Читать онлайн книгу «Dopo La Caduta» автора L. G. Castillo

Dopo La Caduta
L. G. Castillo
Angelo Spezzato #2
Finalmente riunita all’amore della sua vita, Naomi pensava di possedere l’amore eterno e la felicità. Malgrado la presenza del ribelle Lash al suo fianco, si accorge che la vita da arcangelo non è semplice.

Quando i segreti del passato vengono finalmente rivelati, si accendono gli animi, i fratelli si scagliano uno contro l’altro, e Naomi e Lash affrontano la più grande minaccia alla propria relazione: la scelta fra l’amore, la famiglia, e il dovere.

Riuscirà questa famiglia di angeli spezzati a perdonare gli errori del passato o continuerà a portarsi le spine nel cuore, disgregando la sua unione?


Dopo la Caduta

Indice
Libri di L.G. Castillo [Versione Inglese] (#uaf792244-6eb4-50a3-ba13-c37a3fe66879)
Capitolo 1 (#u39443c28-3fe0-5757-958d-993671f2590f)
Capitolo 2 (#ued63767c-2717-5b9c-992a-c8353869f4aa)
Capitolo 3 (#u87738bec-7b94-556e-bd86-5229ca3253db)
Capitolo 4 (#u36a49197-2520-551d-9237-995144b3d55c)
Capitolo 5 (#uf295940f-9d7f-5589-9482-a91b343abd6d)
Capitolo 6 (#litres_trial_promo)
Capitolo 7 (#litres_trial_promo)
Capitolo 8 (#litres_trial_promo)
Capitolo 9 (#litres_trial_promo)
Capitolo 10 (#litres_trial_promo)
Capitolo 11 (#litres_trial_promo)
Capitolo 12 (#litres_trial_promo)
Capitolo 13 (#litres_trial_promo)
Capitolo 14 (#litres_trial_promo)
Capitolo 15 (#litres_trial_promo)
Capitolo 16 (#litres_trial_promo)
Capitolo 17 (#litres_trial_promo)
Capitolo 18 (#litres_trial_promo)
Capitolo 19 (#litres_trial_promo)
Capitolo 20 (#litres_trial_promo)
Capitolo 21 (#litres_trial_promo)
Capitolo 22 (#litres_trial_promo)
Capitolo 23 (#litres_trial_promo)
Capitolo 24 (#litres_trial_promo)
Epilogo (#litres_trial_promo)
Prima della Caduta: Anteprima (#litres_trial_promo)
Copyright © 2018 L.G. Castillo
Tutti i diritti riservati.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcuna forma o tramite qualsiasi mezzo elettronico o meccanico, compresi i sistemi di archiviazione e recupero delle informazioni, senza il permesso scritto dell'autore, eccetto che per l'uso di brevi citazioni in una recensione del libro.

Creato con Vellum (http://tryvellum.com/created)

Libri di L.G. Castillo [Versione Inglese]
CONTEMPORARY ROMANCE
Stillwater Dusk (https://www.books2read.com/StillwaterDusk)
Strong & Wilde (Texas Wild Hearts #1) (https://books2read.com/StrongWildeNovel)
Secrets & Surrender (Texas Wild Hearts #2) (https://books2read.com/SecretsSurrenderNovel)
Your Gravity (https://books2read.com/YourGravityNovel)
PARANORMAL ROMANCE
Lash (Broken Angel #1) (https://books2read.com/LASH)
After the Fall (Broken Angel #2) (http://books2read.com/AftertheFall)
Before the Fall (Broken Angel #3) (https://books2read.com/BeforeTheFall)
Jeremy (Broken Angel #4) (https://books2read.com/JeremyBrokenAngel4)
Golden Angel (Broken Angel #5) (https://books2read.com/GoldenAngel)
Archangel’s Fire (https://books2read.com/ArchangelsFire)
www.lgcastillo.com (http://www.lgcastillo.com)

1
Il mantello di Rachel fluttuava mentre si affrettava lungo il tunnel nell’oscurità. Lui era lì. Se lo sentiva.
Tremando, strinse il pesante tessuto più vicino al corpo. Dalla bocca le uscivano nuvolette bianche mentre ansimava, cercando di riprendere fiato. Ad ogni passo era come se i suoi poteri di angelo venissero prosciugati. Si fermò e si appoggiò al muro umido della caverna, senza la forza di fare un altro passo. Ce la poteva fare? Anche se fosse riuscita a raggiungerlo, avrebbe avuto ancora poteri sufficienti per salvarlo?
Gabrielle l’aveva avvisata che sarebbe stato così, ma Rachel non le aveva dato retta, specialmente quando era entrata per la prima volta all’Inferno. Era uguale a casa! Prati rigogliosi e fiori fragranti coprivano il panorama fino all’orizzonte. Montagne con i picchi ricoperti di neve facevano da sfondo ad un cielo limpido e azzurro—persino il ruscello si trovava nello stesso identico posto del Paradiso. Se non fosse stato per la sensazione di ansia che le prendeva lo stomaco e i peli che le si drizzavano dietro al collo avrebbe giurato di essere a casa.
Considerato che Lucifero teneva i propri prigionieri al Lago di Fuoco, aveva presupposto che l’Inferno fosse una vasta landa deserta caratterizzata da un calore soffocante. Finché non aveva trovato la caverna nascosta dietro a una cascata non aveva pienamente capito cosa intendesse Gabrielle quando le aveva detto di non abbassare mai la guardia. La caverna era gelida. L’aria ghiacciata sembrava entrarle nei pori e nelle ossa, facendole battere i denti in maniera incontrollabile.
Avrebbe voluto che Gabrielle le avesse fornito maggiori informazioni su cosa aspettarsi. Si sarebbe messa abiti più pesanti. Gabrielle c’era stata una volta sola, ed era rimasta all’esterno della caverna. Secondo lei, una volta era stata più che sufficiente. Le ci erano voluti giorni interi per riprendersi dall’esperienza.
Solo Raphael sapeva esattamente come fosse l’Inferno. Aveva chiesto a Gabrielle di aspettarlo mentre lui si addentrava coraggiosamente nelle profondità della caverna per raggiungere il lago. Era l’unica persona che Rachel conoscesse ad essere sceso e poi tornato—vivo.
Se solo avesse potuto chiedere a Raphael cosa aspettarsi e come prepararsi. Sospirò. Se l’avesse fatto, non avrebbe poi avuto modo di sgattaiolare via senza farsi notare. Sarebbe stato fatto rapporto a Michael e molto probabilmente sarebbe stata messa sotto sorveglianza fino a quando non sarebbe stato troppo tardi.
Le sfuggì un singhiozzo al pensiero che lui potesse morire. Si mise una mano sulla bocca, terrorizzata nel sentire che il suono creava un’eco nella caverna, rimbalzando sui muri. Cominciò a tremare mentre lottava con il pensiero di perderlo. Doveva riprendere il controllo. Se fosse stata catturata, sarebbe stata la fine per entrambi.
Fece un respiro profondo per farsi forza e si staccò dal muro. Ce la posso fare. Non lo perderò.
Trascinando i piedi sul pavimento della caverna continuò ad arrancare nell’oscurità. Girato un angolo, si trovò davanti a due tunnel.
Da che parte devo andare? Gli occhi le si riempirono di lacrime e si morse il labbro, frustrata. Era stanca, così stanca. Se avesse scelto il tunnel sbagliato, non sapeva se poi sarebbe stata in grado di percorrere anche il secondo. Il tempo stava per scadere. Doveva fare una scelta, adesso!
Stava per avventurarsi lungo il sentiero alla sua sinistra quando sentì un gemito provenire da destra.
È lui!
Cominciò a correre in quella direzione con rinnovata energia e in pochi minuti si ritrovò in una grande caverna. Sentì un forte calore sul corpo, che la fece ritrarre per il dolore dovuto all’improvviso sbalzo di temperatura. Si fermò di botto, cercando di bilanciarsi con le braccia per non cadere nella lava liquida che era apparsa davanti ai suoi occhi e che rischiava di ustionarle la punta dei piedi.
Il lago!
Un calore indicibile le offuscò la vista e si strofinò gli occhi. Tutto ciò che riusciva a vedere era un mare di calore rosso infuocato. Lui dov’è?
Cercando di vedere attraverso la foschia, scorse una figura indistinta, immobile. Sbatté nuovamente gli occhi e riuscì a mettere a fuoco l’immagine.
No! Non può essere lui.
Dall’altra parte del lago, incatenato al muro, nudo, si trovava l’unica persona al mondo di cui lei non poteva fare a meno. L’unica persona per cui avrebbe sfidato gli ordini dei più importanti Arcangeli se questo avesse significato poterlo salvare.
Uriel.
Le cominciarono a scendere grosse lacrime sulle guance infuocate mentre osservava il suo corpo, una volta splendido, bruciato dalla lava che gli schizzava addosso. Le sue belle ali candide erano adesso di un colore nero grottesco. Ad ogni movimento che faceva, le piume si riducevano in cenere e fluttuavano a terra senza più vita.
“Uriel” disse con voce rauca.
Lui sollevò la testa e la guardò con occhi pieni di sofferenza, di un blu stupefacente rispetto allo sfondo del suo viso annerito. “No” gemette. “Vattene. Vattene subito. Lui sta per—”
La caverna rimbombò, e la lava fece un guizzo nell’aria. Uno spruzzo del liquido ustionante lo colpì al petto. Inarcò la schiena e lanciò un grido.
“Sto arrivando, Uriel!” Rachel si tolse il mantello e aprì le ali.
“È troppo tardi per me” le disse con voce stridula. “Non farlo.”
“No, non è vero. Non mi interessa ciò che dicono gli altri. Ti sei redento. Meriti un’altra chance.”
Lui la guardò dritto negli occhi. “Perdonami. Non sono degno di te.”
“Non c’è niente da perdonare. Io ti amo.”
Rachel si guardò intorno, alla ricerca disperata di un modo per arrivare a lui. Deglutì con sforzo mentre spalancava le ali e, con tutta la forza che aveva, si sollevò in aria. Riuscì ad alzarsi solo di qualche centimetro dal terreno. Era come se una barriera invisibile la trattenesse a terra. Freneticamente, cercò intorno a sé un altro modo per raggiungerlo e vide uno stretto sentiero di pietra lambito dalla lava. Non esisteva altro cammino.
Facendo appello a tutte le proprie forze si spinse verso l’alto, cercando di rimanere a distanza dal liquido ardente. La caverna rimbombò di nuovo, e un’onda di lava sbatté contro le pareti, mandando gocce infuocate nell’aria e sulle sue ali.
Lanciò un urlo di dolore e cominciò a cadere.
“No, Rachel. Torna indietro” gemette Uriel.
Prima che Rachel potesse rispondergli che non l’avrebbe lasciato per nessun motivo, sentì un soffio d’aria sul collo. Un braccio le circondò con forza la vita e la trascinò lontano dal lago, lontano da Uriel.
“Prendila . . . Gabrielle” ansimò Uriel. “Tienila . . . al sicuro.”
“Hai la mia parola” rispose Gabrielle stringendo Rachel con forza ancora maggiore.
“No!” gridò Rachel, lottando contro la stretta d’acciaio di Gabrielle. “Lasciami andare. Lasciami andare!”
Rachel allargò le braccia, come se questo potesse aiutarla ad avvicinarsi a lui. “Uriel! Uriel!”
Mentre Gabrielle usciva in volo dalla caverna, un forte tuono scosse le pareti, e il suono delle urla di Uriel la lacerarono, unendosi alle sue.
Poi, il silenzio.
Se n’era andato.
Si lasciò cadere senza forza fra le braccia di Gabrielle mentre volavano a ritroso lungo il tunnel glaciale. Il gelo si diffuse al suo viso, alle mani, e poi si intrufolò fino al cuore e fino al profondo della sua anima finché non rimase altro che un oscuro torpore. Non aveva importanza. Niente aveva più importanza oramai.
Quando uscirono dalla cascata nella luce del sole, Rachel guardò quasi senza vederle le nuvole che si muovevano pigramente nel cielo. E sebbene il sole le splendesse sul viso, non riusciva a sentirne il calore. Il vuoto e il gelo nel suo cuore non se ne sarebbero mai più andati, perché Uriel era morto.


“Aspetta un attimo! Uri è morto? Ma proprio morto morto? Nel senso che non esiste più, morto?” Naomi guardò Rachel con gli occhi sgranati e poi si rivolse a Uri. Mentre lui sorrideva sul suo mento si evidenziò la sua tipica fossetta. “Ma tu sei . . . sei qui.”
Rachel guardò in lontananza con un’espressione triste come se si fosse ancora trovata nella caverna.
“Rachel? Stai bene?” Naomi le scosse le spalle, la fronte aggrottata per la preoccupazione. Non era abituata a vedere l’amica così triste. Fra tutti gli angeli che aveva conosciuto nel suo breve tempo in Paradiso, Rachel era la più allegra, sempre indaffarata a diffondere pettegolezzi sugli altri angeli. Naomi avrebbe voluto non averle domandato come avesse incontrato Uri. Non aveva idea del loro passato tragico o che Rachel e Uri fossero mai stati separati. Uri, che aveva abbreviato il nome da Uriel, era sempre al fianco di Rachel.
Quando Naomi l’aveva incontrato per la prima volta, era stata colta di sorpresa dal modo in cui le sorrideva scherzosamente e la prendeva in giro. Ed era uno a cui piacevano gli abbracci, come Rachel. Naomi aveva pensato che Lash sarebbe stato geloso del modo in cui Uri flirtava con lei. Ma poi si era accorta che si comportava in quella maniera con tutti, anche con Gabrielle.
In Paradiso non c’era carenza di angeli belli da togliere il fiato. Sebbene l’aspetto scuro e tenebroso di Lash rispondesse di più ai suoi canoni di bellezza, doveva ammettere che Uri era attraente. Portava i capelli biondo scuro tagliati corti con dei ciuffi che gli ondeggiavano sulla fronte, evidenziando i suoi scherzosi occhi blu. Ciò che più colpiva erano le sue labbra carnose, che sembravano sempre pronte per dare un bacio. La maggior parte degli angeli femmina si scioglievano ogni volta che Uri baciava loro la mano per salutarle o quando lanciava loro un sorriso. E se Uri voleva proprio farle impazzire, accentuava il suo accento russo.
Malgrado tutta l’attenzione che attirava, era chiaro che il suo cuore apparteneva a Rachel. Ogni volta che lei entrava in una stanza il suo viso si accendeva e diventava ancora più meravigliosamente bello. Era come se tutta l’energia che irradiava fosse dovuta a lei.
Rachel sbatté gli occhi un paio di volte e scosse la testa, come se volesse ritornare al presente. “Certo, scusa. Mi sono persa nei ricordi per un attimo. Cosa stavi dicendo?”
“Ah, amore mio, lasciami spiegare a Naomi i dettagli della mia miracolosa risurrezione” disse Uri a Rachel.
Si allungò sul tavolo e prese la mano di Naomi fra le sue. Fece una pausa e guardò verso Lash. “Posso?”
Lash annuì e si sedette più comodamente. “Finché tieni sotto controllo un po’ del tuo fascino.”
Naomi levò gli occhi al cielo. “Mi sta solo tenendo la mano. Ma perché mi stai tenendo la mano, Uri?”
“Dimmi, bellissima Naomi. Cosa senti?” le chiese Uri facendo l’occhiolino a Rachel.
Naomi sbatté gli occhi, confusa. “Uh, beh, sento la tua mano.”
“Sì, senti la mano di Uri” disse, stressando la pronuncia della “r”. “Ma chi è Uri?”
“Cosa?” Naomi guardò verso Lash, non sapendo cosa pensare. Lui scrollò le spalle.
“Questo è Uri, in carne e ossa?” Passò la mano di Naomi sul suo braccio muscoloso. “O Uri è questo?” disse mettendole la mano sul suo petto scolpito.
Lash si alzò di scatto sulla sedia. “Hey, attento adesso.”
“Shh.” Naomi lo silenziò con la mano. “Credo di stare capendo qualcosa.”
“A me pare che tu stia palpeggiando Uri” borbottò Lash.
Rachel fece una risatina e raccolse le carte dal centro del tavolo. “Naomi ha ragione. Sei carino quando sei geloso.”
“Non sono . . . aw, dammi le carte.” Le strappò il mazzo di mano.
Naomi poteva sentire Lash che metteva il muso mentre mischiava le carte. Voleva tranquillizzarlo, ma era vicina a capire ciò che Uri cercava di spiegarle. Era a un passo dal capirlo.
“Stai dicendo che è cambiato solo il tuo corpo?”
Uri le sorrise. “Molto bene. Questo”—indicò il proprio petto con la mano di Naomi—“è un Uri nuovo e migliorato. Ti piace?” Le fece l’occhiolino.
“Sì.”
Lui fece un largo sorriso, e Rachel rise sotto i baffi.
Naomi si sentì arrossire mentre toglieva la mano dal suo petto. “Voglio dire . . . sei un . . . buon amico” balbettò.
Fece un respiro e cercò di riportare la conversazione sull’argomento principale. “Quindi, stai dicendo che il tuo vero io, la tua anima, non è mai morto. Era ancora vivo.”
“È in gamba, vero?” disse Uri a Lash.
Lui fece un grugnito.
“Lo prendo per un ‘sì’.” Naomi riportò l’attenzione sul gioco che stavano facendo. Tolse i fagioli dalla scheda della tombola e ne cercò un’altra. Quella che stava usando doveva essere iellata. Non aveva vinto neanche una volta in tutta la serata.
Aveva insegnato la tombola messicana a Uri e a Rachel poche settimane prima, sperando di potersi divertire un po’ nelle pause fra un allenamento e l’altro. Rachel la adorava—probabilmente perché vinceva quasi sempre—e per questo lei e Uri venivano a giocare tutte le sere.
“Imparo qualcosa di nuovo ogni giorno. Non sapevo che gli angeli potessero morire, o perlomeno i loro corpi. Deve essere stato un sollievo sapere che Uri sarebbe tornato” disse Naomi.
Nella stanza si fece silenzio.
“Non tutti tornano indietro” disse Rachel a bassa voce. Il suo sorriso onnipresente era scomparso.
“Oh, ma io l’ho fatto.” Uri si alzò dal tavolo, sollevò Rachel dalla sedia, e se la mise in grembo. “Ci sono voluti molti anni, ma sono tornato da te, mia amata.”
“Tremila trecento ottantasei anni, cinque mesi, due giorni, quarantotto minuti e ventitré secondi” disse Rachel sottovoce.
Naomi sussultò. Era mancato così a lungo? Sentì il petto stringersi guardando Uri che asciugava teneramente una lacrima dalla guancia di Rachel. Se gli angeli potevano morire, allora questo poteva succedere anche a Lash, e non c’era la certezza che sarebbe risorto. Per tutto questo tempo aveva pensato che niente avrebbe potuto separarli. Aveva pensato che avrebbe avuto l’eternità da trascorrere insieme a lui.
“Quando sei morto?” chiese.
“Nel 1400 a.C. E non sono tornato fino al. . . hmm, fammi vedere, il 1967 o giù di lì, quando sono rinato in un corpo umano. In un modo non molto diverso da come tu sei nata nel tuo.”
“Solo che lui era a Chernobyl invece che in Texas.” Rachel diede una pacca sul petto a Uri. “L’ho finalmente incontrato quando ha compiuto 19 anni.”
“Chernobyl negli anni ‘80” sospirò Lash. “Me ne ricordo.”
“Anch’io” disse Rachel. “Non ero mai stata tanto felice e frustrata allo stesso tempo in tutta la mia vita. Credimi, Lash, capisco perfettamente quello che hai passato quando sei stato assegnato a Naomi.”
“Uri è tornato nei panni di un umano?” Naomi si girò verso di lui. “Non sapevi di essere stato un angelo, prima?”
“No. Rachel ha dovuto faticare per convincermi. A differenza di te, io non ero proprio il più, come dire, corretto degli umani.” Uri le fece l’occhiolino. “Naturalmente, Rachel ha cambiato tutto questo per me, e finalmente ci siamo ritrovati di nuovo insieme.”
“Ma tremila anni. Io non potrei mai . . .” Guardò verso Lash e prese un respiro profondo per calmarsi. “Non riesco neanche a immaginarlo.”
“Hey” Lash si sporse verso di lei e le diede un bacio sulla guancia. “Va tutto bene. Io sono qui” le disse come se potesse leggerle nel pensiero e sentire le sue paure riguardo ad una vita senza di lui. Come aveva fatto Rachel? Tutti quegli anni senza Uri, vedendolo morire così come era successo, non sapendo se sarebbe mai tornato.
“Perché non me l’hai mai detto?”
“Non si è mai presentata l’occasione.” Le tolse la tessera della tombola dalle mani e le prese nelle sue. “Non hai niente di cui preoccuparti. La situazione di Uri è assolutamente inusuale. Senza offesa, Uri.”
“Nessuna offesa, amico mio” disse Uri. “Naomi, Lash non è l’angelo più ribelle qui dentro, anche se lui vorrebbe farlo credere.” Sorrise, mostrando le fossette. “Ci sono cose peggiori che uno può combinare oltre a fare un po’ di scenate e incasinare gli incarichi.”
Lash fece una smorfia. “Non le chiamerei scenate.”
“Cosa hai fatto?” Naomi non riusciva ad immaginare che Uri avesse combinato qualcosa di tanto grave da essere punito con l’Inferno. Non sembrava il tipo. “Non sapevo che gli angeli potessero ricevere questa punizione.”
“Non sono stati gli arcangeli a punirlo.” Rachel guardò la tessera di Uri, fece una smorfia, e ne prese un’altra dal centro del tavolo. “Non l’avrebbero mai fatto.”
“Oh, io mi posso benissimo immaginare Gabrielle che ordina una cosa del genere” disse Lash.
“Lash” lo avvisò Naomi. Gabrielle era ancora un punto dolente per lui. Rachel le aveva raccontato come Gabrielle e Lash non andassero d’accordo. Quindi, quando Gabrielle era stata designata per essere il suo supervisore, aveva pensato che sarebbe stato difficile lavorare con lei. Al contrario, lei mostrava molta pazienza con Naomi e le dava anche del tempo extra per completare alcuni addestramenti. Naomi aveva notato che Gabrielle era molto professionale e non interagiva mai con gli angeli a livello personale. Poteva capirlo. Doveva essere difficile per lei essere la seconda in comando dopo Michael. Naomi non lo aveva ancora incontrato, ma tutti parlavano di lui con riverenza, anche Lash. Gli unici momenti in cui Gabrielle sembrava abbassare la guardia era quando si trovava con Raphael. Se Naomi non avesse saputo come stavano effettivamente le cose, avrebbe pensato che Gabrielle fosse innamorata di lui.
“Cosa?” Lash la guardò innocentemente. “È vero. Se si trattasse di me, lo farebbe in un batter d’occhio.”
“Gabrielle a volte può essere un po’ . . . rigida, ma le sue intenzioni sono buone.” I grandi occhi castani di Rachel brillavano di lacrime mentre guardava in lontananza; sembrava stesse ricordando qualcosa. “Ha rischiato la sua vita per venirmi a cercare, e non era tenuta a dirmi come arrivare al Lago di Fuoco.”
“Uh, huh.” Lash la guardò con scetticismo per un attimo e poi rivolse nuovamente l’attenzione a Uri. “E quindi? Cosa hai combinato?”
“Non lo sai?” gli chiese Naomi, sorpresa. Immaginava che, visto che Lash e Rachel erano buoni amici, ne avessero già parlato.
“Lash sa che sono stato ucciso e poi riportato indietro. Però non ho detto a nessuno il perché” disse Uri, scombussolato. Guardò nervosamente verso Rachel prima di continuare. “Vedete, ero una persona molto diversa allora. Nel 1400 a.C. sono andato nella Città di Ai con Raphael e Luci—”
“Oh, non vogliono sentire tutte queste cose noiose.” Rachel saltò giù dalle sue gambe. Fece passare fra le mani le varie tessere della tombola soffermandosi attentamente su ognuna di esse, evitando il contatto visivo mentre parlava. “Uri è stato fatto prigioniero da Lucifero e Saleos. E a causa di, uh, circostanze speciali, gli arcangeli hanno deciso di, uh, lasciarlo”—sprofondò nella sedia e deglutì—“morire.”
“Questo è crudele.” Naomi non poteva immaginare cosa potesse aver combinato di così grave da far sì che sia lui che Rachel soffrissero in quel modo. Osservò Rachel attentamente, e lei mostrò di essere a disagio per questo scrutinio. Le stava nascondendo qualcosa. A parte Lash, Rachel era diventata una delle sue migliori amiche, come una sorella, con cui condivideva tutto—fino ad allora.
“La Città di Ai” disse Lash. “Mi suona familiare. Dove l’ho già sentita?”
Naomi fu sorpresa dall’improvvisa risatina isterica di Rachel. “Guarda questa carta, Naomi. La Muerte” lesse, e poi le passò la carta che raffigurava uno scheletro con una scimitarra in mano. “Non assomiglia per niente a Jeremy. Mancano i suoi nuovi stivali di coccodrillo. Non è vero, Uri?”
Uri corrugò la fronte poi, cogliendo l’invito di Rachel, disse: “Sì, i suoi stivali. Molto carini.”
Naomi vide che Lash si irrigidiva e si bloccava nel mescolare le carte alla menzione del nome di Jeremy. Quest’ultimo era sparito il giorno successivo al ricongiungimento fra Lash e Naomi. Lei aveva saputo della loro lite e ne aveva sofferto molto. Aveva chiesto a Raphael notizie di Jeremy, sperando di poter fare qualcosa per favorire la riconciliazione fra i due amici fraterni. Raphael si era limitato a scuotere la testa e a dirle che Gabrielle l’aveva mandato a svolgere un incarico di lungo termine e di non sapere quando sarebbe tornato.
“Quindi Jeremy è tornato” disse Lash con voce provata, riprendendo a mescolare le carte.
Rachel guardò prima Lash e poi Naomi, gli occhi pieni di pena. Poi si girò verso Lash con un sorriso forzato. “L’ho visto stamattina. Magari tu, Jeremy, e Uri potreste ricominciare a giocare a poker.”
Lash serrò la mascella. Guardò le carte mentre le faceva passare fra le dita. Diede un colpetto al mazzo sul tavolo e ricominciò a mescolare senza dire una parola.
L’atmosfera si fece sgradevole con Lash che continuava ad evitare di rispondere.
“È un’ottima idea” disse Naomi, sforzandosi di dare alla propria voce un tono allegro. Guardò Rachel e Uri, vide gli sguardi che si scambiavano, e sospirò. Ancora altri misteri. Ma quanti segreti c’erano in questo posto? Non era abituata a persone che le nascondessero le cose, specialmente dopo che Lash le aveva finalmente rivelato di essere un serafino e Raphael le aveva comunicato che lei era il settimo arcangelo.
Lash le aveva anche raccontato della sua conversazione con Raphael e di aver saputo che Rebecca, l’angelo custode di sua nonna, era sua madre e Raphael suo padre. E quando le aveva detto che Jeremy era il suo fratello maggiore, Naomi aveva pensato che i segreti fossero finiti lì . . . ma a quanto pare non era così. Che frustrazione! Per forza Lash era lunatico quando l’aveva incontrato la prima volta. Non gliene poteva certo fare una colpa.
“Spiegami di nuovo questa cosa: perché dobbiamo usare i fagioli?” chiese Lash prendendone una manciata.
Stava chiaramente cercando di cambiare argomento. Naomi fece un sospiro. Forse era meglio continuare a giocare a tombola.
“Non dobbiamo necessariamente usare i fagioli. Andrebbero bene anche le pedine da tombola. A Welita però piaceva usare i fagioli.” Sentì un dolore al petto, cosa che succedeva ogni volta che pensava alla nonna e al cugino, Chuy.
Quando Naomi era appena arrivata in Paradiso, era andata a controllarli nelle pause fra un allenamento e l’altro. Ma ogni volta che l’aveva fatto era diventato sempre più difficile staccarsi dal ponte sul ruscello, l’unica finestra da cui poteva osservare il loro mondo. Gabrielle si era accorta della sua incapacità di concentrazione dopo queste visite e le aveva ordinato di evitare il ponte finché il suo addestramento non fosse stato completato.
Inizialmente era arrabbiata per il fatto che Gabrielle stesse sostanzialmente chiedendole di dimenticarsi della propria famiglia. Lash, ovviamente, si era indignato e si era offerto di parlarne con Michael, sostenendo che lei stava lavorando duramente e che tenere d’occhio la famiglia la aiutava ad adattarsi meglio alla transizione per il Paradiso. Dopo essersi calmata si era però resa conto che Gabrielle aveva ragione. La sua nuova vita e la sua nuova famiglia erano qui con Lash, e il modo migliore per adattarsi era abbracciare il proprio ruolo come arcangelo.
“Naomi” disse Lash toccandole gentilmente la spalla. “Stai bene?”
“Sì, stavo solo pensando a Welita. Lei e Chuy mi mancano.”
“Anche a me . . . e Bear” disse Lash riferendosi al Chihuahua della nonna. “Pazza palla di pelo.”
Naomi si chiese cosa stessero facendo in quel momento. Si chiese se fosse tarda serata come lo era in Paradiso. In che fascia oraria si trovava il Paradiso?
Chuy e il suo migliore amico, Lalo, erano probabilmente seduti a cena in questo istante, avendo lasciato da poco il lavoro. Chuy stava quasi certamente servendosi un secondo piatto e Lalo un terzo. Lalo era come un membro della famiglia, e chiamava persino la nonna “Welita” anziché Anita, il suo nome proprio.
Naomi riusciva a vedere, nella sua mente, Lalo che dava di nascosto pezzetti di pollo a Bear, mentre Welita era indaffarata a pulire la cucina.
Rachel fece uno sbadiglio rumoroso e si alzò in piedi, spostando la sedia. “Sono stravolta. Forza, Uri, andiamo a casa. Perché non giochiamo da noi domani?”
“Non ve ne dovete andare” disse Naomi.
Rachel le andò vicino e la strinse in un abbraccio. “Lo so. Ma tu e Lash dovreste stare un po’ da soli. Hai lavorato così duramente negli ultimi tempi. Fra l’altro, Uri ha detto di avere una sorpresa speciale per me stanotte.”
“Ogni notte è speciale con te.” Uri la prese fra le braccia e aprì le ali.
“Uri!” squittì Rachel. “Cosa stai facendo? Ho anch’io le ali, sai.”
Uri camminò intorno al tavolo e andò in sala, dove una parete di vetro guardava sulla valle. Tutte le finestre erano aperte e lasciavano entrare una brezza fresca.
“Lash, sei stato furbo a lasciare la residenza condivisa e a traslocare in una casa tutta tua.” Si avvicinò alla finestra centrale e guardò giù. “La vista da quassù è spettacolare. Ma perché così lontano da tutti?”
Per quanto Naomi amasse vivere con Lash, nella sua vecchia stanza si stava un po’ stretti. Lash aveva immediatamente risolto il problema costruendo un piccolo cottage sulla cresta di una montagna che sovrastava le residenze degli angeli. Ancora più importante, dalla casa Naomi poteva vedere il ponte, a ricordarle che Welita si trovava a pochi minuti di distanza. Lei lo adorava. Ma, nella parte più recondita della mente, si chiedeva se ci fosse un’altra ragione perché lui voleva vivere lontano dagli altri—o magari da una persona in particolare.
Lash circondò Naomi con le braccia e le diede un bacio sul collo. “Oh, diciamo che volevamo un po’ di privacy.” Sentì il suo respiro caldo sul suo orecchio mentre sussurrava: “E spazio per delle attività extra.”

2
Jeremy stava appoggiato al parapetto del ponte, guardando la montagna con i suoi occhi color zaffiro. In lontananza poteva vedere le luci che brillavano sulla cima più alta.
Chiuse gli occhi per un momento, aspettando che il dolore passasse. Essendo stato assente nelle ultime settimane, non si era neanche reso conto che fosse ancora lì, in attesa in fondo al suo cuore. Doveva ringraziare Gabrielle per questo. Come poteva sapere quello che stava provando quando non ci riusciva neanche lui stesso?
Aveva pensato che passare del tempo lontano da Lash e Naomi lo avrebbe aiutato a mettere in prospettiva quello che sentiva. Ma quando era rientrato ed era rimasto da solo nella stanza vuota di Lash, si era chiesto per chi stesse soffrendo il suo cuore—Lash o Naomi.
Si passò le mani sul viso per la frustrazione. Da quando era partito si era lasciato andare, quasi come per punirsi. Non gli interessava radersi. Non gli interessava nemmeno più vestirsi con i suoi completi su misura. Al contrario, si metteva addosso qualsiasi cosa gli capitasse, come pantaloni larghi neri e magliette. Anche i suoi capelli solitamente in perfetto ordine erano diversi, con ciuffi trasandati che gli cadevano sugli occhi e la chioma tanto lunga da sbattergli sulle scapole. L’unico lusso che si concedeva era una giacca nera di pelle che si intonava con i suoi nuovi stivali di coccodrillo.
Guardò il cielo scuro, cercando di identificare il momento esatto in cui tutto era cambiato. In che momento era passato dall’essere un amico leale a qualcuno di cui non ci si deve fidare? Poteva dare la colpa a Lash se non si fidava di lui quando neanche lui stesso sapeva se poteva farlo quando si trattava di Naomi?
Jeremy si staccò dal parapetto e cominciò a passeggiare lungo il ponte, facendo ticchettare i suoi lucidi stivali neri sul legno. Stavo facendo il mio lavoro. Tutto qui.
Controllare Lash ed assicurarsi che Naomi arrivasse a Shiprock—questo era ciò che gli era stato chiesto di fare, e lui l’aveva fatto. Aveva seguito gli ordini alla lettera. Qual era il problema se li aveva controllati un po’ di più rispetto alla richiesta che gli era stata fatta? Non c’era niente di male in questo. E potrà avere anche provato un po’ di gelosia—no, preoccupazione. Sì, esatto: si era preoccupato quando aveva notato l’ovvia attrazione fra loro due. Aveva dovuto avvisare Lash di lasciarla perdere. Aveva pensato che avrebbe pregiudicato la chance che Lash aveva di tornare a casa.
Jeremy si bloccò ricordando le parole che aveva detto a Lash.
Lei non è per te.
Perché gli aveva detto questo?
Tu sai perché, gli sussurrò una vocina nella testa.
Sbatté la mano sulla ringhiera. Sapeva perfettamente perché. Avrebbe voluto poter dimenticare tutto e ricominciare da capo con Lash e Naomi. Ma non poteva.
Lottando contro i suoi ricordi su Naomi, strinse la ringhiera con tale forza da farsi diventare le nocche bianche. Era stato più facile prima, quando il suo unico scopo era portare a termine una missione. Adesso invece doveva lottare per togliersi dalla testa le sensazioni che aveva provato quando l’aveva vista per la prima volta, con i capelli lunghi neri che le cascavano in avanti incorniciandole il bel viso mentre stava china su Deborah in punto di morte. Era stato come se un fulmine l’avesse colpito in pieno petto ed avesse rimesso in moto un cuore che non sapeva si fosse mai fermato. Era riuscito ad allontanarsi e a focalizzarsi sul compito da svolgere solo quando era arrivato Lash, che si era sentito chiaramente minacciato dal modo in cui lui aveva guardato Naomi. Da quel momento, aveva tenuto a distanza sentimenti che aumentavano, sentimenti di cui non immaginava l’origine finché Raphael non gliene aveva parlato—era suo figlio, e tanto tempo prima era stato fidanzato con Naomi.
“Sei pronto?”
Jeremy si girò di scatto al suono della voce. “Gabrielle. Pensavo di essere solo.”
Lei uscì dall’ombra. Una brezza leggera spostava onde bionde intorno ad un viso severo. “Sei stato in isolamento per settimane. Ti sei preparato per la nuova missione?”
Jeremy fu sorpreso dal suo tono. Se l’era sognato che proprio Gabrielle poche settimane prima gli aveva suggerito di andarsene per mettere un po’ di spazio fra lui e Lash dopo quello che era successo? Era sembrata così gentile e paziente.
Guardò nuovamente verso la montagna e si chiese se Lash fosse ancora arrabbiato con lui e, sebbene non volesse farlo, pensò a Naomi. “Non può essere assegnata a Lash? È più adatto.”
“Michael ha insistito che fossi tu a supervisionare questo incarico. Inoltre, hai il tuo personale compito da svolgere sulla Terra.” La sua voce era determinata mentre lo osservava con cautela. Doveva aver notato qualcosa sul suo viso perché i suoi lineamenti si rilassarono. Era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto dopo la sua lite con Lash. “Il tempo trascorso lontano non ti ha aiutato a prepararti?”
“Gabrielle, non puoi fare un’eccezione? Ho sempre fatto il mio dovere, e non ho mai messo in discussione te o Michael per gli incarichi che mi avete assegnato. . . neanche quando mi avete chiesto di colpire il mio migliore amico.”
“È a causa del tuo fedele servizio durante tutti questi anni che sei cresciuto di rango fino a diventare un arcangelo” gli fece notare Gabrielle. “Lo sai che questo ruolo comporta maggiori responsabilità. Se Lash fosse stato obbediente come te . . . beh, lasciamo perdere. Lui è senza speranza.”
“Perché lo odi?”
Gabrielle inarcò un sopracciglio. “Sto semplicemente illustrando la realtà dei fatti. I suoi comportamenti passati non l’hanno dimostrato?”
Jeremy scosse la testa. Non riusciva a capire l’animosità di Gabrielle nei confronti di Lash. Aveva pensato che una volta che Lash avesse mostrato finalmente il suo valore sarebbe stata più indulgente con lui. Ma era tornato per trovarla esattamente identica a quando se n’era andato.
“Se ti preoccupi per Lash, ti assicuro che non ci sarà alcuna interferenza da parte sua. Me ne occuperò io.”
“Preoccupato. Puoi dirlo forte. Quando scoprirà che sono proprio io ad essere il partner dell’amore della sua vita nel suo primo incarico, diavolo—”
Gabrielle gli lanciò un’occhiataccia per la sua scelta delle parole.
“Uh, voglio dire”—si schiarì la voce—“lo sai, non è l’angelo più ragionevole. E quando ci siamo separati dopo la nostra lite abbiamo lasciato un po’ di cose in sospeso.”
“All’epoca avevo suggerito che ti prendessi del tempo per dare modo a te, e speravo anche a Lash, di riflettere su tutto ciò che è emerso.” Gabrielle guardò verso la montagna e poi di nuovo verso Jeremy. “E magari di risolvere i sentimenti che possono ancora. . . indugiare.”
Jeremy deglutì nervosamente al suo sottinteso. “Non sono certo di capire cosa intendi.”
Lei rispose con voce molto bassa e dolce. “Sei al corrente, vero, di avere un’ottima reputazione come giocatore di poker? Le tue capacità potrebbero esserti utili in questo caso, non credi?”
Lui aggrottò la fronte. “Non capisco.”
Gabrielle sospirò. “Sebbene io detesti quel gioco, sono molto abile nel mantenere quella che viene chiamata una faccia da poker. Credo di poter affermare di aver avuto molto successo in questo.”
Il suo viso si modificò come se si fosse tolta una maschera, e una donna dolce e vulnerabile subentrò a quella dall’atteggiamento duro per cui Gabrielle era nota. “Tu provi dei sentimenti per quella ragazza. Era palese quando ti trovavi al suo capezzale, in attesa che si risvegliasse. In effetti, ti si leggeva chiaramente in faccia la prima volta che l’hai vista quando ti sei dovuto occupare di Deborah e Nathan.”
“Mi hai visto?”
“Sì” rispose con voce dolce.
“Perché? Perché mi stavi osservando?”
“Perché sapevo quello che provavi per lei tanto tempo fa quando avrebbe dovuto diventare tua moglie. E so che i sentimenti non spariscono—anche quando i ricordi vengono cancellati.”
Jeremy fece un passo avanti e le prese un braccio con forza. “Cosa sai? Dimmelo.” Doveva saperne di più. Magari se avesse scoperto cosa era successo nel suo passato, avrebbe potuto liberarsi dei sentimenti che continuavano a crescergli dentro.
Lei fece una smorfia e guardò la sua mano.
“Scusa.” Fece cadere la mano. Stava andando troppo oltre. Doveva riprendere il controllo.
“Non sta a me raccontare questa storia.” Si strofinò il braccio dove l’aveva afferrata. “È qualcosa che Raphael vuole condividere con te, Lash e Naomi. È con Michael in questo preciso momento, e gli sta chiedendo il permesso di rivelarvi parte del vostro passato.”
“Avremo indietro i nostri ricordi?”
“Ne dubito. Sono sicura che Raphael vi abbia già detto che la soppressione dei vostri ricordi fa parte della sua punizione.”
Jeremy annuì. Mentre era a fianco di Naomi aspettando che si riprendesse, Raphael gli aveva spiegato perché lui e Lash non potevano ricordare il proprio passato. “Sembra un tempo un po’ troppo lungo per una punizione.”
“Non sta a te decidere la giusta durata di una punizione” lo sgridò. “Ma sono d’accordo. Credo che il perdurare di questa situazione sia legato a ciò che sta accadendo adesso, incluso il tuo attuale incarico. Ciò che ha fatto Raphael ha avuto conseguenze non solo per te, Lash e Naomi, ma anche per. . .” fece una pausa mentre Jeremy la guardava con il fiato sospeso.
“Beh, ora me ne devo andare. Volevo solo informarti che il tuo incarico comincerà presto e volevo darti il tempo di prepararti.”
Jeremy espirò, deluso. Gabrielle non gli avrebbe detto niente. A parte questo, doveva comunque trovare il modo di liberarsi in qualche maniera da questa missione se voleva che le cose con Lash si risolvessero prima o poi.
“Esiste un qualche modo in cui io possa appellarmi contro questo incarico? Magari potrei parlare con Michael?”
“Potresti, ma lo faresti arrabbiare ancora di più. Gli ho già parlato da parte tua. Come pensi di aver ottenuto il permesso di andartene e rimanere isolato da tutti?”
“Sei stata tu?”
“Sì. Perché sei così sorpreso? Ogni tanto anch’io faccio qualcosa di carino” disse con un luccichio negli occhi verdi.
Lui sbatté gli occhi, sconvolto. Sembrava proprio che lei stesse scherzando.
“Michael voleva che tu ti occupassi dell’istruzione di Naomi e che fossi il suo partner nel primo incarico. Io l’ho convinto ad assegnare a me la parte dell’addestramento.”
“Gabrielle, non so come ringraziarti.” Se solo fosse stata altrettanto carina con Lash, la vita sarebbe stata diversa per suo fratello. Sebbene Lash non lo avrebbe mai ammesso, tutto ciò che voleva da lei era rispetto.
“Eccoti qui. Ti stavo cercando, Jeremiel.” Raphael lo stava chiamando dalla direzione dei giardini. Una replica più anziana di Jeremy li raggiunse con un largo sorriso stampato sulla faccia. “Bentornato, figlio mio.”
Jeremy deglutì nel sentire queste parole. Aveva sempre considerato Raphael come un padre. Sebbene lui avesse sempre prestato maggiori attenzioni a Lash, Raphael era riuscito a passare del tempo anche con lui.
“Visto il sorriso sul tuo viso, deduco che il tuo incontro con Michael sia andato bene” disse Gabrielle.
“Sì, è vero. Concorda sul fatto che farebbe bene a tutti noi condividere qualche informazione sul nostro passato nella speranza di rafforzare i nostri legami e guarire le ferite.” Raphael si girò verso Jeremy e gli diede una pacca sulla spalla. “Vieni, Jeremiel. Abbiamo molto da condividere con tuo fratello.”
Nell’attimo prima di girarsi Jeremy vide che Gabrielle guardava Raphael con tale desiderio che rimase di stucco. Lei strinse gli occhi verdi e il suo viso tornò quella della vecchia Gabrielle e Jeremy si chiese se si fosse immaginato tutto.
Lei guardò la montagna e poi di nuovo lui, rivolgendogli un sorriso sottile. “Ricordati ciò che ti ho detto, Jeremy. Gioca la tua partita a poker.”

3
Naomi mise i piatti nel lavandino e cominciò a pulire freneticamente la cucina, cercando di cancellare dalla mente l’immagine di Uri in punto di morte. Non voleva pensare alla possibilità di perdere Lash in quel modo.
“Cosa stai facendo?” chiese Lash, in piedi dietro di lei, passandole un dito lungo il collo.
“Sto pulendo.” Mise i fagioli in un contenitore e le carte della tombola in una scatola.
“Parlavo sul serio prima.” Prese la scatola dalle sue mani e la rimise sul tavolo.
I suoi occhi ardenti color nocciola si allacciarono ai suoi e si spostarono lentamente verso la sua bocca. Passò il pollice con dolcezza sul suo labbro e rimase fermo a guardarlo, incantato.
Il respiro di Naomi accelerò, e inalare il suo profumo delizioso le fece dimenticare Uri, Rachel, l’Inferno, e la morte. “Dicevi?”
Lash si avvicinò, le labbra a un millimetro dalle sue, e sfiorandola le disse: “Lo sai.”
Sollevò la testa e fece una smorfia sexy che non mancava mai di farle ribollire il corpo. Le sue lunghe dita le passarono fra i capelli. Lash prese una ciocca, la avvicinò al naso, e inalò. Il suo petto vibrò di piacere, facendo tremare le gambe a Naomi.
Con gentilezza le spostò i capelli sull’altra spalla, mantenendo lo sguardo legato al suo. Circondò il suo collo con le dita e la avvicinò a sé.
Lei tremò al contatto della lingua di Lash, calda e umida, con il suo orecchio. Si lasciò sfuggire un gemito.
“Ti sto distraendo?” La sua voce era profonda e sensuale.
“N-no.” Sussultò sentendo le labbra bollenti che dal collo si dirigevano verso il basso. “Hai parlato di qualche tipo di attività?”
Lash le prese una mano e se la mise sul petto. Naomi poteva sentire il calore ustionante del suo corpo muscoloso sotto la maglietta. “Mm-hmm.” Il suo petto vibrò di nuovo, facendole sentire un formicolio alle dita.
Premendo la mano sulla sua, le disse con occhi scintillanti e scherzosi. “Ti piace il nuovo Lash migliorato?”
Le guidò la mano giù per il petto, e lei si deliziò nel sentire i suoi muscoli tesi. “Certo” disse sospirando mentre passava le dita fra i suoi addominali. “Più di quanto tu sappia.”
“Dimostramelo.” La sua voce era roca per il desiderio.
Attorcigliando le dita nei suoi capelli soffici, lo prese e lo avvicinò a sé. Le sue labbra frenetiche, calde e umide, si scontrarono con quelle di Naomi e le divorarono la bocca; il suo mento la graffiava con ogni affondo della sua lingua, lasciandole la pelle arrossata e infiammata.
Naomi gli afferrò la maglietta per toglierla, desiderando disperatamente sentire la sua pelle e il calore del suo petto contro di sé. Si staccarono per un momento, mentre i vestiti venivano buttati per terra. Poi Lash la prese in braccio e lei allacciò le gambe intorno alla sua vita.
Sentì la parete fresca dietro di sé quando Lash le si premette contro. Gemette alla durezza del suo tocco e pulsò di desiderio, sentendo il bisogno di lui. Avrebbe potuto ripetere questo migliaia di volte, e non sarebbero state abbastanza.
Gli graffiò la schiena mentre lui scendeva con le labbra lungo il collo fino al suo seno abbondante. Buttò la testa all’indietro, gemendo e stringendo le gambe. Lash gemette a sua volta.
Naomi passò la lingua sulla sua mascella squadrata, godendo della ruvidità delle guance non rasate. Lui gemette ancora, e lei sussultò quando lui si fece incredibilmente più duro sotto di lei.
Prima che se ne rendesse conto, Lash corse fuori dalla cucina verso la camera da letto, tenendola sempre stretta, facendo rovesciare a terra tavolo e sedie.
Quando la lasciò andare, lei si sentì cadere in una nuvola di morbidezza. Lash era sopra di lei, gli occhi scintillanti di passione. “Sei così bella.”
Lentamente, si sdraiò al suo fianco, passandole le dita sulle labbra, lungo il collo e intorno al seno. Lei gemette al suo tocco leggerissimo.
“Vieni qui.” Lo attirò a sé.
Il suo corpo duro come una roccia le si premette addosso mentre la baciava appassionatamente.
“Naomi, mia Naomi” mormorò mentre le succhiava il collo, assaporandola. “Ti amo.”
Il suo cuore scoppiava di amore per lui. Non si sarebbe mai stancata di sentire queste parole.
“Sei mia. Per sempre” sussurrò lui.
Naomi provò un improvviso senso di preoccupazione mentre queste parole le riecheggiavano nella mente. Vide un’immagine del viso di Rachel sconvolto dalla disperazione.
“Aspetta, Lash” disse, sedendosi sul letto. “Mi è venuto in mente qualcosa.”
“Sistemerò il casino in cucina più tardi.” La strinse nuovamente a sé e le disse, in mezzo ai baci: “Meno pensieri, più azioni.”
Lei si sedette nuovamente. C’era qualcosa che non andava. Ma cosa? Non aveva mai provato questa strana sensazione. Perché adesso? “C’è qualcosa che non va.”
Lash gemette e si girò sulla schiena. “Cosa può non andare? Siamo da soli, siamo insieme.”
“Non è questo.”
“E allora cos’è?”
“Dovremmo stare insieme?”
Lash si alzò di scatto, mostrando sul viso il terrore che provava. “Stai avendo dei ripensamenti su di noi?”
“No, no! Assolutamente no.” Si sentì immediatamente in colpa per averglielo fatto pensare. “Non intendevo questo. Tu sei l’unico per me. Non potrei mai vivere senza di te.” Si abbassò e lo baciò profondamente.
Lui sospirò di sollievo. “E allora cosa c’è che non va?”
“Volevo dire. Dovremmo fare, voglio dire, questo?” Naomi indicò il suo corpo nudo, gloriosamente nudo.
Lash la strinse a sé e le stuzzicò il collo. “Mmm. Senza dubbio.”
Naomi tremò mentre le mani di Lash le massaggiavano il seno. Ricadde sul letto. Sì, era giusto. Sentiva che era giusto. Cosa le era venuto in mente?
Gli accarezzò il petto con la mano. Era una sensazione magnifica.
“Dio, Naomi. Ti voglio così tanto.”
Dio!
“Aspetta, Lash” disse ansimando, cercando di riprendere fiato. Lentamente, le tornarono alla mente i lunghi pomeriggi passati al catechismo e riaffiorarono le prediche di Welita sulla castità. “Intendo dire, dovremmo stare insieme in questo modo, visto che non siamo sposati?”
Lui si spostò e la guardò sconvolto. “Sposati?”
Naomi si morse il labbro, non sapendo come affrontare l’argomento. Non è che lei fosse una puritana o qualcosa del genere. Lash non era il suo primo uomo. Fare sesso prima del matrimonio non l’aveva mai preoccupata, malgrado le prediche di Welita e di suo padre sull’importanza di rimanere casta. Ma le cose erano diverse adesso. Era un arcangelo. Non doveva essere un modello di comportamento o qualcosa del genere?
“Beh, non so se gli angeli si sposino o celebrino qualche forma di unione formale. Voglio dire, non so se una cosa come il matrimonio abbia lo stesso significato qui che sulla Terra.”
Le sue labbra si piegarono in un sorriso. “Ce l’ha. Molte coppie di angeli fanno voto di dedizione reciproca. Ad esempio, Uri e Rachel l’hanno fatto.” Le mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “É questo che vuoi?”
Naomi lo guardò dritto negli occhi. “Sì. Voglio essere legata a te, per sempre.”
Le prese il viso fra le mani. I suoi occhi erano talmente pieni di amore da toglierle il fiato. “Non esiste niente che io voglia di più che essere legato a te. Parlerò con Michael domani per i preparativi.” Poi si avvicinò e le diede un bacio.
Lentamente, Lash la fece ricadere sul letto, e le sue mani cominciarono ad accarezzarle le cosce.
Lei gemette, e il senso di colpa tornò ad affacciarsi. “Lash, forse è meglio che aspettiamo che sia ufficiale.”
Lui grugnì e si rimise sulla schiena. “Mi stai uccidendo, Naomi.”
“Mi dispiace. É solo che, beh, sarebbe meglio se facessimo le cose nel modo giusto.”
“Ma perché adesso? Abbiamo fatto così senza fermarci da quando sei arrivata.” Si sedette e le rivolse uno sguardo bollente. “E, se ricordo bene, il tuo entusiasmo rumoroso è stato uno dei motivi per cui ho costruito la nostra casa sulla montagna, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Anzi, credo che tu abbia spaccato i timpani a Gabrielle, a giudicare dagli sguardi osceni che mi lancia ultimamente.”
Le cadde la mascella e arrossì violentemente. A parte una vista ed una forza superiori, gli angeli possedevano anche un udito amplificato. La maggior parte delle volte, questo era considerato un plus. Ma quando si vive in stretto contatto e vuoi un po’ di privacy? Non tanto.
“Io . . . tu . . . beh . . .” Era così imbarazzata.
Lui fece una risata e le baciò la punta del naso. “Sei così carina quando arrossisci.”
“Argh!” Saltò giù dal letto e si mise una vestaglia. “Parlo sul serio.”
Lash si appoggiò alla testiera del letto, le braccia dietro alla testa. “Dimmi: qual è il vero problema?”
Lei sedette sul bordo del letto. Lash sapeva leggerla come un libro aperto. “É quello che ha detto Rachel su di lei e Uri. Non voglio che succeda a noi.”
Il suo sguardo si fece serio, e tese una mano per accarezzarle una guancia. “Non succederà. Io sono qui con te. Non vado da nessuna parte.”
“E se finissimo nei guai per tutte queste attività al di fuori del matrimonio? Non voglio correre rischi.”
“Naomi, questo non succederà.”
“Mi sentirò meglio una volta che avremo ufficializzato la nostra relazione.” Si avvicinò e lo baciò dolcemente.
Lash la guardò e scosse la testa, ridendo. “Se veramente ti farà sentire meglio . . .”
“Lo farà” gli disse con un grosso sorriso. “Raccontami come si svolge la cerimonia.”
“Beh, non è molto diversa da quelle a cui sei abituata. Michael celebra un rito e le coppie si scambiano voti di dedizione reciproca davanti a dei testimoni.
“Ne hai vista qualcuna?”
“Uri e Rachel hanno fatto la loro cerimonia un po’ di tempo fa. Era il 1987 o l’88. Non ne sono certo. Erano sicuramente gli anni ’80, però. A quei tempi lui seguiva quella strana moda dei capelli ad ala di gabbiano.”
Naomi fece una risata pensando ad Uri con i capelli pettinati come un paio di ali per fare pendant con le ali vere sulla sua schiena. Questo stile era diffusissimo negli anni ’80. L’amore del padre per gruppi musicali alternativi le aveva fatto conoscere molteplici tipi di pettinature e mode strane. “Sì, me lo posso proprio immaginare.”
La risata di Naomi si calmò, e tornò seria pensando alla cerimonia. Non si era mai immaginata che si sarebbe sposata o che si sarebbe legata a qualcuno fino a quando non aveva incontrato Lash. Sapeva che era una cosa che a Welita sarebbe piaciuto tanto vedere. E suo padre avrebbe adorato poterla scortare lungo la navata tenendola a braccetto. Gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero che la sua famiglia non ci sarebbe stata.
“Credevo che questo pensiero ti rendesse felice” le disse Lash a bassa voce.
Lei lo guardo e si sforzò di sorridere. “Sono felice. Mi sto legando a te per la vita.” Gli diede un leggero bacio.
“Sii onesta. Non vogliamo iniziare la nostra eternità con dei segreti, non credi?”
Lei sospirò. “É solo che a volte mi manca la mia famiglia. Non potranno vedere la cerimonia. E mio padre, non potrò mai fare questa esperienza con lui.”
Sgranò gli occhi quando si accorse che Lash era impallidito. Senza parole, lui uscì dal letto, andò in cucina, e si versò un bicchiere d’acqua.
Lei osservò i suoi muscoli che si tendevano mentre le dava la schiena, in silenzio. “Lash?”
Svuotò il bicchiere di un fiato prima di riportare l’attenzione su di lei. Le parlò con le labbra ancora bagnate. “Vorrei tanto poter fare qualcosa per sistemare questa situazione.”
“Oh, Lash. Non è colpa tua se mio padre se n’è andato o se io mi trovo qui. Mi devo solo ricordare continuamente che, essendo qui, posso occuparmi meglio della mia famiglia.”
“Uh, Naomi.” Si asciugò le labbra con il dorso della mano. “C’è qualcosa di cui ti devo parlare a questo proposito.”
“Di cosa si tratta?”
Lash si passò la lingua sulle labbra nervosamente e aprì la bocca per dire qualcosa, per richiuderla subito dopo.
“Lash?” Naomi sentì sopraggiungere il panico. C’era qualcosa che non andava. Perché si stava comportando in maniera così strana?
Lash scosse la testa e la guardò con un sorriso che però non si rifletteva nei suoi occhi. “Hai assolutamente ragione. Insieme, possiamo vegliare su Welita e sugli altri. Sai cosa? Andiamo a dar loro un’occhiata domattina.”
“Mi piacerebbe tanto!” Sorrise e poi d’un tratto fece una smorfia. “No, aspetta. Penso che non dovremmo farlo. Gabrielle è stata abbastanza chiara sul fatto che dovessi restare lontana dal ponte per un po’.”
“Ah, non preoccuparti di lei. Sarà una cosa veloce.”
Naomi era combattuta fra il desiderio di seguire gli ordini di Gabrielle e quello di vedere Welita. Avrebbe voluto così tanto poterle dire della cerimonia con Lash. Era la cosa più vicina ad averla effettivamente lì con lei. “Magari è meglio se vado da sola.”
“Voglio venire con te.”
“Non voglio che tu abbia dei guai. Sei appena tornato!”
“La smetti di preoccuparti? Andrà tutto bene. E poi, a me non è stato detto di rimanere lontano dal ponte.” Sorrise. “Mi piacerebbe vederli. Saranno anche la mia famiglia molto presto.”
Lei gli buttò le braccia al collo. “Lash, mi hai reso la donna più felice al mondo. Ti amo.”
Lui si staccò per guardarla dritto negli occhi. “Qualunque cosa succeda?”
Lei sbatté gli occhi, sorpresa. “Naturalmente. Perché mi fai una domanda così stupid—”
Fece un salto sentendo che bussavano alla porta. “Chi può essere? Le uniche persone che vengono a casa nostra sono Uri e Rachel.” Naomi strinse al corpo la vestaglia e andò alla porta.
Lash le prese la mano. “Non andare.”
Lei rise. “Cosa c’è che non va oggi in te? Sei così agitato.”
“Vado io” le disse.
Naomi scosse la testa mentre lui indossava velocemente un paio di jeans. “Ti comporti come se vivessimo nella zona più pericolosa di Houston.”
Lash corse alla porta e la spalancò. Serrò la mascella e strinse le mani a pugno.
“Fratello!” gridò Jeremy entrando in casa e dandogli una pacca sulla spalla. “Sono troppo in ritardo per la tombola?”

4
Lash venne assalito da un tumulto di emozioni mentre osservava Jeremy entrare in casa. Fece un respiro profondo, ricordando a se stesso che questo era suo fratello, e il suo migliore amico di sempre. Cercò con tutte le sue forze di cancellare la visione, no, la memoria di Jeremy con Naomi.
Era un ricordo che continuava a ripresentarsi alla sua mente, anche dopo che Jeremy era partito per la sua cosiddetta pausa e Lash era andato a vivere sulla montagna con Naomi. Era il ricordo di Jeremy che offriva un anello di matrimonio al padre di Naomi, un simbolo dei vecchi tempi, quando il primogenito di una famiglia si recava dal padre di una donna per chiederla in sposa. Raphael non aveva negato che fosse effettivamente un ricordo.
E Jeremy? Non aveva bisogno di parlare—il suo sguardo diceva tutto. Lash si ricordò dell’espressione sul suo viso quando aveva visto Naomi per la prima volta. Lash non riusciva a togliersi quello sguardo dalla mente. E ora eccolo qui, che si comportava come se niente fosse.
Sebbene Naomi insistesse nel dirgli che tutti i suoi ricordi riguardavano solo lui, non poteva fare a meno di chiedersi se in passato, un passato che lei non poteva ricordare, avesse amato Jeremy. Le cose sarebbero cambiate adesso che Jeremy era tornato e lei avrebbe imparato a conoscerlo meglio? Sembrava che tutti lo amassero, persino Gabrielle.
No. Doveva credere che Naomi sarebbe stata dalla sua parte, sempre e comunque.
Stava quasi per parlare, quando Raphael entrò volteggiando dalla porta, perdendo il sorriso quando si accorse dell’espressione sul viso di Lash.
“Siamo venuti in un brutto momento?”
Puoi dirlo forte, pensò Lash. Seguì Jeremycon lo sguardo mentre l’angelo dai capelli dorati si avvicinava alla persona che Lash voleva tenere tutta per sé. Quando Naomi gli sorrise, Lash lottò contro l’istinto di prenderla e portarla il più lontano possibile dal fratello.
“Certo che no” gli disse Naomi e poi, rivolta a Jeremy: “Allora, vuota il sacco.”
Jeremy impallidì e una strana espressione gli attraversò il viso. “Uh, cosa devo dire?”
“Gli stivali. Rachel ha detto che ne hai un paio” gli disse, guardandogli i piedi con aspettativa.
Jeremy espirò rumorosamente, e il suo sorriso onnipresente riapparve. “Ci puoi scommettere!” Mise avanti un piede. “Dimmi se questi stivali non sono fighissimi.”
Lei rise. “Hai sicuramente effettuato dei cambiamenti mentre eri lontano. Mi mancano i tuoi completi, sebbene mi piaccia molto la giacca di pelle. È per questo che sei sparito per così tanto tempo? Stavi facendo shopping?”
“Perché? Ti sono mancato?” le chiese Jeremy facendole l’occhiolino.
Lash fece un passo avanti. Non gli piaceva la direzione che stavano prendendo le cose—neanche un po’.
Raphael si mise immediatamente davanti a Lash, bloccandogli il passaggio. “Sei mancato a tutti noi, Jeremiel” gli disse.
“Te ne sei andato così di corsa il giorno dopo che tu e Lash . . .” Naomi si morse il labbro e guardò nervosamente Lash. “Beh, avevo sperato che ne avreste parlato.”
“È per questo che siamo qui” disse Raphael. “Mi è stato concesso il permesso di divulgare alcune informazioni sul nostro passato. Che ne dite se ci sediamo?”
Mentre si raggruppavano in sala, Lash mise la mano in quella di Naomi con determinazione. Osservò Jeremy, seduto di fronte a loro con Raphael. C’era qualcosa di strano in lui. Sebbene stesse sorridendo, non sembrava felice. Quella scintilla speciale che attirava tutti verso di lui era sparita. In tutti gli anni in cui lo aveva conosciuto, Jeremy non aveva mai avuto l’aspetto che mostrava in questo momento. Era sempre stato il contrario: era sempre lui quello pensieroso e Jeremy quello che al suo fianco cercava di distrarlo da quale che fosse la sua preoccupazione. Lash lottò fra il desiderio di consolare il vecchio amico e quello di restare arrabbiato con lui.
Guardò gli occhi di Jeremy che zoomavano sulla mano di Naomi stretta nella sua, e poi si allontanavano di botto quando si accorgevano che Lash lo aveva beccato.
È più facile rimanere arrabbiati, pensò.
“Prima che Jeremiel se ne andasse per il suo”—Raphael guardò verso Jeremy e si schiarì la gola—“incarico prolungato, gli avevo riferito le stesse informazioni condivise con te, Lahash.”
“Hermano!” Jeremy gli presentò il pugno, ridendo. “Non lasciarmi qui come uno scemo, Fratello.”
Lash sentì che Naomi gli dava una gomitata. Da dove le viene ‘sto gomito così appuntito?
Sospirò e batté il pugno su quello di Jeremy.
Naomi sorrise. “Questo spiega perché siete stati così tanto amici per tutti quegli anni.”
“Siamo stati” sussurrò Lash sotto i baffi.
Jeremy fece una smorfia tornando a sedersi. “Sai che ti avrei parlato del mio incarico se me l’avessero permesso.”
“Sì, certo. Come dici tu.”
“Lash” lo sgridò Naomi.
Le lasciò andare la mano, offeso. “Pensavo che tu non ti fidassi di lui, e adesso sei tutta ‘facciamo la famigliola felice.’ Non so. Forse sto meglio quando non me lo ricordo, il passato.”
“Come può essere meglio per te non avere memoria della tua famiglia? Fa parte di ciò che sei” gli disse.
“Queste sono parole sagge, Naomi” le disse Raphael, con voce bassa e autorevole. Poi si girò verso Lash e lo guardò dritto negli occhi. “La persona che sei oggi scaturisce da ciò che eri ieri. Il tuo passato influenza il presente, ed è la famiglia che forma la tua crescita.”
“Vedi, è proprio questo che intendo. Sappiamo tutti che sono un fallito.” Lash si alzò in piedi e cominciò a passeggiare per la stanza. “Mi sono stati mostrati solo pochi ricordi, ma sono bastati perché io capissi che, anche allora, ero la seconda scelta—rispetto a te” disse rivolto a Jeremy.
“Lahash.” Raphael si alzò e gli posò una mano sulla spalla. “Lucifero ti ha mostrato solo ciò che va a suo vantaggio.”
Lash si scostò. “No, Raphael. È più di questo. Anche prima dei ricordi, lo sentivo. Sapevo che eri deluso dal fatto che io fossi ancora un serafino e venissi rimproverato dopo quasi tutti gli incarichi. Anche Jeremy ha iniziato da serafino come me, ma nel giro di un anno gli è stata assegnata una posizione come arcangelo. Ed io, beh . . .”
“Sii giusto, Lash” disse Jeremy. “Tu hai cominciato a sfidare Gabrielle fin dal primo giorno.”
Lash si girò di scatto. “Tu, taci!”
Naomi sussultò. “Lash!”
“No, Naomi. Tu non eri lì, e non sai di cosa si tratta” disse ansimando. Era stufo che tutti prendessero le parti di Jeremy. “A quei tempi non me ne rendevo conto. Ma adesso sì. Venivo messo in discussione ad ogni passo che facevo. E Jeremy? Mai. Facevamo le stesse cose, ma a Jeremy veniva perdonato tutto. E io invece finivo nei guai. Era come se lui non potesse sbagliare mai.”
“Questo non è vero!” Jeremy saltò in piedi.
“Potresti aver ragione” disse Raphael sottovoce.
Jeremy si immobilizzò, e Lash spalancò la bocca.
Per un momento nella stanza si fece un silenzio teso prima che Raphael continuasse. “Per favore sedetevi e lasciate che vi spieghi.”
Naomi prese il braccio di Lash. Lui guardò per un istante i suoi occhi lucidi e si sciolse subito. Non aveva avuto intenzione di prendersela con lei. “Mi dispiace. Mi perdoni?”
Lei annuì.
Seduto al suo fianco, le mise un braccio intorno alle spalle e riportò l’attenzione su Raphael.
“Come sai, Jeremiel è il tuo fratello maggiore. Come era usanza a quei tempi, il primogenito aveva dei diritti superiori a tutti gli altri della famiglia. Con il suo diritto di primogenito, doveva sposarsi prima di Lahash, e lì è entrata in gioco la tua famiglia” disse guardando Naomi.
Lei si mise una mano sul petto. “La mia famiglia?”
“Naomi.” Raphael le si avvicinò e le prese la mano. “La famiglia della tua vita precedente viene dalla Città di Ai. Tuo padre possedeva una locanda ed era un uomo d’affari di successo. Era uno dei leader più stimati della città.” Le lasciò la mano e guardò verso Jeremy e Lash. “Voi due siete nati da una madre umana e da un padre angelico.”
“Rebecca” disse Lash.
Raphael annuì, e si intristì al suono di quel nome.
“Quindi siamo Nephilim” disse Jeremy, tornando a sedersi.
“Cosa?” sussultò Naomi. “Ma i Nephilim non sono giganti cattivi?”
“Alcune delle storie che sono state raccontate nel corso degli anni non sono totalmente accurate” disse Raphael. “Così come ci sono persone malvagie, ci sono stati Nephilim che hanno approfittato del proprio retaggio. Per quanto riguarda i miei figli, ho insegnato loro l’umiltà e il rispetto per coloro che li circondano. E, a quei tempi, non sapevano di essere per metà angeli.”
“Pensavo che tutti i Nephilim fossero stati eliminati” disse Naomi.
Raphael sorrise. “Conosci bene le Scritture.”
“Catechismo tutti i mercoledì. Ho bigiato una volta, ma Chuy ha subito fatto la spia con Welita. Non sono più riuscita a sedermi per una settimana.” Naomi sospirò con un sorriso stampato in faccia, ricordando.
Raphael fece un respiro profondo come per prepararsi a dire qualcosa di difficile. “Fra gli umani, i Nephilim si distinguevano per la propria bellezza e la propria forza. Molta gente in città li adorava come se fossero degli dei. Jeremiel”—lanciò uno sguardo circospetto a Lash—“era il preferito di tutti, umani e Nephilim, per le sue capacità e la sua forza. Molte famiglie avrebbero voluto far sposare le proprie figlie con lui, inclusa la tua, Naomi.”
“Ha senso” mormorò Lash.
Naomi gli accarezzò una gamba. “Fa parte del passato. Io sono qui con te adesso.”
Sollevando lo sguardo, Lash le passò le dita sulla guancia. “È vero, lo sei.” Si girò verso Raphael e vide nuovamente una strana espressione sul viso di Jeremy. La ignorò, non volendo fare agitare nuovamente Naomi.
“Non è che tu non avessi capacità o forza, figlio mio. Temo di essere stato anch’io ad aver indirizzato l’attenzione delle persone su Jeremiel e lontano da te. Dal giorno in cui vi siete incontrati, era chiaro che Naomi voleva solo te. Ed io”—deglutì—“io ho fatto tutto ciò che potevo per tenertela lontana.”
Guardò Lash con il tormento negli occhi. “Questo è un ricordo che vorrei tanto poter cancellare. Credimi se ti dico, Lahash, che non passa giorno in cui non mi penta delle mie azioni.”
“Ma perché avresti fatto una cosa del genere?” chiese Naomi, con voce rauca per il dolore. “Perché avresti dovuto voler ferire tuo figlio in questo modo?”
Raphael guardò Jeremy e poi si girò verso di lei. “Perché io . . . io preferivo Jeremiel.” Fece una pausa, gli occhi fissi sul pavimento, enunciando le parole lentamente, con cautela. “E lui preferiva . . . te.”
Lash scattò in piedi e gridò a Jeremy. “Fuori di qui!”
“Ma dai, Lash” disse Jeremy a voce bassa, guardandolo fisso. “È stato tanto tempo fa.”
Lash fece un passo minaccioso verso di lui e guardò verso il basso l’angelo dorato che minacciava di portargli via tutti quelli che amava. L’aveva fatto in passato. Cosa gli avrebbe impedito di farlo ancora? “Ti sei comportato stranamente da quando hai messo piede in questa casa. Qual è il motivo?”
Jeremy deglutì. “Non ci siamo esattamente lasciati in buoni rapporti l’ultima volta che ci siamo visti. Non sapevo cosa aspettarmi.”
Mentre parlava guardava Lash con intensità, come se si stesse sforzando di convincerlo.
Lash studiò il suo viso, cercando di leggergli dentro. Jeremy aveva la sua tipica faccia da poker. Maledizione! Sta nascondendo qualcosa.
“Che cosa non mi stai dicendo?”
“Per favore, Lash. Questo non ha più importanza.” Le mani morbide di Naomi gli toccarono il braccio teso e lo girarono perché la guardasse. “Nel corso dei lunghi anni in cui hai conosciuto Jeremy, per quanto tu possa ricordare, ha mai provato a portarti via qualcosa?”
“Sì. Ti ha lasciata morire, quando avrebbe potuto salvarti.”
“Questo è un altro discorso. Il suo incarico era portarmi qui. Quando l’ho incontrato per la prima volta, mi hai detto che era un tuo amico. E, se ricordi, io volevo colpirlo con un cric.”
Lash sorrise. “Bei tempi.”
Naomi lo guardò con aspettativa.
Lui sospirò. “Oh, va bene. No, Jeremy non mi ha mai portato via niente.”
“E?”
“Ed è sempre stato onesto con me.”
“Quindi, per quale motivo ti aspetti qualcosa di diverso adesso?”
Quello che diceva aveva assolutamente senso, e questo non gli piaceva. Ricordi o meno, non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che Jeremy la volesse ancora. Guardò dritto negli occhi azzurri di Naomi, incorniciati da spesse ciglia nere. Era talmente bella. Come poteva prendersela se un altro uomo o angelo la desiderava?
“Hai ragione. Mi sa che sono un po’ troppo paranoico.”
Naomi gli diede un bacio sulla guancia e poi si rivolse a Raphael. “Non ricordo niente di tutto questo, e quei pochi flash di memoria che sono affiorati sono sempre stati di Lash, e ora capisco perché. Amo lui e niente, nessuno, potrà mai portar via il mio amore per lui. È per questo che ci vogliamo unire ufficialmente al più presto, appena saranno terminati i preparativi.”
Il viso di Raphael si illuminò. “Che notizia meravigliosa!”
“Ne sei felice?” chiese Lash.
“Certamente. Non sono la stessa persona che Lucifero ti ha mostrato nelle visioni. Forse ho dovuto perdere te e Jeremiel per rendermi conto di aver sbagliato a quei tempi. Puoi perdonarmi per il passato, per la mia incapacità di essere stato un buon padre per te?”
Lash guardò gli occhi supplichevoli di Raphael. In tutto il tempo durante il quale l’aveva conosciuto, perlomeno le volte che poteva ricordare, era stato sempre dalla sua parte, a guidarlo, ad aiutarlo. Anche quando lui aveva fatto di tutto per allontanarlo da sé, lui non se ne era mai andato. E adesso capiva perché. Raphael stava facendo del suo meglio per recuperare, per essere un padre migliore. “Sì . . . padre.”
Il viso di Raphael si rischiarò. “Sono orgoglioso di voi—di entrambi.”
Si alzò e prese Lash fra le braccia. Lash guardò Naomi, sorpreso. Lei li osservava con gli occhi lucidi.
“Abbraccialo anche tu” scandì con le labbra.
Lui annuì e poggiò una mano sulla schiena di Raphael stringendo leggermente. Sentì un calore attraversargli il corpo e una sensazione di pace che non provava da molto tempo.
“Devo venire con te a parlare con Michael” gli disse Raphael quando si staccarono. “Dopo tanto tempo, ho di nuovo la mia famiglia. Questa è un’occasione felice. Sei d’accordo, Jeremiel?”
Jeremy si alzò e si avvicinò a Lash, tendendogli la mano. “Congratulazioni. Auguro a entrambi una immensa felicità.”
Lash guardò la mano e poi il viso di Jeremy. L’unica cosa che vide nei suoi occhi era sincerità. Sembrava davvero felice per lui.
Gli strinse la mano e, per un momento, sentì che forse, magari, aveva ritrovato il suo vecchio amico.
E poi vide Jeremy che si girava verso Naomi. Riusciva a malapena a guardarla in faccia mentre le faceva le congratulazioni sottovoce e la chiamava sorella.

5
“Sei sicuro?” Naomi, vicina al ruscello, si guardò intorno per essere certa che nessuno li vedesse salire sul ponte. Il cuore le batteva per l’eccitazione all’idea di rivedere Welita e Chuy, sebbene avesse sperato che Lash l’avrebbe lasciata venire da sola. Se l’avessero trovata a disobbedire agli ordini di Gabrielle, avrebbero potuto lasciar correre, visto che lei era nuova. Ma se avessero beccato Lash, lui avrebbe potuto finire nei guai per averla aiutata.
“Assolutamente.” La prese per mano portandola al centro del ponte. “Io farò la guardia.”
Naomi si morse il labbro. Le mancavano pochi secondi prima di vedere Welita dopo tante settimane. Perché aveva improvvisamente paura di guardare?
“Cosa c’è che non va?”
Lo guardò nei suoi begli occhi nocciola. Come poteva avere paura con lui al suo fianco? Si stava comportando da stupida. “Niente. Farò in fretta.”
Si recò al punto da cui sapeva di poter vedere meglio la casa di Welita. Passò la mano sul parapetto. Il cuore le batteva per l’aspettativa.
Falla finita, si disse. Smettila di fare tante storie. Hai già controllato Welita un sacco di volte.
Facendo un respiro profondo si sporse in avanti. L’acqua era immobile. Era come guardare attraverso un vetro. Per un momento non vide niente, se non l’acqua limpida. Poi, lentamente, la ben nota casetta bianca apparve.
Il cuore cominciò a batterle contro il petto. C’era qualcosa che non andava. C’era qualcosa di sbagliato.
Il cortile, una volta verde e ben tenuto, era pieno di erbacce alte fino al ginocchio. Le aiuole che Welita curava meticolosamente, e che erano per lei motivo di gioia e orgoglio, erano ricoperte da erba selvatica e insudiciate da lattine vuote di birra.
Serrò gli occhi. Questa non poteva essere la casa di Welita. Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi. Niente panico.
Sicuramente stava guardando nella direzione sbagliata. Doveva stare più attenta.
Quando riaprì lentamente gli occhi, rivide la piccola casa bianca nello stesso posto. Gemette.
Era la casa di Welita.
Davanti al portico c’erano vetri infranti, e la zanzariera sbatteva nel vento. La cosa peggiore era che ogni singola finestra era in frantumi.
Cosa era successo? Welita e Chuy non avrebbero mai lasciato la casa in quello stato; l’unica spiegazione era che fosse stata abbandonata.
“No!” Urlò con dolore buttandosi contro la ringhiera, sporgendosi il più possibile. Questa casa era la gioia e l’orgoglio di Welita. Non l’avrebbe mai lasciata. Suo padre era cresciuto in quella casa. Doveva essere successo qualcosa—qualcosa di così tremendo da non dare a Welita altra scelta se non quella di andarsene.
La paura le si conficcò in gola quando pensò all’unica cosa che avrebbe potuto convincere la nonna testarda ad abbandonare la propria dimora.
No! Impossibile! Welita non era morta. Una cosa del genere non era possibile. Welita era in perfetta salute quando l’aveva guardata poche settimane prima. Doveva essere qualcos’altro. Doveva essere così.
Freneticamente, corse lungo il ponte, cercando di guardare meglio le case del vicinato, alla ricerca disperata di un indizio, qualunque cosa che potesse spiegare cosa fosse successo a Welita e Chuy.
“Cosa succede?” Lash le si avvicinò.
“Welita se n’è andata” singhiozzò Naomi.
Guardò le case vicine a quella di Welita. Anche queste avevano la stessa aria desolata. Sembrava che l’intero quartiere fosse stato abbandonato. “Se ne sono andati tutti!”
“Cosa? Sei sicura?” Lash si affacciò al parapetto e guardò l’acqua.
“Io-io non capisco. Sono passate solo poche settimane dall’ultima volta che l’ho vista. Tutto sembrava normale. I bambini del vicinato giocavano a basket. Tutto era uguale a quando me ne sono andata.”
“È passata qualche settimana” mormorò lui.
“Esatto, un intero quartiere non può trasformarsi in un deserto in un paio di settimane, non credi? Voglio dire, guarda l’erba. Arriva quasi al ginocchio!”
Lui strinse il naso con le dita e digrignò i denti. “Qualche settimana” ripeté.
“Perché continui a ripeterlo?”
Lui fece un gemito e batté la mano sulla ringhiera. “Merda!”
“Cosa? Cosa vuoi dire?”
Lash cominciò a percorrere la lunghezza del ponte, passandosi le mani fra i capelli e imprecando sottovoce.
“Non pensavo che potesse succedere qualcosa del genere” mormorò mettendo la testa fra le mani. “Stupido, stupido, stupido!”
“Lash, per favore, spiegami. Tu sai qualcosa.” La sua voce aumentava di tono ad ogni parola. Lo prese per le spalle quando non le rispose, scuotendolo. “Parla!”
Lui la guardò con occhi tormentati. “Sono state poche settimane . . . per te.”
Lei sbatté gli occhi, confusa. “Per me? Cosa vuol dire, per me?”
“Beh, per noi, in effetti.” Girò la testa, incapace di guardarla in faccia. “Non posso credere di non avertelo detto.”
Naomi gli mise una mano sotto al mento e diresse il suo viso verso di sé. “Detto cosa?”
Lui inspirò con forza e trattenne il respiro prima di espirare di botto. “Il tempo è diverso qui da noi rispetto alla Terra.”
“Cosa vuol dire? Il tempo è diverso? In che senso diverso?”
Sentì il cuore crollare nello stomaco. Oh, Signore! Forse sono tutti morti.
Le si offuscò la vista e si sentì cadere.
“Naomi!” gridò Lash prendendola al volo.
“Quanto tempo?” La sua voce era bassa, piena di paura.
“Sei sconvolta. Torniamo a casa. Mi dispiace così tanto aver dimenticato di dirtelo. Ti spiegherò tutto e poi cercheremo di capire—”
“No.” Fece un respiro profondo e si sforzò di rialzarsi in piedi. Non era questo il momento di mostrare debolezza. Ora era il momento di essere l’arcangelo che si stava preparando a diventare. Prendendo un altro respiro, gli disse: “Dimmelo. Quanto tempo è passato?”
“Non ho mai fatto tanto caso allo scorrere del tempo, che qui non viene misurato come sulla Terra. Direi forse”—deglutì e la guardò con preoccupazione—“un anno.”
“Un anno! Sono via da un anno?”
“Forse meno” le rispose velocemente.
Naomi espirò lentamente. Avrebbe dovuto essere sollevata che fosse passato solo un anno. Si girò ed osservò nuovamente la casa di Welita. Si era ripromessa di farle una visita durante il suo primo incarico. Avrebbe voluto mandare alla nonna qualche tipo di segnale che le facesse capire che le era ancora vicina. Anche se Welita non era in grado di vederla, sapeva che avrebbe capito che si trattava di lei. Aveva anche pianificato di andare a visitare Chuy, sapendo che anche lui era arrivato a credere nell’esistenza degli angeli. Ma adesso erano spariti.
Le venne improvvisamente un’idea. “Gli Arcangeli sono potenti. Possono fare praticamente tutto, vero?”
“Non direi proprio tutto ma sì, dispongono di poteri molto forti. Perché?”

Конец ознакомительного фрагмента.
Текст предоставлен ООО «ЛитРес».
Прочитайте эту книгу целиком, купив полную легальную версию (https://www.litres.ru/l-g-castillo-15865182/dopo-la-caduta/) на ЛитРес.
Безопасно оплатить книгу можно банковской картой Visa, MasterCard, Maestro, со счета мобильного телефона, с платежного терминала, в салоне МТС или Связной, через PayPal, WebMoney, Яндекс.Деньги, QIWI Кошелек, бонусными картами или другим удобным Вам способом.