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Cercami, Amore
Dawn Brower
Dopo un incontro fortuito a una gara di scherma di Diana, Luther decide di afrle la corte. La personalita’ forte di lei e il bisogno che lui sente di proteggerla si scontrano – solo il tempo ci dira’ se saranno capaci di superare le loro differenze e di trovare un amore duraturo. Da ragazzina, Diana decise che le la schemra le piaceva piu’ che essere una vera signora, ma talvolta e’ accettare le regole della societa’ e’ un male necessario. Il salotto di Fortuna le da’ l’opportunita’ di usare il suo amore per la scherma, e i balli sono il posto perfetto per tenere gare clandestine. Comportamento birichino, gioco d’azzardo e brandy costoso sono i vizi preferiti di Luther Wright, Conte di Northesk. Tali vizi lo aiutano a dimenticare i brutti pensieri che lo perseguitano. Una notte tutto cambia, pero’, e Luther e’ costretto a mettere in discussione ogni decisione presa fino a quel momento. Dopo un incontro fortuito a una gara di scherma di Diana, Luther decide di afrle la corte. La personalita’ forte di lei e il bisogno che lui sente di proteggerla si scontrano – solo il tempo ci dira’ se saranno capaci di superare le loro differenze e di trovare un amore duraturo.


CERCAMI, AMORE

Indice
NOTA DELL'AUTORE (#udec208b4-54b9-5499-a378-c6c28ba1e189)
Ringraziamenti (#u80c4e562-57a7-5d91-b20f-a8c8dbb31991)
Prologo (#u0b7d6930-408b-5ce4-af66-260aec110a5b)
Capitolo 1 (#u1fe877cf-85a5-5976-9e21-b8e37394e48e)
Capitolo 2 (#u0c5597a1-c234-51f8-996a-ca497f249832)
Capitolo 3 (#litres_trial_promo)
Capitolo 4 (#litres_trial_promo)
Capitolo 5 (#litres_trial_promo)
Capitolo 6 (#litres_trial_promo)
Capitolo 7 (#litres_trial_promo)
Capitolo 8 (#litres_trial_promo)
Capitolo 9 (#litres_trial_promo)
Capitolo 10 (#litres_trial_promo)
Capitolo 11 (#litres_trial_promo)
RIGUARDO L’AUTRICE (#litres_trial_promo)
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ESTRATTO: SEMPRE IL MIO VISCONTE (#litres_trial_promo)
Prologo (#litres_trial_promo)
ESTRATTO: Scherzi d’amore (#litres_trial_promo)
Prologo (#litres_trial_promo)
Questa è un'opera di finzione. Nomi, personaggi, luoghi e fatti sono prodotti dell'immaginazione dell'autore o sono usati fittiziamente e non devono essere interpretati come reali. Qualsiasi somiglianza con luoghi, organizzazioni o persone reali, vive o morte, è del tutto casuale.
Find Me Love Copyright © 2019 Dawn Brower
Copertina di Victoria Miller
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata o riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, tranne nel caso di brevi citazioni incorporate nelle recensioni.
Published by Tektime


Questo libro è per tutti coloro che credono nell'amore e nella speranza di trovarlo un giorno. A volte devi solo avere fede che lo troverai, e a volte è sempre stato lì. Continua a credere e un giorno l'amore potrebbe trovarti.

NOTA DELL'AUTORE
Questo è il secondo libro di una serie che sto scrivendo con Amanda Mariel. È veramente sorprendente che non abbiamo collaborato prima perché abbiamo già fatto così tanto insieme. Spero che tutti apprezziate ogni libro e continuiate a leggere mentre questa serie si sviluppa.

Ringraziamenti
Come sempre grazie a Victoria Miller, artista creatrice della copertina. Sei stata favolosa come sempre. Grazie anche a Elizabeth Evans, rendi l’amore per la scrittura un gran divertimento. Grazie per avermi aiutato e letto tutte le mie bozze.
Un ringraziamento speciale ad Amanda Mariel per aver collaborato con me. È bello lavorare con qualcuno che farà sempre parte della mia vita. È stato divertente e non vedo l'ora di finire questa nuova serie con te.

Prologo
Norfolk, Inghilterra 1806
Il tiepido sole di inizio estate splendeva nel cielo pomeridiano. Grandi nuvole soffici svolazzavano all’orizzonte. Tutto faceva sperare in una giornata piena di divertimento e gioia e Lady Diana Rhomas sperava che il tempo reggesse per non rovinare le aspettative. Suo padre era il Conte di Bristol che, insieme al Conte di Northesk, organizzava una fiera in città, nello spazio compreso tra le loro grandi tenute. Per un breve periodo ci fu il timore che la fiera non venisse organizzata come previsto. Il Conte di Northesk morì all’improvviso e suo figlio era in lutto; ma, nonostante ciò, volle fortemente che la fiera venisse organizzata ugualmente per non deludere gli abitanti del villaggio. Lord Bristol si prese carico della gran parte dei preparativi in modo da alleviare l’incombenza per il giovane conte. Ciò fece sì che Diana avesse più a che fare con l’organizzazione della fiera e la cosa non le dispiaceva affatto; aveva sempre amato la fiera e l’avrebbe sempre considerate una cosa cara.
Questo evento annuale risaliva a parecchi anni prima e tutti i residenti della zona non vedevano l’ora che arrivasse. Nel corso degli anni la fiera era cambiata coi tempi. Erano state aggiunte nuove cose e erano stati apportati miglioramenti. Quell'anno ci sarebbe stata una diversa interpretazione di una commedia shakespeariana. Diana non vedeva l'ora di vedere come il tutto si sarebbe svolto. Gli zingari assunti per gestire alcuni dei giochi e altre forme di divertimento ritornavano ogni anno. Diana conosceva molti di loro e li considerava amici.
Diana girovagò tra le bancarelle per assicurarsi che tutto fosse pronto. Gli abitanti del villaggio cominciavano ad arrivare e a breve sarebbe arrivata anche la piccola nobiltà. Era uno di quei pochi giorni in cui le classi si mischiano e nessuno ne faceva un problema. Facevano tutti parte della comunità e quello doveva essere un giorno di divertimento e svago.
“Lady Diana”, disse un uomo.
Lei si voltò e si accigliò. Luther Wright, il nuovo Conte di Northesk, era dietro di lei. Che ci faceva alla fiera? Suo padre le aveva detto chiaramente che non credeva che il conte sarebbe stato presente. I conti organizzavano la fiera ma raramente partecipavano attivamente. Facevano la loro comparsa, si fermavano più o meno un’ora, dopodiché tornavano alle loro rispettive tenute. E comunque, nessuno si aspettava di vedere il Conte di Northesk proprio quel giorno.
“Signore”, disse Diana facendo una veloce riverenza. “Come vi posso essere di aiuto?”
Luther si accigliò e indicò la fiera con la mano. “Non ricordavo che fosse così…estesa.”
Avevano aggiunto alcune bancarelle e costruito un palcoscenico temporaneo per alcuni degli spettacoli. Diana non capiva perché il conte apparisse così confuso da tutto ciò. Forse c’era qualche attrattiva in più, ma nulla che lo potesse rendere così perplesso…”La fiera mi sembra la stessa di sempre, quella che ricordo da sempre.” Diana decise di far finta di non capire cosa Luther intendesse con quelle parole. “Non ricordo che voi abbiate partecipato negli ultimi anni. Non eravate in viaggio in giro per l’Italia?”
Le ultime dicevano che aveva lasciato Oxford e era andato in Italia per un anno. Era tornato solo di recente. Diana non se lo ricordava così…di bell’aspetto.
Le sue ciocche scure intorno alle orecchie e al collo brillavano luminose sotto i raggi del sole. I suoi occhi verdi erano del colore della giada e avevano un aspetto duro quasi quanto la pietra preziosa.
Luther sospirò e poi si passò le mani sul viso. "Non vi sbagliate. Ho scelto di viaggiare. Qualcosa di cui adesso mi pento, ho perso del tempo che avrei potuto passare con mio padre, se solo avessi saputo ... "
Perbacco. Così la faceva star male. "Chiedo scusa. È stato scortese da parte mia ricordare la vostra perdita. "
"No", disse Luther, scuotendo la testa. “La colpa è mia. Non sarei dovuto venire qui. "
Lord Northesk si voltò e si cominciò a camminare nella direzione opposta della fiera. Diana sospirò e rifletté su cosa avrebbe dovuto fare dopo. Il nuovo conte era stato suo vicino da che aveva memoria. I suoi genitori non ne avevano fatto un segreto, speravano che prima o poi Diana si sarebbe accorta di Luther. Speravano che lo sposasse e rimanesse lì. Sarebbe stato un bel colpo se le cose fossero andate così. Diana aveva altre idee per il suo futuro però. Non era del tutto sicura di volersi sposare, e non dava neanche l’impressione che sarebbe diventata una grande bellezza. I suoi capelli biondi erano scialbi e i suoi occhi blu erano così pallidi che non avrebbero mai ispirato nessuno a dedicar loro poesie. Era la sua sedicesima estate e presto avrebbe fatto il suo debutto a Londra. Non aveva molte speranze che un signore potesse interessarsi a lei.
Aveva una dote decente e buone conoscenze, ma non di più. Questo signore non avrebbe potuto nemmeno corteggiarla adeguatamente fino alla fine del suo periodo di lutto…non che importasse molto. Lord Northesk non era per lei e non lo sarebbe mai stato. Probabilmente sarebbe diventata una timida asociale e poi una zitella. Un destino che aveva già deciso di accettare senza opporsi. Aveva altre qualità da offrire alla società e si sarebbe creata una vita sua usando quelle qualità. Forse un giorno sarebbe stata dama di compagnia o avrebbe avuto abbastanza soldi per viaggiare per il mondo, proprio come Lord Northesk.
Sospirò e corse per raggiungere il conte. "Non andate", disse.
Il conte si fermò, la guardò e chiese. "Perchè no?"
Aveva davvero bisogno di un motivo? Lei sospirò. Da quando in qua era responsabilità sua rendere tutto perfetto per lui? Probabilmente da quando suo padre le aveva affidato il compito di organizzare la fiera ... "State soffrendo e questo è probabilmente l'ultimo posto in cui volete essere, ma penso che potrebbe essere quello di cui avete bisogno. Questo dovrebbe essere un giorno felice e se vi concedete di godervelo potreste trovare un po’ di gioia, anche se solo per un momento."
"Non mi merito la felicità."
“Tutti dovrebbero avere un po’ di felicità nella vita, mio ​​signore, persino voi. Non andate via.” Gli sorrise. “Vostro padre era una parte importante della fiera. Se non rimanete per voi, fatelo per lui ".
Forse le avrebbe dato ascolto e avrebbe provato a godersi la fiera. Ad ogni modo Diana aveva fatto la sua parte e aveva cercato di convincerlo dei vantaggi del rimanere.
Alla fine stava a lui decidere cosa fare. Non avrebbe osato nenche provare a discernere il meccanismo della mente maschile.
"Magari torno più tardi", rispose. "Per ora, se mi volete scusare, devo andare."
Era così freddo, ma non poteva proprio biasimarlo. Al suo posto probabilmente avrebbe reagito in modo simile. Diana non riusciva a immaginare come sarebbe stato perdere uno dei suoi genitori. Per fortuna, entrambi erano vivi e vegeti. "Spero che voi torniate", disse. “Finché il tempo rimane così piacevole, il resto dei festeggiamenti andrà per il meglio. Buona giornata, mio ​​signore. "
Annuì e poi continuò ad allontanarsi finché non raggiunse un cavallo. Quindi montò e cominciò a galoppare. Presto fu una piccola figura in lontananza e poi scomparve completamente. Diana si allontanò dalla strada che portava al castello di Northesk e tornò alla fiera. Le bancarelle erano circondate dagli abitanti del villaggio e nell'aria c’era tanta allegria. Un bambino stava lanciando una palla verso una serie di secchi e piagnucolò quando non riuscì a farla entrare. Vagò verso l'area in cui era stato costruito il palcoscenico per le rappresentazioni teatrali. Molti abitanti del villaggio si erano radunati attorno al palco in attesa del primo spettacolo. Non dovettero aspettare molto prima che due uomini con indosso una maschera apparissero sulla scena.
Il primo uomo recitò le sue battute ad alta voce. '" Te ne prego, buon Mercuzio. ritiriamoci: la giornata è calda, i Capuleti son fuori di casa, e, se ci incontriamo, non potremo evitare una rissa, poiché in queste giornate di caldo il sangue, inviperito, ribolle... " Stavano recitando in una scena in Romeo e Giulietta.
Diana si emozionò ancora di più. Era una scena di combattimento e le era sempre piaciuta la scherma. Non vedeva l'ora di vedere come era stata messa in scena per il loro intrattenimento. Presto i Capuleti e i Montecchi avrebbero combattuto, con Tebaldo che alla fine muore per mano di Romeo. Almeno così va nella commedia di Shakespeare. Diana non sapeva se avrebbero cambiato qualcosa o no. Questo faceva parte del divertimento delle spettacoli messi in scena.
Altri uomini mascherati salirono sul palco. Dissero le loro battute perfettamente finché non estrassero le loro strisce. Erano spade da scherma di vecchio stile. Diana pensava che avrebbero potuto usare i fioretti, ma le strisce avevano uno stile diverso. Forse avrebbe chiesto agli attori dopo lo spettacolo perché avevano scelto di usare le strisce. Gli attori erano impegnati in un duello molto serrato. Le strisce si scontrarono una contro l'altra, in una danza tanto micidiale quanto bella. Era rimasta inchiodata al suo posto, incapace di distogliere lo sguardo dal palco. Uno degli uomini saltò tra due combattenti nel tentativo di fermare il duello, ma fu inutile. Uno venne colpito e cadde a terra in modo drammatico.
"La nera sorte di questo giorno ne sovrasta molti altri, segna l’inizio d’una sofferenza che altri giorni compiranno." "
L'uomo a terra rimase immobile e l'attore che interpretava Romeo prese una spada e iniziò a combattere con l'uomo che aveva ucciso Mercuzio. Un'altra scena di battaglia feroce iniziò con la morte di Tebaldo al fianco di Mercuzio. Diana applaudì animatamente quando la scena finì. Avrebbe voluto imparare la scherma… se solo suo padre le avesse trovato un istruttore disposto a insegnarle. Tutti gli attori si tolsero le maschere e si inchinarono.
"Ancora!" gridò qualcuno.
Diana fissava gli attori. Pensava che fossero tutti uomini, ma non era così. Tra loro c'era una donna. L’aggettivo bellissima non era abbastanza per descrivere la bellezza dell’attrice. Il suo corpo era magro, agile e si muoveva con una grazia fluida che Diana non avrebbe mai potuto raggiungere. Aveva i capelli neri come la notte, lunghi fino alla vita e raccolti in una grossa treccia. Come aveva potuto non accorgersene? Erano tenuti ben nascosti durante il combattimento? Doveva incontrarla...
Si inchinarono ancora una volta e poi andarono dietro le quinte. Sarebbero tornati più tardi per un'altra scena e probabilmente un pubblico diverso. Ad ogni modo Diana sarebbe tornata a guardare lo spettacolo, ma prima aveva un altro obiettivo. Si fece strada attraverso la folla fino a raggiungere la tenda dove gli attori si rifugiavano tra una performance e l'altra.
La donna stava per entrare quando Diana raggiunse la tenda. "Scusatemi," la chiamò. "Avete un momento?"
Da vicino non sembrava essere molto più grande di Diana. Forse tre o quattro anni, ma non di più. I suoi capelli sembravano più scuri da vicino e i suoi occhi erano di una tonalità viola simile al cielo prima di una tempesta. "Sono occupata", disse la ragazza in modo piuttosto scortese.
“E mio padre paga il vostro stipendio per oggi. Potete dedicarmi un minuto del vostro tempo. "Avrebbe sfruttato qualsiasi vantaggio possibile per attirare l'attenzione della zingara.
"Bambina", disse la ragazza con un accento simile a molti degli zingari che aveva incontrato negli anni. Strinse gli occhi fino a farli diventare piccole fessure. Lo sdegno traspariva dalla sua voce mentre parlava. "Dovreste imparare a capire quando insistere e quando invece è meglio girare i tacchi e andarsene."
"Questa non è una di quelle volte in cui rinunciare", insistette Diana. Avrebbe supplicato se fosse servito a qualcosa, ma sperava di non arrivare a quel punto. "Per favore, potrei avere un momento del vostro tempo?"
La ragazza sospirò e poi annuì. "Cosa comanda Vostra Altezza?"
"Non sono ..." Diana scosse la testa. Non contava cosa pensasse di lei, l’importante era che la gitana avesse ceduto. "Come vi chiamate?"
Lei sollevò un sopracciglio. "Questo è tutto ciò che desiderate sapere?"
"No", rispose Diana. Se avesse fatto a modo suo, avrebbero saputo molto di più l'uno dell'altro alla fine della chiacchierata. "Ma è educato sapere con chi si sta parlando. Sono Lady Diana. Mio padre è il conte di Bristol. "
"Ah", disse senza sbilanciarsi. "Lady Di, la principessa della contea. Ho sentito parlare di voi. "
Diana cominciava a non gradirla, ma si scrollò di dosso quella sensazione. La zingara aveva qualcosa che lei bramava e avrebbe seppellito il suo orgoglio per ottenerlo. La fissò senza nascondere il suo disprezzo.
Alla fine, le diede il suo nome. "Sono Lulia Vasile."
"Piacere di conoscervi, signorina Vasile", rispose Diana congeniale. "Ora che le presentazioni sono fuori dai piedi, che ne pensate di insegnarmi la scherma?"
Le risate della ragazza investirono Diana. Continuò a ridere per quello che sembrava un tempo senza fine. Quindi si fermò e si asciugò le lacrime dalla coda dell'occhio. "Dite sul serio, vero. Piccola, la scherma non fa per voi."
Sollevò il mento con fare caparbio. “Con un insegnante, posso imparare. Se volessi, potrei imparare qualsiasi cosa."
Lulia scosse la testa. "Ottimo. Dopo che la fiera è finita, venite a trovarmi, così parliamo della possibilità che io vi possa insegnare la scherma. Adesso ho bisogno di riposo."
Con queste parole Lulia entrò nella tenda. Diana era fiduciosa di avere finalmente un insegnante di scherma. La zingara le avrebbe insegnato e poi avrebbe potuto imparare anche altre cose. Diana aveva sete di conoscenza e aveva la sensazione che Lulia sarebbe stata in grado di insegnarle più della scherma. La possibilità del matrimonio era stata dimenticata e una vita completamente diversa si presentava davanti a lei. Era una buona cosa che avesse deciso di rinunciare alla felicità domestica. Non avrebbe pregato per trovare l'amore, e di certo non pensava che l'avrebbe mai trovato. Questo era molto meglio e più tangibile di un sentimento leggendario.


Luther non fece molta strada prima di decidere di tornare alla fiera. Per quanto odiasse ammetterlo, Lady Diana aveva ragione. La fiera gli avrebbe dato un po' di tregua dal dolore che portava con sé e avrebbe onorato i desideri di suo padre.
Lady Diana era cresciuta negli anni in cui era stato via. Ma ai suoi occhi era ancora una bambina, e tale sarebbe rimasta. Aveva cinque anni più di lei e non riusciva a liberarsi della mocciosa che gli si era attaccata dietro nel corso degli anni. Almeno lei era cresciuta abbastanza per rendersi conto che non poteva sempre fare a modo suo. Era stata educatacon lui prima e gli aveva fatto coraggio. Poteva rispettare almeno quello. Ma non voleva sposarla, anche se era stato l'ultimo desiderio di suo padre. Luther non voleva sposarsi per dovere, almeno non ancora. Avrebbe potuto, magari, considerare la possibilità in futuro. Il suo cuore era troppo pieno di dolore per pensare al matrimonio.
Raggiunse il recinto della fiera e trovò un palo a cui legare il cavallo. Lì vicino c'era un ragazzo che teneva d'occhio gli animali. Lo scosse e disse: "Assicuratevi che nessuno gli dia fastidio." Luther indicò il cavallo.
"Sì, Milord."
Con il suo cavallo al sicuro, Luther si addentrò nella fiera. Un gruppo di attori era sul palco impegnato in un duello di scherma. Sembrava essere quasi finito. La folla si era radunata a guardarlo meravigliata mentre gli attori paravano avanti e indietro. Le strisce erano reali e il rumore metallico echeggiava al ritmo costante degli spettatori. Luther era affascinato quanto gli abitanti del villaggio. Gli attori avevano un incredibile abilità con le spade e dovevano avere insegnanti eccellenti. Aveva studiato scherma con alcuni dei migliori istruttori e non era sicuro di poter tenere al passo con loro.
Alla fine del duello la folla esplose in un applauso scrosciante. Luther spalancò la bocca quando gli attori si tolsero le maschere e si inchinarono. Come poteva una donna essere un spadaccina così abile? Non lo credeva possibile, eppure era vero. Voleva conoscerla, ma non era sicuro che sarebbe stata una mossa saggia. Avrebbe potuto provare a convincere la zingara ad avere una relazione più informale. Suo padre non voleva che si mischiasse socialmente con gli aiutanti…neanche alla fiera.
Luther si diresse verso una tenda che era stata allestita per gli attori vicino al palco. Intravide i capelli biondi e si accigliò. Perché Lady Diana stava andando nella tenda? Non avrebbe dovuto avvicinarsi agli zingari. Se aveva bisogno di un motivo per cercare la zingara, Diana gliene aveva appena dato uno. La zingara si fermò fuori dalla tenda e Diana la raggiunse. Stavano parlando di qualcosa, ma non riusciva a sentire. Dopo un attimo la zingara entrò nella tenda e Diana si allontanò con un enorme sorriso sul viso. Luther cambiò la sua traiettoria e si diresse verso Diana.
"Lady Diana", la chiamò per la seconda volta quel giorno, ma lei non lo sentì. Continuò a camminare verso una bancarella che vendeva pasticci di carne. Parlò allegramente con l’uomo che gestiva la bancarella e acquistò un pasticcio. "Maledizione," imprecò e superò alcuni abitanti del villaggio che cercavano di raggiungerla. C'erano troppe persone in fiera per muoversi ad un ritmo più veloce.
Diana si allontanò parlando con molti abitanti del villaggio mentre passava. Dov'era la sua scorta? Come poteva suo padre lasciarla correre selvaggiamente alla fiera senza problemi? Non gli importava della sua sicurezza? Si fermò a guardare un ragazzo che giocava a lanciare palline in un cestino. Se il ragazzo avesse vinto, il premio sarebbe stato una dolce sorpresa per ogni cestino centrato: il primo premio consisteva in quattro crostate.
Era a pochi passi da lei quando decise di spostarsi di nuovo. La sua frustrazione cresceva ogni secondo che passava. Allungò la mano e riuscì a stringere il suo braccio. Lei scattò all'indietro e quasi cadde a terra. "Le mie scuse", disse un po 'senza fiato. "Cercavo di attirare la vostra attenzione. Non intendevo farvi del male. "
Diana alzò gli occhi e si accigliò. La sua torta salata era finita a terra e ora era ricoperta di fango. "Che cosa c’era di tanto urgente da farvi essere così brusco?"
Era uno stupido ... "Vi volevo parlare della zingara." La frase non gli era uscita proprio come voleva.. Era stato burbero e scortese. "E perché andate in giro da sola. Non vi interessa la tua reputazione?"
Chiuse gli occhi, strinse le mani a pugno e le mise sui fianchi. Dopo diversi forti battiti del cuore aprì gli occhi e lo guardò. Prima era stata gentile e comprensiva, ora mostrava tanta rabbia. "Fatemi capire bene." Allungò un dito. "Mi avete messo la mano sul braccio e mi avete fatto perdere il mio spuntino pomeridiano per rimproverarmi del fatto che non mi prendo cura della mia reputazione?" "Questo vi dovrebbe far vedere il motivo per cui non dovreste essere sola. Tutto può succedere a una ragazza che non si preoccupa della propria sicurezza. " Gonfiò il petto. Questo avrebbe dovuto insegnarle che non si discute con chi ne sa di più. "Vostro padre non avrebbe dovuto permettervi di lasciare Bristol Manor senza una domestica al vostro fianco, dovreste almeno avere un lacché con voi. La folla è pericolosa."
"Siete l'unica persona pericolosa vicino a me", disse con astio. “Stavo benissimo prima che voi vi avvicinaste a me. Partecipo a questa fiera da quando ero una ragazzina..."
"Siete ancora una ragazzina", la interruppe. "Certi gentiluomi troverebbero la vostra innocenza troppo allettante per non lasciarsi andare."
"Ma voi non siete uno di loro?" Sollevò un sopracciglio. “Non c'è bisogno di spiegare, mio ​​signore. Mi rendo conto di non essere una grande bellezza. Se avete finito di rimproverarmi per il fatto che non sia accompagnata, credo di dover sostituire il mio pasto ".
Si girò come per allontanarsi ma lui non glielo permise. Come poteva non capire che non avrebbe dovuto essere da sola? Perché non l’aveva preso sul serio? "Aspettate", urlò. "Non dovreste ..."
Si girò sui suoi tacchi e lo affrontò. "Non ho bisogno che voi vegliate su di me Lord Northesk. Andate via."
"Sembra che la signora non vi gradisca." L'accento della zingara echeggiò nelle sue orecchie. "Fate quello che vi dice."
Non era la sua giornata. Non sarebbe mai dovuto tornare in fiera. Si guardò alle spalle e incrociò lo sguardo dagli occhi viola della zingara che prima era sul palco. Aveva la sua spada in vita e sicuramente sapeva come usarla.
"Lady Di non ha bisogno di un maschio che le dia ordini." Lo fissò da cima a fondo come se lo avesse preso alla sprovvista. "Soprattutto, uno che preferirebbe darle ordini invece di farne tesoro."
"Chi siete voi per giudicarmi?" "Una zingara che non ha un posto che può chiamare casa".
"Almeno io ho l'onore", disse. "Vi manca qualcosa di più fondamentale di quello che manca a me."
Lady Diana si mise in mezzo. “Per favore andate via, Lord Northesk. Ho questioni con Lulia che non vi riguardano. "
Luther se ne andò, ma non perché entrambe le donne glielo avessero intimato. Lady Diana era al sicuro nelle mani di Lulia. Sarebbe stata in grado di respingere tutti i ruffiani con un colpo della sua spada. Poteva non piacergli la zingara, ma lei aveva talento. Non poteva fare a meno di preoccuparsi per Lady Diana Thomas. Qualcosa in lei gli faceva venire voglia di proteggerla e assicurarsi che nulla le facesse del male in alcun modo.
Non voleva pensare troppo alle sue motivazioni.
Aveva già rimuginato molto nella sua mente sulle responsabilità che aveva ereditato alla morte di suo padre. Trovare l'amore o coltivare relazioni? Sembravano impossibili ... Le donne del calibro di Diana erano fuori dalla sua portata e sarebbero state per un futuro imprevedibile. Sarebbe stato meglio tenere le distanze e darle la possibilità di trovare la sua strada. A parte questo, non aveva nulla da offrirle.

Capitolo 1
Londra, 1812
Il cielo si oscurò quando Diana uscì dalla casa di città della sua famiglia. Avrebbe dovuto affrettarsi per evitare la pioggia che già minacciava di venir giù. Era il giorno del suo compleanno e ora aveva ventidue anni. C'era stato un tempo in cui era entusiasta di celebrare quel particolare giorno, ma la gioia era morta molto tempo fa. Con il passare degli anni aveva dovuto accettare il suo destino prima come una timida asociale e ora come zitella. Tecnicamente, non lo era ancora, ma perché negare la verità? Lei era tutto ciò che le signore dell’alta società temevano: timida e asociale, saputella e zitella. C'era però una marcata differenza. Diana aveva accettato volentieri tutti quei titoli e li aveva usati a suo vantaggio. Amava la persona che era diventata. No, non avrebbe festeggiato il giorno del suo compleanno. C'era qualcosa di molto più importante da commemorare, il giorno in cui si era presa cura del suo futuro. Quel giorno di sei anni prima quando aveva incontrato Lulia.
Guardò di nuovo verso l'alto e imprecò sottovoce. Diana aveva un sacco di cattive abitudini che le donne di un certo livello non avevano. Imprecare era solo una delle cose blasfeme che faceva e per cui non si scusava mai; sebbene sapesse quando resistere all'impulso di mormorare qualche parolaccia ad alta voce. Andare al negozio di sartoria era abbastanza sicuro. In giro non c'era nessuno dell'alta società che la potesse vedesse e quindi giudicare.
In genere faceva quello che voleva…ovviamente entro certi limiti. La società non dimenticava facilmente le trasgressioni scandalose. Le piaceva avvicinarsi al limite tra correttezza e scorrettezza, ma non poteva permettersi di essere tagliata dalle buone grazie dell’alta società. Le sue finanze dipendevano dalla sua capacità di adattarsi perfettamente alle sfere della società.
Diana girò per la strada che conduceva al negozio di sartoria di Madame Debroux. Quando raggiunse il negozio, si guardò intorno prima di andare sul retro ed entrare nel salotto di Fortuna. A quell’ora non voleva usare l'ingresso segreto all'interno del negozio e disturbare i normali clienti della stilista. Non aveva la scusa di aver bisogno di altri abiti e non voleva fingere. Una volta raggiunto il secondo piano, si diresse verso l'ufficio e bussò alla porta prima di entrare. Narissa rimase seduta a fissare i libri del circolo e mordicchiarsi il labbro.
"Siete occupata?"
Alzò gli occhi e fece un sospiro. "Niente affatto." Narissa chiuse il libro. “Basta ricontrollare i numeri. È tutto pronto per la gara di scherma di stasera al ballo di Silverton? ”
"Tra poco incontrerò Lulia nel retro per discutere i dettagli finali. Oggi ha un'ultima sessione di allenamento con Bessie prima della gara di stasera. I libri delle scommesse stanno andando bene con le probabilità a suo favore. Se stanotte perde, sarà sconvolgente ".
Narissa annuì. “Fatemi sapere se avete bisogno di qualcosa. Non parteciperò stasera. Devo soprintendere il circolo. "
Diana fece una piccola smorfia con le labbra e disse "Andrà tutto bene. Lulia sarà lì e lei non ha paura di niente. "
"La vostra gitana è più che impavida…è intrattabile. Quasi mi dispiace per qualsiasi uomo che osi amarla. "
Diana non poté darle torto. Lulia non aveva scrupoli nel dire a qualcuno ciò che pensava di loro e non evitava alcuna sfida. Solo pochi anni di età le separavano, ma Lulia era molto saggia per la sua età. A volte, Diana invidiava alla sua amica la libertà che aveva. Poteva essere qualsiasi cosa volesse essere e andare ovunque volesse. Lulia non doveva render conto a nessuno; mentre Diana aveva troppe persone che si occupavano dei fatti suoi. Un giorno avrebbe avuto tutto ciò che aveva mai desiderato. Doveva solo essere paziente e attenersi al suo piano. Una volta raccolti abbastanza risparmi, avrebbe aperto una scuola per ragazze. Una scuola che avrebbe insegnato più del portamento e del cucito: le donne avevano bisogno di ben altre abilità nella vita.
"Non vi sbagliate" concordò Diana. "Lulia non si accontenterà di un uomo qualsiasi. Dovrà essere forte come lei, se mai si deciderà di sistemarsi. Non credo che abbia fretta di trovare un marito di alcun tipo ".
A volte Diana desiderava trovare qualcuno. Non solo un uomo da amare, ma un uomo che la amasse in cambio. Non voleva sposarsi per il gusto di avere un marito però. Se avesse mai detto “per sempre”, quel “per sempre” avrebbe dovuto significare qualcosa. Trovare qualcosa di così sfuggente sembrava impossibile. Se mai ci fosse riuscita... Scacciò via il pensiero. Desiderarlo non lo avrebbe fatto accadere e aveva smesso di essere una sciocca molto tempo fa.
"Non capita tutti i giorni di incontrare un uomo buono", disse Narissa con voce malinconica. "Potrei aver trovato l'ultimo uomo decente nell’alta società."
"Potreste avere ragione." Narissa aveva sposato il Duca di Blackmore ed erano felici e contenti. "Perdonatemi, adesso devo andare a incontrare Lulia."
"Molto bene," disse Narissa e la mandò via con un gesto della mano. "Sapete dove trovarmi se avete bisogno di me."
Diana uscì dall'ufficio e andò nel retrobottega dove si esercitavano per I duelli di scherma. Lulia e Bessie erano già lì. Lulia aveva le sue nere ciocche di capelli raccolte in una lunga treccia che le ricadeva in mezzo alla schiena. Non indossava indumenti protettivi mentre faceva lezione a Bessie. Bessie non avrebbe indossato indumenti protettivi più tardi durante il duello, ma li indossava adesso che si esercitava. Non voleva infortuni che avrebbero potuto impedire il duello di quella sera. Tutti nel programma di scherma prendevano le lezioni sul serio. Imparare la scherma era un’occasione preziosa che non capitava spesso. Non era facile per una donna trovare un istruttore, ed era una passione che Diana aveva dalla sua sedicesima estate.
Lulia e Bessie cominciarono a parare, le loro lame scivolarono l'una contro l'altra. Il rumore metallico risuonò ed echeggiò in tutta la stanza. Diana sospirò mentre continuavano a fluttuare nella stanza in una danza di braccia, piedi e lame. Forse una volta terminato l’incontro, si sarebbe presa il tempo di duellare con Lulia. Era uno sport che amava moltissimo e ne approfittava per prenderne parte.
Finalmente, dopo diversi lunghi attimi, l’incontro terminò. Bessie e Lulia erano entrambe senza fiato, ma avevano grandi sorrisi e sprizzavano gioia da tutti i pori.
"Non siete così male", disse Lulia a Bessie. "Potreste vincere."
Diana batté le mani. "È molto più di “non così male”. Non c'è dubbio che batterà Lady Mary ".
Lady Mary Addington giocava liberamente d'azzardo nel salotto di Fortuna. Suo padre l'aveva viziata ed era stata addestrata da un maestro di scherma. Si vantava di poter battere chiunque avesse una spada e Bessie aveva accettato la sfida. Questo non era il primo incontro di scherma che Diana organizzava, ma era uno dei più significativi. Bessie era la cameriera di Mary. Se Bessie avesse vinto, Mary le avrebbe dato una piccola fortuna concedendole quindi la possibilità di ritirarsi in campagna. Se avesse perso, sarebbe stata licenziata senza referenze. Era l’incontro più importante da quando Diana aveva cominciato a organizzare gli incontri. Bessie stava correndo un rischio enorme e, se avesse vinto, la ricompensa sarebbe stata monumentale.
"Sono pronta" dichiarò Bessie. "Anche se perdo ne sarà valsa la pena."
Diana avrebbe volute dire a Bessie che si sarebbe assicurata di trovare un'altra posizione se avesse perso, ma si trattenne. Avrebbe combattuto più duramente se avesse pensato di avere tutto da perdere. Se avesse fallito, Diana si sarebbe offerta di assicurarle una nuova posizione. Sarebbe stato molto meglio se avesse tenuto l'offerta per sé per il momento.
"Sono contenta che voi ci crediate", le disse Diana. "Perché potrebbe essere quello a cui dovrete aggrapparvi dopo che questa notte sarà finita." Si rivolse a Lulia. "È tutto pronto per il duello di stasera?"
"Ho una cameriera che si assicura che tutta la nostra attrezzatura sia sistemata nel mezzo del giardino di Silverton." Lei sorrise. "E un servitore che ha accettato di aiutarla se necessario."
Probabilmente Lulia aveva flirtato con lui e lo aveva così convinto ad aiutarla. Era piuttosto bella e la maggior parte degli uomini la trovava irresistibile. “Meraviglioso. Ci vediamo lì. "Si voltò come per andarsene e concedere loro più tempo per esercitarsi. E così fece, e, per la prima volta da quando aveva iniziato, aveva una sensazione di vuoto nello stomaco. Avrebbe dovuto essere eccitata, eppure, non riusciva a liberarsi della sensazione che mancasse qualcosa. Diana non si era pentita delle sue scelte di vita. Come avrebbe potuto quando aveva realizzato così tanto?
"Diana," la chiamò Lulia. "Aspettate. C'è qualcosa che vorrei discutere con voi".
Si fermò e si voltò verso la sua amica. In un certo senso Lulia aveva tutto. Non dovrebbe dovuto provare risentimento nei confronti della sua amica; tuttavia, non poteva farne a meno. A volte non importava se qualcosa avesse un senso o no – era così e basta. "Sì?"
Lulia si avvicinò e la strinse in un abbraccio. “Sembrate triste, piccola. Cosa vi assilla?"
Forse perché oggi era il giorno in cui era nata. Forse era per questo che era così maledettamente malinconica. Nessuno se ne era accorto o le aveva almeno augurato una buona giornata. "Non è niente." Diana non voleva essere un peso per la sua amica. Non c'era motivo di ricordare a nessuno che oggi sarebbe dovuto essere in qualche modo speciale. Era sciocco da parte sua desiderare che qualcuno lo ricordasse.
“In qualche modo ne dubito” sorrise Lulia. “Ma sorvoliamo per ora. Ho qualcosa per voi."
Lulia si avvicinò a una sedia nell’angolo dove giaceva il suo mantello. Allungò una mano ed estrasse una piccola scatola, quindi la portò a Diana. "Non è molto, ma volevo che voi aveste qualcosa per festeggiare la vostra giornata."
"Non pensavo che qualcuno ricordasse ..."
"Non dimentico nulla." Disse Lulia toccandosi la testa. “Nulla sfugge una volta memorizzato qui. Sono i dolci di quel negozio che vi piace così tanto. Non mangiateli tutti in una volta o finirete con un mal di stomaco. "
"Siete una buona amica." Non aveva mai avuto amica migliore. L'unica altra donna con cui aveva una relazione stretta era Lady Katherine Wilson. Si erano conosciute alla fine della scuola ed erano entrambe timide e poco socievoli. L'avevano seguita nel salotto di Fortuna e erano entrate a far parte del gruppo. "Grazie per questo." Sollevò la scatola di dolci. "Non so cos'altro dire."
"Bah." Lulia agitò la mano. "Non ringraziatemi. Non è niente."
"Non è vero." La sua famiglia non si accorgeva più di lei. I suoi genitori non erano nemmeno venuti a Londra. Preferivano il paese e l’avevano mandata lì con solo una domestica come accompagnatrice. Non le dispiaceva davvero. Le dava la libertà di gestire i suoi incontri di scherma, ma a volte si sentiva piuttosto sola.
“Andate a fare ciò che tutte le donne fanno prima di un ballo. Devo fare un po’ di allenamento con Bessie. Ha bisogno di tutto l'aiuto possibile. "
Il sorriso di Diana si allargò. Non aveva bisogno di ringraziarla ancora. Lulia era ben consapevole di quanto Diana la apprezzasse.
"Ottimo. Allora vado via e vi lascio alla vostra esercitazione. Non stancatela troppo. Abbiamo bisogno che dia il suo meglio stasera. ”
Lulia si chinò e sussurrò: "Sarà eccellente, ma non ditele che l'ho detto. Non vorrei che si montasse la testa. Deve rimanere umile ancora per un po’. La renderà una combattente migliore. "
Diana rise. "Non dirò niente". Si portò il dito sulle labbra. "Il vostro segreto sarà al sicuro con me."
Con queste parole Diana lasciò la stanza ed uscì dal circolo. Il salotto di Fortuna era pieno di attività e pieno di donne di tutte le classi. Il covo segreto era il suo paradiso, e non si era mai pentita di essere entrata a farne parte. Ora doveva tornare alla casa di città e prepararsi per la serata. La gara di scherma doveva andare liscia, senza alcun intoppo. Il futuro di Bessie dipendeva da questo.

Capitolo 2
Luther fissò il libro mastro sulla sua scrivania e si accigliò. I numeri traballavano davanti ai suoi occhi e si confondevano in un disordine senza senso. Non aveva il coraggio di esaminare i conti della sua proprietà in quel momento o in qualsiasi momento ad essere sinceri. Sfortunatamente, quel compito arrivò con la responsabilità di diverse proprietà e l'eredità del titolo di Conte di Northesk. Suo padre sarebbe stato disgustato dall'uomo che era diventato. Trascorreva quasi tutti i giorni nel suo circolo a bere brandy e fare un po' di sport. Da quando era venuto a Londra, anni fa, non aveva fatto nulla di produttivo e, il più delle volte, lo si trovava ebbro. Il brandy lo aiutava a calmare il dolore e non vedeva alcun motivo per non berne il più possibile. Forse avrebbe dovuto rivalutare le sue scelte di vita, ma aveva difficoltà a trovare un motivo valido per farlo.
Raccolse un invito e lo fece roteare in mano. Forse sarebbe dovuto andare a una festa invece che al suo circolo. Le parole si offuscarono leggermente sulla carta davanti a lui. Luther socchiuse gli occhi per metterli a fuoco - ah il ballo di Silverton. Non frequentava alcun evento da molto tempo e fu sorpreso che qualcuno si fosse ricordato di invitarlo. Probabilmente speravano che avrebbe scelto di partecipare alla loro festa e dare loro motivo di vanto. Tutti sapevano che, a un certo punto, avrebbe dovuto mettere ordine nella sua vita e cercare una donna da sposare. Il titolo sarebbe morto con lui se non lo avesse fatto e non avrebbe voluto deludere suo padre. Aveva già fatto troppo per farlo rigirare nella tomba.
La caraffa di brandy stave lì di fronte a lui. La sollevò e riempì il suo calice fino all’orlo. Due dita non facevano per lui perché sarebbero sparite troppo in fretta.
A volte si chiedeva perché si preoccupasse di versarlo nel bicchiere. Bere direttamente dalla caraffa avrebbe avuto più senso. Era un uomo che era stato stato cresciuto per essere un signore e i signori non erano così grossolani da bere direttamente da una caraffa. Quelle abitudini venivano lasciate alle classi inferiori. Spesso poteva essere abbastanza ubriaco da non parlare un inglese proprio perfetto, ma non era mai sceso così in basso da unirsi alla gente comune.
Fissò di nuovo l'invito. Un ballo poteva essere proprio ciò di cui aveva bisogno. Luther posò l'invito e si alzò in piedi. Se avesse partecipato a una festa dell’alta società, avrebbe dovuto cambiarsi e pregare di essere abbastanza sobrio prima di arrivare. Altrimenti si sarebbe reso ridicolo. Se fosse andato al suo circolo non avrebbe avuto molta importanza. I clienti si aspettavano un comportamento anomalo. Anzi, non consumare grandi quantità di brandy sarebbe stato considerato strano.
"Dobbs", Luther chiamò ad alta voce il suo servitore mentre si precipitava nella sua camera da letto.
Dobbs si affacciò alla porta della camera di Luther. "Sì, mio signore?" I suoi capelli sulle tempie erano grigi e gli occhi erano pieni di rughe. Dobbs era stato il servitore del padre di Luther prima che diventasse il suo. In un certo senso era strano per lui. L'uomo anziano conosceva suo padre meglio di Luther. Era un po' difficile da digerire quando ci pensava.
"Ho bisogno che tiriate fuori i miei abiti da sera e mi aiutate a prepararmi per una serata fuori."
"Un'altra lunga notte in programma nel vostro circolo?" Dobbs corrucciò la fronte.
Probabilmente lo stava giudicando e Luther non poteva dargli torto. Quasi sempre era un stupido di prim'ordine. Era giunto il momento di affrontare la verità e di iniziare a fare alcuni cambiamenti dovuti da tempo. Non poteva continuare, dopo sei anni, a permettere al suo dolore di dominare la sua vita; non era, quello, un bel modo di vivere. Suo padre avrebbe voluto più da lui di una costante baldoria che stordiva lui e il suo dolore. Luther incrociò lo sguardo di Dobb. “Niente circolo stasera. Parteciperò al ballo di Silverton. "
Dobbs era ben addestrato, ma Luther gli vide spalancare gli occhi prima che tornasse alla sua solita compostezza. "Molto bene, mio signore."
Luther aveva imparato negli anni come apparire sobrio quando era completamente ubriaco- forse, però aveva bevuto troppo per riuscire in quell’impresa al ballo. Aveva bevuto brandy da quando si era svegliato di mattina. Magari non riusciva a pensare chiaramente, ma sperava di aver preso la decisione giusta. Il ballo di Silverton era l'inizio di un nuovo Conte di Northesk. Dopo quella notte voleva raggiungere due obiettivi: la sobrietà e una nuova posizione nella società.
Il suo servitore lo aiutò a vestirsi e avere l'abito formale da sera indosso lo fece sentire come se potesse cambiare la sua vita in meglio. Poteva anche non essere mai perfetto, e di certo non si sforzava di esserlo, ma sarebbe diventato il miglior uomo possibile. Era piuttosto disgustoso che si fosse trasformato in un furfante e uno scellerato.
"C’ è altro, mio signore?" chiese Dobbs mentre spazzolava il cappotto di Luther.
"È tutto", gli rispose Luther. Non c'era molto che il cameriere potesse fare che non avesse già fatto. Il resto sarebbe dipeso da lui. Dobbs non poteva andare al ballo al posto suo. "Non aspettatemi sveglio."
"Va bene." Dobbs si inchinò e lasciò Luther da solo.
Respirò profondamente ed uscì dalla sua camera da letto. Non voleva essere il primo ad arrivare al ballo. Era molto meglio essere in elegante ritardo. Così avrebbe anche avuto più tempo per smaltire tutto il brandy che aveva bevuto. Invece di chiamare la sua carrozza, o il suo cavallo, decise di camminare fino alla casa di Silverton. Più tempo avrebbe impiegato ad arrivare, meglio sarebbe stato per lui.
Luther uscì da casa sua. L'aria fresca della notte lo colpì immediatamente e gli diede il coraggio di seguire il percorso che si era prefissato. Sarebbe andato tutto bene - per forza, perché era stanco dell’uomo che era diventato. Si strofinò le mani per scaldarle un po’ e si avviò verso il ballo. Il suo futuro lo attendeva lì.


Diana scrutò la sala da ballo. La danza era iniziata e quasi tutti coloro che erano stati invitati erano presenti. Il ballo di Silverton era sempre stata un’ attrattiva. Uno dei motivi per cui era un evento interessante erano gli incontri di scherma. Più persone c’erano intorno più era facile per lei sparire, e non essere scoperta. C’era sempre un rischio ma ciò contribuiva a rendere gli incontri emozionanti.
Lulia e Bessie sicuramente erano già nel giardino a prepararsi alla gara di scherma. Era compito di Diana giudicare la gara e proclamare un vincitore in caso di dubbio. Lady Mary era in un angolo con molti dei suoi pretendenti e mostrava un atteggiamento piuttosto allegro.
La debuttante era una delle fanciulle più ammirate dalla società e aveva diversi uomini che la seguivano ad ogni evento. A Diana non dispiaceva più di tanto, ma una piccola parte di lei non poteva fare a meno di odiarla. L'altra signora faceva sembrare tutto così facile. Diana lottava per adattarsi perfettamente alla società e il suo sforzo non aveva mai portato a qualcosa di neanche lontanamente carino. Non era bella e non spiccava come un bel diamante da ammirare. Nella migliore delle ipotesi era nella media con i suoi chiari capelli biondi e gli occhi azzurri: una semplice ragazza di campagna senza niente di speciale.
"Il Conte di Northesk" annunciò uno dei membri del personale dei Silverton.
Diana si voltò per guardarlo mentre entrava. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che l'aveva visto a una festa dell’alta società. Le voci sulle sue attività erano numerose, però. Era diventato il furfante più cattivo dell’alta società. Beveva troppo e, spesso, giocava d'azzardo e stava dietro a qualsiasi prostituta si trovasse nelle sue vicinanze. Che accidenti ci faceva al ballo di Silverton?
Diana si morse il labbro inferiore. Sarebbe dovuta andare a parlargli? Era il suo vicino ... No, lo avrebbe lasciato stare. Se avesse voluto mantenere la loro relazione di vicinato avrebbe potuto chiamarla quando era arrivato in città diversi anni prima. Aveva altre cose di cui occuparsi: una di queste era Lady Mary. Diana la guardò e si accigliò. La debuttante fissava Lord Northesk come se fosse l'unico uomo al mondo e fosse stato invitato al ballo per farle piacere. Dio la salvasse dai giovani debuttanti ... Il conte l'avrebbe masticata e sputata senza alcun problema. Se la ragazza non si fosse mantenuta sotto controllo, lo avrebbe inseguito per la stanza e la gara sarebbe stata molto più difficile da finire. Bessie contava su di lei. Se avesse vinto la gara si sarebbe assicurata la sua indipendenza economica.

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