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Nel Letto Dell'Alfa
Kate Rudolph
Tutto si conclude...
Mel ha promesso a se stessa di vendicarsi della strega che ha massacrato la sua famiglia, o di morire nel tentativo. Ladra di fama mondiale, ora è pronta a tenere fede alla sua promessa, ma le cose sono complicate. Quella strega, Ava, non ha preso di mira solo Mel, ma anche le uniche persone sul pianeta a cui lei tiene.

Non è vero che la vendetta sia un piatto da servire freddo...

Luke non avrebbe mai potuto prevedere su quale strada Mel l’avrebbe condotto. Ora farà qualsiasi cosa per salvare la vita di sua sorella e conquistare il cuore della sua ladra. Ava minaccia il suo branco, determinata a rubare un magico manufatto di immenso potere che lui non ha mai saputo di possedere.

Innamorarsi non è mai stato così letale...

In mezzo a tutto questo, Luke e Mel si sono trovati. Ma Mel non sa gestire le relazioni, e il branco di Luke non è entusiasta di avere una ladra come femmina alfa. Quando Mel e Luke sono insieme, il loro rapporto è esplosivo. È un fuoco che può purificare... oppure distruggere.


Nel letto dell`Alfa
Nel letto dell’Alfa © Kate Rudolph 2015
Cover design di Kate Rudolph.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni inserite nelle recensioni.
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio e non devono essere considerati come reali. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone, in vita o defunte, è puramente casuale.
Pubblicato da Kate Rudolph.
www.katerudolph.net (https://www.katerudolph.net)

Creato con Vellum (http://tryvellum.com/created)

Nel letto dell’Alfa
Tutto si conclude...
Mel ha promesso a se stessa di vendicarsi della strega che ha massacrato la sua famiglia, o di morire nel tentativo. Ladra di fama mondiale, ora è pronta a tenere fede alla sua promessa, ma le cose sono complicate. Quella strega, Ava, non ha preso di mira solo Mel, ma anche le uniche persone sul pianeta a cui lei tiene.
Non è vero che la vendetta sia un piatto da servire freddo...
Luke non avrebbe mai potuto prevedere su quale strada Mel l’avrebbe condotto. Ora farà qualsiasi cosa per salvare la vita di sua sorella e conquistare il cuore della sua ladra. Ava minaccia il suo branco, determinata a rubare un magico manufatto di immenso potere che lui non ha mai saputo di possedere.
Innamorarsi non è mai stato così letale...
In mezzo a tutto questo, Luke e Mel si sono trovati. Ma Mel non sa gestire le relazioni, e il branco di Luke non è entusiasta di avere una ladra come femmina alfa. Quando Mel e Luke sono insieme, il loro rapporto è esplosivo. È un fuoco che può purificare... oppure distruggere.

Indice
1. Capitolo Uno (#u87eb35c2-b3a0-5c0a-ba60-358bda726a46)
2. Capitolo Due (#ud12d776f-f696-5de9-8a4d-64a57cfd2d4d)
3. Capitolo Tre (#u66e3b85c-27a0-5372-bfd9-c188fe74a3f9)
4. Capitolo Quattro (#uf50786f1-51d1-527b-8ed2-7405678f328b)
5. Capitolo Cinque (#u1afa5131-3f4a-5a4e-b3da-505c865b37a4)
6. Capitolo Sei (#u069eb283-aa31-54bc-bc2e-a1f578190aac)
7. Capitolo Sette (#u537a4f84-975a-5019-bb8f-c475389b843d)
8. Capitolo Otto (#u7d8acbdf-71b8-5eaf-8fd3-7c5600f2b8a9)
9. Capitolo Nove (#u9b7c35d8-6672-5cf1-b5e1-3d2946cbd44b)
10. Capitolo Dieci (#ucadf2008-93b5-50ad-9156-f09b7f5c183b)
11. Capitolo Undici (#u262ee79c-66f7-5c76-9aeb-7a4488dac7b5)
12. Capitolo Dodici (#ue4af083c-f0f8-5deb-a901-794fc366cd0b)
13. Capitolo Tredici (#u999342ea-bf61-5e33-9494-2c88f102ab71)
A proposito di Kate Rudolph (#u71c16cb4-2bbd-507b-a814-84b62e4c5d47)
Altri titoli della stessa Autrice (#u52eea062-50e8-5807-ada4-b0661ebcd4b3)

1

Capitolo Uno
Luke Torres avrebbe dovuto sentirsi a proprio agio nel suo territorio, ma in quel momento gli alberi forti, nudi e pronti per la prima nevicata invernale non facevano che renderlo nervoso. In agguato in quei boschi c’erano degli estranei. Nemici della peggior specie. Quei vigliacchi non avevano cercato di colpire lui. Al suo posto, avevano preso di mira sua sorella.
E Luke non l’avrebbe tollerato.
Era scesa da tempo l’oscurità e la mezzanotte si stava avvicinando. Luke sentiva sottopelle gli artigli pronti a erompere e ad entrare in azione. Presto avrebbe conosciuto il volto del suo nemico e avrebbe strappato la spina dorsale a chiunque si fosse messo contro di lui o avesse tentato di fare del male a qualcuno della sua gente.
Maya Nunez e Sinclair camminavano al suo fianco, insieme ad una mezza dozzina di altri leoni mutaforma schierati nella loro forma animale. Di solito la foresta subito fuori da Eagle Creek, in Colorado, brulicava di vita a qualsiasi ora del giorno. Ma ora regnava il silenzio, e Luke udiva solo il respiro dei suoi compagni di branco. I predatori popolavano la notte e tutte le prede rimanevano nascoste.
La radura si aprì davanti a loro, piccola, forse sei metri di diametro. Meno di una settimana prima, Luke aveva ritrovato lì sua sorella dopo che era stata rapita da un nemico misterioso. Molte cose erano cambiate da allora. Eppure non sapevano ancora nemmeno lontanamente come guarirla. La strega non era riuscita a neutralizzare la maledizione che stava uccidendo Cassie e non avevano più tutto il necessario per riprovarci.
Il nemico non gli aveva detto di presentarsi da solo, così Luke non aveva fatto alcuno sforzo per nascondere i compagni, almeno non quelli che camminavano su due gambe. Anche se avrebbe potuto portare con sé un numero ancora maggiore di leoni, gli errori del passato gli avevano insegnato molto. Non avrebbe più lasciato senza difese la sua casa e sua sorella. Se non avesse commesso quell’errore la prima volta, la vita di Cassie non sarebbe stata in pericolo.
Le vite di tutti loro, in realtà, molto probabilmente.
L’aria davanti a Luke fremette momentaneamente e si fece più rarefatta, rivelando la presenza di un uomo alto che indossava un impermeabile nero, pantaloni scuri e stivali neri. Doveva aver scelto quell’abbigliamento per apparire minaccioso, ma così com’era sembrava solo ridicolo. Quello stregone era tutto pelle e ossa, l’impermeabile pendeva dalle sue spalle come se fosse appeso su una gruccia. Ma si percepiva molto potere a crepitare nell’aria e Luke sapeva che il pericolo rappresentato da quell’uomo non stava nella sua misera corporatura.
Non vedendo presentarsi altre streghe, Luke si preoccupò. Beh, più di quanto si fosse già preoccupato fino a quel momento. Quante altre ce n’erano, protette dalla magia che le nascondeva come un mantello? Anche i suoi leoni erano abili a nascondersi, ma sfruttavano la conformazione del terreno a loro vantaggio. Usare la magia equivaleva a barare.
Lo stregone diede un’occhiata a Luke, Maya e Sinclair e fece un sorrisetto. “Eri troppo spaventato per venire da solo, vero, grande Alfa?” Parlava come se da un momento all’altro dovesse mettersi ad arricciarsi i baffi o sparire dietro un mantello. Se la situazione non fosse stata così preoccupante, quel modo di fare sarebbe risultato comico.
Luke non aveva tempo per l’umorismo, e per quanto riguardava i suoi nemici, quello in particolare era quasi insultante. “Sembra che tu sia in vantaggio su di me, visto che mi conosci. Tu chi sei?” Non aveva interesse a fare giochetti, non con una posta in gioco così alta.
L’uomo si ricompose, raddrizzò la schiena guadagnando un paio di centimetri in altezza e parlò con un tono di voce più basso di mezza ottava. “C’è chi mi chiama...” iniziò chinando la testa e con un respiro sibilante, poi lanciò un’occhiata alla sua destra e trasalì. Fece un solo rapido cenno in quella direzione e si irrigidì. “Tim. Sono Tim.”
Maya si spostò vicino a lui e Luke fece affidamento sul fatto che fosse pronta ad affrontare la strega al fianco di Tim, anche se rimaneva nascosta. Nel frattempo lui non distolse l’attenzione dal loro nemico visibile. “L’affanno fa parte del tuo nome? O serviva a fare scena?” Era ormai chiaro che Tim fosse l’uomo di facciata in rappresentanza del vero potere.
Lo stregone si accigliò, scoprendo un po’ i denti. “Ti prendi gioco di me quando in realtà hai paura di muoverti da solo nel tuo stesso territorio?”
Luke non si mostrò arrabbiato, ma promise a se stesso che avrebbe avuto il piacere di strappare via le viscere di quell’uomo se solo avesse fatto una mossa sbagliata. “Conosco le mie forze.”
“Evidentemente sei più debole di quanto pensassi,” disse Tim con un sorrisetto, piegando leggermente la testa. Tese una mano, allargando lentamente le dita. Quando il palmo fu rivolto verso il cielo, mosse le dita in uno strano modo e apparve una fiamma scoppiettante. Lo stregone se la passò da una mano all’altra.
“Cosa vuoi?” Luke non si lasciò distrarre dal fuoco. Tim doveva averci sperato.
“Moltissime cose,” rispose, lanciando in alto la fiamma e riprendendola, per poi estinguerla chiudendo la mano a pugno. “Ma tu puoi offrirmene solo alcune.” Lanciò un’altra occhiata alla sua destra, solo per un secondo, prima di tornare a concentrarsi su Luke.
“Allora perché diavolo mi hai voluto qui?” sbottò Luke a denti stretti. Nell’ultimo mese era già stato attaccato sulla sua stessa terra una volta, e mai avrebbe voluto che succedesse di nuovo.
Tim non si offese per quel tono, o almeno non all’apparenza. “Ho bisogno di informazioni.”
“Un modo interessante di procedere, per ottenerle.” Dire a quell’uomo di andare a farsi fottere non avrebbe aiutato Luke in alcun modo; anzi, avrebbe solo peggiorato le cose. A una parte di lui non importava, ma la mise a tacere. Per lui in quel momento era inutile. “Quali informazioni?”
“Dov’è il Pozzo?”
“Così puoi avvelenare la mia acqua?” Che cosa poteva mai farsene uno stregone di un pozzo? E non potevano trovarlo da soli? Né Maya né Sinclair sembravano capire di cosa stesse parlando, anche se non davano a vedere nulla. Era stata la loro mancanza di reazioni a convincere Luke che nemmeno loro avessero idee in proposito.
Tim lo sbeffeggiò. “Sei davvero così disinformato?”
Così non si andava da nessuna parte, e lui aveva già rivelato di non aver capito di cosa si trattasse. Non c’era motivo di non andare fino in fondo. “Non so proprio di cosa tu stia parlando. Non posso darti informazioni che non ho.”
Tim esitò per un momento, occhieggiò verso destra, annuì leggermente e irrigidì le spalle, dandosi un contegno. “Vuoi che tua sorella muoia? Dacci le informazioni e revocheremo la maledizione. Continua a fingere di non sapere nulla e non sopravviverà alla settimana.”
Dalle mani di Luke eruppero gli artigli, pronti a squarciare la gola di quel bamboccio insolente. “Stai ammettendo di essere stato tu ad aver lanciato la maledizione su mia sorella?”
Tim fece spallucce. “Ora sono le tue azioni a decidere il suo destino.”
Luke si sforzò di trattenere i suoi istinti omicidi. Uccidere quello stregone non avrebbe risolto il suo problema. Avrebbe solo complicato le cose. “Sarebbe pericoloso andare lì adesso. Il fiume è straripato, devo organizzarmi.” Un fiume scorreva a sud del suo territorio e le abbondanti piogge, inusuali per la stagione, lo avevano gonfiato fino a rompere gli argini. Non c’era nessun pozzo in zona, ma Luke sperava che il bluff gli avrebbe fatto guadagnare tempo.
“Hai cinque giorni.” Tim schioccò le dita e scomparve, lasciando al suo posto uno scintillio nell’aria. Luke mandò i suoi leoni a perlustrare la zona, ma non c’era traccia delle streghe. Era come se non fossero mai state lì.

2

Capitolo Due
Cassie non aveva più le convulsioni. Era già un miglioramento. Mel guardò Krista lavorare sulla ragazza. La strega sapeva fare miracoli, ma contro una maledizione lanciata con tale maestria e una mutaforma che aveva appena acquisito la capacità di trasformarsi e che l’aveva già seriamente ferita, stava incontrando qualche problema. Due giorni prima Cassie aveva inaspettatamente avuto la prima muta, assumendo la sua forma di leone. Ancora peggio, era stata così assorbita dalla trasformazione che aveva aperto un brutto squarcio nel petto di Krista. La ferita era stata curata e stava cominciando a guarire, ma l’organismo delle streghe non sopportava bene le ferite gravi. Per il momento Krista si prendeva cura della ragazza quando ne aveva la forza, ma non era mai sola nella stanza.
Con Luke e Maya fuori a caccia, rimaneva Mel a fare da babysitter.
Era rimasta lì a sedere per più di un’ora in un silenzio quasi confortevole prima che scoppiasse un gran trambusto, il cui rumore proveniva dall’ingresso. “Sembra che l’alfa sia tornato.”
“Certo,” disse Krista senza guardarla. Mel non riusciva a capire se la sua collera fosse dovuta alla ferita o alla storia di cui non stavano parlando. Non era sicura di quale delle due opzioni avrebbe preferito.
Forse Bob sarebbe stato in grado di dirglielo, ma era fuori a cercare di rintracciare chi aveva lanciato la maledizione su Cassie. Aveva contatti che non avrebbe condiviso né con Mel né con Krista, ma sarebbe andato a prendere le informazioni per loro. Meglio di niente.
Cassie emise un piagnucolio lamentoso e si girò su un fianco, raggomitolandosi. Cominciò di nuovo a tremare e le spuntò del pelo bruno e ruvido sulle braccia. Krista si spostò e lasciò che Mel prendesse il suo posto. Con mani ormai esperte lei afferrò le manette che avevano fissato al muro e incatenò la ragazza. Era umiliante, una cosa orribile da fare, ma Cassie aveva concordato che fosse il solo modo per tenere al sicuro lei e tutti quelli che la circondavano.
La ragazza era così sfinita per le mute quasi continue degli ultimi due giorni che il tremito cessò e lei si accasciò sulla schiena mentre il pelo si ritirava lasciando esposta la dorata pelle delle sue braccia. Aprì gli occhi castani e rivolse a Mel un sorriso triste. “Almeno recupero l’attività fisica degli allenamenti persi in palestra.”
Mel sorrise, ma non seppe cosa rispondere. “Credo di aver sentito tornare tuo fratello,” fu l’unica cosa che riuscì a dire. E quelle parole sembrarono ridare a Cassie un po’ di carica.
La ragazza arretrò sul letto fino a potersi sedere con la schiena appoggiata al muro. Aveva sempre le braccia legate sopra la testa, ma non chiese di essere liberata. Mel non sapeva se pensasse che si sarebbe trasformata ancora o se semplicemente si fosse talmente abituata alle manette da non sentirle più.
Maya entrò dopo un paio di minuti, ma di Luke ancora non c’era traccia. Mel liberò Cassie dalle manette e uscì a cercarlo. Dopo aver perlustrato quasi l’intero piano degli alloggi, lo trovò nella sua stanza, seduto sul letto con la testa tra le mani. Chiuse la porta dietro di sé il più silenziosamente possibile, ma lui la sentì e alzò lo sguardo.
Le sorrise per un momento, anche se i suoi occhi trattenevano le ombre che si erano accumulate negli ultimi giorni. Dato che lei non accennava ad avvicinarsi, il sorriso svanì. Lei rimase immobile, costringendosi a non attraversare la stanza per poterlo stringere fra le braccia. Non si erano toccati per niente negli ultimi due giorni e sentiva quasi un dolore fisico per la mancanza di contatto.
Ma lui non era il suo compagno.
Era stato un commento scherzoso di Bob a metterle quel pensiero in testa quando erano in Messico. Ed era completamente sbagliato. Le ladre non andavano a convivere con gli alfa; non avrebbe mai funzionato, non importava quanto fosse bello baciarlo o essere abbracciata da lui. Poiché quindi non era una possibilità da considerare, lei aveva intenzione di non pensarci più. I furti impossibili era una cosa – con una pianificazione strategica e una squadra solida potevano riuscirle quasi tutti. Ma una relazione? Mai.
Quindi Luke Torres non era il suo compagno e niente avrebbe potuto convincerla del contrario.
“Mi pare di capire che non sia andata bene,” gli disse.
Luke scosse la testa. Si spostò su un lato del letto facendole posto per sedersi, anche se quel letto era talmente grande che lo spazio non era un problema. Sebbene sapesse che non avrebbe dovuto, Mel attraversò la stanza e si sedette accanto a lui.
“Più o meno come ci si poteva aspettare,” rispose Luke. “Minacce, insulti e richieste impossibili da soddisfare.”
“Che richieste?” Mel rilassò una gamba tenendola appoggiata contro quella di Luke. Tecnicamente non lo stava toccando, visto che erano vestiti entrambi. Ma era così piacevole che non si allontanò.
“Preferirei dirlo a tutti in una volta sola.” Si alzò e ruppe quel minuscolo contatto fra loro. Mel decise che non ne era delusa, neanche un po’. Lui si avvicinò al comodino e rovistò nel primo cassetto.
“Cosa stai facendo?” Mel non riuscì a trattenere il sorriso che le solleticava gli angoli della bocca.
Luke tirò fuori dal cassetto una piccola borsa di velluto nero e gliela lanciò. “Penso che dovresti riaverla.”
Mel sapeva cosa c’era all’interno, senza nemmeno dover allungare la mano nella borsa. Ma la capovolse ugualmente facendosi cadere sul palmo la pietra trasparente montata sulla sua catenina d’argento. La pietra rivelatrice. La maledetta origine di tutto quel casino. Grazie ad essa, Mel poteva rintracciare la donna che aveva ucciso i suoi genitori. Luke gliel’aveva sottratta dopo che lei aveva rubato dal suo caveau una gemma di berillo rosso conosciuta come Smeraldo Scarlatto.
“Perché?” gli chiese. Cassie non stava meglio e lo Smeraldo Scarlatto era da tempo finito nelle mani di un compratore sconosciuto. Tutto ciò che lei aveva fatto a Luke, o per lui, aveva solo peggiorato le cose.
Luke chiuse il cassetto. “Avevamo un accordo. Tu hai fatto la tua parte, e io sono un uomo di parola.”
Se era davvero così, perché Mel si sentiva come se le avesse appena dato un pugno nello stomaco? Aveva ottenuto ciò che voleva e poteva uscire dalla porta in quel preciso momento senza più voltarsi indietro. Ma sembrava tutto sbagliato. “Mi stai chiedendo di andarmene?” Se il lavoro era finito, perché sarebbe dovuta rimanere?
Luke lasciò la domanda sospesa nell’aria per un momento. “Non voglio che tu stia qui perché vuoi un compenso. Non voglio quel tipo di obbligo fra noi.”
Lei non sapeva come reagire, non poteva. Si limitò a mettere al collo la lunga catenina lasciando pendere il diamante fra i seni sotto la camicetta. ”Non dovresti custodire le mie inestimabili gemme nel tuo caveau?”
Luke sorrise. “Me le ruberesti in un attimo se le lasciassi in un posto così ovvio.” Si avvicinò ai piedi del letto e le appoggiò le mani sulle spalle. Mel non si spostò, non avrebbe mai ceduto il suo posto a un alfa. Loro non lo facevano mai. Ma Luke si limitò a darle un rapido bacio sulla guancia e si tirò indietro. “Andiamo a parlare con gli altri. Ho delle novità.”


Mel non gli parlò mentre si dirigevano alla stanza di Cassie. Luke era in preda a un conflitto interiore. Non sapeva se fosse giusto restituirle la pietra, ma il pensiero che lei rimanesse perché costretta dalle circostanze, o solo perché si trattava di un lavoro, non gli andava a genio. Lei non era solo una specie di socia in affari che sarebbe sparita nella notte una volta che tutto fosse finito. Era la sua compagna.
O almeno, lui pensava che lo fosse.
Ora che non aveva altre ragioni per restare, Luke desiderava che lei si fermasse per vedere se ciò che c’era fra loro sarebbe davvero sbocciato in qualcosa di reale. Quei dieci minuti in Messico non facevano la differenza, e se ci fosse stata un’altra occasione di mettere le mani su di lei, non se la sarebbe fatta sfuggire. Nessuna telefonata lo avrebbe interrotto, la prossima volta che avessero avuto del tempo per stare insieme da soli.
In quel momento, tuttavia, doveva concentrarsi sulla situazione. Forse Krista sapeva qualcosa su quel pozzo che Tim e le altre streghe volevano. Il branco si sarebbe riunito a breve, e lui doveva raccogliere la maggior quantità possibile di informazioni sul loro nemico e su ciò che stava cercando, prima di parlare con la cerchia più ristretta di compagni. Qualunque cosa stesse arrivando sarebbe stata pericolosa e tutti dovevano essere preparati al meglio.
Aprì la porta della stanza di Cassie e vide Krista seduta su uno sgabello accanto al letto della sorella. Maya era a mezzo passo dietro di lei e Krista teneva la mano a Cassie, parlandole a bassa voce. Nonostante questo, lui riuscì a sentire cosa diceva. “Quando tutto sarà finito, potrebbe permanere un effetto sulla tua capacità di mutare.”
“Hai idea di quando succederà?” chiese Cassie.
Luke fu felice di sentir parlare sua sorella. Se non fosse stato per la terribile urgenza di trovare il modo di guarirla, di far sparire la maledizione, avrebbe passato tutto il suo tempo in quella stanza con lei.
Qualunque cosa la strega si fosse riproposta di fare lo metteva in agitazione. Specialmente dopo essersi accorto che Krista e Cassie si erano irrigidite entrambe quando lo avevano visto entrare nella stanza. Maya non si era mossa di un millimetro e lui non riusciva a capire se fosse perché voleva nascondergli la sua reazione o perché non ne aveva affatto. “Che cosa dovrebbe avere effetto sulla sua capacità di mutare?” chiese, cercando di mantenere la calma. Cassie ci aveva messo così tanto a trasformarsi e aveva già perso così tanto per quel motivo, che non poteva lasciare che sacrificasse quel risultato così facilmente.
Sentì Mel appoggiarsi alla porta dietro di lui. Krista si girò a metà sullo sgabello per poter dare un’occhiata. Si spostò leggermente, in modo che anche Cassie potesse vederlo. Sua sorella gli sorrise e Luke sentì una fitta al petto. Da quando era vittima della maledizione lei aveva perso peso, le sue guance erano scavate e la pelle era diventata grigiastra. Una parte di lei stava appassendo e non c’era una dannata cosa che lui potesse fare per impedirlo. A parte dare a quelle streghe qualcosa che non sapeva di avere.
“Ehi,” disse Cassie, con voce roca e dolce. “Abbracciami.” Gli tese le braccia. Almeno non era ammanettata, al momento.
Krista si alzò e lui prese il suo posto, sedendosi di fianco alla sorella e tirandosela vicino. Lei si sentì come una piuma tra le sue braccia, talmente delicata da poter volare via con una folata di vento. Ma lui poteva ancora percepire una forza immutata dentro di lei, la determinazione a uscire da quella situazione. “Di cosa sta parlando Krista?” le chiese sciogliendo l’abbraccio e dandole un bacio sulla guancia.
Si aspettava una spiegazione dalla strega, invece fu la sorella a rispondere. “Krista pensa di poter fermare le mie mute. O magari di fare in modo che io possa controllarle.” Lo guardò negli occhi, con quello sguardo nocciola così simile a quello di lui. A volte la gente diceva che era impossibile indovinare che fossero fratellastri. Non avevano mai prestato attenzione agli occhi di Cassie.
“Sembra pericoloso.” Senza altre informazioni non poteva lasciare che sua sorella affrontasse qualcosa che poteva privarla di una capacità così vitale. Guardò Krista. “Cosa stai proponendo?” chiese in tono brusco.
Maya si irrigidì ma non disse nulla.
Krista lanciò un’occhiata a Mel prima di parlare, con un piccolissimo sorriso appena accennato agli angoli della bocca. L’espressione contraddiceva la risposta che diede. “Considera questa maledizione simile a un virus informatico,” disse. Luke sollevò un sopracciglio e lei continuò a spiegare. “Se Cassie fosse un computer, la muta sarebbe un programma aperto in background. È sempre lì, ma non sempre attivo.”
“Sì, so come funziona,” e non aveva bisogno che glielo spiegasse qualcuno che non fosse un mutaforma.
Krista cercò di incrociare le braccia, ma trasalì e lasciò perdere, rilassando il braccio ferito al suo fianco. “La maledizione ha preso di mira la muta. Penso che sia successo qualcosa quando ho cercato di romperla. Si sono legate insieme in un grosso nodo. Io posso sciogliere il nodo e bloccare il virus all’interno del programma della muta, per così dire, ma questo in seguito potrebbe impedire del tutto la trasformazione.”
Luke guardò Cassie. “No, è troppo pericoloso. Non dopo...” Si interruppe prima di completare la frase.
Ma Cassie la completò per lui. “Non dopo che mi sono cacciata in questo casino proprio perché volevo così tanto trasformarmi? Non dopo che mi sono lasciata rapire dai vampiri? Non dopo aver fatto tutto questo a me stessa? Non dopo cosa, Luke?”
“Non è quello che intendevo,” rispose con un tono più duro di quanto volesse. Cassie era stata rapita solo dopo che lui aveva cercato di stringere un patto con Mel settimane prima, quando era sua prigioniera. Aveva momentaneamente abbassato la guardia e i vampiri ne avevano approfittato per intrufolarsi e prenderla. In quel momento sembrava che tutto fosse successo secoli prima, ma in parte era perché non aveva ancora avuto il tempo di affrontarne davvero le conseguenze.
Cassie serrò le mascelle. “Non sta a te la scelta.”
“Col cavolo che non sta a me.” Luke voleva alzarsi e camminare, ma rimase seduto. “Sei sul mio territorio, Cass. Pensi che semplicemente lascerò che una strega ti uccida?”
“Sto morendo comunque!” Avrebbe dovuto essere un urlo, ma le uscì solo una rauca tosse. “Le mute arrivano sempre più velocemente. Non so quanto ancora potrò resistere.”
Il dolore senza speranza nella sua voce trafisse Luke nel profondo. Voleva qualcosa da poter combattere, un modo per farla stare meglio. Invece era bloccato lì, a riporre in una strega che conosceva a malapena le sue speranze di aiutare la sorella e di salvare la sua gente.
Prima che potesse dire altro, fu Mel a parlare. “Le persone che le hanno fatto tutto questo si sono fatte vedere? Se vogliono qualcosa da te, probabilmente in cambio revocheranno la maledizione.”
Luke avrebbe voluto raccontarle tutto, gettare la prudenza alle ortiche e chiederle un parere ancor prima di riportare la questione ai suoi fidati consiglieri nel branco. Ma non poteva. Aveva una responsabilità nei confronti della sua gente, e prima di ogni altra cosa non poteva svelare informazioni riservate a una persona che era stata sua nemica fino a poco tempo prima.
O, se non proprio una nemica, Mel era stata come minimo una sua avversaria.
Quindi praticamente non le rispose. “Se anche fosse, perché dovrei crederci?” Si rivolse a Cassie. “Sei sicura di fidarti di Krista fino a questo punto?”
Cassie annuì gravemente. “Sì.”
Allora avrebbe rispettato la decisione di sua sorella. Fino a un certo punto. Guardò Krista, lasciando che dai suoi occhi trasparisse giusto un po’ del suo leone interiore. Lei gli tenne testa, doveva dargliene atto. “Se muore...” La strega annuì prima che lui potesse finire di pronunciare la sua minaccia.
“Capito.”

3

Capitolo Tre
Mel lasciò la stanza prima che Krista cominciasse a lavorare su Cassie. Sia Maya che Luke rimasero indietro, cosa che la fece sentire un po’ in colpa, avendo di fatto abbandonato la sua socia in mezzo a leoni potenzialmente ostili. Ma in quella stanza sentiva un’energia magica così potente da risultare eccessiva per lei, e allontanandosi ne sentiva alleggerirsi il peso sulle spalle ad ogni passo. Non tutti i mutaforma potevano percepire la magia. In realtà, la maggior parte non ci riusciva. Ma Mel aveva avuto a che fare con le streghe da quando aveva otto anni, e anche se non sarebbe mai stata in grado di praticare la magia lei stessa, aveva appreso la capacità di percepirla.
Arrivò in camera sua e tirò fuori il diamante da sotto la camicetta. Raccolse nella mano la catenina d’argento, resa tiepida dal calore della sua pelle. Rigirò la gemma fra due dita. Sembrava non esserci nulla di magico, non c’erano segni particolari, ma nelle mani di una strega sufficientemente potente quella pietra poteva essere usata per rintracciare Ava. Avrebbe puntato su di lei finché Mel non l’avesse trovata e sconfitta una volta per tutte.
Era quella l’unica ragione per cui era rimasta nei paraggi della tenuta di Luke da quando erano tornati dal Messico.
Non era forse così?
Prese la borsa e infilò la collana in una tasca nascosta. Per quanto riguardava la sicurezza, non era a un livello accettabile già in normali circostanze. Ma non aveva altro posto in cui nascondere il diamante a meno di non indossarlo sempre, e se Krista l’avesse visto si sarebbe chiesta perché Mel non avesse fatto le valigie e non se ne fosse andata nell’istante in cui Luke le aveva fatto penzolare la pietra davanti al naso.
Mel spinse la borsa sotto il letto e saltò sul materasso appena in tempo per vedere Krista entrare zoppicando. La strega era coperta da un velo luccicante di sudore e la sua pelle solitamente ambrata era quasi pallida. Sembrava che non dormisse da tre settimane.
“Ha funzionato?” chiese Mel. Non aveva sentito alcun grido, il che sembrava un progresso, ma non si poteva mai dire.
Krista appoggiò la schiena alla porta e si lasciò scivolare lentamente sul pavimento. Atterrò con un piccolo tonfo e avvicinò le gambe al petto posando la testa sulle ginocchia. “Credo di sì. La ragazza ha tenuto duro. Maya farà venire a controllarla uno dei membri anziani del branco. Penso che se non si trasformerà nelle prossime dodici ore avrà ripreso abbastanza il controllo da sopravvivere fino a...” Non terminò la frase. Non ce n’era bisogno.
“Ottimo, sono contenta che stia bene.” Mel non aveva intenzione di preoccuparsi di cosa potesse succedere a quel punto. Avevano fermato la minaccia immediata, il che era tutto ciò che potevano fare in quel momento. “Sei riuscita a capire chi ha lanciato la maledizione?” Mel era abituata a non sapere per chi lavorava, ma non sopportava di non conoscere i suoi nemici.
La voce di Krista le arrivava attutita dalla gamba su cui si era appoggiata e Mel riusciva a malapena a vederla scuotere la testa. “No, ho dovuto interrompere la ricerca dopo che Cassie ha cominciato la serie di mute.”
“Non ne hai neanche una vaga idea?” Le maledizioni erano cose strane. Quasi ogni strega poteva lanciarne una, ma farlo senza lasciare una chiara traccia della connessione fra chi esegue e chi subisce faceva pensare a qualcuno di davvero capace e molto potente. Poche streghe sceglievano di usarle, proprio perché creavano un legame che poteva essere manipolato e ritorcersi contro loro stesse. La maggior parte le vedeva come un rischio troppo grande da correre.
“Un nome mi viene in mente.” Krista si alzò lentamente e si diresse verso la sua branda. La stanza originariamente non era stata pensata per ospitare due persone e Mel aveva reclamato il letto non appena era entrata. Così a Krista era rimasta la branda improvvisata che a suo dire era davvero molto comoda. Mel aveva cercato di offrirle il letto dopo che Krista era stata ferita, ma la strega non ne aveva voluto sapere. “Ma se fosse lei,” continuò, “sarebbe una coincidenza troppo grande.”
“Ava.” Quel nome riempì Mel di rabbia e di determinazione. Se era stata lei a lanciare la maledizione su Cassie, allora a Mel non sarebbe servita la pietra con la catenina da tenere al collo. Ci sarebbe stato un intero branco di leoni a darle la caccia, e non sarebbe passato molto tempo prima che la trovassero. Ma non si trattava solo di Cassie. Ava aveva sterminato la famiglia di Mel, il suo intero branco, quando lei era solo una bambina. Mel aveva fatto della vendetta contro la strega l’obiettivo della sua vita, e non era mai stata così vicina a raggiungerlo.
“O qualcuno a cui lei ha insegnato. Non riesco a immaginare nessuna delle grandi congreghe che l’avrebbe fatto.” Tutto si riduceva alla politica. Ava non controllava ufficialmente nessun territorio e non era affiliata a nessuna congrega. Tutto ciò di cui rivendicava la proprietà veniva ceduto non appena otteneva ciò che voleva. “Ma,” continuò Krista, “anche se fosse lei, vogliamo davvero combatterla qui? Ora?” Indicò con un gesto la sua ferita. “Non sono esattamente in forma smagliante, e non conosciamo questa gente.”
“Stai seriamente suggerendo di scartare potenziali alleati? Non è che ci sia esattamente una folla, là fuori, pronta a darle la caccia.” Nessuno che conoscesse Ava la osteggiava a lungo. La linea d’azione migliore per combatterla era evitarla.
“Queste persone erano i nostri nemici fino a due settimane fa. Non credi che si rivolteranno contro di noi non appena ne avranno l’occasione?” C’era una veemenza inaspettata nelle parole di Krista. “Non c’è niente per noi qui, Mel. Probabilmente dovremmo considerare di fare i bagagli prima che il loro territorio vada a fuoco.”
Mel non rispose. Non poteva litigare con Krista, soprattutto dal momento che verosimilmente aveva ragione. Lasciò la strega a se stessa e si diresse fuori, determinata a sfogare un po’ dell’energia che le bruciava dentro.
Lungo il tragitto vide Maya che scendeva le scale con un vassoio pieno di zuppa fumante. La leonessa non disse nulla e lei restituì il favore. Maya non sembrava essere di buon umore e Mel non aveva alcun desiderio di contrariarla. Non ancora.
Le parole di Krista la assillavano. Non era mai stata così pronta a fidarsi, così veloce ad offrire la sua lealtà. Eppure, quando si trattava di Luke Torres, Mel aveva paura di scoprire fino a che punto sarebbe arrivata esattamente. Il tradimento era fuori questione. Il solo pensiero la faceva star male e non poteva nemmeno prendere in considerazione la possibilità che lui le si rivoltasse contro. Semplicemente non sapeva se poteva rimanere e sperare per il meglio. Lui era un alfa, lei una ladra senza branco. I loro mondi non si incontravano.
Mai.
Si ritrovò fuori, nel giardino di Luke. Un breve tratto di prato ben curato terminava bruscamente nella fitta foresta del Colorado. Si incamminò fra gli alberi, e una volta al riparo si spogliò dei vestiti e si chinò per cambiare forma. Le ci volle un po’ di tempo. Le sue mute complete non erano niente di speciale, non erano più dolorose dopo anni di pratica, ma ci voleva più di un minuto per passare da donna a leopardo.
Una volta completata la trasformazione si stiracchiò, lasciando che i lunghi artigli scavassero nella terra morbida. La smaterializzazione della sua forma umana e la ricomposizione in forma animale erano una bella sensazione. Percepiva ogni muscolo del suo corpo felino e la forza racchiusa nelle sue linee flessuose e letali. Non c’era niente di meglio. Nemmeno l’ebbrezza del furto.
Si mise a correre, lasciando che il vento la guidasse attraverso la foresta, schivando gli alberi e arrampicandosi. Continuò senza mai fermarsi così a lungo da perdere la cognizione del tempo. Non che per lei fosse importante, in quella forma. Un leopardo non aveva bisogno di orologi.
Dopo un’eternità, o forse solo un secondo, sentì un odore delizioso, felino come il suo ma diverso, maschile e che sapeva di savana invece che di giungla. Un leone. Il suo leone. Era uscito per giocare, e per il momento avrebbe avuto occhi solo per lui.

4

Capitolo Quattro
A Luke venne quasi da vomitare guardando Krista lavorare su Cassie. Non aveva mai visto la strega all’opera, non ne aveva mai vista lavorare nessuna in realtà e a quel punto sarebbe stato felice se non avesse mai più dovuto osservare gli effetti di un incantesimo su qualcun altro. Cassie si era agitata e contorta, urlando e pregandoli di smettere. Krista tuttavia li aveva avvertiti che la ragazza lo avrebbe fatto e che se non avessero proseguito in fin dei conti l’avrebbero solo danneggiata di più.
Luke aveva desiderato fermarla, ma Cassie voleva che Krista lanciasse l’incantesimo... Così, nonostante il dolore, non l’aveva interrotta e aveva trattenuto Maya dall’intervenire.
Forse Mel aveva avuto l’idea giusta. Era fuggita prima che quell’indefinibile tanfo di magia si diffondesse nella stanza, e non sapeva dove fosse andata. Forse era tornata in camera sua, o forse gli stava svaligiando l’intera casa. Ora che era tornata in possesso della pietra per cui era venuta poteva semplicemente andarsene, avendo raggiunto il suo unico obiettivo nel lavorare con lui. Era stata una mossa stupida, lo sapeva, ma ciò non lo aveva fermato.
Quando l’alfa decideva qualcosa, andava fino in fondo. Era la risolutezza a permettergli di rimanere a capo del branco.
Quindici minuti dopo il suo inizio, la magia si interruppe. Le urla di Cassie si spensero e l’unico suono nella stanza rimase il respiro affannoso di Krista.
Luke studiò la sorella. Il sudore le incollava i capelli biondi al viso e lei respirava profondamente, col petto che si sollevava teso ad ogni inspirazione. Era viva, incosciente ma viva. Rivolse lo sguardo su Krista. La sua pelle color miele era pallida, ed era coperta di sudore come la sorella. Sembrava che, per quanto impossibile, avesse perso due chili in altrettanti minuti. Appariva prosciugata, esausta, in condizioni terribili.
“È fatta, Alfa,” disse la strega, con uno sguardo duro come l’acciaio negli occhi castani. “È viva.”
Luke non aveva più energie per le minacce. Cassie era viva, era l’unica cosa che contasse. Avrebbero risolto il resto in mattinata. “Grazie,” le disse, e lasciò la stanza. Krista lo seguì e barcollò lungo il corridoio fino all’alloggio che divideva con Mel.
Maya uscì per ultima. “Farò venire Ginny a stare con lei.” Guardò Krista allontanarsi. “Ha rischiato la vita per salvare Cassie.”
Maya gli stava nascondendo qualcosa, ma lui si fidava di lei anche se aveva dei segreti. “L’ho ringraziata. Lei e Mel sono mie ospiti.” Proprio in quel momento Luke prese una decisione che avrebbe potuto essere anche peggio dell’aver restituito alla ladra la sua pietra, se si fosse sbagliato. “Libero Mel da ogni obbligo per i suoi crimini e per quelli dei suoi soci.”
Se ne andò prima che Maya potesse fare domande. Aveva bisogno di correre.
Uscire dalla sua stessa casa senza essere fermato non avrebbe dovuto essere un compito così difficile, ma fra vampiri, streghe e ladri ovunque, lui e i suoi leoni erano in costante e piena allerta. Eppure Luke aveva scelto il momento giusto e arrivò quindi alla foresta senza contrattempi. Si chiese se Mel si sentisse così, quando si introduceva nelle case di estranei nel cuore della notte per rubare le loro cose.
Sperava che provasse un po’ più di un semplice fastidio durante quelle incursioni. Un misto di paura ed eccitazione, la stessa sensazione che si era impossessata di lui durante la loro spedizione in Messico. Se non fosse stato per Inicio Nunca, i suoi ricordi sarebbero stati più piacevoli. Quell’uomo aveva ucciso il padre di Luke più di vent’anni prima. Per una buona riuscita della missione, lui e Mel l’avevano lasciato vivere. Un giorno, Luke gli avrebbe dato la caccia e si sarebbe vendicato. Ma non sarebbe successo quel giorno. Non sarebbe successo nemmeno molto presto.
Si spogliò dei vestiti e si accovacciò per la muta. Ma ancor prima del fremito iniziale della trasformazione, si bloccò. Non era solo in quei boschi. La sua ladra lo stava osservando. Aspettava.
Era un atto intimo trasformarsi davanti ad un’altra persona, ma sapere che Mel lo stava osservando non lo fermò. La muta fu rapida, come sempre. Un attimo prima era un uomo accovacciato a terra nella foresta, e neanche dieci secondi dopo al suo posto c’era un leone gigantesco, fatto più per le vaste distese dell’Africa subsahariana che per le foreste e le montagne nel bel mezzo degli Stati Uniti.
Eppure non c’era nessun altro posto dove avrebbe preferito essere in quel momento. Soprattutto non dopo che un magnifico leopardo era sgusciato fuori da un gruppo di alberi incrociando il suo cammino. Lei si avvicinò, sfiorando con la coda la sua criniera e lanciandosi poi in volata prima che lui potesse fermarla.
Luke non ruggì. Quella non era una sfida per il suo branco, era una cosa personale e lui non era disposto a condividere la sua compagna con nessuno. Né ora, né mai. Prima lei se ne fosse resa conto, meglio sarebbe stato.
La inseguì, spaventando una lepre nella boscaglia. Non era quella il suo obiettivo, non gli interessava, non ancora. La sua preda non era neanche lontanamente così spaurita. Dopo diversi minuti che correva senza vederla si rese conto che forse era lui, non Mel, la preda. Se pensava che lui l’avrebbe tollerato, la ladra si sbagliava di grosso.
Si immobilizzò, ascoltando il silenzio della foresta. Già un’altra volta l’aveva inseguita, ma sembrava passata una vita intera. In quel momento non c’era rabbia in lui, non nei suoi confronti. Sentì un ramo spezzarsi davanti a sé e fu sul punto di lanciarsi nuovamente, ma all’ultimo momento si fermò. La sua ladra era furba. Non si sarebbe fatta catturare in un modo così banale.
Avanzò lentamente, appiattendosi sul terreno. L’odore di Mel era dappertutto e permeava i boschi intorno a lui. Riuscì a identificare una traccia, ma scoprì che girava in tondo per poi allontanarsi in ogni direzione. Non era la prima volta che lei correva in quella foresta. Trovò una traccia più fresca e la seguì, con tutti i sensi all’erta.
In qualche modo Mel si era nascosta. Gli sembrò di percorrere chilometri, e ancora non la vedeva.
Era su un albero. Se ne accorse un attimo troppo tardi, quando lei gli piombò addosso dall’alto, colpendolo giocosamente su un fianco prima di ripartire in corsa. Questa volta Luke era in vantaggio. Era più grosso, più veloce e conosceva ogni angolo di quella foresta.
Coprì la distanza che li separava in lunghe falcate, le sue zampe macinavano terreno sotto di lui come se niente fosse. Alla fine fece un balzo, atterrando sulla schiena di Mel e immobilizzandola a terra. Lei lottò per un po’ e poi si arrese. La morse alla base del collo, non per ferirla, ma solo per dimostrarle che l’aveva catturata.
Poi corsero insieme, inseguendo altri animali nella foresta e gareggiando fra loro. Continuarono a lungo e Luke si sentì felice come non lo era mai stato da prima del loro primo incontro. Il pensiero delle sue responsabilità si ritirò in un recesso della sua mente e lui si concentrò solo sul concedersi quel tempo insieme a Mel.
Le mostrò un angolino erboso dove poterono sdraiarsi insieme; i loro corpi avevano bisogno di riposo. Posò una zampa sulla sagoma felina di Mel e sentì il suo respiro appianarsi e rilassarsi. Per una volta tutto sembrò perfetto, e si permise di dormire.


Mel si risvegliò in forma umana e rimase un po’ sconcertata dalla gigantesca zampa del leone appoggiata sul suo ventre nudo. Sentiva sulle costole il peso di quell’arto enorme ma fu cauta nel liberarsene. Lui non le avrebbe fatto del male di proposito, ma era addormentato e avrebbe potuto agire d’istinto, sventrandola prima di capire cosa stesse facendo.
Si mosse lentamente, sollevando la zampa di qualche centimetro finché non ebbe abbastanza spazio per girarsi e allontanarsi dalla portata dei suoi artigli. O almeno avrebbe avuto abbastanza spazio se lui non avesse cambiato posizione un secondo prima che lei si muovesse, schiacciandola di nuovo sotto il suo peso. Mel si lasciò sfuggire una risatina.
Il lato positivo era che la zampa di lui non era più sul suo stomaco e poteva quindi provare a svegliarlo senza rischiare ferite troppo gravi. Strofinò la testa sulla sua criniera, affondando nel calore della sua pelliccia. Si sentiva bene nonostante il freddo della sera; era meglio di una coperta gigante.
Luke ebbe un fremito accanto a lei, il pelo cominciò a ritrarsi e la sua sagoma si ridusse fino a quella di un uomo di normali dimensioni. Un uomo normale, nudo. Lui la tirò vicino a sé con braccia ormai umane e Mel si ritrovò alle prese con un problema di tipo completamente diverso.
Luke le tracciò un percorso di baci sul collo e sul profilo della mascella. “Ciao,” disse. “Dormito bene?”
“Mmm.” Lei non aveva voglia di parlare, non quando la bocca di lui poteva essere usata in modi di gran lunga migliori. Piegò la testa e catturò le labbra di Luke con le proprie, facendo guizzare la lingua nella sua bocca. Sì, così andava meglio, molto meglio. Perché si era trattenuta dal toccarlo? Sentiva che era troppo giusto, per non farlo.
Rimasero per un po’ a baciarsi, avvinghiati, prima che Mel cominciasse ad esplorare con le mani i pettorali tesi sul torace di Luke. Quell’uomo era fatto di muscoli possenti e definiti al punto che avrebbe potuto sollevare una macchina sopra la testa. Beh, avrebbe potuto farlo se si prendeva in considerazione anche la forza di un mutaforma.
Le mani di lei scesero sempre più in basso, sfiorando la prova dell’eccitazione di Luke.
Lui si rigirò e la immobilizzò sotto di sé sul terreno. In un’altra occasione lei avrebbe potuto protestare, ma in quel momento sembrava giusto così. Non si trattava di dominio, ma di contatto, di piacere. Lui interruppe il bacio, sorridendole.
“Sei bellissima,” le disse, con gli occhi accesi e il sorriso sulle labbra. “Non ho mai desiderato nessuna più di quanto desideri te.”
Una parte di Mel provò l’istinto di difendersi da quello sguardo. Se ne sentiva invasa, come se le stesse cambiando qualcosa nel profondo. Era una follia. Doveva essere un momento piacevole, niente di più. Due adulti che si scaricano un po’. Così gli restituì il sorriso e si disse che non era niente di serio. “Allora dimostramelo,” gli disse.
Sopra di lei, Luke si abbassò e le prese in bocca un capezzolo, passandoci intorno la lingua. Continuò a stuzzicarlo, fino a lasciare il segno. Mel gemette e affondò le dita fra i suoi capelli. Era una bella sensazione. Davvero bella. Di certo lui sapeva come usare la lingua. Gli passò una gamba attorno al fianco, aprendosi per lui.
Lo voleva dentro di sé, con forza e in profondità.
Lui non raccolse l’invito, continuando invece con soddisfazione a giocare con i suoi seni. Non che lei se ne lamentasse. Faceva quasi le fusa per il piacere. Era passato troppo tempo dall’ultima volta che si era concessa momenti come quello.
Se doveva essere onesta, non si era mai sentita così.
Ma Mel raramente era onesta.
Luke si allontanò dai suoi seni, scendendo a baciarle il ventre e poi giù per una gamba, soffermandosi fra le cosce. Mel si spostò un po’ e sentì l’erba sotto di sé. Un altro piccolo movimento e si sentì pungere da qualcosa.
Scattò in piedi, urtando Luke mentre si alzava.
Lui cadde all’indietro e la guardò mentre lei si dava qualche manata sul sedere per togliere terra ed erba, lanciando poi fra gli alberi un grosso pezzo di corteccia. “Che roba è?” chiese lui, con la preoccupazione in volto.
Mel guardò la terra che le era rimasta fra le dita e poi si rivolse nuovamente a Luke. L’eccitazione scorreva ancora calda dentro di lei, ma l’ambientazione l’aveva un po’ soffocata. “Quando faremo sesso sarà in un letto,” disse. “O sul pavimento, o su un tavolo, non mi interessa granché, basta che non abbia della corteccia conficcata nelle chiappe.” Gli spazi aperti esercitavano un certo fascino su alcune persone e Mel amava correre quando si trasformava in leopardo. Ma quando tornava alla sua forma umana, era il tipo di donna che preferiva cose più raffinate. Come le coperte e i pavimenti. E niente corteccia.
Luke si guardò intorno e sembrò realizzare solo allora dove si trovavano. Esplose in una fragorosa risata. “Ce l’ho, un letto,” disse. Suonò come una promessa.
Si alzò e le tese una mano. Mel la prese e gli diede un rapido bacio sulle labbra. Non si vergognava della sua nudità. Era un fatto naturale nella vita e a lei piaceva il suo corpo. Mentre si incamminava per tornare al luogo dove aveva lasciato i vestiti, con Luke che la seguiva, sentiva lo sguardo di lui fisso sul suo sedere ondeggiante.
Era contenta che anche a lui piacesse il suo corpo.

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