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Promette Di Amarti
Shanae Johnson
Saylor Silver ha un tocco magico quando si tratta di guarire cavalli maltrattati. Ma quando un soldato disabile si rivolge a lei, lei gli consentirà di tenere a freno il suo cuore?
Saylor Silver ha un tocco magico quando si tratta di guarire cavalli maltrattati. Ma quando un soldato disabile si rivolge a lei, lei gli permetterà di tenere a freno il suo cuore?
La veterinaria Saylor Silver può percepire la malattia di un animale solo con uno sguardo o un tocco. Peccato che non sia nota per prendersi cura di se stessa, e nemmeno del suo fidanzato ribelle, il Casanova della città. Ma se Saylor ha imparato qualcosa dai molteplici ripensamenti dei suoi genitori, è di non rinunciare mai al primo amore. Non importa quanto l'amore faccia male.
Il braccio di Jefferson Moore è ancora intorpidito dopo una ferita nella sua ultima missione militare. Ma si riempie di sensazioni la prima volta che Saylor lo tocca. È al Silver Star Ranch per mantenere una promessa fatta al suo generale, il defunto padre di Saylor. Per salvare il ranch, ognuna delle sei sorelle Silver deve sposarsi. Jeff coglierebbe al volo l'occasione di sposare Saylor, se solo lei avesse il suo fidanzato infedele.
Quando Saylor scopre che il suo ragazzo la tradisce, ancora una volta, i suoi sogni di un futuro insieme svaniscono. Accetta un matrimonio di convenienza con il soldato di buon cuore Jeff per salvare il ranch della sua famiglia. Ma dopo anni di abbandono e maltrattamenti, non è sicura di cosa fare con un uomo che la tratta con cura e gentilezza. Jeff finge di stare solo onorando i termini del loro accordo, ma la verità è che si è innamorato di Saylor.
Quando il suo ex fidanzato sicuro di sé ritorna implorando un'altra possibilità, Jeff ammetterà i suoi veri sentimenti o rischierà di perdere la donna che vuole amare? Scopri se l'amore può davvero guarire tutte le ferite in questo dolce e spensierato romanzo di accordi convenienti che si trasformano in un amore duraturo. ”Promette di amarti” è il secondo di una serie di matrimoni di convenienza con soldati feriti che vengono guariti con il potere dell'amore.

Translator: Alessandra Paganin


Promette di amarti
Copyright © 2021, Ines Johnson. Tutti i diritti riservati.

Questo romanzo è un’opera di fantasia. Tutti i personaggi, i luoghi e gli eventi descritti in questa pubblicazione sono usati in modo fittizio o sono interamente fittizi. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, se non da un rivenditore autorizzato o con il permesso scritto dell'autore.

Stampato negli Stati Uniti d'America
Prima Edizione febbraio 2021

Indice
Capitolo 1 (#u7a63eacf-3350-546f-a412-1b4256aa4b96)
Capitolo 2 (#uac1d7fb1-1911-592c-b664-a321715adea9)
Capitolo 3 (#u0022f756-7389-5de4-a2a1-21b9f03a56ee)
Capitolo 4 (#ud8e7dc1a-4fda-52d1-b710-7f616859bb82)
Capitolo 5 (#u6ed8036d-68d4-578a-ba2f-dc5e0ded2c29)
Capitolo 6 (#u1365708a-1f7a-533d-a135-4e653af0dec3)
Capitolo 7 (#ub59a853a-90d0-55da-b465-373864d7cde3)
Capitolo 8 (#u1dd5fe9e-25ef-5265-aeac-c4cd6d150b1d)
Capitolo 9 (#udbd36bbe-cd2a-5c2c-94b9-a475b5106897)
Capitolo 10 (#u5c46acac-8b27-5807-b47b-c09d0204d831)
Capitolo 11 (#u1beaa4b4-9f06-5486-b39c-5079b053f4a0)
Capitolo 12 (#u46d0a76a-6d96-56e7-8862-52f6717813f7)
Capitolo 13 (#u9f6d0063-2dfd-5e0c-a895-c027ebbf7ad3)
Capitolo 14 (#ue75e7088-8d3c-5549-8a28-3dacc5ff6d83)
Capitolo 15 (#u91b2bf4c-907c-5065-8153-d147c5f22d2a)
Capitolo 16 (#uf413d3ea-4e4a-5310-b903-759e3ebb8769)
Capitolo 17 (#u597a6057-903f-54f0-88dd-71101f8a733f)
Capitolo 18 (#u15876c55-566e-53f7-b6b2-aecb1afbbb67)
Capitolo 19 (#uc5b23a02-0f72-51d6-9e4d-dc30fe867ec2)
Capitolo 20 (#u74624ad5-469f-530a-9810-caccd5190ce4)
Capitolo 21 (#u1c7fe73a-54f1-5ccf-9749-12c46fad839f)
Capitolo 22 (#u54630d96-0322-5f59-9875-55d592ac1e71)
Epilogo (#u14c6f2a8-57ef-5cfa-b40c-b8f81e2b32be)

Capitolo Uno
Un vento fresco spostò una ciocca sciolta di capelli dalla fronte di Saylor Silver. Di solito i suoi capelli erano raccolti dietro la testa in una coda stretta. Il suo stile era pratico e le permetteva di avere una visione chiara per fare il suo lavoro con gli animali grandi e piccoli.
Quel pomeriggio non stava lavorando nel fienile. Non c’erano animali feriti in giro che nitrivano o stridevano di dolore. Si udì un suono gioioso mentre la sorella maggiore di Saylor si piegava in avanti per baciare il suo nuovo marito.
Il sorriso di Scout era così ampio, i suoi occhi blu così luminosi e pieni di amore, che Saylor sentì quel calore anche se non era diretto a lei. Lincoln Rawlings, il nuovo genero di Saylor, sorrise alla sua sposa mentre stava per baciare le sue labbra. La folla di famiglia e amici esultò e urlò durante quella dimostrazione di affetto. Quando la coppia ruppe il bacio, Linc guardò Scout con stupore, come se non credesse ancora alla sua fortuna nell’aver trovato la donna che stava davanti a lui, facendo giuramento di onorarla, amarla e proteggerla fino alla fine dei suoi giorni.
Altri capelli sciolti svolazzarono sulla fronte di Saylor. Lei li scostò con le dita, prendendosi un momento per asciugarsi il sudore dagli occhi. Quando lo fece, vide l’uomo che stava dietro Linc fare lo stesso.
Jefferson Moore era il testimone di Linc. Come molti soldati, i suoi capelli erano rasati a zero. Ciò significava che nessuna ciocca di capelli ribelli poteva svolazzargli in faccia. Ciò significava che per lui era impossibile eseguire un movimento drammatico come scostarsi i capelli dagli occhi. A differenza di Saylor, Jeff non cercava di usare i capelli come scusa.
Con l’indice della mano destra, Jeff si asciugò il sudore dagli occhi. Poi colse il suo sguardo. Saylor sapeva di dover distogliere lo sguardo. Agli uomini non piaceva che le donne li guardassero nei momenti di debolezza. Invece di accigliarsi per quell’intrusione, Jeff le rivolse un sorriso.
Non era neanche un sorriso timido. Era un sorriso complice. Come se anche lui avesse visto le sue lacrime e le fosse vicino in segno di solidarietà.
A Saylor piaceva quella sensazione, la sensazione di essere unita con qualcuno. Troppo spesso si sentiva sola al mondo. Anche se era sempre circondata di gente. Dalle sue sorelle agli animali di cui si occupava come veterinaria.
E dall’uomo della sua vita. Il suo ragazzo, Nick. Che era seduto non troppo lontano. Ma quando lei lo cercò nella piccola folla di ospiti seduti dal lato della sposa, non lo vide né sentì.
Era andato via? Le aveva detto che odiava i matrimoni. Le aveva detto che erano noiosi e compiacenti e una perdita di tempo. Lo aveva pregato di venire. Gli ci erano voluti giorni per cedere e acconsentire. E in quel momento se ne era andato.
No, aspetta. Lei vide i suoi capelli rossi. Si era spostato dal lato della navata dello sposo. Forse voleva essere carino con gli amici soldati di Linc che erano lì.
Ma no, Nick non era gomito a gomito con uomini dalle spalle larghe, la schiena dritta e i capelli rasati. Una donna si buttò indietro i capelli scuri mentre si appoggiava su di lui. Un’altra gli toccò l’avambraccio per riportare l'attenzione su di lei.
Quando Nick alzò la testa, il suo sguardo non incontrò quello di lei. Quando lui alzò la mano per scostare le ciocche di capelli rossi dal viso, i suoi occhi luccicarono. Non di lacrime. Tutta l’umidità sarebbe evaporata nello sguardo infuocato che divideva tra le due ragazze.
Saylor distolse lo sguardo da quella scena. Quando voltò la testa, i suoi occhi si posarono su Jeff. La sua bocca era contratta in una linea dritta di disapprovazione. Saylor pensò subito a cosa potesse avergli fatto di male. Seguendo lo sguardo di Jeff, vide ciò che lo turbava.
Saylor voleva rassicurare Jeff che Nick non la stesse tradendo. Era solo un flirt. Tutti gli uomini flirtavano. Tutti gli uomini guardavano le altre donne. Non significava nulla.
Bastava pensare a suo padre. Abe Silver aveva avuto tre mogli in dieci anni. Era normale, almeno nel suo mondo.
Nick era un bell’uomo. Era normale che le donne lo notassero. Non poteva aspettarsi che lui non guardasse. Ma l’attenzione di Nick ritornava sempre su di lei. Proprio come aveva fatto suo padre con sua madre. Quella era la vera prova d’amore, che ritornavano.
La musica della marcia nuziale riportò l’attenzione di Saylor sul lieto evento. Era ora che Linc e Scout cominciassero la loro marcia lungo la navata come novelli sposi. In quel momento la sorella maggiore di Silver, che era stata la sua prima amica, stava andando via con la persona più importante della sua vita. Saylor era in piedi sulla piattaforma rialzata, sentendosi totalmente sola.
Al suo fianco, Saylor sentì lo sguardo di Padre Matthew su di lei. Aveva appena officiato un matrimonio. Saylor sperava che avrebbe presieduto quello suo e di Nick. Se il pastore avesse visto Nick fare lo scemo con quelle due donne, avrebbe potuto fraintendere.
Ma Padre Matthews non stava guardando lei. Non guardava nemmeno Nick. Sghignazzava verso Jeff e gli dava delle pacche sulla spalla.
"Allora sarai il prossimo?" disse Padre Matthews.
"Se solo fossi così fortunato," fu la risposta di Jeff.
Con la mano destra, Jeff si strofinò il braccio sinistro. Il sinistro era posto in un’imbracatura, ferito e intorpidito dopo la sua ultima missione militare, che aveva tolto la vita a suo padre e aveva portato gli uomini del Presidente lì, al Silver Star Ranch.
Quei sei uomini dell’unità di suo padre erano stati lì al Silver Star Ranch per poco più di una settimana. E in quel tempo, uno di loro aveva conosciuto, si era innamorato e aveva sposato la figlia maggiore del loro ex comandante.
Era stato il generale Abe Silver a far promettere ai suoi uomini prima della sua morte di dare un’occhiata alle sue figlie. Era stato il generale a scrivere nel suo testamento che affinché le sue figlie potessero tenere il ranch, dovevano sposarsi tutte o il terreno e la casa in cui erano cresciute sarebbe andato alla loro ex matrigna, che non avrebbe esitato a vendere il terreno e intascarsi il profitto. Catherine, o Crudelia, come le sorelle Silver avevano cominciato a chiamare la loro matrigna, era ancora arrabbiata del fatto che il suo ex marito avesse scelto di tornare dalla sua prima moglie.
Quella mossa non aveva sorpreso per nulla Saylor. Il primo amore non muore mai, le aveva detto sua madre. Nick era stato il primo amore di Saylor. Sarebbe sempre tornata da lui.
Anche se non si era alzato per andare da lei quando il matrimonio era finito.
Jeff tese il braccio per Saylor. Era il suo braccio destro. Saylor esitò, ma prese il suo braccio. Appena cominciarono la camminata lungo la navata e verso i tavoli apparecchiati per il ricevimento, non si sentì più tanto sola.
Si sentiva stanca. Voleva chiudere gli occhi e seguire Jeff. Voleva sprofondare nel suo calore accogliente e addormentarsi. Voleva mettere le dita tra le sue mani e chiedergli di non lasciarla andare.
Gli occhi di Saylor si spalancarono. Scosse la testa per liberare la mente. Da dove venivano quei pensieri?
"Stai bene?" Chiese Jeff, con la voce bassa così che solo lei potesse sentire.
"Certo," disse Saylor. "Perché non dovrei?"
"È un grande cambiamento. Tua sorella si è sposata." Jeff la guardò negli occhi, vedendo più di quanto lei volesse mostrare. Il suo sorriso era dolce. I suoi lineamenti non la stavano giudicando per ciò che chiaramente aveva visto. "Pensi che sarai la prossima?"
Saylor voleva ridere tanto quanto voleva piagnucolare. Voleva essere la prossima. Avrebbe voluto essere la prima sorella Silver a sposarsi, sin da quando era abbastanza grande per sapere cosa fosse il matrimonio.
Voleva un ragazzo che la guardasse e la scegliesse come moglie, come amore della sua vita. "Sì, voglio essere la prossima."
"La prossima per cosa?"
E come se niente fosse. La stanchezza che aveva provato, la solitudine che la avvolgeva, la abbandonarono con il suono della sua voce.
"Ehi, Nick," disse Saylor.
Lasciò il braccio di Jeff e prese quello del suo ragazzo. Le mani di Nick erano sul suo telefono. E anche il suo sguardo. Ma era lì. Si era lasciato alle spalle quelle altre donne ed era andato da lei. Tornava sempre da lei.
"La prossima a sposarsi," disse Jeff.
Ciò fece alzare lo sguardo di Nick. Saylor rimase completamente immobile nel silenzio. Un'altra ciocca le svolazzò in faccia, ma la sua visione era chiara.
Invece di sorridere dolcemente a Saylor, le sopracciglia di Nick arrivarono fino all’attaccatura dei capelli. Le sue labbra si trasformarono in un broncio. Il suo naso si arricciò come se sentisse l’odore di qualcosa di marcio.
E poi scoppiò a ridere. "Siamo troppo giovani per sposarci. Personalmente, non ho intenzione di farlo finché non avrò almeno trentacinque anni. Bisogna spassarsela, no?"
Nick alzò la mano per battere il pugno.
Jeff non alzò il pugno.
Nick abbassò lo sguardo verso la mano sinistra di Jeff, al sicuro nell’imbracatura. "Oh, scusa, amico."
Nick non sembrava affatto dispiaciuto. Il volto di Saylor ardeva per i modi del suo ragazzo. Voleva spiegare a Jeff che Nick non sempre notava le cose. Che a volte le diceva grosse. Che non sempre era consapevole dei sentimenti delle altre persone.
Non ne ebbe l’occasione.
Jeff diede le spalle a Nick. Il suo sguardo era concentrato su di lei. Alzò la mano destra, la mise sulla sua spalla e le diede una strizzata.
"Mi concederai un ballo più tardi?" Disse Jeff.
Di nuovo il suo tocco la pervase di calore. Era un calore calmante, rassicurante, come una coperta riscaldata in una notte fredda. Saylor non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva dormito tutta la notte. Scommetteva che ci sarebbe riuscita se Jeff fosse stato la sua coperta.
Di nuovo, dovette sbattere le palpebre e scacciare quel pensiero errante. Scosse la testa come per rifiutare.
"Oh, no," si affrettò a dire. "Voglio dire, non devi."
Jeff le rivolse un sorriso a denti stretti. Con un leggero inchino come se fosse uscito da un romanzo storico, si sistemò e girò sui tacchi. Portando con sé il calore e il conforto e lasciandola da sola con Nick.

Capitolo Due
Jeff si massaggiò la pelle sul braccio sinistro. La mano destra strizzava e massaggiava, ma lui non sentiva niente. Avrebbe voluto che anche il resto del suo corpo fosse così fortunato. Il suo corpo era inondato di sensazioni. Il cuore per lo più.
Sin dal primo giorno lì, dalla prima volta che l’aveva vista, sembrava che il suo cuore stesse facendo un’audizione come acrobata in un circo. Aveva fatto un salto mortale la prima volta che lo sguardo di Saylor Silver si era posato su di lui. Aveva fatto un salto in alto quando gli aveva sorriso così dolcemente mentre la presentavano agli uomini della sua unità. Era stato un sorrisetto, perché doveva allungarsi per salutare tutti e sei gli uomini del Presidente. La curva delle sue labbra non mostrava interesse verso di lui. Solo cortesia.
Saylor era cortese. Era gentile. Era premurosa.
Quando il suo sguardo era scivolato sul suo braccio penzoloni, aggrottò la fronte. Non per un interesse macabro come alcune. O per idolatria come altre. Nemmeno per una pietà ingiustificata come alcune donne che aveva conosciuto negli ultimi mesi. Donne sole che lo guardavano con uno sguardo calcolatore, che potevano prendersi cura di lui e guadagnarsi il suo amore eterno.
A Jeff non interessava un tale scambio. Per lui l’amore era incondizionato. Non commerciale. Non era un dare e avere. Solo un cuore aperto donato incondizionatamente senza politica sui resi.
Quindi quando il suo sguardo incontrò quello di Saylor Silver e il suo cuore sprofondò, lo seppe.
Saylor l’aveva guardato e gli aveva sorriso. Aveva guardato il suo braccio e l’aveva valutato. Ma quelle valutazioni non erano su come renderlo debitore nei suoi confronti. Saylor vide una ferita che voleva curare perché era semplicemente il suo istinto.
Nell’ultima settimana, lui l’aveva vista stare in piedi per quarantotto ore filate con un’attempata giumenta incinta. A confortare la vecchietta mentre dava alla luce il suo ultimo puledro. Lui l’aveva guardata da lontano mentre steccava la zampa rotta di un gallo. Gli altri ragazzi erano rimasti delusi del fatto che non avrebbero mangiato insalata di pollo a pranzo.
Sfortunatamente, l'anima guaritrice di Saylor si protendeva anche verso delle specie di animali indegni.
Jeff spiava Coso dall'altra parte della pista da ballo all’aperto. Coso, come lo chiamavano le sorelle di Saylor. Nemmeno una delle sorelle Silver si degnava di usare il nome di quell’uomo.
La mano di Coso scivolò lungo l’avambraccio di una donna. E si posò sul suo fondo schiena. E poi andò ancora più giù.
E niente di tutto ciò sarebbe stato un problema. Se solo il fondo schiena in questione dove la mano di Coso era posata in quel momento fosse appartenuto alla sua ragazza.
Non era il fondo schiena di Saylor. Lei era seduta su una sedia, non lontana dalla scena. Vedeva chiaramente ciò che stava succedendo. Invece di alzarsi e andare verso il suo ragazzo, voltò le spalle alla scena. Fece un respiro profondo e sfoggiò un sorriso ampio.
Anche da quella distanza, Jeff avrebbe potuto capire che i suoi occhi non stessero realmente sorridendo. Era un sorriso spento e pesante. Era annebbiato e distratto, cercava di cancellare ciò che aveva appena visto.
Jeff conosceva troppo bene quello sguardo. Sua madre lo metteva su quando erano in pubblico. Le donne della loro piccola cittadina le ridevano alle spalle e la guardavano con pietà.
Audrey Moore aveva un sorriso sereno come se fosse ignara delle scappatelle di suo marito. Ma Jeff aveva visto cosa faceva suo padre. Aveva anche visto i lividi che sua madre cercava di nascondere oltre al suo cuore spezzato.
Jeff non aveva visto dei lividi su Saylor. Tutte le sue ferite sembravano essere interne. Sapeva per certo che quelle erano le più dolorose.
Serrò il pugno destro, desiderando di poterlo ficcare nella gola di Coso. Ma poi non sarebbe stato migliore di suo padre. Ancora peggio, aveva un sospetto smanioso che ciò non avrebbe cambiato l’opinione di Saylor sul suo ex infedele.
Quindi invece di dare un pugno a Coso, Jeff si massaggiò l’avambraccio. I nervi erano danneggiati e non ricevevano i segnali. Proprio come il suo cuore non riceveva i segnali che stare dietro a Saylor Silver fosse un tentativo sprecato.
"Eccoti."
Jeff alzò lo sguardo per vedere la sposa andargli incontro. Il sole era tramontato sul matrimonio di Scout e Linc, ma la festa era appena cominciata.
"Speravo che ballassi con mia sorella," disse Scout.
Jeff si rallegrò un po’. Aveva chiesto a Saylor di concedergli un ballo. Ma non era ancora riuscito ad andare da lei. Era stato troppo occupato a guardare le buffonate del suo ragazzo, come Saylor aveva fatto finta di non vederle.
"Dovresti ballare con Brig." Scout spinse la sua sorella minore nelle braccia di Jeff.
Con l’attenzione ancora puntata su Saylor, Jeff quasi non prese Brig. Fortunatamente, la giovane donna indossava degli stivali da cowboy e non i tacchi, quindi riuscì a bilanciarsi quando lui la prese con una mano sola.
Brig si girò per guardare la sua sorella più grande. Scout fece l’occhiolino alla Silver più giovane prima di avvolgere suo marito con le braccia e spingerlo a pochi passi di distanza. Linc alzò le spalle in segno di scusa verso Jeff prima di seguire sua moglie.
"Sembra che tu abbia preso il bastoncino più corto," disse Brig.
"Scusa?" disse Jeff.
"Scout ti voleva con me perché pensa che tu sia il più innocuo."
Jeff sapeva che Scout stava cercando di sistemare tutte le sue sorelle single con l’intento di rispettare la data di scadenza del padre. Se tutte le sorelle Silver non si fossero sposate entro tre mesi, il ranch sarebbe andato alla loro matrigna, che Jeff aveva capito volesse vendere il ranch per trarne profitto e mandarle tutte via a calci.
"Innocuo?" Ripeté Jeff. "Io?"
"Sì."
Scout non aveva idea di quanto si sbagliasse. Jeff aveva avuto una brutta reputazione fino a un anno prima. Le amava e le lasciava. Tutti gli uomini del Presidente avevano una reputazione simile prima della separazione dall'esercito. Avevano tutti tenuto le loro vite piccole e contenute abbastanza da metterle in un borsone. Una donna non c’entrava in quel bagaglio.
"Eppure non ci credo," disse Brig. "Sei troppo silenzioso per essere innocuo. Mio padre diceva sempre di guardarsi dai tipi silenziosi."
"Nemmeno tu sei silenziosa," disse Jeff mentre faceva fare una giravolta a Brig.
Il volto di Brig si trasformò in un ghigno, confermando i suoi sospetti. "Non sono neanche la sorella Silver su cui hai messo gli occhi, giusto?"
Jeff non poté farne a meno. Alzò lo sguardo. La localizzò immediatamente. Sapeva esattamente dov'era Saylor. Era come una luce per lui.
In quel momento era in piedi. Parlava con una signora più anziana. Ma lo sguardo di Saylor continuava a ritornare su Coso.
Il traditore stava ancora parlando con la donna dalla pelle scura. Almeno le sue mani non erano sul corpo di lei. Erano sul telefono. Stava battendo i tasti. Anche la donna picchiettava sul suo telefono. Si stavano scambiando i numeri?
"Penso potremmo aiutarci a vicenda," disse Brig. "Anzi penso che potresti aiutarci tutte."
"Aiutare?" disse Jeff. La sua mente non stava elaborando le parole di Brig mentre guardava i lineamenti spenti di Saylor crollare. "Come?"
"Dobbiamo liberarci di lui."
Jeff non aveva bisogno di chiedere chi intendesse Brig con lui. Sapeva anche che probabilmente era un’impresa inutile. Saylor sapeva chiaramente cosa accadesse sotto il suo naso. Di solito lo sapevano quelli che vivevano delle relazioni abusive. Perché sia chiaro, tradire il proprio partner è un abuso emotivo.
Le ragioni di una donna per stare con un uomo che la picchiava o la insultava spesso non erano molto diverse da quelle per stare con un uomo che tradiva la sua fiducia. Cercare di separare una vittima di abuso dallo sfruttatore era una missione difficile. Una missione in cui Jeff aveva già fallito in precedenza.
"Non possiamo liberarcene," disse Jeff, anche se era una pillola amara da mandar giù. "Deve farlo lei."
"Ti sembra felice?"
Coso non guardava più il suo telefono. Era sulla pista da ballo. Aveva il corpo premuto contro la donna che non era la sua ragazza mentre ballava lo shimmy davanti a lei.
Il sorriso sul volto di Saylor si spense. Stava chiaramente trattenendo le lacrime. Questa volta non erano di gioia come quando guardava sua sorella baciare il suo nuovo marito. Perfino Jeff aveva pianto in quell’occasione felice.
No, Saylor non sembrava felice in quel momento.
"Ma perché sta con lui?" chiese Jeff.
"È stato il suo primo ragazzo. Continua a tornare da lui. Proprio come ha fatto mamma con nostro padre. Nel caso non l’avessi notato, abbiamo tutte complessi legati a nostro padre."
Jeff non riusciva a capire perché. Avrebbe pagato oro per essere cresciuto da un uomo come il generale. Invece era stato cresciuto da un mostro a cui piaceva mettere le mani su sua madre.
Jeff sentì un formicolio nel palmo della mano sinistra. Di tanto in tanto l’intorpidimento retrocedeva, lasciandolo con una scarica di sensazioni. Non sperava più di riavere indietro l’uso completo del suo braccio. Ma se avesse potuto usarlo di nuovo, sapeva esattamente cosa avrebbe fatto.
No, non l’avrebbe usato per commettere atti di violenza. L’avrebbe usato per far innamorare Saylor Silver e portarla via da quel mezzo uomo. Poi l’avrebbe stretta forte a sé e non l’avrebbe lasciata più andare.
Ma quello era solo un sogno. Lei rimase immobile, irraggiungibile dall’altra parte della pista da ballo. Lui rimase paralizzato a guardarla.

Capitolo Tre
Saylor aveva un volto stanco. La sua visione divenne offuscata per lo sforzo di tenere gli occhi aperti. Le sue labbra si separarono con un suono secco sotto la pressione di un sorriso falso a cui si era aggrappata durante tutto il ricevimento nuziale della sorella. Le faceva male la fronte per la pressione di far finta che fosse perfettamente felice e contenta della sua vita.
Non lo era. Ma andava bene così. Ce l’avrebbe fatta.
Saylor si sedette in disparte nel giardino di sua madre, sola e inosservata. Nel frattempo, Linc faceva volteggiare ripetutamente Scout in cerchi vertiginosi, che facevano ridacchiare la sua seriosa sorella maggiore. Saylor non riusciva a ricordare l’ultima volta che avesse sentito Scout ridacchiare. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che le sue stesse labbra si fossero allungate così tanto in un sorriso di pura felicità. Ma immaginava che l’amore di un brav’uomo avesse quell'effetto su una ragazza.
Lo sguardo di Saylor si spostò dall'altra parte della pista da ballo improvvisata. Sembrava che in quel momento anche il suo uomo si stesse divertendo. Saylor lo guardava muoversi e ondeggiare il corpo a ritmo di musica.
Nick era un ballerino fantastico. Aveva una grazia e un ritmo naturali. La prima e unica volta in cui Saylor aveva cercato di imitare i suoi passi, lui aveva riso di lei.
Ma andava bene così dato che non era stato l’unico. Al ballo del liceo tutti quelli attorno a loro avevano riso di lei. Saylor aveva finto di essersi slogata la caviglia e non ballò per il resto della canzone. Non si alzò mai più per andare su una pista da ballo.
Ecco perché il suo ragazzo stava ballando con la sua ex Holly Marks e l‘altra sua ex Kellie Dustin. Ai suoi due lati le due donne muovevano i fianchi e facevano ondeggiare le spalle. Nick fece volteggiare prima Holly, con cui era uscito al terzo anno, e poi Kellie, che Saylor era certa di aver visto con lui anche al terzo anno.
Erano rimasti tutti amici anche dopo i drammi delle superiori. Uscivano ancora insieme di tanto in tanto. Avevano perfino fatto un paio di gite notturne in spiaggia e in località sciistiche.
Saylor immaginava fossero divertenti. Non poteva saperlo. Non era stata invitata. Nick pensava che lei si sarebbe sentita a disagio col gruppo di cui non aveva mai fatto parte. Ma andava bene così, perché Saylor aveva sempre un mucchio di lavoro al ranch e, in quanto veterinaria, doveva occuparsi delle ferite di altri animali della contea.
Nick attirò a sé Holly e le fece fare una mossa che Saylor aveva sempre voluto provare. Ma lei era un pezzo di legno e di sicuro avrebbe fatto schiantare sia lei che il suo partner sulla pista da ballo. Nick e Holly erano bravi con i passi, i loro corpi erano così stretti che non riusciva a distinguerli tra di loro.
Ma andava bene così. Benissimo.
Gli faceva bene uscire e socializzare dato che era disoccupato. Non avrebbe fatto bene a nessuno dei due se lui avesse dovuto subire tutti i giorni la sua ricerca di attenzioni. Era un bene che lui cercasse attenzioni altrove. Quando due persone stanno incollate in una relazione, ciò tende a soffocarle.
Saylor si lasciò sfuggire il respiro che aveva trattenuto quando Nick teneva stretta Holly mentre i due ondeggiavano lentamente al ritmo incalzante della canzone. Nick sussurrò qualcosa all’orecchio di Holly e lei sghignazzò. La musica era troppo alta, il che spiegava perché ballavano così stretti. Così che potessero sentirsi l’un l’altro.
Ma andava bene così.
Perché da un momento all’altro Nick sarebbe tornato da lei. Probabilmente dopo quella canzone. Poi misero su una hit di quando andavano a scuola insieme. Alzarono tutti le mani in alto e cominciarono una serie di passi coreografati.
Saylor rimase seduta, battendo i piedi a ritmo. Si leccò il labbro inferiore, cercando di non crollare sotto la pressione del sorriso. E poi, proprio come aveva immaginato, Nick si avvicinò a lei alla fine della canzone.
"Sembri stanca, amore." Nick allungò la mano verso la sua guancia.
Saylor appoggiò la guancia nel suo palmo. La sua mano era sudata e odorava di due marche diverse di profumo che facevano a pugni l’una con l'altra e le facevano rivoltare lo stomaco. Ma non voltò la testa dall’uomo che amava.
"Non sono belle quelle borse sotto gli occhi," disse Nick, guardandola con la testa inclinata di lato. "Dovresti andare a dormire."
"Certo, " disse Saylor mentre si alzava. "Fammi solo dare la buona notte alle mie sorelle. Ci vediamo alla macchina, così andiamo da te."
"Oh, no no. " Nick alzò le mani. "Non c’è bisogno che guidi fino in città. Perché non rimani qui con la tua famiglia stanotte?"
"Perché sono sicura che mia sorella, la neo-sposa, voglia un po’ di privacy con suo marito."
Nick si grattò il mento. "Beh, è solo che non sono ancora pronto per andare a casa. E non voglio trascinarti in giro."
"Vengo con te. Magari prendo una tazza di caffè. Tra l’altro ho bisogno di parlarti di una cosa."
Nick si morse l’interno delle labbra. Il suo sguardo si spostò oltre le spalle di Saylor. Quando lei si girò, vide Holly e Kellie che aspettavano vicino al cancello sul retro. Ghignavano con la testa inclinata, lo sguardo abbassato in quel loro modo da pettegole che Saylor ricordava dalle superiori.
"È stata una bella cerimonia, vero?" disse Saylor.
"Mmm?" Nick riportò lo sguardo su di lei. "Oh sì."
"Mi ha fatto pensare a ciò che vorrei per la mia cerimonia."
Nick la guardò in modo torvo come se stesse parlando una lingua aliena. "La tua cerimonia?"
Saylor deglutì. Si sentì lo stomaco in subbuglio. Lei e Nick stavano insieme da tre anni. Beh, il loro primo appuntamento era stato tre anni prima. Poi lui l’aveva chiamata tre mesi dopo. Poi di nuovo dopo due mesi. Ci era voluto poco più di un anno, ma presto cominciarono a uscire regolarmente svariate volte ogni mese.
Non era stata quella regolarità a suggellare l’accordo. Nella borsa di Saylor c’era qualcosa che nessun’altra donna nella sua vita aveva avuto: una chiave del suo appartamento. Gliela aveva data lo scorso inverno quando aveva avuto un brutto caso di influenza. Saylor aveva lasciato tutto e si era presa cura dell’uomo per farlo ritornare in sesto. Quando stava meglio, lui non le chiese di ridargli la chiave.
Doveva essere un segno.
Voleva dargli qualche altro mese, magari un anno. Ma lei non aveva più il lusso del tempo. Se voleva tenere il ranch, e il suo lavoro, e i cavalli di cui si era occupata fin da quando era una ragazza, e le sue sorelle con un tetto sulla testa, doveva convincere il suo ragazzo a sposarla.
"Nick, ti ricordi cosa ti ho detto sul testamento di mio padre?"
Lui si accigliò di nuovo. La sua fronte si aggrottò a formare quella V di confusione che aveva sempre quando lei cercava di spiegargli la matematica alle superiori. Quello sguardo che voleva dire che non ricordava cosa gli avesse detto un minuto prima.
"Dobbiamo tutte sposarci per salvare il ranch."
La V sulla sua fronte si inclinò verso l’alto a formare una linea dritta. Nick indietreggiò. "Senti, Saylor, sai cosa provo per te... Ma il matrimonio? Alla mia età?"
Beh, almeno ricordava la loro conversazione. Era un buon inizio. Desiderava solo che ne parlassero fuori dalla portata d’orecchio delle sue due ex.
"Senti, amore, sai che ti sposerò."
Il mondo si fermò. Il tempo si fermò. Il cuore di Saylor si fermò.
Non era esattamente una proposta perché non aveva fatto una domanda. Ma andava bene così. Anzi era ancora meglio. Per Nick il loro matrimonio era una cosa scontata, quindi non aveva bisogno di chiederlo.
"Sai," continuò lui, "...un giorno."
"Beh, il fatto è che dobbiamo tutte sposarci entro la fine dell’anno."
A quel punto le sue sopracciglia si raggrinzirono, nel modo in cui facevano quando lui cercava di risolvere un semplice problema di matematica.
"Mancano solo tre mesi," Saylor rispose per lui.
Nick arricciò le labbra nel modo in cui faceva quando sbagliava la risposta. "Sai cosa ti dico: se per te è davvero importante, e tutte le tue sorelle si sposano in tempo, allora noi saremo gli ultimi. Che te ne pare?"
Di nuovo, non era l’approccio più romantico, ma Nick non era un tipo romantico. Aveva difficoltà a compitare quella parola fin dalle elementari. Riusciva a compitare ‘romano’ perché si riferiva ai soldati. Ma aggiungeva sempre la I invece della T e della I.
Eppure, era esattamente ciò che voleva Saylor. Il ragazzo per cui aveva una cotta dall’asilo, il ragazzo per cui si struggeva alle medie, l’uomo che aveva sognato alle superiori acconsentiva finalmente a passare il resto della sua vita con lei.
Era troppo. Era tutto. Saylor non riusciva a formulare delle parole. Così annuì.
Nick le stampò un bacio delicato sulle labbra. Le sue labbra sapevano di burro di cacao alla ciliegia, come quello che portava Kellie. Quel dolce sapore era amaro sulla lingua di Saylor. Lo ingerì comunque.
"Perché non ti riposi un po’?" disse Nick dopo essersi scostato da lei. "Non ti reggi in piedi."
Saylor guardò Kellie e Holly, che andavano verso le macchine parcheggiate fuori sul retro. "Dove andate?"
Nick alzò le spalle. "Recuperiamo un po’ di tempo. Ci abbandoniamo ai ricordi dei vecchi tempi. Non c’eri, quindi ti annoieresti a morte."
Perché Saylor non frequentava quelli popolari alle superiori. O all’università. O in quel momento del resto.
"Ti chiamo, va bene?"
"Sì, va bene."
Nick si girò e si diresse verso la macchina con Holly e Kellie che presero un braccio per ciascuna. Stavano già ridendo e ridacchiando mentre la lasciavano lì.
Ma andava bene così. Perché in realtà Saylor era stanca. Si strofinò le palpebre inferiori. Non riusciva a sentire delle borse, ma sentiva una fonte di lacrime pronte a sgorgare senza più pressione.
Saylor si allontanò dall’area del ricevimento. Non voleva andare in casa nella camera da letto. Voleva qualche momento da sola per ricomporsi. Così si diresse alla volta della sua casetta sul retro della casa.
Avrebbe dovuto essere felice. Nick l’avrebbe sposata. I suoi sogni si stavano realizzando. Andava tutto bene, davvero bene.
I suoni del ricevimento nuziale di sua sorella si affievolirono mentre raggiungeva la porta della casetta. Il cielo era terso sopra di lei, ma Saylor sentì delle gocce rigarle le guance. Dovette affrettarsi dentro prima che cominciasse il diluvio.
Girò il pomello ed entrò dentro giusto in tempo. Le lacrime le sgorgavano dagli occhi. I suoi singhiozzi sembravano dei tuoni nelle sue orecchie. Fortunatamente, andò in una zona buia. Ma qualcosa si muoveva nelle tenebre.
"Saylor?"
Le luci si accesero e vide Jeff. Era in piedi nel bel mezzo della stanza. Aveva tolto la giacca. La camicia era aperta. Il suo sguardo era ampio e proiettato su di lei.
Saylor pensava che i suoi singhiozzi fossero assordanti. Non erano niente rispetto al ruggito che si lasciò sfuggire la mascella serrata di Jeff. E poi lei era di nuovo sul suo petto. Un braccio forte e delle labbra calde premevano sulla sua fronte.
All’improvviso Saylor non volle essere da nessun’altra parte se non lì.

Capitolo Quattro
Jeff tenne Saylor stretta al suo petto. Il suo avambraccio destro si incastrava con dolcezza attorno alle sue spalle esili. La sua mano si spostò in alto per strizzarle la spalla. Sentì un formicolio nel palmo sinistro. Lo stesso formicolio che aveva sentito la prima volta che l’aveva vista. Lo stesso formicolio che aveva sentito quando lei si era presa cura della sua piccola ferita una settimana prima. Lo stesso formicolio che gli veniva ogni volta che guardava il suo viso, sentiva la sua voce, o semplicemente pensava a lei.
Perché sì, il solo pensiero di Saylor Silver poteva fargli affiorare delle sensazioni da tutte le parti. Inclusa la parte che era stata danneggiata dall'esplosione. Jeff chiuse gli occhi mentre teneva a sé quella sferzata di sole. Avrebbe giurato di aver visto delle stelle dietro le sue palpebre.
Lei tirò su col naso contro il suo petto. Le sue mani erano serrate in pugni che poggiavano sui suoi fianchi. Ma non sembrava lo stesse allontanando. Era un buon segno perché non era sicuro di poterla lasciare andare. Invece di allontanarsi da lui, Saylor girò la testa e la affondò più a fondo nel suo petto.
I suoi respiri contro la sua pelle nuda avrebbe dovuto riscaldarlo da parte a parte. La sua guancia soffice sul suo cuore martellante avrebbe dovuto fomentare il suo desiderio. Invece, Jeff riusciva solo a sentire la rabbia rovente trapassargli le vene.
Avrebbe ucciso Nick.
Sì, Nick e non Coso. Jeff stava usando il nome di quell’uomo. La maggior parte delle vittime di guerra erano corpi senza nome abbandonati come spoglie della battaglia. Ma non quella volta. Jeff avrebbe guardato quell’infame traditore dritto negli occhi poco prima di torcergli il collo.
Il desiderio di essere violento fece contrarre il suo mignolo sinistro. Neanche i suoi sentimenti per Saylor gli avevano provocato tutte quelle sensazioni. Ma il pensiero di far del male a Nick sì. Con quel pensiero, l’ira di Jeff si calmò all’istante.
Per gran parte della sua vita era stato un ragazzino arrabbiato. Col bisogno di piantare un pugno contro qualsiasi cosa e chiunque agisse contro di lui. Perché non era riuscito a proteggere se stesso o sua madre a casa.
Solo quando entrò nell’Esercito imparò a sfruttare quella rabbia, quel dolore. Il generale Abe Silver l’aveva addestrato come soldato, pronto e disposto a ricevere ordini per combattere il nemico contro cui puntava il comandante. Jeff imparò a non alzare mai le mani quando era arrabbiato, ma solo in un piano calcolato approvato dai suoi superiori.
Non aveva ordini di attaccare Coso. Il generale l’aveva mandato lì per uno scopo. Assicurarsi che alle sue figlie non mancasse nulla. Le lacrime di Saylor gli dissero che stava male per qualcosa che non aveva. Jeff aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per soddisfare quel bisogno.
L’angoscia nei singhiozzi di Saylor rattristò Jeff. Voleva poter avvolgere le sue braccia attorno a lei e tenerla al sicuro. Il suo braccio sinistro penzolava da un lato, addormentato per l’esplosione che aveva portato via suo padre a entrambi.
A poco a poco, i singhiozzi di Saylor si affievolirono fin quando non rimase solo il suo respiro regolare. Mentre si calmava, Jeff non la lasciò andare. A un certo punto, le sue dita non formavano più dei pugni. In quel momento avvolgevano la sua schiena. Le sue mani erano serrate in fondo alla schiena di lui.
Jeff sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa di confortante. Ma non aveva modo di sapere cosa avrebbe dovuto dire. Non era bravo con le parole. Con una mappa e delle coordinate di sicuro. Ma con le linee e le curve che formavano parole invece che topografia, rimaneva disorientato. E così fece la domanda più stupida sulla faccia della terra.
"Stai bene?"
Di certo non stava bene. Jeff aveva visto quel perdente ignorarla per tutta la notte. Aveva visto Coso ballare non con una ma con due donne, avvicinandosi in modo inappropriato per uno che stava in una relazione seria. Per tutto il tempo Saylor era stata seduta da un lato così smarrita.
Jeff avrebbe voluto andare da lei, ma lui non aveva quel diritto. E sapeva che qualsiasi parola le avesse detto, non sarebbe stata appropriata. Parole come: devi lasciarlo o ti meriti di meglio.
Lei meritava di più. Ma sapeva che non gli avrebbe creduto. Sua madre non lo credeva mai. Ma Jeff non sapeva se avrebbe mai potuto avere abbastanza forza di allontanarsi da un’altra vittima di abuso.
Al suono della sua voce, Saylor sembrava riprendersi dal suo stato di incoscienza.
"Va tutto bene," disse lei. "Sto bene."
Tolse le mani dalla sua schiena. Le sue braccia girarono attorno a lui e ritornarono sui suoi fianchi.
"Mi dispiace," disse lei, strofinandosi gli occhi. "Starai pensando che sono un caso disperato."
Jeff voleva dirle che pensava fosse perfetta. Lui voleva riprenderla tra le sue braccia. Lui voleva baciare quelle borse scure sotto gli occhi e stringerla mentre dormiva, facendole dimenticare tutto ciò che aveva passato.
"È solo che il matrimonio era così bello... È per questo che piangevo. Mi sono emozionata."
Jeff annuì alla sua palese bugia.
"Volevo dare a Scout e Linc la loro intimità, quindi sono venuta alla mia casetta. Mi sono dimenticata che alloggiavi qui."
"Non fa niente," disse Jeff. "Puoi stare qui. Io vado alla casetta di Scout qui accanto."
Fece un passo e poi si bloccò. Saylor sembrava così smarrita in piedi nel bel mezzo della stanza. Jeff voleva allungare il braccio verso di lei, per attirarla di nuovo a sé. Ma non aveva nessuna ragione valida. Lei stava cercando disperatamente di nascondere il suo dolore.
Voleva che sapesse che non avrebbe mai potuto tenerlo nascosto a lui. Conosceva troppo bene quel dolore. Ma proprio perché ne conosceva il gusto e la consistenza, sapeva che non voleva essere visto. E così si girò, ma non in direzione della porta.
"In realtà stavo per preparare una tazza di tè caldo con del latte. Non ti dispiace? Potrei farne una anche a te."
Nella sua visione periferica, Jeff vide le spalle di Saylor rilassarsi. Solo un po’. Non alzò proprio lo sguardo su di lui. Ma annuì. E così Jeff accese il bollitore.

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