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La Figlia Dell’Acqua
Aidan Fox
Una avventura a metà tra lo steampunk e il fantasy, dove degli eroir partecipano ad una corsa di veicoli e smascherano un terribile complotto. Naëli e Joan si sono lanciati in una sfida che evidenzia follia per la loro giovane età: partecipare alla Corsa dei Sette Principati, la più lunga e la più pericolosa mai inventata. Durante la loro avventura, devono attraversare ogni isola dell'arcipelago, e conservare una buona posizione per restare in lizza. Sfidando dei concorrenti poco scrupolosi. Ma posseggono dei trucchi nascosti: il dono d'idromagia di Naëli. La sua padronanza dell'antica magia dell'Acqua rappresenta sicuramente un vantaggio strategico. Un vantaggio che non sarà d'aiuto solo nell'ambito della competizione. Un oscuro complotto è tramato nei corridori della Coppa quest'anno. Dei concorrenti scompaiono senza lasciare traccia, altri sono vittime di sinistri incidenti. Man mano che la corsa avanza, il mistero s'infittisce. E la semplice prova sportiva si trasforma in un'investigazione inquietante che cela pesanti segreti.


Indice
LA FIGLIA DELL’ACQUA (#ulink_95fbc03e-bb8d-5125-844a-e3338c6b46ab)
PRIMA PARTE: SARKOTH
1 (#ulink_6b3d4315-3360-53c4-9a03-813036cc7219)
2 (#ulink_25ea48f1-8504-5e8d-a829-db62a3467714)
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SECONDA PARTE: L’ARCIPELAGO DEI PRINCIPATI GEMELLI
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Giornale di Philas Smogg (#litres_trial_promo)
Nomenclatura dei personaggi (#litres_trial_promo)
Copyright (#litres_trial_promo)

LA FIGLIA DELL’ACQUA
LIBRO 1
Aidan Fox
Tradotto dal francese da Rebecca Glarey

PRIMA PARTE: SARKOTH

1
- Sei pronta?
Il ragazzo la guardava con uno sguardo interrogativo in fondo al quale lei poteva leggere una determinazione senza debolezza. Naëli non era sicura di essere pronta, ma la presenza di Joan era tranquillizzante. Con lui al suo fianco, avrebbe superato qualsiasi sfida.
Come quella che preparava da qualche mese: la Coppa dei Sette Principati, la più lunga e la più pericolosa mai esistita.
Aveva sempre avuto ambizione, ma i deliri di Joan erano di tutt’altra misura. Lanciarsi in un simile pericolo, alla loro età! Questa era follia più che ambizione. I corridori più giovani cominciavano la loro carriera dopo i vent’anni, ed entrambi non ne avevano che quindici.
Tuttavia, oggi, la linea di partenza si stendeva a qualche metro da lei, palpitante nella calura del pomeriggio. Gli organizzatori quest’anno avevano scelto Ys come punto di partenza della corsa.
Ys.
La capitale del Principato di Sarkoth, il più ricco e il più prospero dei sette Principati che componevano questo mondo. Una città che occupava tutto lo spazio della piccola isola sulla quale era stata costruita e che godeva di una posizione centrale che le permetteva il controllo assoluto delle rotte commerciali. Da qui derivava la sua ricchezza impressionante.
Il suo dirigente, il Principe commerciante Vesperil, possedeva d’altronde la più grande fortuna del mondo. Possedeva un genio commerciale senza pari e si rivelava essere un negoziatore senza eguali.
L’uomo era rispettato e ammirato da tutti.
Per quel che riguardava la città stessa, splendida sarebbe stato un aggettivo troppo debole per descriverne la bellezza. Aveva un aspetto fatato. Non c’era un viale che non fosse abbellito da uno specchio o una fontana. Le frecce slanciate e le vaste cupole di vetro costeggiavano le grandi avenue e le passerelle sfrontate in un insieme grazioso dal fascino accecante. La chiamavano “lo specchio del mare”, perché quest’ultimo si rifletteva all’infinito negli innumerevoli appartamenti vetrati che si concatenavano sulle facciate degli edifici. Ys era tale che dovunque si fosse si era abbracciati dal rumore pacifico dell’oceano.
Entrando nella città il giorno precedente, Naëli era rimasta stupefatta dalla magia architetturale che ne veniva sprigionata. Di fianco ad essa, la capitale di Sarmajor, la sua isola natale, faceva la figura di una grezza metropoli industriale annerita dal carbone e dalla cenere. E tuttavia, innumerevoli erano i poeti che ne cantavano la grazia. La si soprannominava addirittura la città dell’arte e degli sport!
Ma Ys era inebriante.
Ys era eterna.
Non c’era da stupirsi che i più grandi magnati del mondo avessero deciso di installarci i loro appartamenti!
La città emanava ricchezza. Non la ricchezza travolgente dei magnati dell’industria che si spostavano negli ultimi modelli di automobili, no, qui era la ricchezza propria e netta, quella della gente così potente che le loro vie erano pulite tre volte al giorno e che le loro abitazioni erano fatte su misura.
I pochi abitanti che aveva visto erano vestiti più o meno semplicemente, ma sempre con gusto. Dimostravano una classe fuori dal comune.
La sobrietà dell’élite.
Non c’erano senzatetto o operai. Naëli si chiedeva se la gente avesse dei domestici. Ma può darsi che lei avesse visto solo i bei quartieri.
Da quello che le aveva detto suo padre, che aveva già viaggiato attraverso quella città in passato, gli organizzatori avevano fatto del loro meglio per questa edizione della Coppa. Degli striscioni rossi ricamati con cura si stendevano in ogni angolo di Ys, rappresentando una coppa intagliata con motivi dorati circondata da sette stelle su un fondo rosso sangue. Ogni Principato aveva il suo colore: rosso, verde, giallo, blu, marrone, bianco e viola. Era l’emblema della corsa, quello che ossessionava i pensieri di Joan da diversi anni. E per contagio, anche quelli di Naëli dopo che le aveva proposto di accompagnarlo.
Sul viale di partenza non si trattava più di ornamento, ma di fasto lussuoso. Innumerevoli file di gradinate erano state istallate affinché gli spettatori potessero assistere alla partenza della celebre Coppa dei Sette Principati, ed erano ben diversi dai soliti gradoni di legno montati in fretta. Questi erano ricoperti da uno spesso tessuto porpora e sembravano quasi confortevoli. Anche la strada aveva avuto diritto al suo tappeto rosso, dato che stava per essere scalfita da centinaia di ruote furiose tra qualche istante. Come se i dirigenti avessero voluto che la ricchezza del Principato scoppiasse davanti agli occhi di tutti.
Tutto ciò era di gran gusto e faceva sognare Naëli.
Come prima corsa, era abbastanza lusinghiera.
Bandiere di ogni tipo sventolavano di qua e di là per incoraggiare i concorrenti. Corridori di Kur, Hoz, Sarmajor, Galbi, Nirvûn, Kelebetokey e Sarkoth, ogni Principato forniva la sua squadra di partecipanti entusiasti. Ce n’erano pure che venivano dalle isole più lontane, al di là dei territori conosciuti. Tutti ci tenevano a difendere la loro patria. Ma in ogni paio di occhi si leggeva la stessa eccitazione.
La stessa preoccupazione.
Seduta sul sellino posteriore della moto, le braccia intorno alla vita di Joan, Naëli rispose alla domande di quest’ultimo con un accenno del capo poco sicuro e girò la testa a destra, con la sgradevole sensazione di essere osservata.
Uno strano individuo vestito di nero dalla testa ai piedi aveva gli occhi rivolti su di lei. Era al volante di una macchina profilata e dinamica tenebrosa dai fianchi sottili e la carrozzeria minacciosa, che le fece venire i brividi alla schiena.
Dei teschi inquietanti affioravano dalla scocca della vettura.
“Qualche concorrente dovrebbe essere eliminato per il suo aspetto” pensò lei. Non era per niente rassicurante. Lo sguardo dell’uomo era…malvagio.
Riportò l’attenzione sulla strada, a disagio. Il porta parola degli organizzatori, che rispondeva al nome di Yoklavin Seth, aveva parlato di questa squadra poco prima, quando aveva fatto le presentazioni. Dei nativi di Nirvûn, a quanto pare, che avevano già partecipato numerose volte. Era la squadra del Seghetto da Carne, la squadra numero due. “Diffidiamo di da questi qua, sono degli esperti”, aveva detto Joan.
Considerò per un attimo il loro veicolo, il Lupo di mare. Era una moto valorosa che Joan aveva truccato per renderla più veloce di un lampo. Doveva il suo nome al muso del lupo scolpito nel metallo che sormontava la ruota anteriore, prolungato da delle lastre bianche ondulate che evocavano le onde impetuose. Una serie di reattori più o meno voluminosi uscivano dalla sua parte posteriore e spingevano il veicolo con forza. Sui suoi fianchi era incisa una grande E, come per? Esploratori, il nome della squadra di Naëli.
Era un bel veicolo.
Lo sguardo di Naëli vagò verso gli spalti alla ricerca di suo padre. Le aveva promesso che sarebbe venuto. Sapeva da quando lei frequentava Joan che sarebbe finita sulla pista. E si era preparato a questo. Non dovette scrutare per molto tempo le fila di spettatori. Era là, gesticolante nel vuoto come se non sapesse cosa fare con le sue braccia, i suoi occhiali così vicini all’estremità del naso che minacciavano di cadere da un momento all’altro.
Naëli rise nervosamente.
Suo padre era un grande uomo.
Ma l’angoscia era troppo forte perché lei non si concentrasse. Era semplicemente felice che lui fosse venuto dal lontano Principato di Sarmajor.
Fece un bel respiro, poi riaggiustò con calma i suoi occhiali rotondi sul casco e si preparò alla partenza.
Non c’era più spazio per l’esitazione ormai. Aveva preso la sua decisione da molto tempo.
Era troppo tardi per tornare indietro.
Al disopra di lei, in una cabina rotonda che sorvolava la pista, Yoklavin Seth prese di nuovo la parola:
-Concorrenti, concorrenti! La corsa è sul punto di iniziare. Le presentazioni sono fatte, ma i giochi devono ancora iniziare! Ognuno di voi può guadagnarsi un posto sul podio e scrivere il proprio nome ai fianchi delle leggende della Coppa! Oggi, i nostri generosi sponsor hanno fatto il tragitto dalle loro terre di origine per assistere al lancio della nona edizione. Signori e signore: I Principi commercianti!
Naëli dovette alzare la testa per scorgere le siluette che avanzavano sulla pista davanti ai primi concorrenti. E anche così, non arrivò a distinguere i loro volti. La voce amplificata di uno di essi arrivò alle sue orecchie. Quella di un uomo che aveva l’abitudine di governare.
- Sono il Principe commerciante Vesperil, governatore di Sarkoth. Parlerò a nome di tutti i miei confratelli qui riuniti. Aspetto un grande rispetto da parte di tutti i concorrenti. Un rispetto per gli altri, ma anche per le contee che attraverserete. La Coppa è un evento sacro, non dimenticatelo! E non lasciatevi ingannare, l’aspetto accogliente di Sarkoth nasconde numerosi intrighi…
Fece una pausa mentre la folla lo acclamava ancora più forte di quando le squadre erano state presentate poco prima, prima di concludere:
- Buona fortuna a tutti.
Ci fu un breve momento di silenzio, che Naëli interpretò come la risposta dei Principi commercianti, poi Yoklavin Seth riprese la parola dall’alto della tribuna con un sorriso:
-Pronti alla partenza…
Una piccola creatura avanzò davanti a lui tenendo una bandiera.
Cinque.
Quattro.
Tre.
Due.
Uno.
Il rombo di decine di motori furiosi riempì l’atmosfera mentre il centinaio di concorrenti partì rombando sotto gli urli del pubblico in delirio.
- Che la corsa cominci!

2
La competizione favorisce l’individualismo? Perché se essa riposa su una messa in concorrenza con degli avversari, essa si appoggia anche sul sostegno degli alleati. Chi può vantarsi di avere un giorno vinto da solo? Allenatori, Compagni, quelli che contribuiscono a un successo sono eminentemente più numerosi di quelli che si oppongono. La competizione non favorisce quindi la cooperazione più che l’individualismo?
NejimPalador, La prova

La partenza fu più delicata del previsto. Joan aveva dato un grande colpo di acceleratore alla partenza, ma Naëli aveva paura che non fosse sufficiente per prendere un distacco. Contavano sulla piccola taglia del Lupo di Mare per anticipare i concorrenti più pesanti e più grossi fin dai primi istanti di corsa. Dato che, effettivamente, erano tra i più piccoli. Intorno a loro non c’erano grossi apparecchi e imponenti macchine.
Tuttavia, dato che niente andava come previsto, questi concorrenti potenti mettevano loro i bastoni tra le ruote ed essi faticavano a mettere della distanza tra loro e i più massicci. Si ritrovarono presto intrappolati tra veicoli più grandi e Joan dovette giocare d’astuzia per infilarsi tra le loro ruote. Perlomeno, la moto aveva il vantaggio di poter sgattaiolare dappertutto.
Naëli urlò più volte vedendo dei veicoli avvicinarsi pericolosamente, pronti a schiacciarli senza farsi scrupoli. Erano ad un soffio dal ritrovarsi nel bel mezzo d’ un incidente che sarebbe stato fatale per entrambi.
La polvere sollevata dai concorrenti non le lasciava più scorgere né gli spalti né il resto della città .Non aveva avuto il tempo di salutare suo padre.
Nonostante tutte le sessioni di allenamento che aveva fatto con Joan, Naëli era pietrificata… e non gli apportava alcun aiuto.
-Attenzione! Urlò vedendo all’ultimo momento una lunga macchina sbandare e piombare su di loro, a due dita dalla collisione.
Naëli chiuse gli occhi.
Joan schiacciò potentemente il freno sterzando a sinistra, in una sbandata memorabile. Il Lupo di mare rischiò di scappargli, ma lui ne recuperò il controllo in extremis.
Quando la giovane ragazza aprì gli occhi, il loro veicolo valoroso si allontanava dalla massa di partecipanti, liberato finalmente dalla pressione di quelli che venivano chiamati “mezzi pesanti”.
Sospirò impercettibilmente sotto i rombi del motore, sollevata. L’adrenalina scese, e le folli palpitazioni del suo cuore si calmarono mentre si allontanavano dagli altri.
Gettò un'occhiataindietro. I concorrenti più grossi conducevano una battaglia senza pietà per prendere la testa del plotone.
Selvaggiamente.
E senza pietà.
Poteva scorgere in fondo una nuvola di fumo che saliva in pennacchi verso il cielo chiaro del giorno.
Sicuramente uno scontro tra due concorrenti che era finito male.
La corsa si fermava lì per loro.
Di già!
Provò pietà per gli infortunati. Era triste finire così a qualche metro dalla linea di partenza. Sperava solo che le ferite riportate fossero minime. Se fossero stati perseveranti, avrebbero ancora potuto ricongiungersi al gruppo con un veicolo di ricambio. Ma ne dubitava…
Un brivido la colse immaginando quello che sarebbe potuto succedere se fossero stati schiacciati in quel modo da un mezzo pesante.
Preferì non pensarci. E inoltre, aveva fiducia nelle capacità di Joan.
Riportò il suo sguardo davanti a lei.
Intorno a loro, un certo numero di concorrenti, per la maggior parte più piccoli o più aereodinamici, si disputava la testa della corsa, ma restando ad una distanza ragionevole gli uni dagli altri. Avevano tutti capito che il loro interesse era piuttosto di differenziarsi per la velocità che di dedicarsi a una battaglia per il dominio della corsa. Anche se qualcuno descriveva delle sbandate inquietanti per destabilizzare gli altri concorrenti e spingerli a commettere un errore fatale. Un enorme due ruote con la testa di dinosauro sbarrò loro la strada per qualche secondo, spingendo Joan a sterzare verso il bordo della pista.
Che si avvicinò pericolosamente.
-Euh Joan? Si preoccupò Naëli. Ci schiantiamo contro i gradoni così!
Non rispose. La potente moto davanti a loro accentuò ancora il suo movimento. Il limite della strada era ormai a qualche metro. Se non avessero rallentato subito, si sarebbero schiantati contro i maestosi edifici d’ Ys. Scosse il vestito del suo amico con un gesto di paura.
E di colpo, la pista scomparve da sotto le loro ruote.
Il Lupo di mare scomparve.
Naëli ebbe un conato e si attaccò talmente forte al suo amico che per poco non gli frantumò le ossa. Ma lui non batté ciglio. Invece, si piegò per prendere velocità.
Il bolide si era infilato in una piccola depressione che portava ad un livello inferiore – così piccola che Naëli non l’aveva neanche vista. Ma Joan si. Si buttò a tutta velocità verso un pendio che rimontava sulla strada non troppo lontana da loro. Divorò la salita in pochi secondi, prima di riemergere giusto a fianco della moto che li aveva spinti fuori strada pochi secondi prima.
Le ruote del Lupo di mare si staccarono dal suolo.
Durante pochi istanti, Naëli si sentì volare. Osservò il loro avversario aggressivo passare sotto ai loro piedi lentamente, come se il tempo avesse rallentato l’attimo del loro salto. Uno dei suoi occupanti gettò loro uno sguardo stupefatto.
Poi le leggi della gravità ripresero il sopravvento. Il Lupo di mare si abbatté con rumore sui ciottoli, mettendo a dura prova le sospensioni e togliendo il fiato ai due amici. Delle stelle danzarono davanti agli occhi di Naëli.
Quando riprese i sensi, sentì un urlo soffocato dietro di lei. Era il veicolo-dinosauro che aveva dovuto girare per schivarli e non aveva potuto evitare di scontrarsi contro un grande edificio in vetro. Quest’ultimo si sfracellò al suo passaggio. Naëli osservò poi con stupore un cerchione rimbalzare, una placca della carrozzeria staccarsi prima che il veicolo sfuggisse di mano e andasse a incastrarsi in una torre vacillante.
Alzò le spalle.
Peggio per loro.
Avevano ricevuto quello che meritavano, giocando con il fuoco.
Era stupefatta dal proprio distacco. Normalmente, era una persona molto emotiva. Ma non poteva preoccuparsi per ogni partecipante. Era una competizione dopo tutto.
E ci dovevano per forza essere dei perdenti
. . .
Il grande viale si allargava ancora. Naëli aveva appreso da suo padre che si chiamava Via Reale, perché era percorsa da tutti i dignitari in visita a Ys affinché scoprissero la città. Una facciata per riempirsi gli occhi prima di entrare nel vivo delle negoziazioni. Portava direttamente al porto d’Ys, dall’altra parte dell’isola, decorato con quel tappeto rosso che non finiva più.
Un altro due ruote li seguiva da vicino e prese un po’ di velocità per portarsi alla loro altezza. Assomigliava in tutto e per tutto al Lupo di mare, ma era un po’ più grosso, e con un’effigie di una pantera sul davanti.
Era l’Oncia di Ebano che completava la squadra di Joan e Naëli.
-E’ andato tutto bene, gridò loro Joan cercando di coprire i rumori dei motori.
I due personaggi seduti sul bolide inclinarono la testa. La ragazza seduta davanti sorrise attraverso le sue mèches rosso fuoco e sollevò il pollice.
-Senza problemi!
Poi scoppiò a ridere e spinse sull’acceleratore, evitando per poco di ribaltare il suo povero compagno.
Naëli credette di sentire Joan lamentarsi e si mise a ridere, liberata dalla pressione dell’inizio della prova. Il sole brillava alto nel cielo, tutto andava bene.
Ora la corsa poteva veramente cominciare!

3
Tra le città più belle del mondo, si può citare La Gantja, su Hoz, la celebre Midellan de Sarmajor, città dell’arte e degli sport, Okelekey nel cuore di Kelebetokey, e sicuramente Ys l’eterna, gioiello tra i gioielli, che illumina i Sette Principati con il suo bagliore fantastico. Ricca, ma costruita con gusto, è la gemma dell’architettura moderna che riesce a mettere insieme la modernità dell’industrializzazione e la tradizione della sua estetica.
Antoni Fergus, All’ora dell’industrializzazione

La prima tappa della Coppa era lunga. Si trattava di attraversare prima Ys in lungo e in largo, poi di navigare attraverso il Golfo del crepuscolo verso ovest per raggiungere l’isola di Sarkoth alla sera.
Cosa non facile, perché se il mare del Golfo del crepuscolo fosse stato calmo, la lotta tra i partecipanti sarebbe stata ancora più violenta. Dunque era meglio tenersi lontani dagli altri durante la traversata.
Insomma, questa tappa era metà terrena e metà marittima, cosa che la rendeva straordinaria dato che non ne esistevano altre così miste.
Il Lupo di mare e L’Oncia di Ebano arrivarono in vista delle banchine, tallonando da vicino i primi concorrenti. Il porto d’Ys era il più grande dei Sette Principati e i pontili di legno sembravano accumularsi all’infinito. Joan deviò a sinistra in direzione del bacino da diporto, eccezionalmente lasciato libero dai suoi occupanti per lasciare posto alle imbarcazioni dei partecipanti alla Coppa. Dall’altra parte, il porto commerciale lavorava a pieno ritmo come al solito, vera e propria piattaforma di scambio tra Sarkoth e gli altri arcipelaghi. Immense navi cargo andavano e venivano nervosamente secondo il volere della sirena d’ingresso.
Quest’abbondanza di attività evocava una fabbrica colossale risuonante di un’ attività continua.
Sotto gli occhiali da moto, Naëli sgranò gli occhi. Erano arrivati il giorno prima ed erano sbarcati in fretta in una piccola insenatura a nord dell’isola prima di raggiungere i loro quartieri, senza aver avuto il tempo di vedere altro. Erano comunque troppo concentrati sulla corsa per prendersi il tempo di passeggiare. Scoprire la città sotto questo angolo, e in questo contesto era terribilmente eccitante. Niente a che vedere con Elione, la sua isola natale a Sarmajor, dove non riusciva a immaginare la vita quotidiana di una grande metropoli.
Davanti a lei, gli altri partecipanti raggiungevano uno ad uno le loro navi, sotto lo sguardo corrucciato di Joan che cercava con gli occhi la loro imbarcazione.
-Che la peste colpisca gli organizzatori! Cosa ci hanno ricavato dal metterci così lontano?
Effettivamente, il loro veliero sguazzava tranquillamente in fondo al porto, e il cammino per raggiungerlo era il più lungo. Era ingiusto, i concorrenti piazzati direttamente in fondo alla Via Reale potevano raggiungere le loro navi più velocemente, ma era così. I posti migliori per i concorrenti migliori dell’anno passato.
Poco importava.
Naëli aveva fiducia. Le loro performances avrebbero assicurato loro di prendere rapidamente una posizione vantaggiosa. Anche se sapeva che Joan era costantemente cosciente della situazione, gli ricordò comunque:
-Sai bene che non siamo una squadra conosciuta. Siamo dei novellini, e non danno i posti migliori ai novellini. Dai, ci siamo quasi, aggiunse per distenderlo, piena di entusiasmo.
Il ragazzo borbottò una frase della quale non recepì neanche una parola e rallentò mentre si avvicinavano al loro vascello.
Era una splendida barca di una decina di metri, fatta per la velocità ma che offriva comunque un corretto confort. Modesta, ma efficace. La sua prua si incurvava elegantemente per lasciar apparire la testa di uno storione saggiamente scolpito. Il colore blu notte che ricopriva l’insieme del veliero era punteggiato da una miriade di paillettes argentate, che evocavano con una somiglianza inquietante le centinaia di costellazioni che componevano il cielo durante le notti più chiare. Il corpo dell’imbarcazione si allargava leggermente prima di restringersi di nuovo a poppa, che si elevava fino a una piccola piattaforma dove si trovava il timone.
Da lassù, Molly faceva dei grandi segni incitandoli a sbrigarsi. Era il timoniere, il quinto e ultimo membro della squadra degli Esploratori. Joan sollevò con un balzo il Lupo di mare sul pontile di accesso e fermò i motori una volta sul ponte della nave. L’Oncia di ebano, che li seguiva da vicino, si fermò giusto dietro di loro.
Naëli mise piede a terra e si tolse i suoi occhiali con sollievo.
-Benvenuti a bordo dello Storione! Esclamò Molly. Non è il momento di prendere fiato! Ai vostri posti, ciurma!
Naëli trattenne le risate. La donna anziana si comportava sempre in modo autoritario, come se conducesse la squadra, ma, in realtà, lo faceva per stimolare la loro motivazione. E una figura autoritaria non poteva che rinforzare l’efficacia a bordo.
Così, si affrettò a raggiungerla sul retro della nave.
Naëli si era inserita nel gruppo grazie ai solidi legami di amicizia che aveva con Joan, ma anche perché possedeva un dono prezioso nel contesto della corsa: poteva padroneggiare l’acqua in tutte le sue forme, usando un’antica magia in via di estinzione. Ignorava completamente l’origine di questo potere; sentiva solamente una potente affinità con l’elemento acquoso e aveva sviluppato da sola delle capacità sovrannaturali stupefacenti.
Si rivelava quindi una preziosa risorsa in acqua.
Joan era sempre stato impressionato dai suoi poteri, e quando aveva annunciato la sua intenzione a partecipare alla corsa, le aveva chiesto il suo aiuto. Troppo lusingata per rifiutare, glielo aveva offerto di buon cuore, anche se era lontana dall’ immaginarsi quello che la aspettava. Comunque, amava troppo Joan per lasciargli vivere questa avventura senza di lei.
-Sayan, metti in moto! Gridò Molly alla ragazza dalla pelle di ebano che era saltata velocemente giù dall’ Oncia di ebano. Lei corse immediatamente nella cabina a poppa della nave per raggiungere la caldaia, dove un ingegnoso dispositivo creato dalle sue dita fatate permetteva di accendere i motori dell’imbarcazione.
Qualche secondo dopo, lo Storione stellato si metteva in moto mentre Joan ritirava il ponte di accesso.
-Yadriel, che visibilità? Chiese l’anziana.
Il passeggero dell’Oncia di ebano si piazzò a poppa e le rispose:
-Due grandi navi a tribordo lasciano il porto nel nostro stesso momento, ma nessuno a babordo!
Sarebbe stato stupefacente che altri concorrenti fossero a babordo. Erano piazzati talmente lontano dal porto che non rimanevano che due barche dietro di loro, e i loro occupanti non erano ancora arrivati.
Naëli posò lo sguardo sul ponte dello Storione.
Joan, Sayan, Yadriel e Molly.
Con lei, formavano la squadra degli Esploratori. La squadra numero ventisette. Sentì il suo cuore gonfiarsi con fierezza.
Tutti loro eccellevano nel proprio campo, e lei non si preoccupava del seguito della corsa. Insieme, sarebbero andati lontano.
Una grande barca triangolare simile a una razza di acqua dolce avanzava a tribordo, fianco a fianco con un grande galeone riccamente decorato. Erano così vicini che la collisione era inevitabile. Ma di colpo, la nave-razza sprofondò sotto la superficie dell’acqua e scomparve dal loro campo visivo, completamente immersa.
-Maledetto, disse Molly con un’aria impressionata. La Razza che danza è sempre attenta. Durante le corse precedenti, ha sempre realizzato un buon punteggio. Naëli soffocò un sospiro sollevato.
Un attimo dopo, ricominciò ad angosciarsi.
Una giunca piuttosto imponente a babordo li raggiungeva a grande velocità. Era partita proprio dopo di loro, e contava su una maggiore potenza meccanica.
Molly soffocò un’imprecazione e strizzò gli occhi verso l’ingresso del porto.
-Motori a tutta, Sayan! Urlò a pieni polmoni.
Joan si precipitò sotto la piattaforma di comando e le gridò:
-Sei impazzita? Bisogna rallentare, la pagoda va molto più veloce di noi, saremo schiacciati tra lei e il galeone a tribordo!
Molly sputò da sopra e si piegò sul timone senza degnarsi di rispondergli. La loro nave si trovava tra le due imbarcazioni, in un piccolo spazio che si restringevaa vista d’occhio…
Bisognava assolutamente lasciarli passare, sennò si sarebbero ritrovati schiacciati come delle sardine. E Naëli non avrebbe scommesso molto sulla loro barca, se si fosse trovata tra di loro.
Il panico si impadronì del suo corpo mentre realizzava che era troppo tardi per evitare l’impatto. Sarebbero finiti sconfitti in quel modo?
Che abbandono ridicolo.
-Sei sicura di quello che fai? Chiese con voce ansiosa a Molly, lo sguardo fisso sui flutti.
-Assolutamente no! Le rispose lei scoppiando a ridere.
Naëli scosse la testa.
Questa vecchia somara era folle. Joan aveva appena posato piede sulla piattaforma, dopo aver salito gli scalini che portavano lassù quattro a quattro. Lei gli lanciò uno sguardo disperato.
-Così basta, Molly, Fermati o moriremo tutti!
-E’ troppo tardi comunque! Gridò lei con aria da pazza.
Erano incollati al fianco del galeone, e la giunca non era che a qualche metro. In una manciata di secondi, la loro barca sarebbe stata distrutta brutalmente sotto la pressione congiunta esercitata dai due concorrenti, che non avrebbero esitato ad eliminarli.
Naëli chiuse gli occhi.
-Sayan, a te! Urlò l’anziana vicino a lei.
I motori ruggirono in un vortice di acqua salata, e Naëli fu proiettata al suolo.
Aprì gli occhi per vedere Joan sdraiato a pancia in giù, il viso pallido. Molly era stata spinta sul timone.
Naëli si rialzò prontamente e gettò un colpo d’occhio a tribordo. La giunca era qualche metro dietro, molto vicino al galeone che le aveva fatto così paura.
Fuori portata.
Molly scoppiò a ridere oltrepassando le torri di ingresso del porto sotto gli applausi della folla ammassata in alto negli edifici.
-Questa è quella che chiamo audacia!
Joan si rimise in piedi e le gettò uno sguardo torvo.
-Ci avevi nascosto questo piccolo trucco del passa-passa di Sayan, sbottò, frustrato di essere caduto nel momento fatidico. Cos’è, un rinforzo della nostra potenza motrice?
-Non ne so niente, ma è dannatamente efficace! Si stupì Molly.
-Vuoi dire che non l’avevi mai testato prima? Chiese Naëli, sempre preoccupata.
-Perché avrei dovuto farlo? Rispose lei, divertita. L’importante è che funzioni!
La ragazza scosse la testa con fatalità. Molly era una specialista di quei trucchi. Di certo non sarebbe cambiata oggi. La vecchia donna era completamente matta. Ma dovette riconoscere che aveva fatto risparmiare loro un grave ritardo!
La sua ansia scomparve quando portò lo sguardo sulla distesa di acqua piatta che si stendeva all’infinito davanti ai suoi occhi.
Il mare porgeva loro le braccia.
Ora era il suo turno di giocare.

4
L’acqua mi affascina. È bella, astuta e dolce. Ma furba. Mi incanta, mostrandosi febbrilmente davanti ai miei occhi, dedicandosi ad una danza seducente per cercare di attirarmi nella sua rete. Ogni giorno, i suoi riflessi mi tentano, sornioni. Già molta gente ha ceduto. Traditrice fluida, mi catturerai?
Mallaé Fusillaine, Autoritratto

Naëli si attaccò alla sbarra e si sporse dal parapetto, gli occhi sulle acque turbinanti che si agitavano a poppa della nave. Avevano appena lasciato il porto d’Ys, abbandonando la concorrenza ad una battaglia feroce.
Osservò la schiuma ribollire e le gocce roteare, come milioni di sfere che riflettevano il mondo tingendolo di paillette luminose, cercando di sollevarsi verso il cielo tramite le agitazioni delle onde.
Naëli era di nuovo affascinata. Che fragilità e che forza allo stesso tempo… L’acqua era il suo elemento preferito. Mutava, si scindeva, scivolava nelle asperità prima di riemergere in un rombo di tuono per schiacciare senza pietà tutto quello che ostacolava il suo passaggio.
Le gocce fini che danzavano davanti ai suoi occhi la ipnotizzavano. Si sentì cadere in avanti, la testa nelle onde indiavolate, dove si impregnò dell’elemento acquatico fino a diventare un tutt’uno con lui. Le sue braccia, le sue gambe svanivano, trasportate dall’acqua.
Accolse la sensazione ormai così familiare con diletto. Sapeva che il suo corpo era sempre lassù, piegato nel vuoto sul ponte della nave, con aria assente.
Ma lei non era più sul ponte.
Era nelle acque, sdraiata su centinaia di metri. La sua percezione ed i suoi punti di riferimento erano completamente stravolti.
Era libera!
Libera dai limiti materiali che limitavano i suoi movimenti, libera di solcare l’oceano senza preoccuparsi, libera di trasformarsi in un’onda profonda! Niente aveva più presa su di lei. Non doveva fare altro che lasciarsi trasportare…
No.
La Coppa.
Gli Esploratori.
Concentrazione.
Non doveva lasciare la presa.
La sua euforia aveva rischiato di farle perdere di vista il suo obiettivo. Era il rischio di utilizzare questo potere. Era così inebriata dalla sensazione che ogni tanto se ne dimenticava, e bisognava svegliarla a colpi di schiaffi, sennò rimaneva indefinitamente persa nell’immensità blu…
Era un’abilità pericolosa.
In quel momento, lei doveva creare una corrente potente e rapida che avrebbe portato lo Storione stellato a grande velocità verso la prossima tappa della corsa.
Si, ecco, una corrente.
Naëli si focalizzò sul movimento dell’acqua, raccogliendo ogni molecola per creare una potente turbolenza dietro all’imbarcazione. Spinse lo scafo con dolcezza, ma in modo deciso. Bisognava accompagnare senza mettere fretta, un saggio dosaggio che lei padroneggiava alla perfezione.
L’effetto fu immediato.
Lo Storione fece un balzo in avanti, facendo di nuovo cadere i suoi occupanti.
-Ehi, con calma! Brontolò Molly agitando le braccia per riprendere l’equilibrio. Avrebbero dovuto scriverti “pericolo pubblico” in fronte!
Dietro di lei, gli occhi spalancati, Naëli scoppiò a ridere.
-Ad ognuno il suo turno!
La voce ed il volto dei suoi compagni risuonavano come in un sogno, mescolati al rimbombo dell’acqua e ai sussulti della barca – o a quelli dell’oceano, non avrebbe saputo dire- ma sapeva che erano lì intorno a lei. O meglio, era lei che era là, con loro.
-Prenderemo la testa della corsa! Esclamò Joan, entusiasta. Che velocità! Anche se ti conosco da molto tempo, Naëli, mi impressioni sempre!
Naëli sentì appena il suo complimento. Era perfettamente in armonia con il mare, e si perdeva nella sua onda benevola. Durante dei lunghi minuti, si lasciò cullare, spingendo la nave sempre più pigramente a mano a mano che si perdeva nella contemplazione del fondo marino. Scivolava verso le profondità, i crostacei ed i molluschi. L’acqua diventava sempre più nera, e lei ebbe voglia di avvicinarsi al fondo per continuare la sua esplorazione tranquilla. Il silenzio che regnava sotto la superficie dell’acqua era…rassicurante.
Lei stava bene là.
Non aveva voglia di andarsene.
Andare dove, poi?
Si chiese se le immagini che sfilavano nella sua testa erano dei ricordi reali. Non si ricordava di essere mai stata altrove…

***

-Va tutto bene, figlia mia, ma non esagerare, grugnì una voce nella sua testa.
Dovette fare uno sforzo estremo di concentrazione per riconoscere la voce di Molly.
In un salto, si strappò alla sua contemplazione. Ogni volta sperimentava questa terribile sensazione di strappo, come se una parte del suo essere le fosse stata ingiustamente sottratta. Batté le palpebre una decina di volte prima che l’immagine di Joan chino su di lei si stabilizzasse.
Tremò.
Aveva l’impressione di essere sempre in fondo all’oceano, che le appariva scuro e minaccioso.
-Ehi, bella mia, va tutto bene? Era come se avessi perso conoscenza, anche se eri sveglia!
Naëli lo fissò con aria ebete, e si rese conto di essere seduta per terra contro il parafuoco. Probabilmente aveva perso l’equilibrio. Fortunatamente non era sola.
Tremò, ancora sotto l’influenza del freddo. Poi scosse la testa e offrì al suo amico il suo più bel sorriso.
-Va tutto bene, non preoccuparti!
Prese la mano che lui le tendeva e si rialzò, titubante. Molly, aggrappata fermamente al parapetto, le gettò un colpo d’occhio da sopra la spalla.
-Rimettiti in sesto, abbiamo bisogno di te fino alla fine dell’avventura! Anche se ti ringrazio per questo aiutino! E copriti!
Cosa che ornò con un “questi ragazzi, vi giuro” mormorato a mezza voce.
Naëli gettò un colpo d’occhio all’orizzonte. Effettivamente, avevano messo una buona distanza tra loro ed i concorrenti che li seguivano, che poteva distinguere a qualche centinaia di metri dietro di loro. A tribordo come a babordo, il mare era calmo. Non un vascello che turbasse il suo riposo. Gemette di entusiasmo e scese sul ponte, seguita da vicino da Joan che cercava di coprirle le spalle con un ampio mantello.
-Quanto tempo manca a Nebbia della sera? Chiese a Yadriel, sempre di guardia alla prua della nave.
-Con il nostro ritmo di crociera, direi cinque o sei ore. Ci arriveremo prima del tramonto, e, con un po’ di fortuna, per primi!
L’eccitazione dei giovani era contagiosa, perché anche lui, saggio e posato normalmente, sembrava bruciare di passione.
Naëli inclinò la testa e si sedette di nuovo, improvvisamente stremata. Il vento fresco punteggiato da spruzzi scompigliava i suoi capelli blu e scivolava sul suo volto, dolce ricordo della sua esperienza aquatica che prese il tempo di apprezzare. Assaporando l’aria pura dell’oceano che giocava con lei come fosse una bambina, Naëli si lasciò scivolare in un dolce sonno popolato da sogni incantatori e allegri.

5
La Coppa dei Sette Principati è più un rito che un evento sportivo. E’ per evitare gli incessanti conflitti che i Principi commercianti devono affrontare che questi ultimi hanno inventato questa corsa che unisce al di là delle identità individuali. La prova permette di concentrare l’attenzione delle masse e di dirottarle dalle loro velleità belliche, installando una pace duratura che consolida l’equilibrio economico già assicurato dai dirigenti .Le guerre sono al giorno d’oggi limitate alle alte sfere del potere.
L’Enciclopedia dei Sette Principati

I naga erano creature del tempo antico. Dotati di una longevità senza precedenti che poteva raggiungere diverse centinaia di anni, possedevano un lungo corpo da rettile dotato di due paia di braccia e di un viso triangolare che era la replica esatta di quello di un serpente. Ma la cosa più stravolgente della loro fisionomia erano le loro gambe. O piuttosto la loro assenza, dato che ne erano completamente sprovvisti. Il loro tronco era costituito solamente da una coda immensa che poteva misurare diversi metri e sulla quale si appoggiavano per tenersi dritti. Quest’appendice li rendeva spaventosi nei combattimenti ravvicinati, e li rendeva i maestri assoluti degli oceani talmente erano rapidi ed agili nell’elemento acquatico.
Un tempo, avevano utilizzato le loro capacità per sottomettere il mondo. Oggi, la civiltà naga non era che un’ombra di se stessa. Si era ritirata davanti allo sviluppo degli scambi marittimi, le maestose creature erano scomparse nelle profondità oceaniche per non risalire mai più in superficie. L’avvento del potere dei Principi commercianti aveva conservato solo un vago ricordo di queste.
La partecipazione di una squadra di naga alla Coppa dei Sette Principati era dunque oggetto di profondi interrogativi.
Ciononostante, i Dimenticati, squadra numero settantadue, si erano allineati come gli altri sulla linea di partenza ad Ys, sotto lo sguardo severo del loro leader, Zok’kar. Ufficialmente, avevano deciso di partecipare alla corsa perché amavano gareggiare, ma anche per testimoniare la loro presenza alle altre nazioni. Da qui derivava il nome della squadra.
Ufficiosamente, i Dimenticati svolgevano una missione d’investigazione su ordine del loro Principe Hul’doj, signore degli abissi e padrone della mitica città sommersa Ortanck. Perché quest’ultima stava morendo. La città scomparsa nelle profondità marine attingeva attualmente alle sue ultime riserve di energia, ed era diventato cruciale trovare una nuova sorgente di alimentazione. Senza di questa tutto il popolo naga sarebbe morto.
E non c’era opportunità migliore per questa ricerca che la Coppa dei Sette Principati.
Zok’kar era stato quindi contattato dal suo Principe e aveva equipaggiato il Nautilus, gioiello della flotta sottomarina naga, sotto i suoi ordini, prima di reclutare i migliori quattro specialisti che aiutavano il loro capo in un’infiltrazione in piena regola.
Con lui, erano cinque, il numero richiesto per partecipare alla Coppa.
C’erano due combattenti spaventosi, le guardie personali di Sua Altezza. Quest’ultima aveva acconsentito a separarsi da loro con riluttanza, ma le loro prodezze marziali erano indispensabili a Zok’kar in caso di problemi. C’era anche Olk’vin, il miglior pilota di tutta la nazione, che lui aveva lasciato a bordo del Nautilus quando si era dovuto recare ad Ys per l’inizio della corsa. Il vascello era al momento stazionato nelle profondità del mare Fulvo, ma avrebbe seguito il loro percorso.
E poi, ovviamente, c’era Lil’yan. La sola ed unica maga del popolo naga. Era l’elemento chiave della squadra, perché era lei che le avrebbe permesso di mettere la mano sul suo obiettivo.
Zok’kar non doveva fare altro che operare nella più completa discrezione.
Ora che la Coppa era iniziata, la ricerca poteva cominciare. Il naga aveva le carte in mano. Il suo margine di manovra era ridotto a causa del potente dispositivo di sicurezza costruito intorno alla Corsa e dell’attenzione particolare della quale lui ed i suoi erano oggetto, ma non si preoccupava.
Era maestro nell'arte dello spionaggio.
Era la missione più esaltante della sua lunga carriera.

6
Datemi una sigaretta ed una chiave inglese e vi decapiterò una motocicletta senza sbagliare!
Sayan, Citazioni pittoresche

La ragazza fu svegliata dal suo torpore da un grido.
-Guarda, Naëli, stiamo arrivando!
Era Sayan che era salita sul ponte e indicava un puntino all’orizzonte, tutta eccitata.
Naëli brontolò strappandosi al sonno.
-Ehi, Sayan, spero che non sia un invito a mostrarti le mie mutande, le disse alzando gli occhi verso la sua compagna di squadra.
Quest’ultima arrossì rendendosi conto che era proprio sopra alla giovane ragazza, che aveva una vista diretta sotto la sua gonna.
Saltò di lato farfugliando scuse assurde ed incomprensibili, prima di ripiegare il suo pareo intorno alle sue gambe per tentare di mascherare la sua vergogna con un gesto futile. Sayan era sempre vestita con un’estrema semplicità che rasentava quasi l’indecenza. Si poteva dire che il suo guardaroba fosse composto solo da gonne corte in tessuto, lunghi stivali beige e piccoli gilet di cuoio. Senza dimenticare i suoi perenni occhiali da aviatore che sembravano incollati alla sua fronte, quando non li incollava ai suoi occhi.
Allo stesso tempo, vista l’epopea nella quale si era lanciata, era meglio non essere troppo equipaggiati.
Questione di peso da trasportare.
Tuttavia, la sua tenuta leggera non faceva che mettere in risalto la sua silhouette molto attraente. Un corpo atletico dalla pelle scura e dalle curve ben disegnate, che si indovinava facilmente sotto vestiti aggiustati con cura, accompagnato da una criniera rosso fuoco che non aveva niente di naturale.
Una bella donna, sicuramente. Un pessimo carattere, ma un fisico da sogno.
Da qualche parte, Naëli nutriva un briciolo di gelosia nei suoi confronti. Sayan era più vecchia di lei di soli due anni, ma sembrava molto più matura.
Anche se in questo momento, il disagio della ragazza era più comico che altro. Joan, che passava da quelle parti, non si sbagliò.
-Mi dirai il colore della sua biancheria? Disse discretamente all’orecchio di Naëli. Mi sono sempre posto la domanda, vista la leggerezza di quello che mette sopra!
Entrambi scoppiarono a ridere e Sayan arrossì. Naëli le offrì un’ancora di salvezza:
-Cosa dicevi, prima di svegliarmi così crudelmente dal mio riposo ben meritato?
Gli occhi di Sayan si illuminarono.
-Arriviamo a Nebbia della sera, annunciò semplicemente puntando il dito verso il porto che ingrandiva all’orizzonte.
Una bandiera con i colori della Coppa sventolava davanti all’ingresso del porto, segno che nessun altro concorrente era ancora arrivato. Era tradizione mettere una bandiera alla fine di ogni tappa, affinché i primi concorrenti la strappassero sotto le ovazioni del pubblico.
Naëli gettò un’esclamazione meravigliata e corse a raggiungere Molly sul retro della barca.
-Siamo davanti, quindi?
L’anziana donna inclinò la testa masticando un filo d’erba preso non si sa bene dove.
-Ovviamente. E’ grazie a te. Joan, prendi il timone e conduci quest’entrata nel porto come se stessi facendo una carezza ad un piccolo gattino.
-Vieni, mia bella, andiamo ad ammirare la nostra rumorosa entrata da vincitori dalla prua, proseguì Molly con la sua voce rauca.
Naëli l’accompagnò fino alla prua della piccola nave, dove si appoggiarono al parapetto ammirando il sole che tramontava e che copriva lentamente gli edifici della città costiera. Si era alzato un leggero venticello, che faceva circolare una nebbia fine sull’acqua piatta che svelava ogni tanto il riflesso della città mescolato al cremisi delle nuvole. Un dipinto che si perdeva nelle sfumature di rosso arancio striato di nebbia bianca, come se l’artista avesse cancellato qualche parte del suo dipinto per ricoprirlo di mistero…
Naëli era abitualmente affascinata dal blu del mare, ma, quella sera, era sbalordita dallo charme avvolgente del panorama.
-Sai perché viene chiamata Nebbia della sera? Chiese Molly, raggiante.
La ragazza mantenne il silenzio, lo sguardo perso sulla scena fatata. La ragione era evidente per chi era dotato di occhi.
Entrarono nel porto sotto le acclamazioni degli abitanti della piccola città, strappando il nastro rosso che sbarrava l’entrata. Gli applausi riempivano il cuore di Naëli di gioia. Lei rispose con dei saluti con la mano gioiosi.
Dietro di lei, fieramente ancorato al timone, Joan gonfiava il petto. Gli Esploratori avevano appena fatto un’entrata strabiliante nei palmares della Coppa, cosa non facile per dei novellini. Molte squadre di veterani non erano ancora mai arrivati primi in una tappa. Joan aveva di che essere fiero.
Il giovane uomo virò per andare ad attraccare lo Storione stellato e accostò all’estremità del porto.
Quest’ultimo era troppo piccolo per contenere tutte le navi della corsa e , quella sera, solo i primi arrivati sarebbero stati ammessi all’interno.
-Ah, sogghignò Molly, la mano destra sulla schiena. Stare ferma attaccata al timone non fa più per me.
Naëli sollevò le braccia con fatalità.
-E’ così! Il tempo in cui navigavi per delle ore senza mai affaticarti è passato!
-Un po’ di rispetto, gioventù! Protestò Yadriel avvicinandosi. Soprattutto quando si parla ad un’anziana concorrente…
-E’ vero. Scusa Molly, disse la ragazza abbassando gli occhi.
-Non è niente. E, purtroppo, non hai torto.
Sogghignò un’ultima volta poi sorrise con pietà, prima di urlare in direzione del ponte superiore:
-Bene, Joan, Sayan, si festeggia?
Naëli sorrise a sua volta. C’erano delle cose che nessuna differenza di età poteva impedire di condividere.

7
La Coppa è un momento importante dell’anno. Una sfida che vede scontrarsi i più grandi campioni dalla comparsa dei primi veicoli da corsa. Gli abitanti di ogni Principato accorrono per assistere al suo svolgimento, e seguono febbrilmente la sua avanzata con un’apprensione degna dei tempi di guerra.
Nejim Palador, La prova

I cinque compagni avevano deciso di festeggiare la loro vittoria in questa prima tappa offrendosi un pasto abbondante ed un letto caldo nell’albergo locale.
-E un tacchino ai legumi della Costa del crepuscolo, uno! Tuonò l’oste depositando il piatto fumante sulla loro tavola.
L’odore che emanava dava l’acquolina in bocca, ma l’appetito di Naëli si era prosciugato dopo aver inghiottito dei piccoli ripieni di formaggio del Vento dell’Est e dei pomodori farciti con le castagne del sole. Aveva intravisto il suo dolce preferito, i profiterole di Sarmajor, ma non aveva avuto il coraggio di chiederne. Sapeva che non sarebbe stata capace di finirli. E tuttavia, si era ripromessa di gustare questa specialità del suo paese ovunque fosse andata, giusto per poter criticare e dire che solo a Sarmajor si sapevano fare i veri profiterole.
Joan agitò la sua forchetta vigorosamente in direzione della carne, e infilzò l’ala del tacchino prima di infilarne una buona parte in bocca. Naëli rischiò di scoppiare a ridere da quanto lui faticò a masticare il grosso boccone. Ma egli non le prestò la minima attenzione e si servì di nuovo, quasi immediatamente.
-Giù le mani! Disse Molly vedendolo tendere le sue posate verso la seconda ala. Questo pezzo succulento dell’animale è mio!
Dopodiché, si servì di un enorme coltello e iniziò a dividere il tacchino in due, un’espressione feroce sul viso, come se lei e Joan fossero i soli a condividere quel pasto. Sayan cacciò un urlo di offesa e si mise a infilzare una quantità fenomenale di legumi nel piatto, mettendoli in bocca ad un ritmo folle.
-Non è veramente niente male, questo cibo! Riuscì ad articolare.
-Aspetta di vedere il dolce! Le rispose Molly, con la bocca piena.
Naëli alzò gli occhi al cielo.
Dei selvaggi.
Viaggiava con dei selvaggi.
La taverna risuonava di grida di gioia e di conversazioni più o meno alcolizzate dei numerosi corridori che avevano deciso di soggiornarvi. Tutti si vantavano di aver realizzato una performance eccezionale, ma il frastuono prodotto dalla squadra degli Esploratori non lasciava posto alla concorrenza. Il vino che riempiva regolarmente la coppa di Molly non migliorava le cose.
-Ehi! Non mangiavate da decenni? Chiese il loro oste portando un piatto di frutta candita, attento al benessere dei suoi clienti, anche se un po’ sorpreso dal loro comportamento.
-Perdoni il loro carattere un po’…euh… rozzo, si scusò Naëli alzando le braccia in segno di impotenza. Ci vorrebbero degli anni per addomesticarli.
L’oste se ne andò con una risata tuonante tenendosi le costole.
-Nessun problema, in realtà, era da molto tempo che non avevo una compagnia così gioviale! Fa piacere!
-Rozzo? Brontolò Molly socchiudendo gli occhi. Per mille pirati, ti insegnerò che cos’è un rozzo, piccola mia!
Agitò il suo coltello in direzione del viso della ragazza, con un’aria che doveva essere minacciosa.
-Fortunatamente ci sono persone educate qui, continuò con un tono mieloso rivolto all’oste, sottolineando le sue parole con un sorriso incantatore.
Naëli guardò quest’ultimo tornare in cucina, felice, e si alzò per andare a prendere un po’ d’aria. L’atmosfera assordante del posto le faceva venire il mal di testa. Inspirò un po’ di aria fresca della notte, e osservò l’insegna del posto.
Allo specchio del crepuscolo.
La scelta dell’albergo era stata rapida: erano entrati nel primo che avesse l’aria appropriata. E il nome era piaciuto a Naëli.
Era una bella occasione per Nebbia della sera, dove gli alloggi si riempivano di più in una notte che nell’intera stagione. Gli abitanti dovevano essere felici della pubblicità. Soprattutto dato che il turismo era un’attività in piena crescita nei Principati – anche se il settore era in pieno sviluppo, e c’era un solo attore, la Div. Corp. Anche a Sarmajor, Naëli aveva notato la crescita considerevole delle attività di divertimento e di esplorazione in questi ultimi anni.
Sentì qualcuno uscire dall’osteria, e voltandosi vide Yadriel.
-Bella serata, vero? Le chiese gettando uno sguardo alle stelle che si intravedevano al di là dei tetti rossi.
Naëli annuì. Adorava guardare le stelle, alla ricerca della più brillante di tutte. Ma non la trovava mai.
Questa notte, la volta celeste era splendida. Stranamente, la nebbia dell’inizio della sera era scomparsa, lasciando il cielo autunnale limpido come l’acqua.
-Vado a fare un giro al porto, a verificare che vada tutto bene per lo Storione, continuò lui. Vuoi accompagnarmi?
Naëli rispose di sì e lo seguì lungo la strada lastricata. Niente di meglio di una piccola camminata digestiva per finire la serata.
Al porto, lo Storione stellato riposava dolcemente sotto il chiaro di luna. Sembrava ancora più bello in questi colori bluastri, che facevano risaltare le placche di metallo attaccate al legno sui suoi fianchi.
-E’ una nave magnifica, le confidò Yadriel, pieno di ammirazione.
-Ringrazia l’ingegno di Sayan, replicò la ragazza. Senza la sua immaginazione traboccante e le sue competenze tecniche, non saremmo qui. L’idea di mettere i motori a propulsione sui fianchi è geniale!
Lui si lasciò scappare una risata divertita e rincarò:
-Senza parlare della forma dello Storione. Scegliere una chiatta può sembrare una scelta azzardata in una gara così, ma il nostro vascello è più rapido, fende il vento e la schiuma con molta più facilità rispetto alle navi più grandi. Aggiungi a tutto questo la nostra vela maestra in caso di rottura dei motori, e le tue competenze segrete, e ottieni una squadra imbattibile. Non c’è modo di perdere!
Naëli gli offrì un sorriso luminoso e si allungò sul pontile di attracco, la testa rivolta verso il cielo.
-Non volevi restare a partecipare alla festa? Chiese al suo compagno.
-Il mio ruolo in quest’avventura me lo impedisce, lo sai. Sono la vostra guardia del corpo, devo essere sempre all’erta. E noi sameda ci adattiamo alle tradizioni festive degli uomini con difficoltà. Cosa che non ci impedisce di apprezzare la loro compagnia, ovviamente.
Naëli lo osservò dall’alto in basso. Un profilo umanoide, la stessa altezza, la stessa stazza, ma un viso che non aveva niente di umano. Metà uomini, metà squali, i sameda erano un popolo semi acquatico che viveva sulle rive di una piccola isola non lontana dalla dorsale sud, fuori dai Sette Principati. Yadriel era uno di loro, ma al contrario del suo popolo molto casalingo, era curioso e questo l’aveva spinto ad esplorare i Sette Principati da est ad ovest e da nord a sud. I suoi compagni erano rinomati per le loro competenze marziali fuori dal comune, dato che godevano di un’agilità eccezionale e di armi naturali spaventose, a partire dalla sfilza inquietante di denti retrattili. Yadriel aveva dunque offerto i suoi servizi come mercenario a numerosi esploratori durante i suoi viaggi, cosa che gli permetteva di fare una vita di avventure e di scoperte. Ed era ciò di cui si occupava oggi: proteggere la squadra degli Esploratori. La prova era la lunga asta di legno attaccata alla sua schiena. L’insieme spaventoso di lame che ne occupava l’estremità avrebbe fatto impallidire l’attaccante più accanito.
Naëli l’aveva incontrato solo qualche settimana prima durante la prima riunione della squadra, ma aveva già sviluppato una grande complicità con il sameda. Adorava ascoltarlo parlare delle sue avventure, con gesti e intonazioni che rendevano il racconto reale come se si stesse svolgendo sotto i suoi occhi. Oltre a raccontare le sue epopee con convinzione e dinamismo, aveva un giudizio chiaro su numerosi argomenti, frutto di esperienze ricche e variate, ed era capace di conversare a lungo sulla natura delle cose, cosa che incantava Naëli.
D’altro canto, la ragazza sapeva che la sua sensibilità aveva toccato Yadriel, e che era per questo che lui non aveva esitato a lungo prima di confidarsi. Era felice di quell’amicizia nascente.
Era comunque stata scettica quando Joan le aveva annunciato la composizione della loro squadra, per paura di aver a che fare con un vecchio mercenario burbero e noioso.
“Dato che hai accettato di partecipare alla Coppa con me, il progetto prende forma, allora ho cominciato a riflettere sulla composizione della nostra squadra” le aveva detto lui dopo averle chiesto di accompagnarlo in questa folle impresa. “Le regole della composizione delle squadre della Coppa sono semplici: cinque partecipanti, di cui uno destinato alla sola navigazione marittima. Penso di utilizzare il Lupo di mare quando sarà finito, ma ci sono solo due posti. Quindi, ci servirà un altro veicolo, e qualcuno che ci capisca di macchine sportive in caso di guasto. Ci serve anche un navigatore che si occupi della nave, e la nave stessa. Ma per quanto riguarda questo, ho già trovato”.
Qualche giorno dopo, lui le presentava Molly e il suo Storione, che non sapeva dove lo avesse scovato. Non aveva osato chiedere.
“Lei ci abbandonerà ad ogni tappa terrestre per portare lo Storione stellato al porto successivo. E’ una vecchia partecipante, ha fegato, saprà guidarci”.
Molly aveva riempito fieramente il petto prima di aggiungere:
“Conosco una meccanica, dato che se ne parlava ieri. La persona perfetta per completare la vostra squadra. E sapete cosa vi manca? Una guardia del corpo. Un soldato, per la protezione”
Joan aveva cercato di equilibrare le capacità al meglio costruendo la squadra, e la presenza di una guardia del corpo era apparsa subito come essenziale. Gli attacchi dei pirati o anche degli altri concorrenti in pieno mare, lontano dagli sguardi degli organizzatori, erano troppo numerosi per non preoccuparsi della protezione. Lui e Molly avevano scritto degli annunci, e dopo qualche colloquio infruttuoso, avevano trovato Yadriel. La tensione era subito scomparsa, e qualche giorno dopo, il sameda aveva integrato la squadra.
A Naëli piaceva molto Yadriel. Lontano dall’essere un guerriero senza fede né legge, si rivelava essere caloroso, dotato di sentimenti profondi e di grande sensibilità.
Un amico.
-Non ti manca mai la tua patria, Yadriel? Gli chiese lei, gli occhi perduti nell’immensità del cielo notturno.
Lui si sedette vicino a lei e sospirò.
-E’ difficile rispondere a questa domanda.
Lei lo guardò con aria interrogatoria. Sembrava immerso in una profonda riflessione malinconica.
-Ovviamente, i miei cari mi mancano. Le mie tradizioni, i miei costumi, il mio modo di vivere sono senza pari. Ma sono avido di esperienze. Che vita è quella di colui che resta a casa senza mai vedere il resto del mondo?
Naëli si zittì.
Aveva sempre abitato a Sarmajor. Era la prima volta che lasciava il suo arcipelago natale. Questo pericolo le dava la pelle d’oca, e la eccitava intensamente allo stesso tempo, ma non rimpiangeva di essere rimasta a Sarmajor per tutta la sua infanzia. C’era un tempo per tutto. Oggi, lei era pronta a scoprire il mondo.
Yadriel notò il suo disagio, e le strinse le spalle in modo confortante.
-Ovviamente, ho cominciato a viaggiare molto più tardi di te! Nella scala della vita, tu mi superi notevolmente.
Naëli si riprese.
-Sai, lasciando Sarmajor, ho deciso che in ogni città in cui mi fossi fermata, avrei testato le nostre specialità per vedere se hanno lo stesso gusto, confidò lei. Ed ecco, prima città, e non ho neanche potuto assaggiare i nostri celebri profiterole, mormorò.
-Sono sicuro che hanno un gusto sgradevole, disse divertito Yadriel. E secondo me, faresti meglio ad approfittare del viaggio per sperimentare le specialità locali piuttosto che per degustare le tue sempre e comunque. Questione di curiosità, aggiunse con un occhiolino.
Naëli restò pensierosa un attimo, poi assentì. Lui sorrise con tenerezza, poi aggrottò le sopracciglia.
-Scusami, ma da quando ti ho incontrata, voglio chiederti una cosa.
-Si?
-I tuoi… ehm… i tuoi capelli.
La ragazza afferrò una ciocca dei suoi corti capelli e si mise a ridere. Erano blu come la notte circostante.
-Ah, questo! In realtà, non lo so. I miei capelli hanno preso questo colore a poco a poco dopo i miei undici anni. Non ho mai capito il perché. In realtà si, credo che questo abbia a che vedere con il mio potere sull’acqua. Quello anche, è cominciato a undici anni. Non hai mai visto un colore così durante i tuoi viaggi?
Yadriel scosse la testa negativamente.
-Capelli color rubino come quelli di Sayan si, ne avevo già visti, ma capelli blu, è la prima volta!
- Non pensavo che fosse così unico, mormorò la ragazza.
Dopo una breve riflessione, Naëli si rialzò dolcemente. L’aria fresca della sera e la leggera brezza che soffiava avevano fatto passare il suo mal di testa.
-Dovremmo rientrare.
Yadriel annuì e si alzò a sua volta.
Quando arrivarono all’albergo, solo Molly era ancora in piedi e discuteva con l’oste, piegata sul tavolo. Gli altri clienti avevano lasciato il posto, affaticati dalla loro lunga giornata. Si stava facendo tardi, in effetti.
-Una delizia, quel vino, disse Molly, l’occhio rivolto al suo bicchiere rossastro. Da dove viene?
-Da qui, per la mia barba! Le rispose teatralmente l’uomo, che sembrava aver esagerato con il liquore. Quello che produciamo a Nebbia della sera è pura estasi! Il miglior vino dei Sette Principati, se volete il mio consiglio, con le vigne locali che crescono ai piedi delle montagne. Fatevi un giro se capitate da quelle parti, offrono degustazioni gratuite!
-Tu, mi interessi, replicò Molly cercando di tenere gli occhi aperti.
Quando vide i due compagni, si alzò di colpo, come se una nuova forza fosse appena nata in lei.
-Ah, siete qui! Esclamò. Il signore qui presente – di una compagnia gradevole – ci propone di andare dal lato delle vigne del paese, vi interessa?
-Dove sono gli altri? Si preoccupò Naëli ignorando completamente le parole annebbiate della sua amica.
-Oh, sono andati a dormire… non reggono l’alcool, questi giovani. Non come me! Gridò colpendosi il petto con la mano destra.
-Certo, sospirò Naëli.
Si mostrò affaticata e salutò Molly con un gesto del polso.
-Andiamo a dormire anche noi. Buona serata!
Molly le rispose con un’alzata di spalle. Poi i suoi occhi rotearono e si accasciò sul tavolo russando sonoramente, i suoi capelli grigi sottosopra.
L’oste scosse la testa, desolato:
-Ma avete pagato una camera per lei!

8
Non ho bisogno di gingilli per far girare la testa ad un buffone! Ma se fa il macho, finisce sovente in pappa!
Sayan, Citazioni pittoresche

Mowis Badalon era una persona volenterosa ed appassionata. Non si tirava mai indietro e amava partecipare ad ogni tipo di intrattenimento creativo. Adorava passare il tempo a stendere sulla tela il paesaggio con molti dettagli. E quello che preferiva dipingere era l’oceano.
Non l’oceano in burrasca, che inghiottisce una nave sfortunata nei suoi flutti indiavolati. No, l’oceano calmo, agitato da deboli onde, che cercava di catturare nel loro torpore ingannevole. Arrivare a cogliere quel movimento che non era unico e a catturarne la quintessenza. Questa era una sfida. Una sfida ben più grande di quella della Coppa dei Sette Principati alla quale aveva deciso di partecipare, o piuttosto alla quale l’avevano fatto partecipare. I suoi amici l’avevano arruolato di forza in quest’avventura perché pensavano che avrebbe potuto portare un aiuto fondamentale, cosa di cui lui dubitava fortemente.
Ma dato che era disponibile e non esitava mai a rendere il suo servizio, aveva accettato ben volentieri.
La malinconia l’aveva raggiunto al primo bicchiere che avevano condiviso quella sera per festeggiare il completamento della prima tappa. E i seguenti non avevano migliorato il suo stato. Per questo, aveva abbandonato i suoi amici e si era recato sulla banchina, solo, di fronte al mare che sembrava rimproverargli l’averlo abbandonato per una corsa di veicoli.
Sì, era esattamente questo.
Lo respingeva.
Si sedette sul bordo del pontile, i piedi penzolanti sopra le onde, poi prese il taccuino e la matita che teneva sempre in tasca.
E si mise a disegnare.
La notte, le onde, il mare.
L’acqua che perforava la sua anima. Realizzando questa creazione, riprese confidenza, come se l’oceano lo perdonasse. Era talmente assorto nel suo lavoro che non si accorse nemmeno della presenza alle sue spalle.
Non ebbe neppure il tempo di fare un’esclamazione di sorpresa. Il pesante bastone si abbatté sulla sua testa, sprofondandolo nelle profondità del porto di Nebbia della sera. Prima di perdere conoscenza, Mowis Badalon si scusò. Sapeva che era stato punito per aver lasciato il suo amico oceano.
I flutti non perdonavano mai.

9
Il mondo si muove più in fretta. Gli scambi aumentano, i veicoli diventano più potenti. I cittadini si equipaggiano con il materiale più avanzato. Le automobili hanno fatto la loro apparizione. Sono destinate ad un’evoluzione rimarchevole. In mezzo a questa agitazione, le tradizioni fanno fatica a mantenere la loro posizione. La civilizzazione è in movimento.
Antoni Fergus, All’ora dell’industrializzazione

-Dove è Molly? Chiese Joan, appollaiato sul Lupo di mare.
Si teneva dritto come un picchetto sulla banchina di ormeggio dello Storione stellato, guardando ovunque alla ricerca dell’anziana signora.
Naëli alzò le spalle.
-Credo che non la vedrai dirci arrivederci, a meno che tu non aspetti qui fino a pomeriggio inoltrato.
-Ha esagerato un po’ con il bere, rincarò Yadriel. Fortunatamente si occupa solo della parte navale e non deve partire per la seconda tappa terrestre con noi!
Joan borbottò e fece segno a Naëli di salire sul veicolo.
-Incredibile. Incredibile! Ha solo questo da fare, e si permette di smaltire la sbornia. Peggio per lei, andiamo sulla linea di partenza. Yadriel, prendi l’Oncia di ebano che è ancora sullo Storione stellato. Dove diavolo è finita Sayan?
-E’ andata a recuperare il foglio del punteggio, rispose il sameda.
-Sono già andato a guardarlo, disse Joan, infastidito. Bene, ci raggiungerà sulla linea di partenza. Che è tra 10 minuti!
Naëli e Yadriel si scambiarono uno sguardo stupefatto davanti al tono del loro amico. Era così teso questa mattina. Era per caso lo stress della partenza?
Naëli scacciò ogni preoccupazione salendo sul Lupo di mare. Salutò lo Storione con la mano prima che Joan mettesse in moto. Sapeva che era stupido salutare una barca, ma era la parte infantile che conservava in fondo a se stessa. Si sarebbero rivisti la sera del giorno dopo, a Riva d’oro, un borgo a sud dell’isola, dove sarebbero partiti per Kur.
Un viaggio marittimo molto più lungo, che avrebbe richiesto una settimana buona.
Naëli era leggermente angosciata all’idea di partire così lontano nel sud. Non si era mai allontanata troppo da casa sua, dopotutto. Ed era sempre stata ansiosa per natura. L’ignoto, il viaggio,… Non era questa la sua zona di confort. Ma era circondata dai suoi amici, e questo non aveva prezzo.
Avrebbe avuto tempo di pensare a tutto questo dopo: prima, la tappa di Sarkoth. Si mise a riflettere sul pericolo che li aspettava aggrappandosi ai fianchi di Joan mentre si dirigevano verso la linea di partenza. La corsa si articolava in due tappe, divise in sezioni da un diverso numero di punti di controllo che permettevano di verificare che nessun partecipante imbrogliasse prendendo delle scorciatoie. La traversata doveva essere semplice, dato che l’isola era ritenuta uno dei Sette Principati più piacevoli e che c’era solo la parte sud da attraversare. Dotata di un clima temperato, alternava le valli boscose alle praterie verdeggianti in un ambiente incantevole. L’unica vera difficoltà consisteva nel passaggio della catena dell’Arco, vera e propria colonna vertebrale dell’isola che si elevava a diverse centinaia di metri sul livello del mare. La catena montuosa portava bene il suo nome, dato che si estendeva in un arco dalla punta del Corno a sud al Capo Ocra al nord senza discontinuità, dividendo Sarkoth in due parti disuguali.
Naëli traeva le sue conoscenza dagli insegnamenti di Molly. Il timoniere conosceva i Sette Principati come le sue tasche. Non era al suo primo rally, secondo Joan. Quando quest’ultimo le aveva presentato l’anziana signora, Naëli era rimasta impressionata dalla sua presenza, e si era trattenuta dal domandarle quale sarebbe stato il suo ruolo nell’equipaggio. Ma Joan le aveva comunque spiegato che era la regina dei mari, che navigava come nessun’altro e che sarebbe stato l’elemento chiave della squadra. Naëli non aveva replicato.
Il Lupo di mare si fermò dietro una linea di veicoli, imitato dall’Oncia di ebano che lo seguiva da vicino, e Joan mise il piede a terra. La maggior parte dei concorrenti era già allineata sulla linea di partenza in una pianura fuori dalla città. Il lungo dirigibile degli organizzatori sorvolava Nebbia della sera, esortando i partecipanti a presentarsi immediatamente in partenza.
Joan inveì vedendo Sayan che scattava nella loro direzione. La ragazza corse a perdifiato prima di immobilizzarsi davanti a loro, piegata in due per riprendere fiato.
-Uff…a rapporto, capo…uff…Ho recuperato…i risultati della tappa di ieri sera, disse lei senza fiato, tendendo a Joan un plico di fogli.
Lui li prese bruscamente.
-Grazie, ma ero già andato a consultarli. Mio Dio, avevamo previsto un briefing sulla tappa di Sarkoth questa mattina! Ma tra la tua assenza e quella di Molly non vedo come avremmo potuto farlo!
Le gettò uno sguardo irritato, al quale lei rispose mostrando i denti.
-Avevi già guardato i risultati? E non hai pensato che avrebbe potuto interessarci?
Lui alzò le spalle.
-Siamo arrivati primi.
-E allora? Non è l’unica informazione data dal foglio dei risultati. Possiamo anche studiare la concorrenza. Ma può darsi che ci trovi troppo stupidi per questo.
Joan ignorò la ragazza e mise con cura i documenti sotto la sua veste nera.
-Abbiamo preso milleduecento punti, dichiarò. Cioè il massimo per una squadra, e siamo tallonati da due squadre a ottocento punti: i Guardiani Grigi e l’Ombrello di seta, la squadra alla quale appartiene la giunca che ci ha minacciati al porto d’Ys. Ecco, sapete tutto, per maggiori dettagli, potremo guardare il foglio stasera se volete. Mentre aspettiamo, non perdetevi ad ammirare i bei paesaggi, aggiunse agitando una mappa di Sarkoth sotto il loro naso. La corsa sarà dura oggi, e perderemo il nostro vantaggio. Le tappe terrestri giocano in nostro sfavore. Ci vediamo questa sera ai piedi delle montagne. Conto su di voi per conservare una posizione rispettabile in classifica.
Mise il suo foulard intorno al mento senza aspettare, consegnò la sua mappa a Naëli e diede una spinta alla moto per mettersi dietro al resto dei partecipanti, senza rimarcare lo sguardo furibondo che gli gettava Sayan. I due equipaggi avrebbero tentato di rimanere insieme, ma sarebbero stati sicuramente obbligati a separarsi da un momento all’altro, ecco il perché delle raccomandazioni di Joan.
Naëli ne approfittò per gettare uno sguardo alla mappa. Conosceva il tragitto a memoria, ma aveva bisogno di rassicurarsi.
Due giorni per raggiungere Riva d’oro.
Una parte tranquilla lungo la costa del Golfo del crepuscolo prima di girare verso le montagne, passare attraverso la foresta del Sole ed iniziare la difficile traversata della catena montagnosa il secondo giorno. Dovevano accamparsi alla base dell’Arco la sera.
Tremò mettendo il documento in tasca. A prima vista, era una grande autostrada. Ma senza contare le trappole inevitabili che gli organizzatori si divertivano a tendere loro lungo il percorso. E per una tappa così tranquilla, non avrebbero dimenticato di piazzarne…a volontà. A meno che non si dimostrassero indulgenti per l’inizio della corsa. Cosa che Naëli dubitava fortemente, avendo capito come funzionava. L’impresa incaricata dello svolgimento della Coppa, la Cijena, era stata inizialmente una compagnia che proponeva oscuri e ufficiosi servizi di manipolazione. Si era poi riconvertita in questa nuova attività sportiva più ufficiale nove anni prima, ma contava comunque nelle sue righe numerose squadre di geni dell’imboscata, dell’inganno e della truffa.
-I concorrenti si riuniscano sulla linea di partenza, pronti a partire! Gridò la voce di Yoklavin Seth sopra le loro teste. Cedo la parola a Philas Smogg, onorevole direttore generale della Cijena, che ci raggiunge in questo giorno particolare per lanciare la seconda tappa della Coppa dei Sette Principati!
Il dirigibile degli organizzatori si era fermato non lontano dai concorrenti, sparsi sulla pianura, e tutti sembravano osservare l’uomo che prese l’altoparlante.
Era molto piccolo, nonostante il lungo cilindro che portava e le grandi orecchie delle quali era provvisto. Per dirla tutta, non era un uomo. Era un gremlin. Una di quelle creature dal naso schiacciato associato ad un’epidermide compresa tra il malva e il grigio. L’opulenza si vedeva nei suoi movimenti e nel suo aspetto. Un orologio da taschino era infilato nella tasca del suo vestito, perfettamente intonato al monocolo che ornava il suo occhio sinistro. Naëli non avrebbe mai immaginato che un simile personaggio fosse all’origine della celebre Coppa dei Sette Principati.
- Un gremlin è molto cattivo, mormorò Yadriel al suo orecchio. Sono dei maestri meccanici, e sono allo stesso tempo degli eccellenti negoziatori. Il Principe commerciante Grand, di Hoz, è un gremlin.
Naëli annuì. Ecco chi confermava la sua opinione sul personaggio.
-Concorrenti, concorrenti, benvenuti, tuonò Smogg. E’ un piacere per me lanciare questa seconda tappa della nostra famosa Coppa dei Sette Principati che, spero, saprà divertirvi, stupirvi e confondervi! Perché attenzione, quest’anno, i nostri ingegneri si sono superati nel percorso…Vi lascio giudicare da soli. La nostra reputazione è, come sempre, nelle vostre mani! Vi auguro un buon rally nei paesaggi della nostra bella Sarkoth…
Soffocò una risata.
Poi alzò il braccio, lo sospese in aria, prima di abbassarlo con un gesto secco.
Joan partì a tutta birra.

10
La prova. La Coppa è una prova completa. Dal punto di vista fisico, in quanto testa abilità e resistenza di tutti, ma anche mentale, perché vengono valutati la preparazione, la tenacia ed il ragionamento. Le trappole sono l’occasione per testare queste competenze. L’obiettivo non è arrivare primi ma provare a sé stessi le proprie qualità. Sovente, i concorrenti più deboli lo dimenticano: è una prova d’introspezione.
Nejim Palador, La prova

La mattinata di Naëli si riassumeva nell’osservazione alternata della catena dell’Arco che sorgeva da terra in lontananza alla sua destra e del mare del Crepuscolo agitato dai capricci del vento alla sua sinistra. In effetti, il Lupo di mare seguiva una strada costiera ad un ritmo tranquillo, dato che Joan aveva deciso di risparmiare i motori in vista degli eventuali imprevisti che potevano attenderli.
Naëli pensava fosse una decisione saggia, ma non poteva evitare di preoccuparsi vedendo aumentare lo scarto tra il Lupo di mare ed il gruppo di testa. Quest’ultimo era partito a tutta velocità dalla partenza della tappa, allargando lentamente lo scarto con il resto dei concorrenti. “Non ci possiamo fare niente, i loro veicoli sono più potenti, quando arriveremo alle montagne riguadagneremo terreno”, le aveva assicurato Joan, fiducioso.
Questo non impediva a Naëli di avere l’impressione che il Lupo di mare si trascinasse a fatica, e di sentirsi soprattutto particolarmente inutile al di fuori di una tappa marittima. Inoltre, avevano perso di vista l’Oncia di ebano dopo che avevano attraversato il Pacifico, un piccolo fiume che attraversava la pianura.
Fortunatamente, avevano evitato con astuzia le prime trappole poste sul loro cammino: un fossato abilmente nascosto da ciottoli instabili, un canyon molto stretto nel quale i veicoli più grandi non avevano potuto evitare di incastrarsi, ed un immenso gregge di montoni che era stato abbandonato in mezzo alla pista, e che aveva causato loro sudori freddi.
-Attenta, questo darà una scossa! Gridò Joan da sotto il suo foulard.
In effetti, qualche centinaia di metri dopo, la strada girava improvvisamente verso sinistra in direzione del mare. Naëli strinse i pugni aggrappandosi con tutte le sue forze al suo amico mentre si avvicinavano al tornante. Sapeva che Joan non aveva nessuna intenzione di rallentare, e che avrebbe gestito la curva piegandosi al massimo per conservare la maggior velocità possibile, rischiando di perdere il controllo del veicolo.
Qualche secondo dopo, fece esattamente questo, mancando per poco la sbandata. Fortunatamente Naëli era abituata a viaggiare con lui: sapeva esattamente in quale momento avrebbe dovuto accompagnare il movimento e in quale momento raddrizzarsi. Ma sfiorare il pericolo da così vicino non le piaceva comunque, al contrario di Joan, che assaporava con piacere l’adrenalina suscitata dall’operazione.
Quando il Lupo di mare si raddrizzò, Naëli tirò un sospiro di sollievo. Joan asciugò il sudore che colava sulla sua fronte con il dorso del braccio e urlò di eccitazione.
-E’ intensa, questa corsa!
Naëli rispose con un mormorio soffocato, incerta della scelta della parola “intensa” per descrivere il loro pericolo.
“Rischiosa” le sembrava più adatto, soprattutto se si consideravano tutte le insidie messe in piedi dagli organizzatori.
Deglutì a fatica.
Perché la strada continuava dritta fino alla spiaggia dopo la curva?
Joan doveva essersi posto la stessa domanda, perché rallentò immediatamente il ritmo. Superarono una piccola duna e arrivarono sulla riva, davanti ad un’ immensa distesa di sabbia. “Il mare si ritira molto lontano a Sarkoth” pensò Naëli.
Nessun dubbio, bisognava continuare sulla sabbia, cosa che avrebbe complicato il loro compito. Naëli gemette mentre il suo compagno fermava il Lupo di mare.
-Non buttiamoci là dentro senza riflettere, dichiarò con calma. Se la sabbia è secca e dura, dovremmo poter viaggiare senza problemi, ma se è umida, diventerà una palude inestricabile, e potremo dire addio al Lupo di mare. Può essere secco in apparenza e umido sotto la superficie. Una semplice pressione e…
Come per dargli ragione, un enorme camion emerse dalla pista sotto i loro occhi e approfittò del suo slancio per avviarsi verso la distesa sabbiosa, creando uno spesso turbinio di polvere. Come loro, diminuì la sua velocità, senza però fermarsi. Qualche secondo più tardi, si immobilizzò, impantanandosi in un vasto strato di fango. I suoi occupanti spuntarono dal veicolo con grandi gesti e tentarono di esaminare le ruote, prima di impigliarsi a loro volta nel terreno.
In quel preciso istante, una piccola macchina bassa e allungata fece irruzione davanti ai due amici, sembrò rallentare per un breve istante, poi fece ruggire i suoi motori e si buttò sulla spiaggia a piena velocità creando una nuvola di polvere.
Sembrava insensibile all’effetto del fango, e ignorò le richieste di aiuto che le lanciarono gli occupanti del camion, accelerando ancora man mano che avanzava sulla spiaggia.
Naëli aveva appena avuto il tempo di vedere il volto della conducente.
Joan picchiò il pugno.
-E’ ovvio! Bisogna entrare a tutta velocità, per evitare di impantanarsi se lo strato superficiale di sabbia si rompe sotto le nostre ruote!
Naëli gli gettò uno sguardo angosciato.
-Inoltre, siamo leggeri. Possiamo farlo, aggiunse, determinato, come per rassicurarla.
Naëli scosse la testa dall’alto del Lupo di mare, incerta.
Non ebbe voce in capitolo comunque, dato che Joan riaggiustò il suo foulard, montò sul veicolo e fece rombare i motori prima di partire in un quarto di giro con un’esplosione.
Naëli rischiò di perdere l’equilibrio, ma si aggrappò in tempo e si raddrizzò velocemente. Vedendo sfilare la sabbia sotto le ruote, pregò che l’ipotesi di Joan fosse vera.
La moto avanzò per qualche secondo a pieno ritmo, rischiò di scivolare più volte e finì per pattinare mentre la sabbia diventava più molle sotto il loro passaggio.
Con un grugnito nervoso, Joan azionò una delle leve di accelerazione d’urgenza, e il tubo di scarico fece uscire una fiammata, spingendo il Lupo di mare come mai prima d’ora. Ripresero velocità e superarono il camion impantanato, senza prestargli più attenzione dei loro predecessori. Joan lasciò uscire un’esclamazione soddisfatta e piegò la schiena per prendere ancora più velocità.
Naëli si rilassò capendo che il pericolo era passato.
-Ben fatto! Urlò attraverso il vento al suo compagno.
Lui rispose mostrando con un cenno del mento quello che li aspettava.
-Non gioire troppo in fretta!
Alla loro destra appariva progressivamente una striscia di mare che ingrandiva a vista d’occhio. In realtà, mentre si allargava, il banco di sabbia sul quale viaggiavano si ritraeva e si avvicinava pericolosamente alle onde che agitavano il mare alla loro sinistra.
-Il mare si sta alzando! E’ una trappola degli organizzatori, il banco di sabbia finirà per essere inghiottito dall’acqua in qualche minuto!
Affannata, Naëli gettò uno sguardo indietro.
La terraferma era troppo lontana per fare dietrofront. E la pista continuava tutta dritta, sulla striscia di sabbia circondata dall’acqua. Era là che proseguiva il percorso. Non avevano altra scelta se non continuare. Ma quando l’acqua avesse ammorbidito la sabbia sotto la moto, sarebbe stata la fine per loro.
E davanti, ancora nessuna terra visibile all’orizzonte.
-Non ci arriveremo mai! Si agitò lei.
-Oh si! Protestò Joan. Sono sicuro che questo banco di sabbia è una creazione artificiale che può sprofondare sotto l’acqua in qualsiasi momento, ma che deve per forza raggiungere il continente da qualche parte! La sfida è di arrivarci prima della marea!
Tentò di accelerare.
Ma niente da fare.
Avevano bruciato tutte le loro cartucce, il loro bolide non sarebbe andato più veloce.
Qualche istante dopo, passarono sotto un ponte di controllo situato nel bel mezzo del niente, e videro la fine del banco di sabbia. Raggiungeva un isolotto di terra collegato al continente da un ponte elegante che si slanciava sopra il mare. La macchina che li aveva superati aveva appena messo piede lì sopra.
Era ancora troppo lontano…
Troppo tardi.
Il mare arrivò alle ruote del Lupo di mare e rischiò di far scivolare i suoi occupanti in una caduta fatale.
A Naëli venne un’idea.
Un’idea folle, strampalata, irrealizzabile.
Un’idea geniale.
Lasciò il suo sguardo vagare sull’oceano, e si mescolò alle onde che lo agitavano.
Un’altra volta, si sentì cadere nel mondo acquoso, ma tenne un solido controllo sui suoi pensieri.
Bisognava rendere la superficie dell’acqua dura come il cemento. Solidificarla. Solamente così il loro veicolo avrebbe avuto la possibilità di uscirne. E il mare era così calmo che questo piano aveva una possibilità di funzionare, anche se minima.
Non aveva alcuna idea della sua abilità nel riuscire in una simile impresa, ma bisognava giocarsi il tutto per tutto.
Cercò più a fondo nell’elemento acquatico, integrando ogni molecola per solidificare la struttura dell’acqua.
La moto sfuggì improvvisamente al controllo di Joan e partì in una sbandata caotica lunga qualche metro mentre lui si aggrappava ai freni per cercare di limitare il danno. In un ultimo sforzo, raddrizzò il veicolo e ripartì in avanti.
Poi fece un’esclamazione sbalordita.
Il Lupo di mare viaggiava sull’acqua. O meglio scivolava sull’acqua che aveva finito per ricoprire il banco di sabbia.
Dietro di lui, Naëli intonò un canto di vittoria. La padronanza delle acque le apparteneva! Solidificava la superficie sotto di loro man mano che avanzavano, o meglio, eliminava il peso del veicolo, fregandosene delle regole della gravità.
-Forza Joan! La sto gestendo!
-Impressionante, sei un genio! Esclamò lui, stupito, spingendo nuovamente il Lupo di mare.
Ripartirono, avanzando come un missile, la fierezza che gonfiava i loro cuori. Avevano l’impressione di aver domato i flutti.

***

Viaggiarono ancora per una decina di minuti sulle onde calme dell’oceano. Erano in realtà passati intorno ad un vasto lago artificiale alimentato da ogni alta marea, ma separato dal mare da un immenso banco di sabbia secco quando la marea era bassa. Era questa la distesa più o meno solida che loro avevano attraversato, e dove avevano rischiato di rimanere impantanati. Avevano superato numerosi concorrenti che erano stati intrappolati alla fine del percorso.
Per loro, la corsa era finita. I loro veicoli avrebbero richiesto settimane di riparazione. Naëli li aveva salutati con un gesto della mano allo stesso tempo dispiaciuto ed entusiasta. Essi avevano risposto con sguardi sbigottiti, vedendoli viaggiare così sulla superficie dell’acqua. Quando infine il Lupo di mare mise piede sul ponte, Naëli era sfinita. Condensare l’acqua in quel modo aveva risucchiato le sue energie, e aveva bisogno di riposarsi.
Ma la prova non era finita.
La strada serpeggiava ancora per un po’ di tempo lungo la riva prima di lasciare definitivamente i suoi bordi. Una mezz’ora più tardi, mentre lei si aggrappava disperatamente per non cadere dal Lupo di mare, Joan fece una pausa salvatrice vicino alle porte di una piccola città.
Lei posò piede a terra con difficoltà.
-Possiamo continuare se vuoi, eh…
Detto ciò, incespicò e si ritrovò per terra.
-Sicuramente, rispose Joan con una smorfia annoiata. Ne dubitavo, non ti reggi più in piedi. Non protestare, comunque, avevo previsto di fermarmi per comprare da mangiare nel mezzo del percorso. E considerando il vantaggio che abbiamo preso grazie a te, possiamo permetterci un po’ di riposo.
Non era abituata ad una simile attenzione da parte del suo amico, e faticava a capire. Gli gettò uno sguardo inquisitore.
-Rifletti, Naëli, ora che l’acqua è alta, ci vorranno parecchie ore prima che i prossimi concorrenti possano attraversare la spiaggia, senza parlare del tempo che la sabbia ci metterà a seccare. E non passare il punto di controllo sul banco di sabbia porta alla squalifica, quindi non hanno scelta. Ci hai dato un bell’aiuto!
Naëli ci pensò un attimo. Non aveva visto la situazione da quel punto di vista, ma l’idea era piacevole. Si rallegrò. Per una volta che era utile!
-Guarda, continuò Joan prendendo la mappa di Sarkoth dalla sua giacca. Questo villaggio deve essere Ciottolo nero, ha l’aria di essere abbastanza importante da trovarci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per rifornirci.
Naëli esaminò la mappa con più attenzione.
-Il passaggio dalla spiaggia era segnato lì, disse indicando il percorso del tragitto, sul quale si poteva leggere una piccola svolta sul mare che poteva passare inosservata ad un occhio non attento. E’ per questo che i primi hanno accelerato sin dalla partenza e hanno mantenuto quella velocità…
-Avrebbe potuto benissimo essere un ponte, o una striscia di terra secca, rispose con prontezza il suo amico.
-Un grande ponte, allora, grugnì lei.
Lui continuò come se non l’avesse sentita:
-No, credimi, non penso che lo sapessero. In ogni caso, questa avventura separerà in due gruppi la classifica, e ho il piacere di annunciarti che saremo nel primo!
Naëli sorrise con scetticismo.
-Se l’Oncia di ebano non è dietro di noi…
-Ma no, ho fiducia in loro. Conoscendo Sayan, sono sicuro che ha avanzato a testa bassa all’inseguimento del gruppo di testa, perché è incapace di domare la sua fierezza personale. Dai, non preoccuparti. Concentrati su quello che compreremo da mangiare! Le disse affettuosamente.
Lei gli offrì un sorriso divertito e lo spintonò offesa, prima di dirigersi verso la città scherzando.
La sua relazione con Joan era singolare: si conoscevano da diversi anni ormai, e si apprezzavano enormemente. La personalità del ragazzo, a volte dolce e affettuosa, poteva rivelarsi diabolica ed esplosiva in situazioni di stress, come lo dimostravano le sue conversazioni con i membri della squadra degli Esploratori. Naëli non ne era esclusa, e doveva convivere con questo. Amava ascoltarlo ma spesso doveva rimetterlo in riga. Tuttavia, il suo lato autoritario era peggiorato dalla partenza della Coppa, e lei si preoccupava per il seguito. Joan cercava di portare tutto il peso della corsa sulle proprie spalle, ignorando le richieste degli altri, e lei avrebbe dovuto ricordargli che non era solo, sennò la pressione accumulata avrebbe finito per giocargli un brutto tiro.
E per giocare un brutto tiro a tutti loro.
Si ripromise di parlargliene rapidamente.

11
La geografia di Sarkoth è unica nei Sette Principati. L’isola gode di un clima perfetto, ben diverso dal calore umido di Kur o dal freddo glaciale di Nirvûn. Tuttavia, il suo terreno accidentato impedisce la coltivazione e l’allevamento intensivo. Il Principato basa quindi il suo sviluppo sugli scambi commerciali, approfittando della sua posizione strategica. Non senza disuguaglianze nella popolazione.
L’Enciclopedia dei Sette Principati

Una volta terminate le loro compere nella piccola cittadina che si rivelò essere effettivamente Ciottolo nero, e che non aveva niente di originale a parte i suoi edifici fatti di strani ammassi di piccoli ciottoli grigio scuro, Naëli e Joan si rimisero in viaggio raddoppiando la loro prudenza.
Affrontarono gli altipiani monotoni come la pianura che avevano attraversato al mattino, senza incontrare anima viva. Qualche cespuglio secco cresceva qua e là, abbandonato in mezzo alla landa rocciosa velata di rosa. L’itinerario della corsa seguiva un fiume ondeggiante che derivava sicuramente il suo nome dai colori irreali che ci si riflettevano: il Turchese. “Uno dei più bei torrenti del paese!”, aveva assicurato loro il venditore dal quale avevano comprato un delizioso filetto di salmone alla griglia. Joan gli aveva risposto che non era lì per ammirare la bellezza, e gli aveva chiesto quali pericoli si nascondessero nel seguito del percorso. L’uomo li aveva messi in guardia dalle montagne crudeli della catena dell’Arco, ma aveva finito raccomandandosi di fare attenzione alla foresta del Sole, senza precisare il perché.
I due giovani erano quindi in strada da due ore buone verso il misterioso bosco con preoccupazione. Era sicuramente pieno di insidie, e sarebbero dovuti restare attenti.
Arrivarono al suo limitare sotto la luce tramontante del giorno, e sembrava il luogo dei bagliori scintillanti. L’inizio dell’autunno non toglieva niente alla bellezza dello spettacolo: alle tinte ancora verdi dell’estate si mescolavano i toni arancioni e rossastri della stagione appena iniziata, su un fondo pittoresco tappezzato di foglie gialle.
Sembrava lo schizzo di un dipinto passionale. Erano stati messi in guardia contro la bellezza del paesaggio? Il pensiero divertì Naëli che ne approfittò al massimo. Le chiazze di luce si dividevano sul terreno, riflettendo il sole come in un incantesimo. Il Lupo di mare passò sotto le fronde degli alberi e si addentrò nella foresta su una larga pista delimitata da ciottoli rotondi.
L’atmosfera selvatica era rafforzata dagli odori campestri che circondavano i ragazzi, e dal silenzio interrotto da pigolii di uccelli appena usciti dal nido. Naëli si ritrovò a sognare ad occhi aperti, persa nei ricordi.
Aveva sempre amato le foreste, a cominciare dal piccolo bosco che cresceva sul terreno vicino a casa sua, a Sarmajor. Nella sua infanzia, adorava passeggiarci con sua madre, che non mancava mai di insegnarle a rispettare gli alberi, le pietre e gli animali. Ogni cosa faceva parte di un tutto, secondo lei, e disturbare il loro ritmo minacciava l’equilibrio del mondo.
Non c’era una vera e propria religione nei Sette Principati. Nel passato, si era sviluppato un credo basato sull’ascolto della natura e dei suoi bisogni, e aveva conquistato numerosi aderenti. Aveva dato inizio a diversi culti legati agli elementi che si disputavano la supremazia mistica, ma l’industrializzazione li aveva spazzati via come pagliuzze.
Alla fine, era quello che Naëli aveva imparato dalle lezioni di sua madre. Era stata educata al rispetto di queste tradizioni puritane, che non piacevano in realtà più di tanto a suo padre. Oggi, nonostante la tragica scomparsa di sua madre, Naëli era fiera di aver conservato questa sensibilità per gli esseri viventi e le cose della vita in un contesto di noncuranza sempre più grande nei loro confronti.
La moto fece una sbandata a destra, riportando bruscamente la ragazza alla realtà.
-Joan! Che succede?
Il ragazzo scosse la testa vigorosamente.
-Scusami. Mi sono lasciato distrarre da… da niente.
Piombò in un silenzio profondo. Se Joan stava sperimentando i suoi stessi pensieri, era inquietante. Propose timidamente:
-Dovremmo fare una pausa magari. Sarebbe più prudente.
Era sicura che lui avrebbe rifiutato. Invece, rallentò il Lupo di mare e si fermò. Scesero dalla moto che lui stese sul fianco in mezzo all’erba alta prima di dire:
-Piccola pausa, allora. Cinque minuti e ripartiamo. Vado…ehm…in bagno.
Si allontanò nel bosco per soddisfare i suoi bisogni. Naëli pensò che avrebbe fatto bene a fare lo stesso, dato che avevano ancora una lunga strada da percorrere.
Cercò un piccolo cespuglio dove nascondersi e abbassò la parte bassa del suo abito.
Come si stava bene, lì. Ci sarebbe rimasta per sempre da quanto era piacevole.
Ma bisognava ripartire. Si alzò e rifece il cammino al contrario.
La moto era scomparsa.
Nessuna traccia del suo passaggio nella boscaglia.
Naëli aggrottò le sopracciglia, sbalordita.
-Joan? Chiamò, preoccupata. Joan, dove sei?
Nessuna risposta.
Si mise a correre in tutte le direzioni chiamandolo a perdifiato, vinta piano piano dal panico. I cespugli diventavano più densi, e la luce del sole tramontava. Si perse completamente e finì per rendersi conto che sarebbe stata incapace di ritrovare il suo cammino.
Il suo cammino verso dove, dopotutto?
Era come se tutto fosse svanito, come se avesse cambiato epoca in mezzo a queste fitte radure. E Joan era sempre invisibile. Si rimise a correre, il fiato corto. La sua tunica s’impigliò nei rami e si strappò mentre i rovi colpivano la sua carne e laceravano la sua pelle.
Mentre scavalcava dei cespugli che aveva l’impressione di vedere per la quarta volta, il terreno si spalancò sotto i suoi piedi.
Si sentì cadere.
E poi niente.

***

Riprese conoscenza un po’ stordita in una caverna scura scavata nella roccia. Tastò il suo volto alla ricerca di contusioni, ma la sua caduta era miracolosamente avvenuta senza danni. Constatato che la sua salute non era oggetto di preoccupazioni, si mise ad osservare i dintorni.
Il primo riflesso da avere scoprendo un posto sconosciuto: ripararsi.
Mentre i suoi occhi si abituavano all’oscurità, distinse una debole luce sopra la sua testa. Era probabilmente caduta attraverso un piccolo tunnel fino a quel sottosuolo. Tentò di arrampicarsi aggrappandosi alle pareti, ma queste erano bagnate da qualche sorgente sotterranea e la facevano scivolare come se fossero ricoperte d’olio.
Rinunciò con un’imprecazione, poi si mise a tastare la roccia alla ricerca di un’altra uscita. Per fortuna, trovò rapidamente un’apertura, e ci si infilò.
Avanzò per qualche metro, poi intravide una sorgente di luce blu davanti a lei. A tentoni lungo le pareti, si diresse istintivamente verso la luce e finì per sfociare in una grande grotta.
Uscì dal tunnel gemendo, poi si tolse la polvere dagli abiti con cura. Prima di alzare la testa, e di aggrottare le sopracciglia con stupore.
Non era tanto in una grotta quanto… in un posto vissuto. Con sua grande sorpresa, il posto sembrava abitato.
Un muro di ghiaccio occupava tutto il fianco della sala. Era da là che proveniva il bagliore. Il resto era abbastanza semplice, sprovvisto di qualsiasi mobilio o decorazione, ma tenuto troppo bene per essere selvaggio. E poi, certi elementi, come dei manoscritti sparsi, o dei resti di alimenti allineati con pazienza, testimoniavano la presenza di un oste misterioso.
Doveva essere un rifugio di passaggio.
Un sorriso si dipinse sul volto di Naëli.
Il posto doveva per forza avere una via di accesso.
Stranamente, si sentiva calma, lì. La sua paura se ne era andata. In quel luogo regnava una pace straordinaria, come se si trovasse nel cuore della foresta. Studiò le pareti, le accarezzò con la punta delle dita, e riempì i suoi polmoni di aria fresca. Quel posto era un’oasi di pace.
Ma la cosa più accattivante era il ghiaccio che occupava il fondo della sala. Avvicinandosi, Naëli scoprì sulla sua superficie un insieme di caratteri delicatamente scolpiti nel ghiaccio.
“Non c’è niente di più delicato né di più fragile. Ma niente è così distruttivo. Allo stesso tempo multiplo e singolo, visibile e invisibile, ci serve per vivere”
L’ intuito suggerì a Naëli che era questo l’enigma per entrare nel rifugio, che doveva essere riservato agli iniziati.
Immaginò di usare i suoi poteri sull’ostacolo, ma l’acqua in forma solida le aveva sempre resistito, richiedendole una concentrazione fenomenale per un risultato mediocre.
Come se la natura solida rendesse l’esercizio più difficile, e pretendesse una padronanza migliore del suo potere.
Si pizzicò le labbra realizzando che risolvere l’enigma era l’unico modo per uscire da lì.
Si mise a riflettere.
Cos’è allo stesso tempo debole, forte, unico, multiplo, visibile ed invisibile? Era un farfugliamento che non aveva né capo né coda.
-Come si può essere visibili ed invisibili allo stesso tempo? Si chiese a voce alta.
Debole e forte.
Multiplo e singolo.
Visibile e invisibile.
Qual era l’ultima frase?
“Ci serve per vivere”.
Che cosa era indispensabile per vivere?
Dormire.
Mangiare.
E bere.
Il suo viso si illuminò. Ma certo! Era l’acqua! Debole e flessibile in piccole quantità, ma spaventosa quando si accumulava, invisibile sotto forma di gas, unica perché la si chiamava “l’acqua”, ma allo stesso tempo composta da miliardi di piccole gocce, milioni di molecole! Come era possibile che lei, che aveva una simile affinità con questo elemento, non l’avesse indovinato prima?
Fece ricorso ai suoi poteri per captare l’umidità del luogo e concentrò quest’ultima per spezzare il muro. L’ostacolo si sciolse senza rumore, lasciando apparire un nuovo tunnel. A parte che questa volta, non si trattava di una galleria di pietra e terra.
Era una galleria di ghiaccio. Un tunnel affascinante che si stendeva qualche metro sotto la superficie di quello che poteva essere un piccolo lago.
Naëli ci si addentrò, affascinata.
In mezzo alla galleria c’era una roccia umida, sulla quale era posato un piccolo libro. Naëli se ne impossessò, intrigata, e percorse in diagonale il suo contenuto. Il titolo era sorprendente: Sull’origine del potere e sui Maestri dell’Acqua. Era un’ opera storica che descriveva in qualche pagina la storia dei Sette Principati.
Aggrottò le sopracciglia, poi scosse la testa.
Lassù, Joan la aspettava. Il tempo era contato, avevano già accumulato troppo ritardo.
Aveva di meglio da fare che consultare un vecchio manoscritto.
Mise l’oggetto in tasca, poi sgattaiolò verso l’altra parte del tunnel, che sfociava sulla riva del lago.
Era libera.
Ritrovò rapidamente le proprie tracce.
Qualche secondo più tardi, trovava il Lupo di mare nel mezzo della boscaglia. In quel preciso momento, Joan uscì come un pazzo dai cespugli.
-Finalmente! Sbottò. Sono delle ore che giro in tondo, questa foresta diabolica mi rende pazzo!
Naëli sogghignò, imbarazzata, e scelse di nascondere una parte della sua recente avventura. Il suo amico non era dell’umore giusto per parlare di rifugi di terra e gallerie di ghiaccio. E sentiva di avere vissuto un’esperienza intima, riservata solo a lei.
-Anche io, rispose semplicemente. In marcia, abbiamo perso abbastanza tempo.
Joan assentì e raddrizzò il Lupo di mare, prima di sedersi per ripartire, maledicendo colui che aveva inventato le foreste con dei nomi che Naëli non avrebbe osato ripetere.

***

Qualche tempo dopo, emergevano dalla foresta con sollievo. Joan si girò per controllare il limitare del bosco per un breve istante, respirò profondamente, poi rilanciò i motori con forza rendendosi conto del vantaggio che avevano perso.
-La fine della tappa non è più molto lontana, ormai, disse Naëli con una voce che voleva essere rassicurante.
Sapeva che lui era frustrato per essersi fatto catturare dalla trappola nella foresta del Sole. Era un grande classico dei tranelli sull’itinerario della Coppa! Anche lei non ne era molto fiera, anche se la misteriosa esperienza l’aveva incantata. Non poteva impedirsi di riflettere su ciò che aveva visto.
Il riparo che aveva visitato era stato costruito da un potere simile al suo. E se non ci fosse finita per caso?
Si ripromise di gettare un colpo d’occhio al libro che aveva recuperato quella sera stessa.
Davanti a lei, Joan borbottò e seguì il corso del Turchese fino a ritrovare la pista.
Non avevano alcuna idea della loro posizione in classifica, così come del risultato dei loro compagni di squadra. Fu quindi con apprensione che superarono la linea che rappresentava la fine della tappa meno di un miglio dopo.
Arrivarono ad un piccolo accampamento costruito in fretta e furia ai piedi della catena dell’Arco, nel cuore delle pendici rocciose che segnavano l’inizio dell’ascensione, nel quale tende e spazi di riposo erano stati messi a disposizione dei concorrenti. Un lusso inusuale secondo Joan, certamente per proteggerli in quei primi giorni di corsa. Anche se “proteggere” non sembrava veramente la parola adatta per quello che avevano vissuto oggi. Naëli l’avrebbe piuttosto considerata una ricompensa per la tappa del giorno.
Scrutò il campo da cima a fondo, alla ricerca dell’Oncia di ebano. Nessuna traccia del veicolo. D’altronde, mancava un buon contingente di partecipanti, ne contava una trentina al massimo. Appena un quarto.
-Non siamo messi così male, vedi, disse a Joan, Vien da pensare che non siamo stati solo noi ad essere stati intrappolati nella foresta.
Il viso del suo amico tremava di una tensione contenuta. Si fermò davanti ad un posto ornato da un grande ventisette tracciato sulla sabbia, posteggiò il Lupo di mare e collassò a terra, stremato.
-Non gridare vittoria troppo presto. Gli altri non sono ancora arrivati. E poi, non è così brillante.
Naëli sapeva che le tappe terrestri erano di vitale importanza per Joan, perché erano l’occasione di dimostrare la sua abilità al volante. Era per questo che giustificava la sua posizione nel gruppo. Non si sarebbe mai considerato soddisfatto finché non fosse arrivato primo…
-Ma grazie a te, aggiunse. Non saremmo mai arrivati ad un simile risultato senza di te.
Naëli apprezzò il complimento con umiltà e guardò Joan con uno sguardo affettuoso. Era di una bellezza mozzafiato nonostante i suoi tratti dolci, le sue guance delicate che sormontavano una mandibola ostinata corredata da un naso fine e da due pupille marroni dai riflessi dorati, nelle quali lei leggeva sempre la sfilata di emozioni come se fossero un libro aperto. Joan era glabro e non era muscoloso, ma le sue spalle si allargavano con l’età ed i suoi capelli castani tagliati corti gli conferivano una certa autorità, come se il suo corpo tentasse di eliminare i residui dell’infanzia che ci si aggrappavano.
Si stese di fianco a lui e sospirò, lo sguardo perso nell’infinito dei cieli illuminati. La pressione accumulata nel corso della giornata se ne andò di colpo, liberandola da un grande peso. Si dimenticò addirittura del libro schiacciato contro il suo petto.
Sapeva che questa avventura l’avrebbe fatta crescere.

12
Molto prima dell’epoca dei Principi commercianti, molto prima dei Regni Antichi, tre civiltà antiche segnarono la storia del mondo: quella dei K’il, quella dei naga, e quella degli elfi dei ghiacci. Se la prima è sopravvissuta e si è integrata al mondo attuale, le altre due oggi sono scomparse. La loro eredità si è trasmessa discretamente, e la loro memoria vive ancora attraverso i loro discendenti. Il Principe Vesperil, ad esempio, discende dai re antichi di Sarkoth, e possiede sangue elfico nelle vene.
Antoni Fergus, All’ora dell’industrializzazione

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