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Il Cercatore Di Coralli
Mongiov? Giovanni
Anno 1148. Ci troviamo nel bel mezzo degli anni del regno di Ruggero, primo re di Sicilia. Un pensiero rende insonne il sovrano: non tutti coloro che hanno nuociuto alla sua famiglia hanno pagato le proprie colpe; i discendenti di Amir ibn Abbad, ultimo signore musulmano di Siracusa, sono ancora a piede libero. Lindicato come il pi? adatto allindagine e al ritrovamento dei nemici del Regno ? Giordano di Rossavilla, un uomo scaltro e spregiudicato, comandante di galea e nobile cavaliere. Un uomo su cui pesa tuttavia la vergogna di non possedere terre e linquietudine sui misteri che avvolgono la morte di suo padre. Infuria intanto la seconda crociata e re Ruggero ne approfitta per portare avanti le sue mire espansionistiche in Nordafrica. Proprio qui, mentre una citt? dopo laltra cade in mani siciliane, Giordano si imbatte in Kamal, uomo ambiguo e chiaramente astuto, ma anche tassello fondamentale per la ricerca dei nemici del Re. Lingannatore e lingannato... colui che manipola la realt? e colui che subisce il furto della verit? dovuta. Due ruoli spesso indefiniti, dai confini sfocati, interscambiabili tra loro, specie quando lingannatore rischia di cadere nel suo stesso inganno... Anno 1148. Ci troviamo nel bel mezzo degli anni del regno di Ruggero, primo re di Sicilia. Nonostante lo splendore e lopulenza della corte normanna, un pensiero rende insonne il sovrano: non tutti coloro che hanno nuociuto alla sua famiglia hanno pagato le proprie colpe; i discendenti di Amir ibn Abbad, ultimo signore musulmano di Siracusa, sono ancora a piede libero. Lindicato come il pi? adatto allindagine e al ritrovamento dei nemici del Regno ? Giordano di Rossavilla, un uomo scaltro e spregiudicato, comandante di galea e nobile cavaliere. Un uomo su cui pesa tuttavia la vergogna di non possedere terre e linquietudine sui misteri che avvolgono la morte di suo padre. Infuria intanto la seconda crociata e re Ruggero ne approfitta per portare avanti le sue mire espansionistiche in Nordafrica. Proprio qui, mentre una citt? dopo laltra cade in mani siciliane, Giordano si imbatte in Kamal, uomo ambiguo e chiaramente astuto, ma anche tassello fondamentale per la ricerca dei nemici del Re. Tuttavia, Kamal, esperto cercatore e intagliatore di coralli, guarda al proprio tornaconto; intende infatti scalare la piramide del potere avvalendosi proprio di Giordano e della sua posizione. Inizia in questo modo un gioco di maschere, tra lusinghe e colpi bassi, in cui realt? e finzione si mischiano a tal punto che distinguere luna dallaltra diventa impossibile. Una guerra psicologica in cui i differenti schemi mentali e culturali, occidentale cristiano ed orientale musulmano, caratterizzano le mosse dei protagonisti. Riuscir? a spuntarla solo chi dei due riuscir? a prevedere le mosse dellaltro e ad attuare in tempo le dovute contromosse. Lingannatore e lingannato finiranno cos? per scambiarsi i ruoli... e presto uno dei due cadr? nella sua stessa trappola... Sennonch Kamal ? pronto a giocarsi il tutto per tutto tirando in ballo Faiza, sua bellissima e giovane figlia, anche a costo di concederla al suo rivale.


Giovanni Mongiov?

IL CERCATORE DI CORALLI

Regnum

Sullo sfondo: cattedrale di Palermo, decorazioni dellabside; XII secolo.

giovannimongiovi.com (http://giovannimongiovi.com)

Copyright 2020 Giovanni Mongiov?

A Valentina e ai suoi sguardi...

A Tommaso, piccola anima che non indossa maschere...
PARTE I - LAMIL DI MAHDIA (#ue4021f84-bc19-5f48-bd1f-18430d5179c6)
Capitolo 1 (#uceed8f31-9a52-5b79-8621-f24518708375)
Capitolo 2 (#ueec05dd1-813e-5934-aea5-bd8791f2731b)
Capitolo 3 (#uf9c848c3-0586-5d03-8504-aeb523f62789)
Capitolo 4 (#u394abf1a-7bd6-5c73-afa0-abe8cf8e95e3)
Capitolo 5 (#u7ecf4f1c-83f1-5160-80ed-40a977b9d373)
Capitolo 6 (#ucb969c95-3f0f-524a-a21e-e74a06882c5d)
Capitolo 7 (#litres_trial_promo)
Capitolo 8 (#litres_trial_promo)
Capitolo 9 (#litres_trial_promo)
Capitolo 10 (#litres_trial_promo)
Capitolo 11 (#litres_trial_promo)
Capitolo 12 (#litres_trial_promo)
PARTE II - NELLA RETE DELLINGANNO (#litres_trial_promo)
Capitolo 13 (#litres_trial_promo)
Capitolo 14 (#litres_trial_promo)
Capitolo 15 (#litres_trial_promo)
Capitolo 16 (#litres_trial_promo)
Capitolo 17 (#litres_trial_promo)
Capitolo 18 (#litres_trial_promo)
Capitolo 19 (#litres_trial_promo)
Capitolo 20 (#litres_trial_promo)
Cronologia dei sovrani di Sicilia (#litres_trial_promo)
Albero genealogico Rossavilla (#litres_trial_promo)
Regnum - Il cielo di Nadira (#litres_trial_promo)
Regnum - Le tessere del Paradiso (#litres_trial_promo)
Opere dellautore (#litres_trial_promo)
Biografia (#litres_trial_promo)

PARTE I - LAMIL DI MAHDIA
Capitolo 1

Tarda primavera 1148, Balermus
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Non sono molte le parole che finiscono per contenere un significato intrinsecamente specifico quando sono spogliate di ogni susseguente descrizione. Ad esempio, se parliamo del "dio dei mari" ? chiaro che ci riferiamo al pagano Poseidone. Ma se spogliamo della sua specificazione l'appellativo "dio", ? subito palese che stiamo parlando del Dio delle grandi religioni monoteistiche. Proprio da quest'esempio, il pi? eccelso, comprendiamo quindi che il privilegio di essere considerati qualcuno o qualcosa per antonomasia riguarda solo una piccola ed esclusiva rosa di nomi e attributi.
Tale privilegio fu concesso anche al termine Regnum. Non che il Regnum Siciliae fosse l'unico esistente, ma a causa di grandezza e splendore fin? per essere annoverato tra i contemporanei della sua fondazione come il Regno per antonomasia. Creazione di Ruggero, figlio dell'omonimo Conte che aveva strappato la Sicilia ai saraceni, il Regno divenne l'icona dello splendore e del cosmopolitismo. Crogiolo di razze e culture, esso sbalord? i viaggiatori stranieri per la fertilit? delle sue terre e la bellezza della sua capitale.
L'aspetto pi? esemplare del Regnum andava tuttavia ricercato nell'esercizio del potere di Re Ruggero; un sovrano europeo che vestiva all'orientale e si attorniava di eunuchi mori come funzionari di stato. Mentre infatti l'Europa sperimentava pi? pienamente il sistema feudale, Ruggero regnava alla maniera dei re-sacerdoti delle epoche antiche, sedendo in chiesa pi? in alto degli stessi vescovi e precludendo perfino l'autorit? del papa nei suoi territori. Mentre infatti il mondo cristiano prorompeva per la seconda volta nel grido "Dio lo vuole!" e si gettava nel massacro delle guerre sante, il Regno diveniva un esempio atipico di tolleranza.
Ruggero dimostrava di disinteressarsi del sangue degli infedeli e dei meriti per il Paradiso non perch fosse poco cristiano, ma perch la ragion di stato e la convenienza lo portavano nell'opposta direzione. Aveva sdegnato i re d'Europa, suoi pari, che in quegli anni avevano ricevuto la croce dei cavalieri diretti in Terra Santa dalle mani di Bernardo di Chiaravalle. Aveva ritenuto infatti di dover preservare il suo esercito, composto nella quasi totalit? da saraceni
(#litres_trial_promo) e convertiti, e la sua formidabile marina per altri scopi. Mentre infatti tutti i sovrani della cristianit? marciavano verso levante per la riconquista di Edessa
(#litres_trial_promo) e la difesa di Gerusalemme, e altrove si adoperavano per la liberazione di Lisbona, egli si impegnava ad espandere i territori del Regno oltre i suoi confini. In quegli anni i siciliani strappavano l'isola di Corcira
(#litres_trial_promo) all'Impero d'Oriente e saccheggiavano perfino Atene; si sarebbero spinti oltre l'umanamente concesso, arrivando a scoccare frecce contro le finestre dell'Imperatore nell'inviolabile Costantinopoli...
In molti definivano Ruggero un mezzo infedele e una sorta di sultano cristiano per via dello stile di vita della corte palermitana e dei numerosi islamici di cui si serviva per l'esercizio del potere. Aveva infatti un harem composto da donne siciliane, calabresi, lombarde, franche e saracene dAfrica, il quale, similmente a quanto avveniva nei palazzi orientali, era sorvegliato da eunuchi. Inoltre, il suo primo ministro si chiamava Emiro degli Emiri e i suoi ministeri erano i diwan
(#litres_trial_promo), gestiti alla stessa maniera di quanto avvenisse sotto il dominio saraceno. Insomma, tutto nel Regnum aveva un sapore esotico!
Nonostante questo, sebbene i suoi motivi andassero al di l? del fervore religioso del periodo, Ruggero credette bene che i tempi fossero maturi per espandersi a sud, nell'Ifriqiya
(#litres_trial_promo) saracena.
Ci aveva provato pi? di ventanni prima, quando non esisteva ancora il Regno, ed allora i siciliani avevano portato a casa una sonora sconfitta, la quale aveva fatto rallegrare l'Islam e ispirato i poeti delle corti africane. Adesso per? Ruggero si era fortificato ed era ricco come nessuno in tutta l'Europa cristiana. Per di pi? l'Africa degli ziridi
(#litres_trial_promo) attraversava una crisi profonda, insistendo in essa gravi carestie ed essendo minacciata ad ovest dal potente califfato almohade
(#litres_trial_promo).
Nemmeno un anno prima, Giorgio d'Antiochia, l'Emiro degli Emiri, l'Arconte degli Arconti, ovvero la seconda persona pi? importante del Regno, aveva guidato l'esercito alla conquista di Tripoli
(#litres_trial_promo). Ora nondimeno l'opportunit? era pi? ghiotta... Prendere Mahdia
(#litres_trial_promo), capitale degli ziridi, significava prendere il controllo di tutte le rotte che univano i due opposti del Mediterraneo e poter smerciare il grano siciliano in uno dei porti e dei mercati migliori d'Africa.
La scusa la offr? un certo Jusuf, governatore di Gabes
(#litres_trial_promo), il quale, inimicatosi con Hasan, emiro suo, chiese aiuto a Ruggero, promettendogli di reggere d'ora in poi la citt? in nome del sovrano cristiano. Ruggero accett? e il savio Giorgio organizz? l'affare, sicuro che questa volta, grazie all'esperienza acquisita in vent'anni di battaglie, avrebbe conseguito la vittoria.
Nominalmente non si trattava di una guerra santa, ma la posta in palio andava al di l? dei semplici interessi territoriali: la vecchia sfida tra gli Altavilla e gli emiri ziridi si riapriva portando il terreno di scontro dalle colline siciliane alle dune del Nordafrica. Ruggero era pronto cos? a risuscitare i vecchi rancori di famiglia contro chi aveva osato nuocer loro in passato.
A tal proposito, non molto prima di adunare la flotta, venne convocato al Palazzo della Favara
(#litres_trial_promo) un uomo che in quei giorni, nelle inquietudini del Re, costituiva una persona di interesse nazionale.
Giordano di Rossavilla aveva poco pi? di quarantanni e serviva Ruggero da oltre venti. Apparteneva alla specie di uomini di cui il sovrano si compiaceva: non aveva titolo ma molti meriti, non aveva terre ma molta intraprendenza, non aveva obblighi feudali ma una cieca lealt? nei confronti del Re. Per Giordano era Ruggero, e non il papa, il vero vicario di Cristo... tanta era l'ammirazione che nutriva per il suo sovrano!
D'altronde Ruggero aveva fatto del cesaropapismo, alla maniera degli imperatori di Costantinopoli, il suo credo, divenendo Re non solo per legittimazione feudale, ma soprattutto perch Dio l'aveva voluto. Quest'aura di santit? in realt? l'aveva ereditata da suo padre, essendo stato questi il campione della cristianit? contro gli infedeli che insozzavano la Sicilia. Per di pi?, il fatto che alla guerra santa fosse seguita un'insolita tolleranza, aveva reso le figure del Gran Conte e di Re Ruggero leggendarie agli occhi di chi li stimava.
Chi stimava poco Ruggero erano invece i pontefici, i quali delle volte l'avevano pure scomunicato. Ci? nonostante, egli era stato in grado di forzare persino la volont? del Cielo, ottenendo la revoca con la pressione delle armi e proponendosi di volta in volta come difensore di Roma, contro lImperatore dOccidente, nemico giurato del papa, e contro chi altri minacciasse il potere del successore di Pietro.
Era la prima volta che Giordano metteva piede nella sala del trono. Da giovane aveva osservato da lontano i giardini e le fonti d'acqua dei palazzi reali, immaginando le meravigliose donne dell'harem oziare presso gli alberi da frutto e bagnarsi i piedi nelle fontane. Ora invece percorreva la sala del trono scortato dai servitori del Re, eunuchi che vestivano i ricchi abiti di seta provenienti degli opifici del palazzo reale. Neppure il nobile pi? in vista indossava abiti cos? pregiati e belli come quelli di quei servi! Alcuni degli eunuchi si definivano devoti ad Allah, altri erano stati formalmente convertiti e battezzati, ma in sostanza non praticavano n la religione cristiana n lislamica... cos? come non era possibile definire se fossero pi? uomini o donne.
Pian piano, mentre avanzava, Giordano vedeva delinearsi sul fondo la sagoma del seggio reale. Ogni cosa attorno a lui creava stupore ai suoi occhi: i mosaici, le armature della guardia reale, i tappeti, le vesti dei funzionari, i marmi del pavimento. Sulla sinistra si apriva un doppio colonnato sormontato da archi a sesto acuto che dava sui giardini, e al di sopra, per tutto il perimetro della sala, degli splendidi mosaici con temi floreali ed ur? velate brillavano in migliaia di tessere d'oro. Ci volle un pezzo perch la meraviglia si attenuasse e Giordano ritornasse alla realt?. Dunque, alla vista del viso di Ruggero, si inginocchi?, poggiando mani e fronte al pavimento, cos? com'era in uso fare anche nelle corti d'oriente. Poi riprese a guardare verso l'alto, al suo signore il Re. Non vi era consorte accanto al sovrano, essendo questi da tredici anni fedele alla sua vedovanza. Inoltre, una fila di guardie circondava i lati del trono e un uomo dalla barba bianca e dalle lunghe vesti orientali se ne stava in piedi alla destra di Ruggero; egli era l'unico che Giordano conosceva.
Alzati! lo invit? proprio l'uomo che stava accanto a Ruggero, ovvero Giorgio d'Antiochia.
Perci?, guardandolo in viso, ancor prima che Giordano recitasse il cerimoniale, proprio il Re, con la sua possente voce, disse:
Jourdain de Rougeville
(#litres_trial_promo)...
Per servirvi, mio Re!
Qualcuno ultimamente mi ha ricordato dell'esistenza del vostro casato. Che legame pu? averci unito?
Mio padre combatt a Gerusalemme al seguito di vostro cugino Boemondo, Principe dAntiochia, e mor? per voi a capo Dimas
(#litres_trial_promo). Mio nonno discese con vostro padre in questa terra per liberarla dai qa'id
(#litres_trial_promo) saraceni, e quindi spos? la sorella della Contessa Judith, prima moglie di vostro padre.
Qual era il nome di vostro padre?
Rabel... Rabel de Rougeville!
Ruggero allora guard? Giorgio in cerca di conferme.
Era uno dei nostri migliori uomini! Un comandante di galea con molta esperienza. spieg? proprio lillustre ministro.
Dovete essere fiero di vostro padre! esclam? il Re, stringendo il pugno e alzandosi.
Ruggero era un uomo molto alto e dal fisico importante, ma guardando dal basso degli scalini che conducevano al trono sembrava svettare fino alla sommit? dell'abside in cui era inserito il trono. A differenza di suo padre non aveva conservato i tipici tratti della gente del nord; Ruggero era infatti olivastro e scuro di capelli, cosa che alla sua nascita aveva fatto vociare quelle malelingue che lo volevano figlio di uno dei ministri di origine saracena del Gran Conte.
Lo sono! rispose orgoglioso Giordano.
E voi, avete figli? Vi meritate il loro onore come vostro padre merita il vostro? chiese sempre il Re.
Quindi Giorgio dAntiochia rispose:
Il nobile Jourdain ? uno degli eroi di Corcyre; torna appunto ora dallo Ionio. Ha protetto lammiraglia dal fuoco greco mettendo di traverso la galea che comandava... un gesto ardito quanto eroico!
Dunque voi, mio visir
(#litres_trial_promo), siete debitore della vita a quest'uomo... riflett Ruggero, rivolgendosi al suo primo ministro.
Sono debitore ad ogni singolo uomo che ubbidisce ai miei ordini: ai comandanti come ai mozzi!
La vostra umilt? vi fa grande! si compliment? per quelle parole Ruggero. Al che Giorgio dAntiochia accenn? un inchino.
Sentite come parla bene di voi l'Amiratus
(#litres_trial_promo)?
Chiedo solo di morire per voi, cos? come fece mio padre. rispose Giordano, fiero come non mai di ricevere le lodi del sovrano.
Questo vi fa onore, prode Jourdain, ma oggi vi chiedo di restare vivo.
Dunque Ruggero diede un colpo d'occhio al suo ministro e torn? a sedersi; era il segnale che Giorgio d'Antiochia poteva cominciare con la spiegazione dei fatti concreti.
Vi stupisce che siete qui, Jourdain de Rougeville?
Mi stupisce che un indegno servitore debba varcare le gloriose porte di questo palazzo.
Non sminuite la vostra persona... se oggi comparite davanti a Sua Maest? ? perch siete l'uomo pi? adatto in grado di portare a termine la missione che sto per affidarvi. Avete mai sentito parlare di Benavert?
Giordano gett? gli occhi verdi al soffitto e, dopo averci pensato, rispose:
Io non ero ancora nato.
Nessuno di noi lo era, ma lo erano i nostri padri... lo era vostro padre.
Invero me ne parl?... c'era anche lui quando Benavert venne sconfitto.
? una storia vecchia di sessant'anni, tuttavia le nostre cronache sanno parlare in luogo dei morti. Benavert, temibile predone saraceno, cagion? immani offese alla gente nostra ai tempi della conquista. Egli arriv? ad assaltare i conventi di Calabria, rapendo le monache per farne concubine del suo harem. Mor? nella sua Siracusa, durante l'assalto al porto, mentre si dava all'arrembaggio da una nave allaltra. Cadde in mare e la pesante armatura lo tir? a fondo... Era l'Anno del Signore 1086. So bene che vostro padre fu tra gli uomini che presero la citt?, ma so anche che tale Benavert intrattenne una profonda amicizia con vostro nonno.
Conrad de Rougeville, mio nonno, mor? nel 1071, durante l'assedio di Balerme
(#litres_trial_promo).
Questo non toglie che fossero amici...
Non so nulla di tutto questo.
Eppure i nostri cronisti ne parlano ancora.
Io avevo sedici anni quando mor? mio padre e lui pi? o meno dieci quando mor? il suo... non stupitevi se non conserviamo memoria dei fatti antichi.
Rainulf de Rougeville non ? vostro cugino?
Discendiamo dallo stesso uomo ma da due donne diverse.
Egli ha confermato che Amir ibn
(#litres_trial_promo) Abbad, conosciuto come Benavert, intrattenne un intenso sodalizio con vostro nonno, tale da proclamare tre mesi di lutto per la sua morte. Ora vi chiederete in che modo tutto questo possa riguardarvi, nobile Jourdain... Ecco, stiamo per affondare al cuore del regno degli ziridi il colpo mortale; Hasan pagher? tutti i torti della sua famiglia! I suoi atti di pirateria sono stati per troppi anni un pungiglione molesto che ora dev'essere estirpato.
Che io sia dei vostri anche questa volta, mio Signore! Il sangue di mio padre grida vendetta dai granelli di sabbia di capo Dimas!
Il sangue di vostro padre avr? riposo, ve lo assicuro. Ma voi, valoroso Jourdain, dovrete fare qualcosaltro per il Regnum... dovrete trovare i discendenti di Benavert fuggiti in Africa e portarli ai piedi di Sua Maest?, affinch paghino il conto per il male che ricevemmo.
In realt? Ruggero mostrava spesso compassione al nemico e ai familiari di questi, consapevole probabilmente di quanto lasservimento potesse fare pi? male della morte. Ben altro trattamento riservava invece ai traditori e a coloro che non piegavano il collo. Non era chiaro se questa volta intendesse dare dimostrazione della sua clemenza e risparmiare quella gente, ma ? certo che rese pi? rilevante la questione infarcendola di sentimenti di vendetta.
La schiatta degli africani ? senza numero; come posso riuscire in tale impresa? chiese Giordano, tanto incerto quanto confuso.
Quando avremo assoggettato le loro citt? i saraceni dell'Ifriqiya cercheranno in tutti i modi di accaparrarsi i posti migliori nel nuovo ordine di cose. Conoscono la tolleranza del Regno e come i funzionari nostrani siano in molti della loro stessa razza; vorranno fare fortuna. Voi e il vostro nome costituirete unottima strada per i discendenti di quel predone. Verranno di sicuro a cercarvi per ribadirvi l'amicizia che occorreva all'epoca tra i vostri antenati.
Sono io in potere di concedere qualcosa che non sia la morte in battaglia?
Vi investir? temporaneamente di nuovi poteri, cosicch unirete il servizio della penna a quello della spada e sarete conosciuto da tutti. Sarete uno degli amil
(#litres_trial_promo) del Re.
Non possiedo terre n salariati e non ho mai riscosso un tar?
(#litres_trial_promo) dalle tasche di nessuno.
In verit? avremmo mandato vostro cugino Rainulfo se non avesse quasi trentanni pi? di voi.
Dunque Giorgio d'Antiochia batt due volte le mani e uno degli eunuchi che sostavano all'ingresso della sala fece entrare un giovanotto nemmeno ventenne, a primo acchito un saraceno di buona famiglia.
Vi aiuter? Yasir. rassicur? l'Amiratus presentando il ragazzo.
Giordano lesse subito negli occhi di quel giovane sbarbato lessenza di una grande mente.
? il migliore! rafforz? le referenze Giorgio, intendendo il migliore nelle scienze matematiche e nella gestione dei catasti.
Dove devo cercarli? chiese a questo punto il nobile di casa Rossavilla, rassicurato dalle decantate abilit? di Yasir.
Un altro uomo quindi venne fuori dal colonnato. Costui aveva il privilegio di portare il turbante anche in presenza di Ruggero.
Conoscete Mohammad al-Idrisi? chiese Giorgio dAntiochia.
Il nuovo giunto accenn? un inchino e Giordano rispose alla stessa maniera.
Prego Mohammed, rispondi alla domanda del nostro amico. invit? sempre l'Amiratus, ma questa volta parlando in arabo piuttosto che in lingua do?l... lidioma usato a corte accanto al latino e al greco degli atti ufficiali e della diplomazia.
Giordano conosceva la fama dell'uomo che adesso si accingeva a parlare, sapeva che era un geografo molto famoso e pure un guaritore, nativo di Setta
(#litres_trial_promo), e che Ruggero lo teneva in grande stima.
Lultimo arrivato perci? si avvicin? e, arrotolandosi i baffi con una mano, rispose:
Confrontandomi con gli annali di Jodfri Malaterra risulta che la moglie e il figliolo di tale Amir ibn Abbad fuggirono nella citt? di Noto, la quale era ancora nelle mani dellIslam quando Siracusa venne presa. E a sua volta fuggirono in Ifriqiya nel 1091 quando Noto cadde in mani cristiane. Ora ? bene che sappiate che esistono numerosi municipi importanti sulla costa dell'Ifriqiya: Susa
(#litres_trial_promo), Mahdiyya, Safaqis
(#litres_trial_promo), Gabes e molti altri. ? mia opinione che la donna, indifesa e spaurita, si sia rifugiata proprio presso la corte degli ziridi, a Mahdiyya, o altrimenti chiamata Mahdia. ? qui che dovreste cercare... tra la nobilt? cittadina.
Come si chiamava la donna? domand? Giordano.
Dunque Yasir rispose alle sue spalle:
Nadira... ho trovato questo nome in un'antica poesia che si tramanda oralmente tra le fanciulle di religione islamica della Sicilia centrale; pare corrisponda a quello della moglie prediletta di ibn Abbad.
Bene, sembra che voi sappiate pi? di quello che vi ? necessario sapere per questa missione. comment? compiaciuto Ruggero, accavallando una gamba sull'altra e lisciandosi la barba.
Che daremo a Jourdain de Rougeville in cambio del suo servigio? chiese quindi il Re a Giorgio dAntiochia. Ovviamente conosceva gi? la risposta.
Fertili terre e cinquanta villani per lavorarle. Sarete pi? ricco di vostro cugino Rainulf e per certo siederete davanti a lui alle Curie Generali
(#litres_trial_promo).
Quello di entrare tra i ranghi dell'aristocrazia terriera e di poter sedere alle Curie Generali insieme agli altri baroni era lobiettivo che Giordano, e prima ancora suo padre, perseguiva da una vita. Quando aveva citato suo nonno e l'esistenza di due famiglie discendenti da due donne diverse aveva alluso ad una scomoda verit?: la donna dalla quale risaliva Giordano era stata una popolana, mentre quella dalla quale discendeva quel tale Rainulfo, era stata una nobildonna normanna della pi? alta stirpe. Ai primi era toccata la strada della carriera militare, lunica percorribile, agli altri la possibilit? di curare le rendite della terra e di poter pagare i propri obblighi feudali inviando uomini del contado. La differenza di prestigio faceva star male i primi e rendeva paradossalmente invidiosi i secondi, i quali avrebbero preferito che "gli illegittimi" non si fregiassero dello stesso nome... quello dei Rossavilla.
Giorgio dAntiochia sapeva perci? il fatto suo quando aveva citato Rainulfo, cosciente che cos? avrebbe infuocato l'animo di Giordano. Il senso di rivalsa era forte e la volont? di acquisire meriti innanzi al sovrano ancora di pi?. Giordano, la cui fedelt? al Re era sempre stata incondizionata, adesso avvert? per la prima volta uno strano peso sullo stomaco. Si trattava di un atipico stato d'ansia, quello dettato dalla consapevolezza che la propria vita stia cambiando e che la possibilit? che questo avvenga sia nelle proprie mani. Lasci perci? il Palazzo, determinato come non mai a portare a termine la missione che stava cos? tanto a cuore al suo Re.
Capitolo 2

Giugno 1148, isola di Cossyra

Sopravvenuta la notizia che in Ifriqiya si moriva di fame, Ruggero non volle perdere altro tempo. Assicur? l'incolumit? ai messaggeri di Hasan, che avevano tradito l'emiro venendo a recare la notizia della mala sorte del loro regno, e si apprest? ad armare duecentocinquanta navi.
Tra gli uomini di Giorgio dAntiochia numerosi erano gli ufficiali saraceni senza casato n titolo e molti erano i nobili cristiani, capitani di ventura che gli obbedivano senza riserve. A Giordano, che faceva parte di questi ultimi, era stata affidata una galea. L'uomo sottomesso che era apparso dinanzi al Re adesso lasciava il posto ad un comandante sicuro di s, scaltro e dai modi diretti ed efficaci.
L'equipaggio della galea era formato per lo pi? dai marinai forniti dalle citt? lombarde
(#litres_trial_promo) di Sicilia, ma anche da saraceni che facevano parte dell'esercito regolare. Il dotto Yasir stava accanto a Giordano e permaneva in uno stato di eccitazione e timore mentre la nave prendeva il mare aperto.
In attesa che il naviglio salpato dalla Sicilia giungesse al completo, fu convenuto di radunarsi a Cossyra
(#litres_trial_promo). Le prime galee arrivate sull'isola si ancorarono in una rada; quella di Giordano era tra queste. Quindi, al chiarore delle stelle e con il moto perpetuo del mare nelle orecchie, mentre molti altri riposavano, Yasir venne a sedersi accanto al suo comandante.
Avete figli, mio Signore? gli chiese parlando nel latino del popolo, lidioma che permetteva ai siciliani, qualunque fosse la religione e la razza, di capirsi.
Giordano allora dovette interrompere i suoi pensieri, cosa che l? per l? lo infastid? non poco.
Saresti dovuto scendere insieme agli altri e passare la notte a riva. La vita di mare ? cosa dura per uno come te.
Ho gi? navigato con dei mercanti genovesi fino a Gerba
(#litres_trial_promo).
Di dove sei originario?
Di Gafludi
(#litres_trial_promo)... ovvero di Cefal?. Mio padre soprintende da anni al lavoro degli artigiani di lingua araba nella costruzione della cattedrale. Ho visto i mosaicisti d'oriente all'opera e i pi? grandi ingegneri della nostra razza calcolare proporzioni e geometrie. ? cos? che mi sono appassionato ai numeri.
Devi aver avuto un ottimo maestro!
? cos?...
Poi, dopo averci pensato un po, il giovane Yasir chiese:
Anche voi, mio Signore, avete passato la scienza della spada ai vostri discendenti?
Giordano assent? col capo e spieg?:
Ho un figlio poco pi? grande di te e altri due ancora bambini. Il mio primogenito si ? imbarcato per Corcira lo stesso giorno che io ho rimesso piede in Sicilia.
Non l'avete salutato?
L'ultima volta lo vidi due anni fa. Ma ? bene che cos? si faccia le ossa!
In quel momento la piccola barca a remi utilizzata per la spola con la spiaggia rocciosa venne velocemente verso la galea.
Signore, Signore! chiam? un tale Ali, soldato di vecchia data.
Giordano si sporse a babordo e chiese:
Cos'? successo?
Una piccola imbarcazione degli ziridi... non molto distante da qui!
Giordano perci? allert? una ventina di uomini e si rec? al luogo che gli era stato indicato. In un'insenatura naturale, in attesa che sorgesse il sole, se ne stava attraccata una barca. Chiaramente era stata mandata da Mahdia per spiare le mosse dei siciliani.
Gli abitanti dell'isola se ne stavano gi? appostati dietro le rocce di pietra lavica, incuriositi dalla situazione. Si trattava di pescatori e raccoglitori di cotone, arabi pi? che latini, nella lingua cos? come nella religione.
Per quanto Giordano e i suoi cercassero di avvicinarsi in punta di piedi mentre si inerpicavano a difficolt? tra le asperit? della scogliera, qualcuno dei marinai di Hasan dovette vederli, poich la piccola imbarcazione cominci? ad allontanarsi a forza di remate. Dunque, chi a nuoto e chi calandosi sul ponte dalle rocce, prima che il legno fosse troppo lontano da riva, bloccarono la barca e immobilizzarono l'equipaggio.
Quando Giordano si accorse che sottocoperta gli occupanti principali dellimbarcazione fossero dei piccioni messaggeri, venne colto dalla paura che l'effetto sorpresa su Mahdia fosse stato vanificato dalle notizie portate da quei volatili. Furioso si scagli? contro i marinai nemici.
Cosa avete mandato a dire al vostro signore? domand? in arabo, usando la persuasione della sua spada alla gola per convincerli a parlare.
Nulla... proprio nulla! rispose uno di quei marinai, proprio colui che a prima vista doveva essere l'ufficiale di Hasan.
Giordano, non convinto, stava per sgozzare il primo come monito agli altri quando Yasir fece capolino dal boccaporto.
No, Signore, risparmiatelo... Dice il vero! e porse un pezzetto di pergamena al nobile comandante.
Su di esso cera scritto:
I rum
(#litres_trial_promo) sono a Quawsarah
Non lo hanno ancora mandato. spieg? Yasir.
Giordano sorrise, diede una pacca sulla spalla al suo giovane aiutante e comand? ai suoi:
Conduciamo questa bagnarola dall'Ammiraglio. ? possibile che domani, in luogo del solito tonno salato e delle solite gallette di grano, banchetteremo con carne di piccione!
Come previsto da Giordano, Giorgio dAntiochia, l'Amiratus per chi parlava latino, l'Ammiraglio per chi conosceva solo il volgo del popolo, accolse la notizia con grande entusiasmo e riconoscenza. Concesse il bottino agli uomini di Giordano, ma riserv? una colomba per s. La bestiola sarebbe servita per inviare un falso messaggio all'emiro di Mahdia, rassicurandolo che il naviglio siciliano non era presente in quei mari.
Cos? si accrebbe ancor di pi? la fama di Giordano, e cos?, agli occhi degli uomini in armi, l'inspiegabile favore di Ruggero e del suo ministro nei confronti di quel nobile di modesto rango trov? pi? che una giustificazione nelle gesta di quella sera.
Capitolo 3

22 giugno 1148, Mahdia

Il viso di Kamal recava i segni del sale e del vento. Aveva circa cinquantanni e aveva passato la sua giovinezza sul mare, gettando le reti e tirando le cime, alla caccia dei migliori coralli del Mediterraneo centrale; un duro lavoro che laveva ricompensato con un fisico che perdurava invidiabile nonostante l'et?.
Se la sua giovinezza l'aveva passata in mare, lo stesso non poteva dirsi della sua et? adulta, in quanto aveva lasciato le reti per darsi all'arte raffinata degli intagliatori di corallo. La bottega di Kamal era rinomata non solo alla corte dell'emiro di Mahdia, ma anche a quella del califfo del Cairo. Perfino le principesse di Palermo, figlie e sorelle di Re Ruggero, avevano indossato inconsapevoli i monili che Kamal sistemava, in quanto aveva saputo ben sfruttare le relazioni commerciali che in passato vi erano stati tra i due regni.
Quella mattina Kamal si rec? al molo, proprio come faceva in tutti quei giorni in cui le sue barche prendevano il largo. Intendeva dare indicazione ai suoi uomini circa l'ubicazione di una possibile foresta di corallo nero, volendo appurare se i racconti sulla presenza di tale preziosit? nelle vicinanze fossero veraci. Anticip? l'arrivo dei pescatori e guard? lorizzonte, verso est. Il sole era appena spuntato e rifulgeva sul mare un'intensa luce, accecante se si indugiava con lo sguardo. Quindi not? al largo quelle che sembravano le sagome di grosse imbarcazioni. Pochi giorni prima la citt? si era rallegrata quando era giunta la notizia che la minaccia di Ruggero fosse ancora lontana. Tutti, partendo da Hasan, erano consapevoli che in quel periodo Mahdia non avrebbe mai potuto contrastare un attacco cos? diretto, e dunque non avevano potuto far altro che sperare. Ora tuttavia qualcosa non andava... quelle che vedeva Kamal erano proprio le navi del Regnum! Duecentocinquanta legni che coprivano lorizzonte e si avvicinavano minacciose.
Non potendo appurare la velocit? con la quale avanzavano, Kamal credette che in poco tempo sarebbero piombate sulla citt?. Corse come un pazzo verso il palazzo dell'emiro, gridando nel frattempo per le vie che Quei maledetti... quegli infedeli... quegli apostati fossero alle porte. Dicendo quei maledetti si riferiva agli Altavilla, dicendo quegli infedeli ai siciliani cristiani e dicendo quegli apostati ai saraceni che prestavano servizio nellesercito di Ruggero. Com? facile immaginare si scaten? il panico.
Giorgio dAntiochia contava di sfruttare tale trambusto per stanare gli abitanti fuori dalle mura e cos? prenderli rapidamente sull'istmo che univa Mahdia alla terraferma. Tuttavia, se non era in grado Hasan di contrastare la flotta, lo fu un poderoso vento che, soffiando in opposta direzione a quella delle navi, costrinse le galee ad ammainare le vele e a darsi da fare sui remi. Falliva cos? l'effetto sorpresa e la possibilit? di prendere rapidamente la citt? con tutte le sue ricchezze, e soprattutto di prendere prigioniero Hasan. Temendo quindi che tutti fuggissero, l'Amiratus, mentre annaspava contro la corrente, mand? un'ambasceria su una piccola imbarcazione a rassicurare l'emiro che veniva in pace e che gli accordi vigenti non sarebbero stati cancellati da atti di aggressione. Chiaramente Giorgio dAntiochia voleva tentare l'ultima, poich solo uno stupido non avrebbe capito che duecentocinquanta navi da guerra non erano l? per caso. Quando ad Hasan venne proposta l'alleanza e di marciare insieme verso Gabes, l? dove i ribelli avevano avuto la meglio sul governatore Jusuf e comandavano ora la citt?, rispose con un secco rifiuto. Avrebbe preferito la morte piuttosto che unirsi ad un re cristiano per combattere altri servitori di Allah. Ci? nonostante, alla morte prospettata nelle belle parole, Hasan prefer? la fuga. Si port? dietro la famiglia, i suoi uomini di fiducia e le ricchezze facilmente trasportabili. Lo seguirono in tanti pure tra i cittadini, soprattutto coloro che, essendo pi? abbienti, avevano qualcosa da perdere.
Se i restanti si fossero messi in testa di difendere la citt? in fervor di patria e religione, per certo sarebbero stati sconfitti, e al massimo avrebbero resistito all'assedio un solo mese prima di esaurire le scorte e morire di fame. Chi non fugg?, perci?, si nascose nelle chiese e nelle case dei cristiani, trovando asilo e riparo dalle veniente depredazione dei siciliani.
Nel corso della giornata Giorgio dAntiochia sbarc? senza colpo ferire e subito si preoccup? di raffrenare la foga dei soldati per qualche ora. Fece in tempo a prendere il palazzo dell'emiro, incustodito e pieno di ricchezze... preserv? quindi le donne dell'harem e quei figli di Hasan che erano stati lasciati indietro per la fretta, e fece accampare fuori dalla citt? quanti cristiani abitassero fra le mura. Infine diede il via libera all'esercito affinch ogni uomo in armi trovasse nel bottino una buona ragione del loro essere soldati.
I soldati del Regno erano ben conosciuti in tutta Europa per la violenza che riversavano sulla gente assoggettata. Per via del gran numero di mori che faceva parte dell'esercito, gli uomini di Ruggero erano conosciuti come i saraceni di Sicilia, cosa che, vista la nomea di barbari assassini che avevano gli infedeli, serviva ad aumentare il terrore nelle popolazioni nemiche. Li conoscevano bene quegli abitanti del sud Italia che ne avevano fatto le spese subendo razzie, stragi, stupri e quant'altro quando anni prima il novello Re aveva dovuto affermare con la forza la sua posizione sulle province ribelli.
Adesso toccava alla povera gente di Mahdia conoscere l'infamia della guerra. Quel 22 di giugno sarebbe stato ricordato a lungo dagli abitanti della capitale dell'Ifriqiya...
Kamal e la sua famiglia erano fuggiti via al seguito dellemiro. Avevano perci? passato la notte accovacciati tra gli arbusti dalla sterpaglia, tenendo stretti un paio di sacchi contenenti i gioielli che erano riusciti a raccattare prima di lasciare la citt?.
Tutti disseminati nella zona se ne stavano parecchi concittadini, i quali erano scappati per lo pi? a piedi, essendo che quelli erano giorni duri e le cavalcature scarseggiavano. Di Hasan e del suo seguito invece non se ne seppe pi? nulla; le notizie sulla sua sorte cessarono del tutto con la mezzanotte.
Al mattino gli sguardi dei fuggitivi sembravano voler carpire ognuno nell'altro le prossime intenzioni, cos? da accodarsi in scelte che nessuno era in grado di prendere personalmente. La carovana riprese dunque a camminare seppure nessuno sapesse chi avesse preso l'iniziativa o dove si stesse andando. Era chiaro per? che inoltrandosi verso il deserto, con donne e bambini al seguito, non sarebbero andati lontani. Inoltre, il rischio di essere attaccati dalle bande dei tagliagole, beduini sanguinari e senza scrupoli, aumentava man mano che ci si allontanava dalla civilt?. Comunque sia, verso met? mattinata arrivarono dalla direzione di Mahdia un gruppo di uomini a cavallo. L? per l? i fuggitivi temettero di essere presi dal nemico, ma poi appurarono che i cavalieri erano persone conosciute. Si trattava di alcuni uomini della milizia di Hasan, rimasti in citt? nel momento in cui il naviglio siciliano era sbarcato.
Un certo Abdel si avvicin? a Kamal e, dall'alto del suo destriero, gli disse:
Fratello, il capo degli infedeli ha proclamato l'aman
(#litres_trial_promo) e invita tutti i cittadini di Mahdiyya a rientrare nelle proprie case. Guarda in fondo verso la direzione da cui vengo e noterai un gran polverone... sono le bestie che il cristiano ci ha affidato affinch donne e bambini tornino comodamente oltre le mura.
Da tutto ci? si comprendeva quanto Giorgio dAntiochia conoscesse le usanze di quella gente e sapesse applicare le loro consuetudini in materia di diritto islamico. Ci? che era stato decenni prima per i mori di Sicilia, adesso l'Amiratus lo estendeva anche a quelli d'Africa. Ovviamente per l'antica comunit? cristiana di Mahdia quello era un giorno memorabile, di riscatto e rivalsa sui dominatori di molti secoli. Ci? non significava, tuttavia, che i saraceni avrebbero vissuto da dominati, in quanto se fossero stati disposti a sottomettersi al nuovo ordine di cose avrebbero potuto trarne profitto e arricchirsi in funzione delle proprie capacit?. Inoltre la sharia sarebbe stata ancora vigente sui fedeli del Corano, cos? come avveniva in Sicilia, mentre i cristiani e i giudei
(#litres_trial_promo) avrebbero avuto altre leggi, basate sulla propria tradizione. Giorgio dAntiochia, saggio e capace, estendeva quindi il Regno e la sua tolleranza pure all'altra sponda del Mediterraneo.
Kamal sapeva di aver lasciato a Mahdia molto pi? di quei due sacchi che si era portato dietro, perci? prese la palla al balzo e decise che sarebbe rientrato; forse avrebbe potuto fare affari d'oro con quegli avari cristiani di Sicilia... Guard? la sua famiglia, i suoi figli, e poi assent? col capo facendo capire che cedeva all'invito del nemico. Fu allora che si volt? e vide che migliaia di suoi concittadini marciavano in direzione di Mahdia, convinti a rientrare dalle stesse argomentazioni che avevano fatto presa su di lui.
Non ? facile elencare tutti gli atti che comp? Giorgio dAntiochia nella settimana che era cominciata con lo sbarco. Tra le tante cose, mand? i figli e le donne dell'harem di Hasan in Sicilia, trattandoli con benevolenza... invit? molti dei nomadi dell'Ifriqiya a stanziarsi accanto alla cittadinanza in modo da compensare alla crisi demografica... permise ai parenti di riscattare i prigionieri... elarg? denaro ai poveri... fece arrivare grano siciliano in gran quantit? per supplire alla carestia... e prest? capitale ai commercianti e agli artigiani cosicch riattivassero le loro attivit?. Ne benefici? anche Kamal, il quale, al volgere di tre giorni, credette bene che potesse inviare le sue barche al largo e riprendere a creare monili. In breve tempo i suoi affari triplicarono.
La prosperit? del Regno giungeva dunque sulle coste d'Africa. Se non fosse stato per l'imbarazzo e la proibizione coranica di servire un sovrano infedele, per certo gli abitanti di Mahdia avrebbero giurato al Re di Sicilia fedelt? senza riserve. Ci? nonostante, il mondo non conosce soltanto il colore del denaro, e accanto al tintinnio dell'argento e dell'oro si ode anche la voce della propria coscienza, addestrata secondo i precetti della propria educazione. Per gli abitanti di Mahdia, Ruggero, il suo Emiro degli Emiri, e pure tutta la soldataglia, rimanevano e sarebbero rimasti per sempre dei nemici. Avrebbero perci? goduto della prosperit? derivata dalla conquista pur senza mai ringraziare.
Al contrario, per i succitati motivi che muovono il mondo, i cristiani indigeni vedevano Ruggero come il liberatore della fede. Essi praticavano il rito greco nella messa, ma si esprimevano tra loro in una lingua sorella a quella del volgo di Sicilia, ovvero parlavano lultimo rimasuglio del latino dAfrica. Questi si sentivano i veri vincitori del successo dei siciliani a Mahdia.
Ad ogni modo, bench gli affari sembrassero nuovamente in salute, Kamal sentiva che era venuto meno il prestigio che godeva presso Hasan. L'essere considerato uno degli artigiani di Mahdia, senza essere additato come il migliore nel suo ambito, lo faceva star male. Quando infatti si ? ottenuto qualcosa di mancante, spesso chi ? avido ricerca qualcosaltro, sentendo nell'animo il vuoto dellessenziale. Kamal era gi? ricco, ma poteva esserlo ancora di pi? se fosse entrato nelle grazie dei nuovi conquistatori. Inoltre, grazie alle politiche di Re Ruggero, poteva guadagnare un prestigio maggiore di quello che godeva in precedenza. La corte di Palermo, con i suoi sfarzi e la sua opulenza, divenne da quel momento il suo principale obiettivo.
Capitolo 4

Inizio luglio 1148, Mahdia

Giorgio dAntiochia sapeva che se avesse voluto ottenere una rapida vittoria non avrebbe dovuto permettere che le altre citt? dell'Ifriqiya si organizzassero. Sicuro quindi che la situazione a Mahdia si fosse ormai stabilizzata, spost? il grosso dell'esercito per mandarlo sia a Susa che a Sfax, o altrimenti chiamata Safaqis. Per certo sperava di sbrigare la questione in poco tempo e di ritornare al suo quartier generale in pochi giorni.
Bench Giordano fremesse dentro e volesse partecipare all'azione, venne lasciato a Mahdia. Il nobile siciliano doveva adesso mettere da parte l'affare della spada per mettere mano a quello della penna.
Kamal aveva sentito parlare di Giordano di Rossavilla gi? al suo rientro in citt?. Sapeva che costui era una persona in grazia a Giorgio dAntiochia e che era stato nominato amil di Mahdia. Credette perci? bene che proprio lagente del Re fosse la persona adatta per tentare la sua scalata al prestigio e ai privilegi del Regnum. D'altronde l'occasione per incontrarlo non si sarebbe fatta aspettare a lungo...
Dopo alcuni giorni venne anche per Kamal il turno di presentarsi al cospetto di Giordano per depositare la jizya; trattandosi di un testatico dovette farlo per s e per ciascuno della sua casa. L'obiettivo dell'Amiratus era infatti quello di censire la popolazione, per cui bisognava presentarsi con tutta la famiglia, uomini, donne e bambini. Se si fosse trovato qualcuno dentro le mura non censito o insolvente riguardo alla tassa dei dhimmi
(#litres_trial_promo) avrebbe pagato il suo reato con pene severe.
Quando Kamal si rec? all'ufficio dellamil, un gruppo di cristiani della citt? se ne stava sull'ingresso, insultando e gettando terra sui saraceni in fila. La sorte si era invertita e la jizya, il tributo per la protezione degli infedeli, adesso dovevano pagarla coloro che fino a qualche giorno prima la riscuotevano.
Arriv? poi il momento di Kamal, che dunque si present? al cospetto di Giordano. Quest'ultimo, seduto e chino sui registri, mostrava la lunga chioma castana dai riflessi rame a chi si avvinava, mentre Yasir, accomodato accanto, annotava e conteggiava nomi ed entrate. Era inusuale che un uomo del rango di Giordano dovesse assolvere personalmente la funzione di esattore, ma tutto era stato attentamente organizzato secondo il fine della missione.
Come ti chiami? domand? Yasir, intanto che Giordano, a braccia conserte, guardava il nuovo giunto.
Kamal ibn Umar, e questi sono i miei figli: Salman e Talal. Lei ? Basma, moglie di Salman, e questi sono i loro figli, Musad, Maisa ed il piccolo Samir.
Quindi l'attenzione di Yasir venne rivolta ad una donna, una giovane forse ventenne che se ne stava dietro a tutti gli altri. Yasir era un ragazzo, ma avvertiva pur sempre le pulsioni degli uomini; non seppe staccare gli occhi da quel viso bruno che timidamente osservava oltre le spalle degli altri.
E lei chi ?? chiese il giovane contabile.
Kamal si volt?, vide la ragazza e, stringendola per le guance affettuosamente, la present?:
Lei ? mia figlia Faiza... il fiore di Mahdiyya!
La vide adesso anche Giordano, ma lui, uomo di mondo, non le diede l? per l? tanto peso.
Faiza era davvero un fiore di bellezza: occhi neri e lucenti come l'ossidiana di Cossyra, capelli crespi come le gorgonie dei fondali marini e labbra del colore dei coralli pi? preziosi. Vestiva di nero e si stringeva al capo un velo della stessa tinta... inoltre era scalza.
Non hai moglie? chiese piuttosto Giordano.
Non pi? da molti anni, ma rivivo ogni giorno il ricordo della mia prediletta scrutando il viso somigliante di mia figlia Faiza.
Effettivamente la ragazza doveva somigliare maggiormente alla defunta madre; la tonalit? della pelle e i tratti facciali erano differenti sia dal padre che dai suoi fratelli. Yasir, pur senza mai indagare, giunse alla conclusione che quelluomo avesse avuto tutti gli altri figli da una moglie diversa.
Qual ? il tuo mestiere? domand? ancora Giordano.
Vedilo tu... mio Signore! rispose Kamal, presentandogli una stupenda collana di coralli rossi intagliata a piccoli dadi disposti in sette fili d'oro intessuti in parallelo.
Per certo hai una signora a cui puoi regalarla. cerc? di accattivarselo l'artigiano.
Giordano allung? una mano e afferr? la collana per osservarla meglio da vicino.
Davvero splendida! esclam?.
Le fai tu queste? chiese poi incuriosito.
Ho due barche che i miei figli, Salman e Talal, sanno governare a dovere e condurre fino alle foreste di corallo della zona. Ma io sono anni che non prendo il largo, in quanto preferisco rimanere nella mia bottega a dar vita a questi splendidi monili.
Dunque Kamal cambi? espressione e tono.
Riguardo a questa collana, mio Signore, considerala un dono all'amicizia che lega da qualche giorno le nostre genti. E poi, mio Signore, se non ? troppo, vorrei mostrarti quali altre meraviglie custodisco nella mia bottega.
Non ? stato gi? abbastanza ricco il bottino? rispose con sufficienza Giordano, il quale chiaramente aveva compreso lo scopo delle lusinghe dell'altro.
Guarda nel tuo bottino allora, e vedi se riesci a trovare qualcosa come ci? che tieni in mano. Non credere, mio Signore, che le mani dei soldati siano arrivati dovunque... io ho saputo ben custodire i gioielli della mia bottega.
Il prossimo! url? Yasir, comprendendo che la presenza dell'artigiano stesse diventando molesta.
Kamal sconfortato guard? per l'ultima volta Giordano e gli disse:
La collana che tieni in mano, mio Signore... sappi che era destinata ad una donna che tu conoscevi bene, e che le doveva essere consegnata per mano di un uomo che conoscevi altrettanto bene.
Giordano valut? immediatamente l'ipotesi che quel tizio fosse chi cercavano, quindi chiese:
A cosa ti riferisci?
Non era tuo padre Rabel di Rossavilla?
Giordano si alz? e domand? ancora:
Come fai a sapere il suo nome?
E Kamal, sorridendo e cambiando il tono della voce, rispose:
Te ne parler? se sarai mio ospite.
Giordano non seppe proferire altro, impietrito da quelle parole lo vide andarsene senza poter ricevere spiegazioni.
Credete che sia lui? domand? Yasir, fissando dal basso il volto inquieto dellaltro.
Oppure ? solo uno che sa il fatto suo e che vuole ottenere prestigio per mezzo del regalo e della lusinga.
Conosceva il nome di vostro padre per?...
Quanto ci metteresti tu a conoscere l'ascendenza di uno qualsiasi dei nostri baroni?
Beh... non ? una cosa difficile. A questo punto mi chiedo se non sarebbe meglio bandire il nome di ibn Abbad e promettere lauti compensi ai suoi discendenti.
Se lo facessimo saremmo circondati da gente che si spaccia per chi cerchiamo... e quel tale Kamal sarebbe il primo a ripresentarsi, vantando un sangue che non ? il suo.
Giordano allora riprese a guardare il dono lasciato sul tavolo.
A Corcira ho acquistato una schiava molto bella... una fanciulla che era la figlia di un notaio dell'isola. Una ragazzina talmente intelligente da sapere leggere e scrivere, e che ha imparato il latino di Sicilia in pochissimi mesi. Sono sicuro che questa collana le star? d'incanto!
E di quel Kamal che ne facciamo?
Accettiamo il suo invito. D'altronde per adesso non abbiamo altre strade da percorrere.
Non temete che uno sconosciuto possa rivelarsi un nemico?
Lo temo, Yasir... Mander? perci? questo pomeriggio stesso un manipolo di soldati a perquisire la sua abitazione e a spogliare la sua bottega di questi magnifici gioielli. Vedremo se gli star? ancora a cuore la mia amicizia!
? questo che vogliamo, Signore? chiese il ragazzo, pi? perplesso che mai.
Giovane Yasir, non sempre ci? che ? saggio ? anche la cosa giusta da fare. Lascia la pratica del bene ai religiosi e scegli quello che ? risolutivo per la causa.
Con quella lezione di pragmatico cinismo, Giordano concludeva la questione dellintagliatore di coralli. Lavrebbe rimandata a quando si sarebbe presentato al suo cospetto dicendogli di aver accettato l'invito.
Intanto Kamal aveva lasciato il segno, un tarlo nella mente di Giordano che non l'avrebbe reso sereno. Dal momento che conosceva suo padre, era davvero lui l'uomo che cercavano? Oppure tutto era solo dovuto al fatto che l'artigiano cercasse una comoda via per il successo? La stessa sera il nobile siciliano si convinse che non avrebbe aspettato altro tempo e che l'indomani avrebbe bussato alla porta di Kamal... proprio a quella dimora che tanto si era preoccupato di far devastare dai suoi sottoposti.
Capitolo 5

Inizio luglio 1148, Mahdia

Il due del mese i siciliani entravano a Susa senza colpo ferire. La citt? era stata abbandonata al proprio destino dal suo governatore, uno dei figli di Hasan, e, non avendo pi? n guida n anima, i cittadini avevano aperto le porte ai conquistatori. La fortuna di Giorgio dAntiochia sembrava non conoscere fine!
Chi probabilmente avrebbe faticato ad aprire le sue porte era Kamal. Quando Giordano, la mattina successiva al primo incontro, si present? in casa dell'artigiano vestito alla maniera dei funzionari reali, trov? la porta spalancata e ogni cosa rivoltata per aria come se l? dentro vi fosse entrata la burrasca. Era comunque lampante, nonostante il disordine e la devastazione, che Kamal fosse un uomo benestante. La casa era ben pavimentata e le mura erano intonacate e perfino affrescate con motivi floreali l? dov'erano pi? in vista. Il palazzo, tutto imbiancato a calce, era strutturato su due livelli e insieme alla bottega occupava un intero isolato. Le ante delle finestre erano di un azzurro intenso e la porta, avente la forma di un arco a ferro di cavallo, era proprio del colore dei coralli. Dal momento che l? attorno le altre abitazioni avevano simili caratteristiche, si evinceva che la dimora di Kamal fosse ubicata nella parte di citt? abitata dalla gente pi? ricca. Una splendida terrazza, per met? coperta, rendeva pi? attraente ci? che gi? era piacevole alla vista; da l? si potevano osservare le fronde delle palme e il vicino mare.
La bottega accanto era divisa in due ambienti, uno sul retro funzionale al tipo di mestiere e allingresso il negozio in cui esporre la merce. Anche qui i soldati inviati da Giordano non avevano avuto rispetto per niente e nessuno.
Lamil, com? facile immaginare, si present? scortato da un manipolo di soldati; una decina per l'esattezza. Quando giunse sull'uscio della bottega pot osservare che dentro si affaticavano Kamal e la sua famiglia nel tentativo di recuperare quello che non era andato completamente distrutto.
Salman, il figlio maggiore, non appena vide Giordano, incurante degli uomini armati al suo fianco, gli si scagli? contro, gridando mentre si avvicinava minaccioso:
Vile maledetto... vile maledetto!
Ma prontamente Kamal lo placc? con un braccio attorno al collo quando gli pass? a lato.
Sta calmo! lo invit?, e dunque fece cenno a Basma e Talal di portarlo sul retro.
Salman sbuff?, fulmin? per l'ultima volta lo straniero e si fece accompagnare dall'altra parte.
Kamal invece, attore capace com'era, fece un grosso sorriso e apr? le braccia in segno di accoglienza.
Benvenuto nella mia povera dimora, mio Signore!
Dove sono finiti i tanto decantati monili di cui mi parlavi ieri? lo provoc? Giordano.
Spero nelle mani di gente pi? degna di me...
Al che l'altro, comprendendo che non sarebbe riuscito a smuovere i sensi dellartigiano, and? al dunque:
Quella cosa che dicevi su mio padre... convincimi che in virt? del passato non avrei dovuto far saccheggiare casa tua e io far? in modo di risarcirti il doppio di quanto ti ? stato sottratto.
Yasir, finora nascosto dietro le guardie, sorrise capendo la scaltrezza del suo signore.
In tre mesi riotterr? con le mie sole forze quello che i tuoi uomini mi hanno preso! rispose quasi spavaldo Kamal, intendendo chiaramente far cuocere il suo interlocutore nel desiderio di sapere la verit? riguardo a quella menzione su suo padre.
Di fronte alle angherie di Giordano unaltra persona avrebbe reagito come aveva fatto Salman, tuttavia Kamal non era un uomo convenzionale; egli intendeva far alzare la posta al nemico che aveva osato fargli cos? tanto male.
I miei uomini hanno trovato delle armi nella vostra abitazione. Sai a cosa va incontro un maomettano che in questi giorni viene trovato in possesso di armi?
Cinque scimitarre, due spade lunghe e dodici pugnali di varia grandezza e foggia... elenc? uno dei soldati.
Ma Kamal, sorridendo pi? di quanto non stesse gi? facendo, contest?:
La proibizione concerne il portare armi addosso... e non il custodirle in casa. Sono cimeli di famiglia, riguardo ai quali sarebbe un disonore privarmene.
Ti ripeto... convincimi che in virt? del passato non avrei dovuto mandare i miei uomini in casa tua e far? in modo di farti riavere anche i tuoi cimeli di famiglia.
Kamal si lisci? la barba pensieroso e propose:
Domani mattina all'alba ti aspetto alle porte di Mahdiyya. Quello che devo raccontarti necessita che tu veda un luogo in particolare.
Se me ne parli subito, entro stasera sarai risarcito di ogni cosa.
Mio Signore, non mi si guaster? la vita per un giorno in pi?!
Giordano se ne and? con la stessa disinvoltura con cui era arrivato; col suo silenzio accettava l'invito di Kamal.
Contravvenendo alle sue stesse parole, lo stesso pomeriggio invi? Yasir e un gruppo di uomini per restituire all'artigiano tutto ci? che gli era stato sottratto e per quantificare i danni da risarcire. Kamal dichiarava e Yasir annotava, e non poche volte al giovane contabile venne il dubbio che l'altro ingigantisse il maltolto per guadagnarci.
Seduto in casa dell'intagliatore, ad uno sgabello, Yasir appuntava su un foglio di carta per mezzo di un carboncino. Essendo molto scrupoloso, ripeteva ad alta voce quello che diceva Kamal, aspettando la conferma prima di annotare la cosa successiva. Poi, verso met? lavoro, mentre scriveva di una lampada ad olio resa inutilizzabile dal saccheggio dei soldati, la punta del carboncino si ruppe.
Hajji
(#litres_trial_promo) Kamal, ti prego... ho bisogno di un coltello per affilare la punta. chiese Yasir.
Il pi? anziano quindi si rec? nell'altra stanza e riport? la cosa a qualcuno.
Faiza ti dar? quanto richiedi. spieg? il padrone di casa, ritornato alla presenza del giovane forestiero.
All'udire il nome di Faiza, Yasir avvert? uno strano peso allo stomaco. L'aveva vista gi? in mattinata mentre si affaccendava per ripulire la bottega, ma ora avrebbe dovuto interagire con lei. Yasir prov? imbarazzo, dal momento che quel giorno pi? e pi? volte l'aveva fissata con lo sguardo e lei se n'era pure accorta in un paio di occasioni. Adesso quella stessa donna consapevole di aver attirato il suo interesse avrebbe dovuto avvicinarlo.
Quando Faiza entr? nella stanza non sembr? avere minimamente lo stesso disagio di Yasir; con fare sicuro avanz? fino allo sgabello sul quale lui se ne stava. Tuttavia, invece di vigilare sulle sue azioni, guard? Kamal, come se nel suo sguardo cercasse un suggerimento a qualcosa. Porse perci? il coltello dalla parte della lama e Yasir, perso nellodore di petali di rosa che le vesti di Faiza emanavano, l'afferr? senza rifletterci.
Guarda cosa fai, stupida! la rimprover? Kamal, mentre Yasir premeva sul taglio con l'altra mano.
Perdonami, Signore... non avrei dovuto distrarmi!
E Yasir, al settimo cielo per quella ferita inferta dalla ragazza che lo mandava in visibilio, la rassicur?:
No, non ? niente...
E rivolgendosi a Kamal:
Non ? niente!
Faiza allora si tolse l'hijab
(#litres_trial_promo) scuro e lo arrotol? sulla mano di Yasir. Una montagna di capelli neri e ricci esplose riempiendo lo spazio che la separava dal timido contabile. Yasir si volt? vergognato, trovandosi a tu per tu con quel dettaglio proibito, e rimase per tutto il tempo a guardare la parete. Solo quando Faiza ebbe finito di annodare il suo velo alla mano del giovane, quest'ultimo ebbe il coraggio di tornarsi a girare, certo che lei se ne fosse andata.
? chiaro che dobbiamo rimandare. Quantificami il danno e ti risarcir?, poich ? evidente che cos? non potrai lavorare. comment? Kamal, fissando la mano malconcia dell'altro.
Hajji Kamal, ti prego di non punire tua figlia. Lei ha fatto pi? di quanto mi aspettassi. spieg? il giovane straniero, riferendosi alla medicazione.
La sera Yasir si ritrov? ad annusare il velo che fasciava la sua mano, certo che quello fosse il profumo pi? gradevole che avesse mai sentito. Inoltre, per la prima volta in vita sua, sent? di dover agire con furbizia e per il proprio tornaconto. Avrebbe utilizzato quella banale stoffa come garanzia per rivederla ancora.
Capitolo 6

Inizio luglio 1148, dintorni di Mahdia

Giordano era sempre pi? convinto che Kamal fosse il discendente di Benavert ed era certo che quel giorno avrebbe scoperto ogni cosa. Se quel tale non aveva ancora rivendicato lamicizia delle loro famiglie era forse da attribuirsi ad un'eccessiva prudenza, o al fatto che volesse guadagnarci il pi? possibile rivelando i particolari un po alla volta.
Gi? un'ora prima dell'alba l'amil di Mahdia se ne stava alle porte della citt?, il groppa al suo cavallo e scortato da un considerevole numero di soldati.
Quando giunsero Kamal e i suoi due figli maschi, il sole si era gi? staccato dall'orizzonte.
Avevi detto all'alba! rimprover? Giordano.
Non hai sentito ladhan
(#litres_trial_promo) del muezzin
(#litres_trial_promo)? Facevamo la prima ?alat
(#litres_trial_promo).
Dunque il nobile di Sicilia, infastidito ma consapevole di dover cedere, lasci? perdere e invit? i tre a montare a cavallo.
Presero la strada per Susa, quella percorsa qualche giorno prima dall'esercito, ma dopo una decina di miglia, l? dove la costa si protende verso il mare, si fermarono. Una spiaggia sabbiosa separava la strada dalla linea di costa e un isolotto dalla forma allungata si univa alla suddetta spiaggia per mezzo di un guado percorribile a cavallo e, facendo attenzione, pure a piedi. Giordano aveva gi? capito dove Kamal l'avesse portato, aveva sentito parlare di quel posto centinaia di volte. Non poteva sbagliarsi... il capo sabbioso, l'isolotto, il guado... erano tutte cose che ritornavano familiari nella sua testa.
Ras Dimas! esclam? Kamal, presentando il panorama con un movimento della mano.
Giordano, rapito da un luogo per lui cos? importante, si avvicin? all'acqua in prossimit? del guado. Il forte vento che costante perdurava da giorni tirando da mezzogiorno, chiamato chili
(#litres_trial_promo) dalla popolazione locale, quel giorno soffiava con particolare intensit?. Anche la corrente marina era molto forte.
Mio Signore, oggi quel passaggio ? impraticabile. Ascoltate chi ha maturato abbastanza esperienza da conoscere tutti i segreti del mare.
A Giordano in quell'istante venne un lampo di genio, per cui rispose:
Non porto n armatura n cotta di maglia, ma solo gli abiti d'ordinanza dei funzionari del Regno. Dalle mie parti si narra di un uomo, un qa'id che fin? in mare durante l'assedio dei cristiani e mor? affogato a causa del peso della sua armatura.
Un uomo sfortunato! esclam? Kamal.
Costui era amico di mio nonno. Si erano perfino tirati le orecchie in segno di amicizia indissolubile.
Perch, da che parte stava tuo nonno?
Lui sperava in un mondo giusto in cui ognuno avrebbe potuto ottenere la sua fortuna sulla base delle opere e non su quella del Dio predicato.
Una societ? aperta ad ogni tipo di gente quindi...
Proprio quello che ? il Regno di Ruggero! esclam? Giordano con orgoglio.
Kamal sorrise e rispose:
Vuoi farmi credere che perfino uno come me, un artigiano straniero, potrebbe fare fortuna?
Giorgio dAntiochia proviene dal Levante, eppure la sua parola ? seconda solo a quella del Re.
Ho sentito dire per? che a Qus?an?inia
(#litres_trial_promo) lo giudichino un traditore, per via delle sue origini greche.
Temeresti lo stesso giudizio a Mahdiyya?
I saraceni di Sicilia non sono visti con occhio pi? benevolo... ma poco mi importerebbe di essere giudicato negativamente a causa del mio servizio ad un sovrano cristiano.
Padre, dimentichi quanta gente ha dovuto patire sofferenze a causa di quel monarca e del suo predecessore. Quanti fratelli migrarono in queste terre a causa di quellinfame guerra dei cristiani... intervenne Salman, chiaramente pi? sanguigno di carattere.
Non hanno fatto meno strage gli emiri ziridi... con la gravit? di aver schiacciato i loro stessi fratelli. rispose Kamal.
Tuo figlio ha ragione... dovresti odiarci! Per quale motivo ti mostri invece amichevole?
Perch tu, mio Signore, sai riconoscere un affare... cos? come so farlo io.
Di quale affare stai parlando?
Avete fatto scappare Hasan e la sua famiglia, e i nobili pi? in vista hanno preferito seguirlo in esilio... Quando il grosso degli ufficiali e della nobilt? di Sicilia se ne sar? tornato a casa, chi comprer? i miei monili? Stringiamoci la mano e mettiamoci in societ?. Tu, mio Signore, mi farai da intermediario con la corte del Re e con le ricche famiglie del regno vostro.
Non sono le fabbriche di Tar?banis
(#litres_trial_promo), per citarne alcune, pi? floride della tua bottega?
Ti invito a misurare la fattura delle mie opere e di confrontarla con i prodotti di questi luoghi.
Mi hai portato qui per fare affari? chiese spazientito Giordano.
Aveva creduto che il ricordo della morte di Benavert facesse uscire allo scoperto Kamal, ed invece non era successo nulla. Giordano in quel momento immagin? di aver preso solo un abbaglio!
Hai ragione, mio Signore, ? doveroso che ti parli di come conobbi tuo padre.
La battaglia di capo Dimas...
Kamal scese da cavallo e invit? Giordano a fare lo stesso. Dunque gli propose di camminare sulla battigia con lo scopo di allontanarsi dagli uomini della scorta e perfino dai suoi figli. Poi, fissando il mare, prendendo la stessa direzione del chili, cominci? a raccontare:
Era lestate del 517, il 1123 secondo il vostro computo. Allora ero un ragazzo dell'et? di Salman, pieno di forze e ambizione. Prendevo il mare quasi ogni giorno e comandavo gi? una ciurma di esperti cercatori di corallo. A Mahdiyya sapevamo gi? da giorni che Rujar aveva mandato molte navi, e avevamo gioito quando avevamo sentito che la flotta aveva fatto naufragio presso Quawsarah, pur se i cristiani avevano conquistato quellisola e fatto preda dei fratelli che vi abitavano. In risposta al pericolo l'emiro aveva bandito la guerra santa e chiamato molta gente a difendere la citt?; restammo sorpresi vedendo i predoni del deserto unirsi agli uomini in armi per difendere Mahdiyya e la cittadinanza. Io, ad ogni modo, che credevo presuntuosamente che la minaccia non si concretizzasse, approfittai delle tenebre per prendere il largo. Allora, come ho continuato a fare fino ad oggi, ero alla ricerca di una rarissima foresta di corallo nero, la quale, a detta dei pi? anziani del mestiere, dovrebbe trovarsi da qualche parte a poche miglia dalla costa.
Quel giorno non lo dimenticher? mai! Era il 25 di Jumada al-awwal
(#litres_trial_promo), quando mi imbattei, non nella foresta di corallo nero, ma nelle vele latine dei legni della marina siciliana, capitanata, ora come allora, da Jirjis al-An?aki. Credei che le veloci galee ci raggiungessero e ci facessero prigionieri, perci? puntammo la prua verso Mahdiyya e remammo pi? forte che potemmo. Verso sera, al calar del sole, notammo che le galee si erano fermate e avevano gettato l'ancora proprio presso quest'isolotto spoglio e deserto. Tuttavia, a nostro discapito, le staffette di Hasan rientrarono a Mahdiyya prima di noi, cosicch quando con il buio fummo all'imbocco del porto vi trovammo gi? la catena a sbarrare l'ingresso. Proposi allora di sbarcare dove potevamo e di tentare il rientro a piedi, ma vedemmo lungo la costa un gran via vai di fuochi di torce; dalla velocit? con cui si spostavano dovevano essere uomini a cavallo. Come potevamo determinare nella notte il colore delle loro bandiere? Sopraggiunse il panico e tra di noi scoppi? la lite; in cinque mi si scagliarono contro e uno mi colp? alla testa con una delle zavorre che usavamo per mandare le reti a fondo. Persi conoscenza e solo tempo dopo seppi quale pazzia li avesse colti. Erano tutti uomini di mare che nella loro vita avevano passato pi? tempo su una barca che sulla terraferma, eppure quella notte sbagliarono rotta. Essendo la minaccia dei siciliani provenire da nord, credettero bene di allontanarsi quanto pi? possibile e di tentare fortuna a Safaqis. Ma Safaqis era lontana molte ore di navigazione e i venti erano capricciosi. Quando dovettero doppiare il capo pi? proteso verso il mare, rimasero incagliati nei banchi di sabbia. Vedendo quindi la costa vicina fuggirono a nuoto e si dileguarono alla ricerca di un riparo per la notte. Non so dire se lindomani credevano di ritrovarmi dove mi avevano lasciato o se decisero volontariamente di abbandonarmi al mio destino... su questo vi sono sempre stati racconti contrastanti. Io so solo che al mio risveglio la linea di costa era cos? lontana da essere impossibile determinare dove mi trovassi. Durante la notte la marea aveva disincagliato la chiglia e uno strano vento proveniente da sud mi aveva sospinto verso nord e portato alla deriva. Mi sentivo rintronato e provavo una gran voglia di vendetta nei confronti degli ammutinati che mi avevano lasciato in balia delle correnti. All'epoca la mia indole non ero molto diversa da quella di mio figlio Salman e avevo molta forza nel fisico, oltre che una gran caparbiet?. Tentai di dirigere le vele e di governare il timone in modo da riavvicinarmi a riva, ma farlo da solo con una barca cos? grande non era cosa facile. Alla fine, quando vidi venire verso di me una delle galee dei siciliani, capii di dovermi arrendere, pi? alla vita che al nemico.
Sono solo e disarmato! gridai.
Credo che il mio fisico dovette fare gola a quegli uomini, poich mi presero prigioniero senza volermi malmenare. A quel punto sapevo per? che sarei finito nelle mani dei mercanti di schiavi.
Il comandante della galea si chiamava - cos? come suona nella parlata vostra - Rabel di Rossavilla... un uomo anziano, sessantenne, con unesperienza invidiabile, dai capelli grigi e molto alto. Un vecchio lupo di mare che conosceva ogni mistero della navigazione e conservava nella sua mente decine di carte nautiche. Pensai che se avessi conosciuto quel tale in tempi di pace avrei potuto imparare molto.
Di dove sei? mi chiese in perfetto arabo.
Di Mahdiyya. risposi senza alcuna alternativa.
Mahdiyya ? chiusa nelle sue fortificazioni; perch non sei con i tuoi fratelli a difendere la citt??
Ho fatto naufragio sulle secche ed ora la mia barca ? ingovernabile.
Sei un cercatore di coralli... lo vedo dal genere di reti e attrezzi.
Mio Signore... la mia barca e tutto ci? che ? in essa in cambio della mia vita! lo scongiurai.
Qual ? il tuo nome?
Kamal.
Quando avremo preso Mahdiyya qualcuno pagher? un riscatto... Kamal!
Tronc? cos? ogni speranza che io potessi rivedere mia moglie e mio figlio.
Quel giorno io fui l'unico bottino che ottenne Rabel e parte dellesigua preda che raccolse l'intera flotta.
Jirjis al-An?aki aveva montato le tende sull'isolotto e, intenzionato a colpire fulmineo, aveva mandato gi? nelle prime ore del giorno parte dell'esercito e parte del naviglio a circondare Mahdiyya per mare e per terra. Le galee erano tuttavia ritornate senza aver ricevuto segno della presenza dei cavalieri cristiani davanti alle porte della citt?. Sconfortati per le fortificazioni solide e ignorando la sorte dell'esercito, avevano fatto rotta nuovamente verso il Ras Dimas. Era stato proprio durante queste operazioni che Rabel si era imbattuto in me.
Venni condotto sull'isolotto e qui Rabel rivendic? il mio possesso, in quanto era stato lui a farmi prigioniero. Nessuno ebbe qualcosa da dire in contrario; compresi quindi che tuo padre godeva di grande stima.
Nel campo regnava lo sconforto e solo i capi della spedizione sembravano credere ancora nella buona riuscita della campagna. Era successo, infatti, che durante l'assenza della flotta, gli uomini dell'emiro avevano assalito il campo e fatto morti e prigioni.

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