li riaccompagno io.” Ok al mattino alle 7,40 davanti all'oratorio don Vincenzo attende Gabriele e Francesca, ed insieme consumano una abbondante colazione.
Una bella mattinata , ricca di eventi raccontano i ragazzi quanto rincaso la sera, “Sai mamma alle 13,00 puntuali don Vincenzo ci ha riaccompagnato a casa.”
Come fai a credere che la notte stessa tra giovedì e venerdì Santo abbia cessato di vivere?
Tutti noi ne abbiamo sofferto intensamente; una figura così forte, pieno di energia e di amore! La Comunione di Francesca sarà infatti celebrata presso la stessa chiesa ma da un altro sacerdote il nuovo parroco.
Cambia tutto nella vita dell'oratorio, ma Francesca insiste, lei vuole partecipare comunque al centro estivo, lei lì ha le sue amicizie, e non intende rinunciare alla sua porzione di socialità e divertimento.
Gabriele ormai sedicenne è in Irlanda. E' partito per una vacanza studio a Kork.
Francesca che ha accettato sempre volentieri in quegli anni la presenza di suo fratello, stavolta punta i piedi e dice :”io voglio partecipare, non importa se lui non viene, io mi iscrivo.”
E' li in quegli anni che il rapporto con gli amici si arricchisce di nuove emozioni e si fa sempre più serrato. Francesca sembra libera ormai, tagliato il cordone ombelicale, sviluppa quell'autonomia anche nei rapporti umani che la contraddistingue .
In quel periodo amica del cuore è Elisa C.
In effetti all'inizio quando si presentano, si rendono conto, di essere le sorelle di 2 ex compagni di scuola. I rispettivi fratelli erano in classe insieme al liceo.
L'atmosfera del centro estivo dell'oratorio di Capocroce era completamente cambiata, non più l'entusiasmo e il cameratismo di una volta, l'energia e la coesione scatenata da don Vincenzo.
Tutto questo mancava senza dubbio, ma Francesca diceva che con Elisa riusciva comunque a star bene e a divertirsi.

Dedicata a Francesca da Elisa C. – tratto da facebook

“Te che la mattina appena sveglia sei nella mia mente, te che mi ricordi l'estate, le goleador, i polsini neri, gli 883, le tue converse fiammeggianti, il tuo biglietto d'auguri, il tuo modo un po' coatto di chiamarmi “amo”…e il mio scherzarci sopra; te che mi ricordi le risate a crepapelle, le verticali addosso al muro, le giornate al mare e le partite a calcio; te e i nostri segreti; te e al nostra amicizia; te che mi vieni in mente in quegli istanti lasciati un po' a metà; te che non mi lasci mai; te che torni in ogni mio pensiero; te che diventi ogni mio pensiero; te e i miei sospiri; te e la mia voglia di abbracciarti; te che mi manchi da morire; te che sei l'amore..

ed ancora Elisa su un altro post

….Ciao Amore mio, ho il tuo biglietto tra le mani: C'è scritto che mi vuoi bene, che sono fondamentale per te. Te lo ricordi amore mio? Eravamo formidabili tu ed io. Ricordi come ci chiamavano gli animatori? Pankettona e Pankettina. Ricordi le infinite partite a pallavolo? Quel campo maledetto su cui ci sbucciavamo puntualmente le ginocchia. Ricordi quando dividevamo la merenda.... quando ci bastavano gli spiccioli per comprarci le gomme e la tua gomma diventava automaticamente la mia?


Che coppia che eravamo a biliardino! “ Chi vince regna!” e noi vincevamo sempre amore mio. Ripenso a quando la gente ci chiedeva da quanto tempo fossimo amiche e noi rispondevamo che eravamo sorelle: Nessuno lo avrebbe detto. Tu alta ,magra, con quegli occhioni così espressivi ed i capelli neri; ed io invece.. biondina, alta la metà di te.


Com'è strana la vita eh! Perché io avrei pagato oro per averti come sorella.... ma te lo immagini? Avremmo conquistato il mondo: Vorrei tornare indietro amore mio, rivoglio quei giorni felici, quando niente e nessuno poteva fermarci. Mi chiedo ….... te, l'allegria, la grinta, la gioia fatta persona.

L'estate 2005 apporta diversi cambiamenti, per la prima volta la partecipazione ai centri estivi si estende anche all'esperienza dell'oratorio di Villa Sora, complesso salesiano a Frascati.
Qui l'ambiente è molto più esteso, ci sono circa 10 squadre, i ragazzi partecipanti sono quasi 800 suddivisi in varie età .
E' una piccola città in movimento: te ne accorgi perché si muovono ad ondate, ogni squadra ha il suo colore ed il suo nome.
Anche qui nomi derivanti da personaggi della mitologia, animali, eroi dei fumetti.
Ogni volta che i ragazzi escono dal teatro dopo la premiazione della squadra vincitrice c'è una tale folla che stenti a riconoscere tuo figlio/a.
Per partecipare a questa esperienza in effetti l'età minima richiesta è 12 anni.
Ma per Francesca – con la complicità della mia amica Flavia, che ha provveduto ad iscrivere sia sua figlia che la mia – viene dichiarata un'età maggiore.
E così si apre il varco anche per questa splendida esperienza.
Da quell'anno e negli anni anni successivi la nostra vacanza poteva essere programmata soltanto nella settimana di interruzione tra un centro estivo e l'altro .
Anche l'oratorio di Villa Sora, diventa per Francesca un luogo meraviglioso e pieno di bei ricordi.
Sicuramente l'essere inserita in un contesto sociale con ragazzi più grandi, è uno stimolo importante per crescere ed aprirsi sempre di più.
Anche qui c'è un sacerdote che accompagnerà Francesca negli anni a venire, lui ci conosceva già dalla data del nostro matrimonio, lui terrà uno sguardo lungo su Francesca.
Anche lui è convinto che si tratta di una ragazza meravigliosa e sensibile.
Don Luigi segue con passione il coro dei salesiani ed ogni volta che incontra Francesca non manca mai di esortarla a convincere suo padre Raffaele a partecipare ai canti.
Altra nota di rilievo nell'estate 2005 è il cambiamento relativo al saggio di danza.
“Il viaggio” è il titolo del saggio di ginnastica artistica svoltosi il 4 giugno, presso il palazzetto Palasport Banca d'Italia a Frascati.
E sì, per la prima volta, Francesca sceglie di frequentare -nella stessa palestra dove faceva danza classica- il corso di ginnastica artistica.
Non è un tradimento nei confronti della danza classica.
Solo una diversa esigenza del suo flessuoso corpo e forse un cambiamento nel suo modo di essere.
Forse uno step della sua crescita.
Curiosa coincidenza, la sua insegnante coreografa, conosce già Francesca, poiché è stata anche sua maestra di matematica alle scuole elementari.
Contesto di piena fiducia e collaborazione consente a Francesca di sperimentare questa disciplina sportiva con entusiasmo e con ottimi risultati.
Cambia anche il contesto, si abbandona momentaneamente il teatro, per spostare la performance in un palazzetto dello sport. L'adrenalina è alta .
Francesca non tradisce emozione.
La mattina del 4 giugno alle h. 9,00 l'accompagno in palestra per le prove, è scrupolosa come al solito e forse crescendo sente di più la responsabilità, ma con la sua compagna di scena Michela sembra molto affiatata, loro devono rappresentare gli alieni.
Dal Programma....del saggio
Anno 2005 la navicella spaziale, proveniente dallo sconfinato universo, è appena atterrata sul nostro multiculturale pianeta. Da essa fuoriescono 2 alieni, a noi invisibili, spediti qui da i loro sapienti per studiare ed arricchirsi con la nostra moltitudine di usi e costumi. Nel loro giro del mondo incontrano tutte le nostre società culturali; così come sono venuti se ne vanno pacificamente!!!

Alle h. 12,00 quando vado a riprendere mia figlia è tutto cambiato
– Michela si è infortunata ad una caviglia e Francesca dovrà tenere la scena da sola.
Se qualche preoccupazione le ha attraversato il cuore e la mente, non è dato sapere, da perfetta attrice ha mantenuto equilibrio fino alla fine.
La serata è andata benissimo al di sopra di ogni aspettativa.
Come se fosse naturale, diventare all'improvviso, l'unica protagonista.
Alla fine dello spettacolo tutti gli intervenuti hanno applaudito a lungo e con calore per riscattare l'impegno dimostrato da tutti i partecipanti durante l'anno.
Elena, la sua amica delle elementari, era visibilmente emozionata per Francesca , e alla fine dello spettacolo l'ha abbracciata fortissimamente .
Altro cambiamento segnato dall'estate 2005 è la fine del ciclo scolastico delle elementari, e l'inizio previsto a settembre della scuola media presso l'istituto san Nilo a Grottaferrata.
Francesca mostrava una certa diffidenza, una volta aveva anche provato a contestare. ”Perché devo sempre cambiare contesto-località per la scuola , perché sempre scuola a tempo pieno? E se poi non conosco nessuno , dovrò farmi tutti amici nuovi?”
Ho cercato di rassicurarla, “”Vedrai che andrà tutto bene e che ne sarai entusiasta, mi hanno detto che è una scuola speciale e che è molto difficile essere accettati.
Poi non abbiamo alternative, io finisco di lavorare alle h. 15,00 e sono a Roma.
Per essere da te alle h. 16,15 a Grottaferrata ho già i miei problemi.
Piuttosto speriamo che abbiano accettato la tua iscrizione in quanto non siamo residenti.
Altrimenti l'unica possibilità è andare a scuola a Roma.””

Non so se con queste parole ho contribuito a spaventarla di più. Alla fine di luglio 2005 abbiamo avuto conferma dell'iscrizione e in cuor mio ero contenta.
Quella scuola mi era stata segnalata da un'amica che incontravo sul treno tutte le mattine la mamma di Ilaria.
Nota bene (Anche Ilaria sarà compagna di ballo di Francesca negli anni successivi).
Mostrai interesse perché si trattava di una scuola a tempo pieno, assoluta rarità; a detta delle mie colleghe non esisteva una scuola media con orario prolungato neanche a Roma.
In effetti nelle ore pomeridiane della scuola media dell'istituto San Nilo si studiavano discipline aggiuntive di notevole interesse.
C'era un interesse specifico per il cinema e la letteratura.
Erano ore scolastiche dedicate anche al dibattito e alla lettura dei giornali.
Inoltre proprio per quegli anni scolastici, era previsto un corso di canotaggio che si svolgeva dalla primavera in poi al lago di Castel Gandolfo.
La fatidica scuola media Zampieri, si rivela ben presto anziché un boomerang, una scelta effettivamente azzeccata e, da svantaggio che doveva essere, diventa invece punto di forza.
Unico inconveniente, l'anno scolastico stranamente per la prima media, iniziava venerdì 9 settembre.
Me lo ricordo bene, perché siamo stati costretti a tornare prima del week end, appositamente per questo motivo.
Ci eravamo concessi 4 giorni di vacanza sul Monte Conero proprio dal 4 settembre. La prima parentesi da coniugi dopo tanti anni.
“Cominciamo bene pensai” ed invece valeva la pena.
La scuola era bellissima, appena ripitturata e rinnovata.
I professori sembravano alquanto socievoli e pieni di buone intenzioni.
Quella mattina ho visto, per la prima volta sul viso di Francesca, un velo di preoccupazione.
Ma poco dopo appena arrivati nella grande hall della scuola all'improvviso vedo che si illumina, e corre incontro ad una ragazza bionda. Le salta letteralmente al collo .
Lei si chiama Flavia, abita a Rocca di Papa, ma loro si erano già incontrate in palestra a Frascati l'anno precedente.
Da lì la scintilla, Francesca acquista fiducia e sembra ambientarsi bene.
Scopriremo poi che la parentesi dei tre anni di scuole medie, segneranno completamente il cambiamento di Francesca ed anche della nostra famiglia.
La classe di Francesca è la 1^ D ed è proprio quella che svolge il programma per l'orario prolungato.
A loro sarà data la possibilità di approfondire, insieme alla professoressa di Italiano, oltre alla letteratura, temi come il cinema ed il teatro.
Le escursioni in tali ambiti saranno frequenti e piene di interesse. Un vero laboratorio di creatività.
Tenere accesso l'interesse dei ragazzi a tutti i livelli. Questa è la mission della scuola.
Perfetta direi oltre la più rosea aspettativa.
Tra i professori con cui Francesca instaura una perfetta sintonia c'è la professoressa di disegno, che è molto comunicativa e sollecita i ragazzi chiedendo di esprimersi con la creatività sui più svariati temi
Francesca come è noto è molto curata nell'attività grafico -pittorica e la sua professoressa lo apprezza molto E' di questa epoca e precisamente dell'ottobre 2005 uno dei suoi disegni più belli dal titolo emblematico “l'albero della fantasia e della musica” un manifesto per le promesse del suo futuro.
Se ripenso a quel periodo ricordo solo l'orgoglio la mattina, quando accompagnavo i ragazzi a scuola entrambi a Grottaferrata- Gabriele al liceo Touschek Francesca alla scuola media Zampieri.
C'era una atmosfera di entusiasmo quando li lasciavo la mattina , l'entusiasmo di chi si appresta a vivere una giornata interessante, con l'attenzione a mille e soprattutto una grande aspettativa per ciò che riguarda i rapporti umani.
Da entrambe le parti alunni e professori.
Mi sentivo orgogliosa, avevo scelto proprio la scuola migliore, e riuscivo con un orario ridotto comunque a seguirli in tutto.
Facevo varie acrobazie ma ci riuscivo. Dopo anni di problemi al lavoro, mi ero ritagliata anche un ruolo importante in ambito amministrativo.
Ricordo che pensavo – adesso mi riprendo tutto! Questo è il mio momento vincente.
E sì, in quegli anni quando sei genitore di due bambini piccoli, sei sotto ricatto. Ma ora cominciavano a crescere e ci riempivano di soddisfazioni.
Obiettivi economici pressanti finalmente cominciavano a scemare. Mi sentivo ancora abbastanza giovane e agguerrita per ritagliarmi un ruolo importante, finalmente, come madre,moglie, lavoratrice e donna.
In quel periodo l'attenzione è volta ad organizzare tutto . Ad ottimizzare i tempi, lavoro, casa, figli.
In effetti però non riuscivo a godermi veramente la mia famiglia, ma questo è il prezzo da pagare.
Questa cosa riesco a capirla solo oggi. Un giorno un po' stanca, forse nervosa, ricordo mi sono sentita dire da mio marito “Sei sempre inquieta, sul tuo viso sempre tensione, proprio non hai capito niente, e pensare che i nostri figli non ci hanno mai dato problemi!
Tu non sai neanche quello che vuol dire figli che ti danno problemi!”
Sul mio viso credo si sia fatto buio – gli ho risposto infuriata “Perché mai dovrebbero darcene!”
Ero così, graniticamente, ottusamente, sicura di quello che avevo, perché mai avrei dovuto dubitarne?
In fondo avevo lottato sempre duramente, naturalmente insieme a mio marito, per difendere la mia famiglia ed il lavoro .
In fondo ce lo meritavamo di non avere altri problemi!
*******
Nella mia mente vedevo solo l'incessante tentativo di arrivare dappertutto e di dare ai nostri figli quello di cui avevano bisogno.
Dal mio modo di vedere questi erano già abbastanza come problemi.
Il fatto di non aver mai potuto mollare un attimo, da quando erano venuti al mondo, mi sembrava già abbastanza, come difficoltà da affrontare.
E il fatto di esserci in qualche modo riusciti, senza l'aiuto di nessuno, rendeva noi, e i nostri figli, sicuramente speciali.
Rimasi mortificata da quell'osservazione, ma granitica e ottusa, continuai a pensarla a modo mio e andai dritta per la mia strada.
P.s. Ricorda questo passaggio ci servirà nel prosieguo della storia.

Per ora mia cara ti saluto perché il prossimo capitolo sarà ricchissimo.
E dovrai essere molto attenta e concentrata.
Aspetto tue notizie affettuosamente Loretta
ti voglio bene!

CAPITOLO 4
Cara Alessandra, volevo ringraziarti per la pazienza e la discrezione, sai è terapeutico potersi esprimere liberamente e dilungarsi anche nei particolari, sapendo che chi ti ascolta lo fa con affetto e dedizione.
Attendo con impazienza il momento per riabbracciarti, per ora mettiti seduta e ascoltami.
Nell'autunno 2005 comincia lentamente come un vento sconquassatore, un turbinio, un vortice di avvenimenti a cui non sapevo dare spiegazione.
Qualcosa che ti inquieta, ma che non sai bene cos'è.
Durante i mesi precedenti, avevo avuto parecchi punti a mio favore, parecchie soddisfazioni, ma come per la teoria del piano inclinato, quando inizia la discesa non sai bene dove ti porta.
Cominciai con un allarme medico, che riguardava la mia persona, fortunatamente rientrato all'inizio di novembre.
Poi Gabriele, manifestava qualche inquietudine verso la scuola – il liceo -.
Malintesi, tensioni tra gli alunni e i professori, l'idea di fargli cambiare scuola; l'abbandono da parte sua della tanto amata disciplina della scherma.
Di comune accordo abbiamo deciso che Gabriele avrebbe continuato a frequentare, il suo liceo, era irremovibile su ciò.
Abbiamo deciso di non influenzarlo nella sua decisione. Intanto , il 13 dicembre c'è il primo colloquio con i professori a scuola di Francesca. Non posso mancare.
Quel giorno tornando a casa ero abbastanza irrequieta, forse questo il motivo, per cui un piccolo battibecco, fa scatenare un serio diverbio tra me e Gabriele.
Il tempo di cambiarmi e riuscire di nuovo. Pensavo -ora incontrerò i professori di Francesca e cercherò di rilassarmi, di occuparmi di altro-.
Il ricordo di quel giorno è così nitido : ero emozionata fissavo tutti gli insegnanti, tutte persone nuove intorno, volevo familiarizzare anche con i genitori dei nuovi compagni di Francesca.
Mentre ero assorta in queste riflessioni, mi viene incontro l'insegnante di lettere di Francesca. “Sono la professoressa Soldano – esordisce- le mie materie sono letterarie, ma seguo i ragazzi anche per il corso pomeridiano attinente al cinema ed al teatro;”
“Signora si sieda- dice ancora- è lei la mamma di Francesca! signora sua figlia è una ragazza meravigliosa;
mi prende la mano e mi dice ancora- “signora io non mi sbaglio mai in queste cose, perché sono una persona che ha superato molte prove ed ho sviluppato una speciale sensibilità ;io le dico che sua figlia ha una bella anima.”
Attonita, meravigliata, forse addirittura infastidita . Mi dicevo “ma cosa vuole dire?– come mai non si interessa soltanto del profitto a scuola?.”
Comunque visto che era stata una giornata particolarmente altalenante dal punto di vista emotivo, ho continuato i colloqui con gli altri docenti, ho familiarizzato con alcuni genitori, in particolare con quelli di Flavia e di Martina con i quali avvertivo un forte affiatamento e rientrando a casa cercavo soltanto un po' di serenità.
In fondo era stata una bella esperienza, tutti in qualche modo concordavano sul fatto che Francesca era una ragazza valida, una che ha stoffa e questo mi / ci inorgogliva molto.
Come al solito al Natale si arriva in un baleno. La solita frenesia, ma in fondo un periodo pieno di festa e di preparativi.
Cara Alessandra, ti parlerò dell'amore speciale che Francesca nutre per il Natale!
Inizierò con un suo scritto che definisce fino in fondo il suo sentimento di bambina

“L'esperienza del Natale dovrebbe essere diversa da come è.
Per la strada si vedono luci addobbi, gli alberi di Natale e i presepi tutti innevati e pieni di luci. Il natale all'inizio era nata come esperienza di gioia, di felicità, ma soprattutto per festeggiare la nascita di Gesù, cosa che adesso non tutti fanno. Ormai il Natale è diventata una festa come un'altra, fatta solo per i regali e le abbuffate, che tutti aspettano con ansia, inclusi i commercianti. Io credo che Gesù prova orrore di noi, è come fare una festa in cui il festeggiato non è invitato.
Per me il Natale è una festa bellissima, e io la festeggio con gioia e allegria ma soprattutto festeggio Gesù, e posso assicurare che è bellissima e soddisfacente. Comunque festeggiare il Natale che è una festa cattolica, senza festeggiare Gesù non ha senso, e quindi tutte le religioni potrebbero avere il Natale come festa, per divertirsi ed essere felici.”

Francesca insieme a papà Raffaele e talvolta insieme a suo fratello Gabriele, è artefice della creazione di bellissimi presepi. Di solito nella nicchia accanto al camino.
La base costituita da pezzi di tronchi d'albero, a formare la capanna, un tappeto di muschio autentico preso nel sottobosco di casa, e tanti tanti personaggi, e tanta inarrestabile creatività. Il risultato semplicemente magnifico.
Ma quello che eccitava di più Francesca erano i regali, soprattutto quelli per Natale.
Questa prerogativa la accompagnerà anche quando diventerà più grande.
I preparativi sempre imponenti. Il salvadanaio con i risparmi, preparato da mesi e poi …
Per la prima volta a Natale 2005 a sorpresa mi chiede di poter uscire con le sue amichette per poter comprare lei stessa i regali.
All'inizio sono un po' contrariata, non mi sorride l'idea -così piccola-, di mandarla in giro a fare acquisti.
Poi però cedo, è talmente gioiosa e sorridente, come chi si aspetta tanto da qualsiasi piccola cosa nella vita.
L'unica promessa è che i regali si comprano di mattina, da una certa ora ad una certa ora, e che i soldi messi da parte devono essere esattamente sufficienti per tutti i regali da comprare.
“”D'accordo dice lei”” e si accorda con le sue amiche della scuola media.
Loro sono un bel gruppetto e sembrano proprio affiatate. E così dopo due ore- esattamente come promesso- tornano raggianti piene di pacchettini, puntualissime e sono avanzati alcuni centesimi!
Meravigliata, ma orgogliosa di averle concesso fiducia ho pensato che ne è proprio valsa la pena.
Quel Natale nella prima parte delle festività ci riserva qualcosa di piacevole, ma col passare dei giorni proprio durante la pausa tra il Capodanno e l'Epifania qualche nube comincia ad addensarsi.
********
Ricordo come fosse ora, la finestra aperta per i fuochi d'artificio a mezzanotte, una fitta in gola, e un brivido di freddo mi percuote .
Il giorno dopo una febbre acuta e mia sorella che telefona e si preoccupa.
Ciò che mi ha colpito, non era tanto l'infreddatura, ma la sensazione profonda di qualcosa di insidioso, che ti fende, ti penetra come una stillettata di un pugnale!
Pensare che tempo pochi giorni e quella sensazione si concretizza.

E' mia sorella questa volta che si sente male. Sembra una indisposizione, ma col passare dei giorni peggiora, la sento preoccupata .
E' il 9 gennaio 2006, il primo giorno di lavoro dopo le vacanze di Natale, lei che è insegnante elementare , deve rientrare a scuola.
Ma io la dissuado, e le impongo di non essere imprudente. Resiste ancora un paio di giorni, ma non riesce neanche più a ingoiare il cibo . La notte dell'11 gennaio decide di farsi vedere in ospedale.
La doccia fredda terribile, la ricoverano e la operano la notte stessa. La diagnosi post operatoria, non lascia scampo. L'istologia conferma i sospetti.
L'incubo si materializza in nemmeno 15 giorni. Da quel momento la malattia di mia sorella mi assorbe completamente e io cerco disperatamente di vivere il mio dolore e la mia preoccupazione in solitudine. Come fossero due binari paralleli.
La mia realtà fuori casa- comprende l'assistenza, a mia sorella, che vive da sola.
Mi sdoppio e cerco sempre a casa, al lavoro, di far trapelare il meno possibile.
I miei ragazzi sono sensibili e sicuramente sono provati, ma anche per darmi coraggio, non mollano . Cercano di non farsi vedere troppo tristi e preoccupati.
Così quando torno a casa, dopo essere stata in ospedale a trovare mia sorella, cerco di farmi avvolgere dalla confortante chiassosità della mia famiglia.
Mi serve questa doppia dimensione. In qualche modo loro riescono a ricaricarmi.
A darmi una motivazione.
Così se prima , facevo acrobazie tra lavoro, casa e figli; oggi mi tocca quasi l'impossibile.
Devo dire che in questa fase mio marito è stato una roccia e mi ha dato un aiuto enorme.
La sua presenza mi rassicurava. L'ospedale dove era ricoverata mia sorella è lo stesso dove lui lavora.
Non le faceva mai mancare il conforto di medici ed infermieri. Cercavamo di non lasciarla sola, di rassicurarla.
E in qualche modo lei dimostrava coraggio; forse proprio per non rischiare di demolirmi ulteriormente.
Il periodo da metà gennaio a metà febbraio 2006 è talmente intenso e terribile da sembrare un'unica giornata.
Altre nubi offuscano l'orizzonte, in arrivo altri problemi.
Ora ti racconterò l'incidente di Gabriele, il 21 febbraio del 2006.
La giornata, è una bella domenica di febbraio ,Gabriele decide di sistemare il motorino, io sono in ospedale da mia sorella a Roma.
Tutto bene fino all'ora di pranzo; Raffaele prepara la tavola Francesca 12 anni appena, si agira lì intorno.
All'improvviso davanti casa, Gabriele prova il motorino e il cane Scotch gli taglia la strada ; lui è senza casco, il gran frastuono, lui si rialza ma ha la bocca sanguinante.
Suo padre lascia tutto com'è, salta in macchina con lui; non c'è tempo da perdere.
Francesca rimane in un batter d'occhio da sola a casa a cercare di togliere le tracce di sangue dai pantaloni del fratello, a cercar di tenere testa agli eventi .
A me, che arrivo ignara di tutto dopo mezz'ora, dice : “Mamma non ti preoccupare, papà ha portato Gabriele a fare una tac e ci chiamerà ogni mezz'ora per darci notizie”.
Lei nel frattempo cerca di tranquillizzarmi, mi dedica attenzioni mi propone di vedere un film in attesa poter sapere l'evolversi della situazione.
Ed è così che passiamo il pomeriggio cercando di avere tregua tra una telefonata e l'altra. Ricordo ancora i film che aveva scelto “Flash dance” e “The terminal”.
Con il passare delle ore sappiamo solo che la situazione è sotto controllo, ma che ci sono delle criticità che potranno essere chiarite entro le 48 ore successive, Gabriele dovrà comunque subire un intervento alla mandibola.
I giorni successivi all'incidente ci hanno dato molte preoccupazioni, ma per fortuna dopo l'operazione alla mandibola qualche rassicurazione è arrivata.
La convalescenza, molto dura, Gabriele ha dovuto alimentarsi per due settimane soltanto con la cannuccia.
La sua bocca doveva rimanere serrata. In quel periodo ha perso quasi 10 chili. Ma siamo andati avanti.
A fine marzo 2006, mia sorella esce dall'ospedale, e da allora in poi abbiamo dovuto trovare una soluzione per assisterla a casa, terapie comprese.
Abbiamo avuto la fortuna e la gioia di conoscere Wanda una signora , meravigliosa che oltre le cure e l'assistenza le ha donato da subito le stesse premure che le avrebbe dato una mamma.
Io mi dedicavo a mia sorella soprattutto nel week end venerdì compreso.
Per il resto cercavo di portare avanti i miei impegni con i ragazzi regolarmente: loro andavano a scuola ed io al lavoro con assiduità come sempre.
A pensarci ora non so nemmeno io come abbiamo fatto.
Intanto, con il passare dei mesi, Francesca si era inserita molto bene nella sua classe ed insieme alle sue amiche Flavia e Martina aveva accettato di partecipare ad una gara sportiva a Roma.
La sua professoressa di ginnastica Wilma, era entusiasta di questo terzetto e non voleva rinunciare a loro per la gara.
Nonostante la notte prima della gara avesse diluviato, Francesca è riuscita a convincermi ad acconsentire alla partecipazione. Così prima di andare al lavoro, l'ho lasciata al pullman con tutti i suoi compagni, felice di poter partecipare.

Altra novità della scuola media, erano i viaggi. Ogni anno secondo il progetto scolastico avrebbero fatto una gita di una settimana. La prima riunione prevista per parlarne è all'inizio di aprile 2006.
Ero presa da tanti pensieri, ma vedere l'entusiasmo di Francesca che fremeva per sapere tutti i dettagli del viaggio, in qualche modo mi dava energia.
Pensavo -almeno loro devono avere tutte le occasioni per essere felici e stare in compagnia-.
E così da quel momento ogni volta che c'era uno stimolo verso l'esterno, un progetto che li coinvolgeva, ho deciso di appoggiarlo e di trarre io stessa gioia di riflesso.

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