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I Cowboy Di Carla
Bella Settarra
Può nascondere i suoi segreti, ma non il suo cuore…

Mentre è in fuga da Jerome Pearson, il suo pericoloso ex fidanzato, Carla Burchfield si innamora di due aitanti gemelli cowboy, Matt e Dyson Shearer. Quando Pearson si presenta in città, il primo istinto di Carla è quello di fuggire. Lasciando a malincuore i due uomini, riesce a scappare, ma ha un incidente durante la fuga.
L'allevatore Aiden Fielding la trova e la porta a casa, dove chiama il medico e l'ufficio dello sceriffo. Con orrore, Carla scopre che lo sceriffo locale altri non è che Dyson Shearer. Sentendosi sconvolta e tradita, fugge dal ranch, portando con sé un cuore spezzato e i propri segreti, a cui quegli uomini non crederebbero.
Quando Pearson la raggiunge, lo fa anche il suo passato. Riuscirà Carla a convincere i suoi cowboy che le ragioni per cui ha nascosto i soldi rubati erano onorevoli? E riusciranno i due cowboy a convincerla a restare anche se il benestante Aiden Fielding sembra avere molto di più da offrirle?
Può nascondere i suoi segreti, ma non il suo cuore…
Mentre è in fuga da Jerome Pearson, il suo pericoloso ex fidanzato, Carla Burchfield si innamora di due aitanti gemelli cowboy, Matt e Dyson Shearer. Quando Pearson si presenta in città, il primo istinto di Carla è quello di fuggire. Lasciando a malincuore i due uomini, riesce a scappare, ma ha un incidente durante la fuga.
L'allevatore Aiden Fielding la trova e la porta a casa, dove chiama il medico e l'ufficio dello sceriffo. Con orrore, Carla scopre che lo sceriffo locale altri non è che Dyson Shearer. Sentendosi sconvolta e tradita, fugge dal ranch, portando con sé un cuore spezzato e i propri segreti, a cui quegli uomini non crederebbero.
Quando Pearson la raggiunge, lo fa anche il suo passato. Riuscirà Carla a convincere i suoi cowboy che le ragioni per cui ha nascosto i soldi rubati erano onorevoli? E riusciranno i due cowboy a convincerla a restare anche se il benestante Aiden Fielding sembra avere molto di più da offrirle?



Table of Contents
Books by Bella Settarra (#ueb66d6d3-dc4b-530e-86d7-205b35a5ff1a)
Title Page (#u9b84e31a-1356-553c-b38d-f59923f8ded1)
Legal Page (#uf2bfc571-3a38-5e16-a369-9f22f0c916dd)
Book Description (#u30048e85-f416-5c44-8d54-fa9dfe9d14e1)
Dedica (#uc90e101d-cd7c-5305-b47a-f89b891068e2)
Riconoscimenti: (#u6ce14700-281a-564a-b988-fa21a6f660ff)
Capitolo Uno (#u160087d6-df95-5f50-9313-c09ed429c89c)
Capitolo Due (#u5124cdc5-37ce-5825-a2a2-dec54a601fbf)
Capitolo Tre (#u9b7e4f2d-e538-5b81-94e7-a4051a99e54e)
Capitolo Quattro (#u66c33a38-8267-5a60-84f9-3007de464d4d)
Capitolo Cinque (#u59bc6539-2cb1-5568-bcc3-0dabcaf6f3f1)
Capitolo Sei (#u1ef9f216-cabb-55d5-bbb2-b19f45ab70e0)
Capitolo Sette (#u3c67b593-90ab-55aa-a992-af76087a0be4)
Capitolo Otto (#u1d8423dc-786a-5163-a347-b29330d74711)
Capitolo Nove (#u94464d19-ee97-5f86-9132-91f771fecf99)
Capitolo Dieci (#u66bd8cf1-9bb0-5ac4-8256-68331e69b395)
Capitolo Undici (#ud6721f88-1b14-596f-9f10-acdb88a18dbb)
Capitolo Dodici (#u5d73039e-ccc9-59f8-bc54-2d4cf1dd8fca)
Capitolo Tredici (#uf1a7f1f4-0471-56fc-af81-ce7a9e3c267d)
Capitolo Quattordici (#uf8c2ceb0-de1a-5ad2-b7ff-9ff05b0d04cb)
Capitolo Quindici (#uee257bcc-b282-55fc-8e9d-9934313b2baf)
Capitolo Sedici (#u6b736f16-32e9-53b7-8c7c-059416d695f4)
Capitolo Diciassette (#u179aa5b1-7856-5821-b1a4-09f4f001fb1e)
More exciting books! (#u1d5ffda1-7e15-501e-9492-d3937e794371)
L’Autrice (#udb861c36-3478-55a3-92aa-c77d80da2c78)
Totally Bound Publishing books by Bella Settarra

The Cowboys of Cavern County
Carla’s Cowboys (http://www.totallybound.com/carlas-cowboys)
Maggie’s Man (http://www.totallybound.com/maggies-man)
Two for Trinity (http://www.totallybound.com/two-for-trinity)
Isla’s Irish Cowboy (http://www.totallybound.com/islas-irish-cowboy)
Savannah’s Saviors (http://www.totallybound.com/savannahs-saviors)
I Cowboy di Cavern County
I COWBOY DI CARLA
BELLA SETTARRA
I Cowboy di Carla
ISBN # 978-1-80250-030-1
©Copyright Bella Settarra 2016
Cover Art by Posh Gosh ©Copyright July 2016
Traduzione di Sara Coccimiglio 2021
Interior text design by Claire Siemaszkiewicz
Totally Bound Publishing

Questa è un'opera di finzione. Tutti i personaggi, i luoghi e gli eventi sono frutto dell'immaginazione dell'autore e non devono essere confusi con i fatti. Qualsiasi somiglianza con persone, vive o morte, eventi o luoghi è puramente casuale.

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in qualsiasi forma materiale, sia tramite stampa, fotocopia, scansione o altro senza il permesso scritto dell'editore, Totally Bound Publishing.

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L'autore e l'illustratore hanno fatto valere i loro rispettivi diritti ai sensi del Copyright Designs and Patents Acts 1988 (e successive modifiche) per essere identificati come autore di questo libro e illustratore del lavoro artistico.

Pubblicato nel 2021 da Totally Bound Publishing, Regno Unito.

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Libro Uno della serie I Cowboy di Cavern County
Può nascondere i suoi segreti, ma non il suo cuore…

Mentre è in fuga da Jerome Pearson, il suo pericoloso ex fidanzato, Carla Burchfield si innamora di due aitanti gemelli cowboy, Matt e Dyson Shearer. Quando Pearson si presenta in città, il primo istinto di Carla è quello di fuggire. Lasciando a malincuore i due uomini, riesce a scappare, ma solo per avere un incidente durante la fuga.

L’allevatore Aiden Fielding la trova e la porta a casa, dove chiama il medico e l’ufficio dello sceriffo. Con orrore, Carla scopre che lo sceriffo locale altri non è che Dyson Shearer. Sentendosi sconvolta e tradita, fugge dal ranch, portando con sé un cuore spezzato e i propri segreti, a cui quegli uomini non crederebbero mai.

Quando Pearson la raggiunge, lo fa anche il suo passato. Riuscirà Carla a convincere i suoi cowboy che le ragioni per cui ha nascosto i soldi rubati erano onorevoli? E riusciranno i due cowboy a convincerla a restare anche se il benestante Aiden Fielding sembra avere molto di più da offrirle?
Dedica
A Gary e le ragazze – grazie per avermi fatto vivere il mio sogno xxx
Riconoscimenti:
L’autore riconosce lo stato di marchio registrato e i proprietari dei seguenti marchi menzionati in questa opera di fantasia:

Levi’s: Levi Strauss & Co.
Good Time: Alan Jackson
Waltz Across Texas: Billy Talmadge
Advil: Pfizer, Inc.
Xerox: Xerox Corporation
Capitolo Uno
Erano trascorsi un paio di giorni difficili quando Carla Burchfield alla fine decise di concedersi una notte di sonno decente in un letto degno di questo nome.
Le luci soffuse del Melrose Motel parevano ammiccarle e lei sospirò quando trovò l’ingresso e lasciò cadere le valigie sul tappeto logoro della reception polverosa.
“Quanto tempo si trattiene?” Il vecchio signore dietro il bancone sembrava annoiato e puzzava di fumo di pipa stantio.
Carla si guardò intorno nell’edificio fatiscente. Non era per niente accogliente, ma la prospettiva di un vero letto lo rendeva il posto più invitante della terra. “In realtà non ne sono sicura. Posso pagare soltanto per stanotte e poi decidere?” Sollevò un po’ la visiera del berretto, cercando di assicurare all’uomo che non c’era nulla di ambiguo o sospetto in lei. In effetti, il cappello nascondeva i suoi capelli unti e spettinati tanto quanto tentava di camuffarla.
Il vecchio si grattò i capelli bianchi e annuì. “Sicuro. Venti dollari per la stanza. Se domani vuole fare colazione c’è una tavola calda dall’altra parte della strada.”
Carla annuì e gli consegnò il denaro. Aveva notato il bar lungo la strada ed era rimasta delusa di trovarlo chiuso. Erano quasi le dieci e il posto era deserto.
“C’è un altro locale aperto dove poter mangiare?” chiese speranzosa.
L’uomo scosse la testa. “No. Non abbiamo molte persone che passano da qui, quindi non ce n’è bisogno.”
Sicuramente riusciva a capire perché!
Seguì le indicazioni dell’uomo per la sua stanza, delusa ma non del tutto sorpresa. Il suo stomaco brontolò, ricordandole che non mangiava da mezzogiorno. Aveva un paio di barrette al cioccolato nella borsa e un sacchetto di patatine che avrebbero potuto sfamarla fino al mattino. Si tolse il cappello dalla testa non appena fu sola, facendo cadere i lunghi riccioli scuri intorno alle spalle. Non vedeva l’ora di fare una bella doccia e di lavarsi i capelli. Trovò la stanza e aprì rapidamente la porta.
La prima cosa che notò fu il letto. Era un materasso singolo, e il piumino sembrava piuttosto logoro e sbiadito, ma le faceva cantare il cuore. Lasciò le valigie, chiuse a chiave la porta e saltò sul letto. Era duro, ma non quanto il terreno su cui aveva dormito la notte precedente o la panchina del parco la sera prima. Aveva trascorso la prima notte in treno, che era più comodo, ma non aveva osato addormentarsi.
Quel letto sembrava sontuoso e accogliente e chiuse immediatamente gli occhi. Il sollievo le percorse tutto il corpo e sprofondò nel materasso bitorzoluto.
Doveva essersi addormentata perché, quando più tardi aprì gli occhi, trovò la stanza immersa nella totale oscurità. Anche la luce fioca che giungeva dalla strada quando era arrivata adesso era spenta. Cercò rapidamente l’interruttore della luce prima di togliersi i vestiti e si lavò nel lavandino in un angolo della stanza. Il bagno più vicino era in fondo al corridoio, ricordava, e mentre andava a cercarlo indossò una camicia da notte, facendo attenzione a chiudere a chiave la porta quando uscì.
Non appena tornò nella sua stanza, frugò nella borsa alla ricerca del diario, su cui scrisse mentre divorava gli snack. Persino le patatine fecero ben poco per alleviare i brontolii del suo stomaco vuoto, e non vedeva l’ora di fare un pasto decente al mattino. Era stata così impegnata ad allontanarsi da Sheridan che non si era preoccupata di fermarsi per mangiare come si deve. Aveva afferrato tutto ciò che poteva in qualunque stazione si era ritrovata prima di saltare sull’ennesimo treno. Immaginava di essere arrivata abbastanza lontana, e sperava che Jerome e la sua banda non avrebbero pensato di cercarla in Sud Dakota, figuriamoci in un posto minuscolo come quello. Era molto fuori mano e aveva camminato per ore da quando aveva lasciato la piccola stazione ferroviaria a svariati chilometri di distanza.
Si arrampicò sul letto e assaporò la sensazione delle coperte contro il corpo stanco. La morbidezza del cuscino e il fresco delle lenzuola di cotone la circondavano in una sensazione che non si era più concessa da quella notte terribile.
La sua mente vorticò mentre ricordava lo sguardo sul viso di Jerome Pearson mentre celebrava il successo con Quinn Mason e Steve e Oliver Hutchings. Si erano vantati dell’espressione terrorizzata apparsa sul viso del Signor Roberts quando avevano estratto i coltelli e l’avevano obbligato ad aprire la sua cassaforte e tirare fuori i soldi. La farmacia aveva fruttato loro quasi quarantasettemila dollari e stavano progettando di dividerli in quattro. Il problema era che erano stati così impegnati a bere per festeggiare il loro successo che nessuno era ancora stato in grado di contare i soldi, figuriamoci di custodirli.
Carla aveva visto un lato del suo ragazzo che non aveva mai immaginato, e in quei pochi secondi il suo amore e la sua adorazione si erano trasformati in odio e disgusto. Non era altro che un comune ladro a cui piaceva tormentare gli anziani, minacciando le loro vite se non avessero consegnato i soldi per cui avevano lavorato così duramente. Carla conosceva il Signor Roberts da diversi anni e lo aveva confortato al funerale di sua moglie. Betty Roberts era stata per lei una buona amica quando era arrivata a Sheridan, e per un po’ le aveva anche dato un lavoro.
Quando gli uomini erano stati così ubriachi da addormentarsi, aveva colto l’occasione per afferrare i soldi e scappare. Quei soldi erano del Signor Roberts e lei doveva solo trovare un modo per restituirli senza finire nei guai. Sapeva che Jerome e i suoi amici l’avrebbero uccisa se l’avessero raggiunta, ma doveva fare qualcosa. Il Signor Roberts non meritava tutto quello e lei era determinata ad aiutarlo.
I ricordi di quella notte le riempirono i sogni e la sua mente era piena di terribili memorie quando si addormentò di nuovo.
Quando si svegliò si sentiva molto meglio. Erano già le otto e mezzo passate e sorrise guardandosi intorno nella stanzetta. Era molto spartana, con solo una vecchia sedia di vimini in un angolo e una cassettiera ancora più vecchia contro una parete. La moquette era consumata e la carta si stava staccando dalle pareti, ma a Carla sembrava lussuosa. Anche l’odore di umidità e muffa che aleggiava pesantemente nell’aria non era sufficiente a guastare il suo umore.
Si sentì come rinata dopo aver fatto la doccia ed essersi infilata gli abiti puliti, poi afferrò le borse e si diresse verso la piccola tavola calda per fare colazione. L’odore all’interno del locale gli sembrò il paradiso, e quando vide le dimensioni della porzione che le era stata data il suo cuore sussultò. Divorò l’enorme colazione insieme a due teiere e alcune fette di pane tostato.
“Sembra che tu sia a digiuno da una settimana.” La signora paffuta dietro il bancone sorrise.
Carla non aveva intenzione di dirle quanto tempo era passato da quando aveva fatto un pasto decente, così si limitò a sorridere e continuò a mangiare. Era una ragazza piuttosto robusta e probabilmente poteva permettersi di perdere qualche chilo, ma c’era sicuramente un limite al tempo che una donna poteva stare senza cibo.
Le due borse erano appoggiate sulla panca accanto a lei, una contenente i pochi vestiti che aveva messo insieme e l’altra i soldi. Aveva infilato il diario in uno dei borsoni, sperando che sembrasse poco appariscente, e lo stava custodendo con la propria vita. Fino al giorno precedente ciò aveva significato non dormire serenamente nel caso qualcuno avesse cercato di prenderlo da sotto la sua testa, dove lo aveva usato come cuscino mentre la cinghia era strettamente avvolta intorno al suo polso. Era per questo che aveva dormito così profondamente la notte appena trascorsa, supponeva.
“C’è una banca qui vicino?” chiese alla donna, quando le portò via il piatto.
“A circa mezzo miglio di distanza”, rispose lei con un sorriso. “Abbiamo un ufficio postale in fondo alla strada, ma questo è quanto. La gente di solito non si ferma qui, passa soltanto in macchina.”
Carla annuì. Quando era arrivata la notte precedente aveva cercato le varie attività commerciali, ma al buio era stato difficile vedere qualcosa. Pagò il cibo e si diresse all’ufficio postale, dove comprò un grande pacco per le spedizioni e un pennarello nero.
“Viene da Cavern County?” le chiese la ragazza dietro il bancone.
“No, sono solo di passaggio. Se riesco a prepararlo per l’invio, verrà spedito per posta oggi?”
La ragazza annuì. “La posta viene ritirata nel pomeriggio. Se invia qualcosa di prezioso dovrà compilare questo modulo.”
Porse un documento a Carla. Dannazione! Non soltanto lì sopra le veniva richiesto di specificare il contenuto del pacco ma anche di fornire i suoi dati personali. Si morse il labbro pensierosa. “Quanto dista la città più vicina?”
“A circa mezzo miglio in quella direzione c’è un piccolo posto chiamato Almondine. Non c’è molto lì, solo un paio di negozi e cose del genere. La città successiva è a circa un miglio di distanza, e porta a Pelican’s Heath. Non è molto più grande, ma le persone che ci abitano sono davvero gentili.”
Carla la ringraziò e prese la scatola, sperando che la banca più vicina fosse in uno di quei posti. Tornò al motel. “Per favore, posso restare ancora qualche notte?” chiese al vecchio, che sembrava sorpreso di rivederla.
“Certo che può. Pagamento in anticipo. La sua camera non è stata ancora pulita, vuole restare lì?”
“Sì.” Controllando il portafoglio, vide che poteva permettersi cinque notti. Quello le avrebbe dato abbastanza tempo per riposarsi e la possibilità di schiarirsi le idee e ideare la prossima mossa. Sorrise e prese la chiave che l’uomo le porgeva.
Una volta chiusa a chiave nella stanzetta, che già le dava l’idea di casa, svuotò il contenuto del borsone nella scatola per le spedizioni e la indirizzò al Signor Roberts della farmacia di Sheridan. Soppesò l’idea di inviarlo fornendo false informazioni personali sul modulo, ma si rese conto che così facendo avrebbe lasciato una traccia cartacea che riportava all’ufficio postale – e quindi a dove si trovava. Maledizione! Certo, si sarebbe comunque spostata presto, e aveva firmato nel registro dell’hotel con un nome fasullo, ma l’ufficio postale aveva delle telecamere di sicurezza che potevano facilmente identificarla e Jerome, o la polizia, non avrebbero impiegato molto tempo per rintracciarla. Sospirò. Forse poteva trovare un altro ufficio postale e andare in incognito, fornendo di nuovo false informazioni? Avrebbe dovuto fare molta strada per essere al sicuro. Mordendosi il labbro, rimuginò sull’idea. Aveva bisogno di più tempo per pensare e non fare errori, avrebbe trovato un modo per ideare un piano in un secondo momento.
La scatola era troppo grande per stare nel borsone da viaggio, così tirò fuori i vestiti dall’altra sacca e riuscì ad infilarla lì dentro. Poi mise gli abiti nel borsone. La preoccupava non poter mettere il diario insieme ai vestiti, così lo fece scivolare nel borsone con la scatola, appuntandosi mentalmente di rimuoverlo una volta spedito il pacco. Poteva comunque aver voglia di scriverci qualcosa più tardi, quindi doveva tenerlo con sé.
Okay, tempo di tornare al piano A.
Prese la valigia, uscì di nuovo e si diresse verso la banca. Era abituata a camminare così non impiegò molto per raggiungere la cittadina vicina. Almondine era piuttosto caotica, e aveva alcuni grandi negozi. La strada principale che attraversava la città era rumorosa e la gente era ovunque. Trovò la banca alla fine di una strada trafficata. Era molto più grande di quanto si aspettasse e non era sicura se fosse una cosa positiva o negativa.
“Vorrei affittare una cassetta di sicurezza, per favore”, disse all’anziana signora dietro il bancone.
“Certamente, cara. Quanto grande la vuole?”
Carla sollevò la borsa da viaggio e la signora annuì. Le diede una chiave e le disse come funzionava il sistema.
“Dovrà firmare ogni volta che verrà,” spiegò la signora, “ed è una sua responsabilità tenere la chiave al sicuro.”
Era una chiave dalla forma insolita e Carla la attaccò alla catenella che tratteneva il ciondolo con le sue iniziali d’argento. Non l’aveva mai tolta ed era abbastanza lunga da infilarsi nella parte superiore delle sue magliette in modo che nessuno se ne accorgesse.
Carla si sentì sollevata mentre chiudeva a chiave la borsa nella cassetta di sicurezza e guardava la signora inserirla nel caveau della banca. Le era costato quasi tutti i soldi rimasti ma ne era valsa la pena. Firmò i documenti con un nome falso e si infilò la copia nella tasca posteriore dei pantaloni mentre se ne andava. A mani vuote, tornò sotto il sole per esplorare un po’ la zona. Doveva guadagnare qualche soldo se voleva continuare a fuggire… si domandò se avesse fatto bene a spendere i soldi per la stanza del motel, ma non aveva alcuna voglia di dormire di nuovo all’addiaccio.
Il sole era alto e si sentiva abbastanza calda con indosso il top in stile gipsy e i jeans. Quel giorno aveva ai piedi gli stivali, dato che aveva indossato le scarpe da ginnastica da quando aveva lasciato Sheridan. Sapeva di avere alcune vesciche ma niente che non potesse sopportare.
Desiderando mettere un po’ di distanza tra sé e la banca, seguì un cartello che portava a ovest. Circa mezz’ora dopo arrivò nella città di Pelican’s Heath. La strada principale era piuttosto trafficata, anche se caotica neppure la metà dell’ultima città che aveva attraversato. Quel posto aveva diversi piccoli negozi, uno studio medico e quelli che sembravano un paio di uffici.
“Buongiorno.” Un bel cowboy sollevò il cappello e sorrise mentre lei gli passava accanto.
“Buongiorno.” Carla sorrise di rimando. Sembrava qualche anno più vecchio di lei, ma era comunque un uomo affascinante.
Diversi altri cittadini la salutarono mentre si aggirava per le strade strette. La ragazza della posta aveva ragione riguardo la gentilezza di queste persone! Era una cittadina molto graziosa, con le montagne in lontananza e campi e colline nei dintorni. Vide una piccola tavola calda alla fine di quella che sembrava essere la strada principale, e il suo stomaco le ricordò che era ora di pranzo.
Poteva permettersi solo un caffè e un hamburger, che spazzolò con ingordigia. Dopo la colazione che aveva divorato quel mattino, non pensava di poter mangiare di nuovo, ma doveva esserci qualcosa nell’aria fresca e nel sollievo di essersi sbarazzata del denaro che le aveva ridato l’appetito.
Dovrò decidere come far avere i soldi al Signor Roberts, ma almeno per adesso sono al sicuro.
“Ti dispiace se mi unisco a te?”
Alzò lo sguardo e lo affondò negli occhi più verdi che avesse mai visto. Un grande sorriso li accompagnava e il corpo sotto di essi era di quelli per cui svenire. Carla sentì una sensazione calda e confusa nello stomaco mentre annuiva senza parole e guardava il dio abbronzato e muscoloso sedersi di fronte a lei. Poteva sentire l’odore speziato del suo dopobarba mentre lo respirava come se fosse la sua fonte di vita.
“Ehi, Matt, cosa posso portarti?” cinguettò la giovane cameriera, sorridendogli. Doveva averlo visto arrivare.
“Prendo un hamburger Maisie, per favore. Vacci piano con le cipolle, però… potrei voler baciare qualcuno prima che la giornata finisca.” Ridacchiò e la cameriera alzò gli occhi al cielo con un sorrisetto. “Vuoi anche del caffè?”
“C’è bisogno di chiederlo?”
La giovane non si prese nemmeno la briga di annotare l’ordine, si limitò a ridacchiare e tornò al bancone.
“Ciao, sono Matt Shearer. Sei nuova in città?” Il suo sorriso era contagioso e i suoi occhi erano ammalianti.
Carla sorrise. “Carla Burchfield.” Le parole uscirono dalla sua bocca prima che avesse il tempo di pensare – non che fosse semplice pensare con quel bel fusto di fronte a lei, comunque – e silenziosamente si maledì per non avergli dato un altro nome.
“Piacere di conoscerti, Carla.” La mano forte di Matt si allungò sopra il tavolo e lei non riuscì a resistere alla tentazione di stringerla. Sentì una scossa elettrica attraversarla mentre si toccavano, e la sensazione di calore dentro di lei si accese come una fiamma ardente. “Pensi di restare nei dintorni?”
Carla aveva la lingua annodata per la sua bellezza. L’uomo aveva i capelli folti e scuri che gli scendevano in morbide onde intorno al collo e la corta barba sul mento gli donava un’aria selvaggia che lei trovava totalmente irresistibile. Indossava i jeans e una camicia grigia parzialmente sbottonata, che lasciava intravedere alcuni peli scuri sul petto. Annuì.
Il cibo ordinato arrivò e si lasciarono andare lentamente la mano mentre lui prendeva le posate. La cameriera sorrise mentre raccoglieva il piatto vuoto di Carla, ma non disse niente.
Carla sorseggiò il suo caffè mentre guardava il ragazzo meraviglioso concentrato sul cibo.
“Allora, Carla. Che cosa fai a Pelican’s Heath?”
La sua domanda la spaventò per un secondo, lasciandola senza fiato. “Tutto quello che riesco a trovare” gli disse, il più casualmente possibile.
“Cercano qualcuno all’emporio se sei alla ricerca di un lavoro.” Sorrise mentre glielo diceva, ovviamente notando come lei lo stesse osservando mangiare.
Si leccò le labbra lentamente e Carla sentì il fuoco dentro di sé trasformarsi in un incendio. Non ne capiva il motivo ma le piaceva l’idea di lavorare lì e di vederlo in giro tutto il tempo.
“Davvero?” Carla non riusciva a credere a quella fortuna. “Ho lavorato in una farmacia, in passato. Pensi che mi prenderanno?”
“Vale la pena provare. Ti dico una cosa: verrò lì con te, se vuoi, e metterò una buona parola.” Le strizzò l’occhio e lei sentì qualcosa muoversi dentro di sé, un po’ più in basso della sua pancia. Oh, cavolo!
“Non mi conosci” gli ricordò, finendo la sua bevanda. “Grazie per l’informazione, comunque, potrei fare un tentativo.”
Obbligò i suoi piedi a muoversi e prese un respiro profondo mentre si allontanava da Matt Shearer… e dalla tentazione!
Capitolo Due
“Il lavoro è tuo, se lo vuoi.”
Il cuore di Carla sussultò e le venne voglia di abbracciare la signora dietro il bancone. “Grazie infinite.” Era un sollievo che la donna non le avesse chiesto referenze o informazioni sugli impieghi precedenti, anche se Carla aveva casualmente accennato al fatto che in passato aveva lavorato in vari negozi.
“Vuoi iniziare subito? Non ho ancora fatto la pausa pranzo ma non ci vorrà molto tempo per mostrarti come usare il registratore di cassa.”
“È proprio come quello che usavo io,” rispose Carla allegramente. “Anche se potrei essere un po’ arrugginita.”
La donna scoppiò a ridere. “È come andare in bicicletta, cara.”
“Grazie di cuore, Signora Bellingham. Le sono davvero riconoscente.”
“Oh, no, chiamami Delores, lo fanno tutti.” Il suo nuovo capo le diede un colpetto sul braccio in modo amichevole. “Frank è nel magazzino, se hai bisogno di qualcosa. Vado a chiamarlo.”
Mentre andava a chiamare il marito nel retro, Carla diede una veloce occhiata al negozio. Sembrava che vendessero un po’ di tutto, dal pesce al filo di metallo. Sorrise. Il locale era pulito e ordinato e tutto era etichettato. Pensò che le sarebbe davvero piaciuto lavorare lì.
“Ciao, tu devi essere Carla, dico bene?” Un uomo con i capelli bianchi e un grande sorriso le andò incontro.
“Sì, signore. Ho iniziato oggi.” Carla gli strinse la mano ricambiando il sorriso.
“Beh, benvenuta a bordo. Delores fa tutto il lavoro qui mentre io mi occupo del retro. Se hai bisogno di qualcosa chiamami in qualsiasi momento, senza preoccuparti di disturbarmi.”
Frank era una persona amichevole e Carla lo prese immediatamente in simpatia. “Grazie, signore, lo farò.”
Delores tornò dal retro con una borsa in mano. “Sono felice di vedere che vi state conoscendo. Ho un paio di commissioni da fare, e avere due mani in più renderà la mia vita molto più facile d’ora in poi. Non mi ci vorrà molto.” Fece l’occhiolino a Carla mentre si dirigeva verso la porta d’ingresso. Era una donna molto in carne e riuscì a stento a passare dalla stretta corsia del piccolo negozio.
“Beh, se ti va bene tenere d’occhio qui io vado ad accendere il bollitore.” Frank sorrise ancora mentre scompariva nel retrobottega.
Carla si guardò intorno tra gli scaffali, cercando di familiarizzare con la disposizione dei prodotti. Era tutto molto pulito e immaginò che Delores fosse meticolosa riguardo l’ordine. Il pavimento era lucido e non c’era un solo granello di polvere sugli scaffali. Tornò dietro il bancone. Le buste di carta erano appese ai ganci in base alla grandezza e vide anche dove veniva conservata la carta per avvolgere il pane. Su uno scaffale sotto il bancone c’era un piccolo cestino, contenente nastro adesivo, forbici, una pistola spara-prezzi e alcuni rotoli di riserva per gli scontrini. Sorrise per il modo in cui tutto era in perfetto ordine.
Il campanello sopra la porta suonò per avvertirla che qualcuno era entrato nel negozio e quando alzò lo sguardo vide un paio di splendidi occhi verdi e familiari che si muovevano verso di lei. Matt.
“Hai ottenuto il lavoro?”
“Sì. Grazie mille per avermi aiutata.” Carla sorrise timidamente e si sentì tremare un po’.
“Ecco il tuo caffè, dolcezza.” Frank si avvicinò e appoggiò una tazza fumante sullo scaffale sotto il bancone.
“Ciao, Frank. Spero vi stiate prendendo cura di lei al meglio.” Matt fece un occhiolino sfacciato all’uomo, il quale sogghignò.
“Io mi prendo cura di tutte le mie donne,” replicò Frank.
Carla ridacchiò. “Grazie,” disse, prendendo la tazza.
“Beh, sicuramente ti illuminerà un po’ questo posto,” ghignò Matt.
“Stai dicendo che la mia amata moglie non lo fa?” Frank inarcò scherzosamente le sopracciglia.
“La tua Delores è una brava donna,” lo rassicurò Matt con una risatina.
“Humpf.” Frank sbuffò mentre si voltava per andarsene, ma Carla lo vide farle un occhiolino furbo mentre si allontanava.
Ridacchiò di nuovo. Di sicuro alle persone del posto piaceva stuzzicarsi a vicenda.
“Posso fare qualcosa per te?” chiese, con un sorriso dolce. Matt era senza ombra di dubbio un bell’uomo.
Matt sorrise. “In realtà sono passato per congratularmi con te per il tuo nuovo lavoro.”
“Come facevi a sapere che l’avevo ottenuto?” domandò, aggrottando la fronte.
“Delores è andata alla tavola calda poco fa. Le voci girano velocemente da queste parti.”
“Oh, capisco.” Carla non poté fare a meno di sentirsi un po’ infastidita da quelle parole e giurò di stare attenta alla curiosità degli abitanti di Pelican’s Heath. Si morse nervosamente il labbro. “Sei davvero gentile, Matt. Hai bisogno di qualcosa, ora che sei qui?”
Non solo era consapevole di Frank che girellava nel retrobottega ascoltandola chiacchierare invece di lavorare, ma si sentiva anche un po’ a disagio davanti a quello splendido uomo. Era stupendo, su questo non c’erano dubbi, e la sua sola vicinanza faceva sentire strano il suo corpo, ma lei doveva ricordare a se stessa che in realtà di stava nascondendo e non poteva permettersi di avvicinarsi a nessuno… anche se avrebbe tanto voluto farlo.
Matt guardò gli scaffali vicini. “Forse un po’ di questo preparato per pancake,” disse, esaminando un pacchetto.
“Usi un preparato per fare i pancake?” Carla non voleva essere scortese ma le parole piene di sorpresa le uscirono di bocca prima che potesse fermarle.
Matt inarcò le sopracciglia. “Vuoi dire che tu non lo fai?”
“Certo che no. Ci vuole meno di un minuto per mescolare un po’ di farina, due uova e del latte, al mattino. Di solito lo lascio riposare mentre faccio la doccia e poi è perfetto per essere cucinato.” Carla si portò una mano alla bocca quando si rese conto di essersi lasciata scappare più di quanto avrebbe voluto rivelare su se stessa.
Matt la stava guardando con un sorrisetto, e nei suoi occhi c’era un’espressione fin troppo sexy. “La doccia?”
Carla si morse un labbro. Dannazione! Gli prese il pacchetto dalle mani, arrossendo furiosamente. “Ti faccio il conto.”
Era consapevole di lui che ridacchiava mentre batteva il prezzo sul registratore di cassa e imbustava il preparato per pancake. Stava ancora sorridendo quando prese la busta dalle sue mani e le consegnò i soldi. Carla gradì fin troppo le dita che sfiorarono le sue mentre i soldi le cadevano sul palmo e di nuovo sentì il fuoco bruciarle dentro. Alzando lo sguardo vide i suoi profondi occhi verdi lampeggiare eccitati e fu shoccata quando sentì un caldo rivolo d’eccitazione scivolarle tra le gambe. Deglutendo forte, distolse rapidamente lo sguardo e fu sorpresa di non sentirlo ridacchiare più.
“Grazie.” La voce le uscì in un sussurro e rabbrividì.
Il campanello alla porta suonò di nuovo per avvertirla dell’arrivo di un altro cliente e subito i suoi occhi si posarono sull’anziana signora appena entrata.
“Io non ti conosco,” annunciò seccamente la donna dai capelli grigi.
“Questa è Carla Burchfield. È nuova a Pelican’s Heath. Carla, ti presento la Signora Taylor. Sua figlia gestisce il negozio di abbigliamento in fondo alla strada.” Matt fece le presentazioni prima ancora che Carla potesse aprire la bocca.
Carla sorrise alla signora, la quale la stava studiando con curiosità. “Piacere di conoscerla, Signora Taylor.” Non poté fare a meno di sentirsi un po’ nervosa al pensiero che tutti sapessero di lei, soprattutto perché stava cercando di mantenere un basso profilo, ma sperava che fosse una cittadina abbastanza piccola da non causarle alcun problema.
La signora annuì dalla sua posizione vicino alla porta e iniziò a scegliere i prodotti dagli scaffali.
“Tu non hai un lavoro, Matt?” Carla sperava che il cowboy cogliesse il suggerimento e se ne andasse. Era un po’ agitata per il modo in cui parlava a tutti di lei, ed era ancora più allarmata per colpa dell’effetto che la sua voce e il suo sguardo stavano avendo nelle sue mutandine.
“Ho una piccola fattoria non lontano da qui,” rispose, casualmente.
“Deve esserci un sacco di lavoro da fare,” rimarcò lei.
Lui rise. “Sì, beh, il duro lavoro non mi spaventa.”
Carla sospirò. Non era proprio quello che lei intendeva. “Hai delle persone che lavorano per te?”
“Un paio.”
Il luccichio nei suoi occhi le disse che sapeva perfettamente quello che Carla stava tentando di fare, ma non aveva alcuna intenzione di assecondarla.
La Signora Taylor lo superò e appoggiò il cesto con la spesa sul bancone di fronte a Carla. “Non è ora di tornare al lavoro, Matt Shearer? Alcuni di noi hanno un sacco di cose da fare, a differenza tua.”
Matt ridacchiò e si rimise il cappello, annuendo educatamente alle due donne. “Sì, signora!” Toccò la falda e annuì di nuovo prima di dirigersi verso la porta.
Carla sospirò di sollievo, desiderando essere altrettanto schietta con le persone, anche se doveva ammettere di stare già sentendo la sua mancanza, nonostante Matt se ne fosse appena andato.
“Devi essere diretta con loro.” La donna sembrò leggerle nel pensieri mentre Carla le faceva il conto.
“Sì, Signora Taylor. Cercherò di tenerlo a mente.”
“Ne avrai bisogno se hai intenzione di restare da queste parti. Alla gente di Pelican’s Heath piace parlare e spettegolare. Starebbero tutto il giorno a farsi i fatti degli altri, se potessero. E questo negozio è un buon punto di ritrovo. Vivi nei dintorni?”
“Non molto lontano da qui.” Carla cercò di sembrare indifferente mentre finiva di imbustare la spesa.
Notò che gli occhi della Signora Taylor si stringevano di nuovo mentre le consegnava il denaro. “Mmh. Sei un tipo riservato, non è vero?”
Carla arrossì. “No, certo che no.” Provò a ridere ma le uscì più come una risatina acuta mentre il nervosismo aveva la meglio. “Alloggio proprio fuori città, ecco tutto.”
“Mah.” La Signora Taylor era chiaramente poco convinta mentre prendeva la spesa, e Carla temeva di averla offesa.
Non ci fu tempo di aggiungere altro, però, perché un uomo entrò nel negozio proprio mentre la Signora Taylor si avvicinava alla porta. Si fermò di colpo quando la vide e Carla rimase senza fiato.
“Ciao.” Si trattava di un altro cowboy di bell’aspetto, che si toccò educatamente la falda del cappello mentre si dirigeva verso il bancone. “Ho decisamente scelto il giorno giusto per passare da qui.”
Carla si sentì arrossire. “Ciao, io sono Carla. Ho iniziato a lavorare oggi.”
Lui si tolse un guanto e le strinse la mano. Le sue dita erano lunghe e calde e le avvolgevano completamente la mano, che lei non aveva mai considerato piccola prima d’allora. “Aiden Fielding. Possiedo il ranch qui dietro.”
Carla era sicura di doversi mostrare un po’ più amichevole ma stava disperatamente cercando di non raccontare la propria storia a tutti gli sconosciuti che incontrava. C’era qualcosa in quelle persone che sembrava in grado di metterla totalmente a nudo.
“Sei di queste parti?”
Ci risiamo! Non importava quanto si sforzasse, non riusciva a trovare una risposta che non risultasse scortese. “No. Tu?” Sperava che facendogli alcune domande avrebbe distolto la sua attenzione da lei.
“Sì, vivo qui da tutta la mia vita. Di dove sei?”
Speranza vana!
“Wyoming. È molto carino da queste parti. Capisco che tu non voglia andartene.”
“Non ho mai avuto molta scelta. I miei genitori erano i proprietari del ranch e una volta morti io e mio fratello ne abbiamo assunta la gestione. Inclinazione naturale, suppongo,” le rispose. “E tu? Viaggi molto?”
“Non proprio.”
“Hai intenzione di stabilirti qui, nella contea di Cavern County?”
“Non ho ancora deciso. Tuttavia spero di restare per un po’, soprattutto ora che ho questo lavoro.” Carla si mosse a disagio, consapevole che Frank Bellingham poteva stare ascoltando e non voleva dargli l’impressione sbagliata. Era appena stata assunta e non voleva che lui pensasse che avrebbe lasciato presto la città.
Il campanello sulla porta suonò di nuovo ed entrarono altri due uomini. “Beh, adesso ti lascio andare. Sono passato solo per comprare un paio di francobolli,” le disse Aiden.
Lei lo fissò con aria assente.
“Delores di solito li tiene nel registratore di cassa,” le spiegò.
“Oh, giusto.” Arrossendo, Carla aprì il registratore di cassa e glieli consegnò, guardando poi il suo bel sedere mentre usciva spavaldo dal negozio. Era un uomo affascinante e molto amichevole, ma in qualche modo non sembrava avere su di lei lo stesso effetto di Matt Shearer.
Il resto del pomeriggio passò velocemente perché il negozio fu molto affollato. A Carla piaceva il suo nuovo lavoro, e scoprì che le piaceva anche incontrare i cittadini, la maggior parte dei quali erano davvero amichevoli. Alcuni dei clienti più in là con gli anni sembravano un po’ sospettosi, il che era perfettamente naturale, pensò, visto che era un’estranea in quella che pareva una cittadina a grandezza famigliare.
Si rimproverò più di una volta per sentirsi delusa che Matt non fosse tornato. Era sorpresa di quanto lui l’avesse colpita, considerando che si erano appena conosciuti. Imprecando mentalmente per essere così debole, si convinse che il suo mancato ritorno al negozio fosse una cosa positiva, perché Matt sembrava in grado di estorcerle tutte le informazioni che invece avrebbe dovuto tenere nascoste. Il suo piano originale di fornire un nome e un passato falsi era andato in fumo non appena le si era rivolto con quegli splendidi occhi color smeraldo. Non riuscirei mai ad essere un agente segreto!
“Hai fatto un ottimo lavoro, oggi.” Delores le sorrise raggiante. Erano quasi le sei ma Carla si sentiva come se avesse appena iniziato a lavorare.
“È addirittura riuscita a convincere Matt Shearer a comprare qualcosa quando si è fermato per salutarla,” sogghignò Frank, facendo capolino dalla porta del retrobottega.
Carla arrossì.
Delores sorrise. “Pensi che ti piacerà qui?”
“Oh, credo proprio di sì. Sono tutti così cordiali.”
“Ne sono felice. Puoi tornare domani alle nove?”
“Certo.” Carla annuì.
“Sei a posto per tornare a casa? È lontana?” chiese Frank.
“Non ci sono problemi. Non è lontana.” Si fermò appena in tempo prima di dire loro dove alloggiava… non che fosse un grande segreto ma pensava che più si fosse tenuta lontana da quelle persone e più sarebbe stata al sicuro. “Ci vediamo domani mattina. Grazie ancora per avermi assunta.”
Si salutarono e lei lasciò il negozio. Anche se fuori c’era ancora luce, la strada era quasi deserta. Carla non era sicura che fosse un bene oppure no. Senza nessuno con cui parlare perlomeno non era costretta ad avere una conversazione e parlare così di se stessa, ma al contempo si sentiva un po’ sola mentre camminava lungo la via e poi fuori dalla città. Per fortuna aveva un buon senso dell’orientamento e trovò la strada del ritorno senza grandi problemi. Fece una smorfia quando, mentre attraversava Almondine, arrivò nei pressi della banca. La evitò facendo il giro un po’ più lungo e si sentì sollevata quando finalmente arrivò a casa.
La donna paffuta della tavola calda di fronte al Melrose Motel stava pulendo i tavolini da caffè e sorrise quando Carla si avvicinò.
“Non è troppo tardi per la cena, vero?” Si guardò nervosamente intorno, occhieggiando i tavoli vuoti e immaginando che la donna sperasse di chiudere presto.
“No, siediti pure, ti porto un menu. Io sono Maggie, comunque.”
“Grazie. Io sono Carla. Alloggerò al Melrose per un po’.”
“Lo so,” le disse Maggie mentre le consegnava il foglietto di carta.
Carla sospirò con un sorriso. Certo che lo sa… tutti sanno tutto di tutti qui intorno!
“Hai intenzione di restare qui a lungo?” chiese Maggie.
“Lo spero. Ho appena trovato un lavoro a Pelican’s Heath.” Carla pensava che non ci fosse niente di male nel farlo sapere a Maggie, e sperava che potessero diventare amiche. La cameriera non sembrava molto più grande di lei ed era molto simpatica.
“Sono davvero felice per te, dolcezza. Che cosa stai facendo?”
Carla le raccontò tutto della giornata appena trascorsa e Maggie prese un caffè con lei mentre cenava. Tanto per cambiare, era bello avere compagnia e, a parte i clienti dell’emporio, quel giorno non aveva incontrato altre persone.
Una volta finito di mangiare, tornò al motel e salì lentamente le scale fino alla sua stanza. Esausta ma felice, si lasciò cadere sul letto. Non c’era la TV in camera ma non le dava fastidio. Rimase stesa a rilassarsi un po’, poi si mise a sedere.
Dov’è il mio diario?
Scriveva sul diario ogni sera, non importava dove fosse o cosa stesse facendo. Era qualcosa che faceva fin da quando era bambina. Rovistò nella borsa e poi controllò tutta la stanza. Le si ghiacciò il sangue mentre pensava a cosa c’era scritto sopra. Se qualcuno lo trova… Quel pensiero le fece tornare in mente i soldi e la cassetta di sicurezza, e ricordò con un sospiro di sollievo di aver riposto il diario in quella borsa. Adesso era chiuso al sicuro dove nessuno poteva leggerlo.
Carla si spogliò, soppesando l’idea di tornare ad Almondine per andare a prenderlo di prima mattina, ma si rese subito conto che non poteva a causa del lavoro. Non importa, probabilmente è più al sicuro dov’è ora, visto quello che c’è scritto sopra.
Quel diario conteneva ogni pensiero che aveva avuto negli ultimi tempi e ogni preoccupazione. Annotava sempre tutto alla fine della giornata, e talvolta anche durante, quindi conteneva tutti i suoi sospetti su Jerome Pearson e sui suoi compari, e anche a quale ora era tornato a casa il giorno della rapina. Quando si erano messi insieme, lei pensava di amarlo, ma negli ultimi tempi molte delle cose che aveva detto e il modo in cui si era comportato non erano stati per niente piacevoli. Carla aveva anche annotato frammenti di conversazione che aveva ascoltato in modo da cercare di decifrarli al mattino quando era meno stanca e quindi più lucida. Tuttavia, non aveva compreso appieno quello che stava accadendo fino alla sera in cui era tornato a casa dopo la rapina alla farmacia. Era stato in quel momento che tutto era andato al proprio posto. Aveva scritto sul diario i suoi pensieri e i sentimenti che provava dopo aver scoperto la verità, quando aveva deciso che voleva restituire i soldi al Signor Roberts. Riflettendoci, pensò che era meglio conservare l’agenda dov’era, soprattutto perché se l’avesse tolta dalla cassaforte avrebbe dovuto lasciarla lì ogni giorno, incustodita, mentre degli estranei pulivano la stanza.
Si lavò velocemente, poi si mise a letto, trovando sul comodino un blocchetto per gli appunti del motel. Lo usò per annotare i dettagli della giornata e i suoi pensieri. Non appena la sua mente virò verso Matt Shearer, percepì di nuovo quella sensazione nello stomaco e sospirò piano, scrivendo anche il modo in cui l’aveva fatta sentire.
Infilò i fogli appena scritti nella tasca della borsa e si sdraiò, mentre due sensuali occhi verdi invadevano i suoi sogni.
Capitolo Tre
Matt Shearer arrivò all’emporio poco dopo le sei e fu deluso di scoprire che Carla se n’era già andata. Aveva sperato di arrivare un po’ prima ma quel dannato recinto che stava riparando era più danneggiato di quanto avesse pensato. L’intera proprietà aveva un disperato bisogno di manutenzione ma sarebbe costata soldi che in quel momento non aveva.
“Se n’è andata pochi minuti fa,” gli disse Delores, “non può essere arrivata molto lontano.”
“Dove alloggia?”
“Non credo che l’abbia detto.” Delores scosse la testa. Era una bella donna e i suoi riccioli argentati dondolavano mentre parlava. “Frank, sai dove alloggia Carla?”
Frank uscì dal retro, scuotendo anche lui la testa. “Non mi sembrava carino chiederlo.”
“Sei senza speranza!” Delores alzò gli occhi al cielo.
“Non ci sono molti posti, qui intorno,” disse Matt mentre si girava per andarsene.
“Hai controllato alla tavola calda? Potrebbe essere andata a cena,” propose Frank.
Matt agitò la mano in segno di ringraziamento e andò a controllare. Dopo la tavola calda, provò in tutti i negozi dei dintorni e in alcuni appartamenti dove a volte venivano offerti pernottamento e colazione. Nessuno l’aveva vista. Non c’era un hotel a Pelican’s Heath, quindi presto avrebbe esaurito le opzioni. Doveva aver trovato una camera in una zona più lontana ma Matt non sapeva in quale direzione dirigersi.
Con un sospiro di disappunto, entrò nel bar e ordinò una birra ghiacciata.
“Sembra che tu abbia perso un dollaro e trovato al suo posto un penny.”
Matt alzò lo sguardo e vide suo fratello dirigersi verso di lui.
“Ehi, Dyson. Non ho perso un dollaro… ma una ragazza.”
Il barista portò loro i drink e Matt tracannò il suo.
“Una qualunque o una ragazza in particolare?”
“Una in particolare. Molto particolare, a dire il vero.” Matt non poté respingere il sorrisetto che gli si aprì sul viso nel pensare a Carla.
“Qualcuno che conosco?” Suo fratello gli lanciò uno sguardo di traverso mentre entrambi bevevano un sorso delle loro birre.
“Non penso. È nuova in città. Si chiama Carla Burchfield. Ha trovato lavoro nel negozio di Delores.”
Le sopracciglia di Dyson si sollevarono. “Non l’ho ancora incontrata. Beh, oggi non sono stato molto nei paraggi.”
“Spero tu abbia ottenuto un sacco di soldi per quei bovini, Dyson, perché c’è un sacco di lavoro da fare, giù alla proprietà.” Matt gli lanciò un’occhiata speranzosa ma rimase deluso dall’espressione del fratello.
“A giudicare da come stanno le cose, nessuno ha soldi da spendere. Ho fatto quello che potevo ma temo che gli affari di oggi non ci renderanno ricchi.” Dyson scosse tristemente la testa.
Videro Aiden Fielding avvicinarsi al bancone. “Ehi, ragazzi, come va?”
“Ciao, Aiden. Come sempre. Matt ha perso una donna, però, ne hai vista qualcuna in giro?” Dyson gli strizzò l’occhio mentre prendeva in giro il fratello.
“Credo che abbia bisogno di farsi controllare la vista, perché qui ce ne sono un bel po’.” Aiden ridacchiò, guardandosi intorno nella stanza.
“Molto divertente,” sbuffò Matt. “Oggi ho incontrato una donna stupenda e non so dove sia andata. Hai visto un viso nuovo in città? È davvero carina: lunghi capelli scuri e ondulati, occhi grandi e sensuali e una bocca fatta apposta per essere baciata.” Notò che Aiden si agitava un po’, come se fosse a disagio, prima di rispondere.
“Per caso lavora all’emporio?” si informo l’uomo.
Matt sentì il cuore battere forte. “Sì, è lei! Hai idea di dove sia? Volevo incontrarla dopo il turno di lavoro ma l’ho mancata.”
“Penso che dovresti cogliere il suggerimento, amico. Scommetto che non è un caso che se ne sia andata subito.” Dyson sogghignò.
“Ah-ah, molto divertente. Non sapeva che sarei passato. Ho pensato di farle una sorpresa. Portarla fuori a cena o qualcosa del genere,” protestò Matt.
“Quindi non avevate un appuntamento o una cosa simile, allora?” Aiden sembrava un po’ più felice.
“Beh, lo sarebbe stato se fossi arrivato prima.” Matt si sentiva piuttosto sulla difensiva visto il comportamento dell’amico. “Sai dove alloggia?”
Aiden scosse la testa mentre beveva la sua birra. “Se lo sapessi non sarei qui in questo momento.”
Matt sentì il calore risalirgli lungo il corpo e lo fissò di traverso. “L’ho vista prima io. Vorrei chiederle di uscire.” Parlò a denti stretti e ribollì quando Aiden si raddrizzò e lo guardò dritto negli occhi.
“Io voglio chiederle di uscire.” La sua voce era calma, e fece infuriare Matt ancora di più.
“Avanti, ragazzi, non litigate,” ridacchiò Dyson. “Fate la pace, su.”
“Digli di lasciare in pace la mia ragazza, allora.” I denti di Matt erano ancora serrati, così come i suoi pugni.
“La tua ragazza? Mi sembra di ricordare che tu non le abbia chiesto esplicitamente di uscire, e comunque sei arrivato in ritardo per portarla fuori. Non mi sembra molto promettente.” L’atteggiamento sarcastico di Aiden fece saltare l’ultimo nervo di Matt, che sbatté la bottiglia di birra sul bancone, pronto a litigare.
“Non qui,” gli ringhiò Dyson all’orecchio.
Matt annuì, mordendosi rabbiosamente le labbra. “Vado a prendere un po’ d’aria,” sibilò, voltandosi e uscendo dal bar.
Riusciva a sentire la risata rauca di Aiden Fielding ma non si voltò.
Il sangue di Matt ribolliva mentre percorreva la strada fin dove aveva lasciato il pick-up. Lo fissò pensieroso per un minuto, poi decise che una passeggiata era un’idea migliore. Si diresse verso il ranch, con lo stato d’animo felice che lo aveva pervaso durante il viaggio d’andata ormai lontano mille miglia, mentre tremava dalla rabbia e imprecava.
Quando arrivò a casa era più calmo ma ancora infelice.
Se solo fossi arrivato qualche minuto prima l’avrei portata fuori con Dyson, l’avrei resa nostra cosicché nessuno potesse provarci con lei. Ora quello stronzo le starà addosso e saremo fortunati anche solo se ci guarderà!

* * * *

Carla non aveva smesso di pensare a Matt durante la notte e la mattina successiva si svegliò con un enorme sorriso sul viso. I suoi pensieri si diressero verso di lui mentre si lavava, assaporando il lusso dell’acqua calda, e immaginava come sarebbe stato condividere la doccia con quell’uomo meraviglioso. Le sue mani erano grandi e calde e avrebbero fatto cose incredibili al suo corpo, ne era certa. Mentre la fiamma nel suo stomaco si trasformava in un fuoco violento, cercò di calmare i pensieri e concentrarsi sulla giornata che l’attendeva.
Maggie era di ottimo umore quando le preparò un’altra ricca colazione che Carla divorò avidamente. “Prepari la migliore colazione del mondo,” le disse Carla tra un boccone e l’altro.
Maggie rise. “Non ho mai conosciuto una donna che mangiasse tanto quanto te appena sveglia. La maggior parte delle persone vuole solo un caffè forte e un boccone o due di pane tostato. È davvero bello preparare del cibo vero una volta tanto.”
“Puoi cucinare per me tutte le volte che vuoi,” rispose Carla con un ampio sorriso, “soprattutto ora che ho un lavoro. Devo mantenermi in forze.”
“Non mi ero resa conto che stessi cercando un lavoro.” Maggie smise di pulire i tavoli e si voltò per guardarla interrogativamente. Era una bella ragazza, probabilmente un paio di anni più grande di Carla. Sembrava sinceramente incuriosita, quindi Carla le raccontò del modo in cui si era imbattuta nel lavoro all’emporio.
“Oggi cammini di nuovo fino a Pelican’s Heath?” domandò Maggie alla fine del racconto, mentre portava via i piatti.
Carla si strinse nelle spalle. “Non c’è un altro modo per arrivarci.”
“C’è una strada secondaria che passa proprio attraverso la vecchia autorimessa. È più veloce rispetto ad attraversare Almondine, ma devi stare attenta se decidi di passare da lì. Alcuni giovani guidano come pazzi su quella strada.”
Carla la ringraziò e uscì dalla tavola calda, diretta al lavoro. La strada che Maggie le aveva indicato era facile da trovare e Carla vide subito che avrebbe potuto portarla a destinazione molto più velocemente, addirittura dimezzando il tragitto. Le cose sembravano finalmente andare nel modo giusto. Dopo aver lavorato alla farmacia per i coniugi Roberts, aveva accettato un paio di lavori come barista. Le piaceva il lato sociale e il continuo susseguirsi di clienti, ma le lunghe ore in piedi le avevano rovinato le gambe, rendendole gonfie e doloranti, soprattutto perché aveva lavorato in tre diversi bar contemporaneamente e aveva dovuto correre da una parte all’altra della città per arrivare in orario. Era contenta del lavoro all’emporio, perché lì poteva indossare scarpe da ginnastica o stivali invece dei tacchi alti a cui era abituata.
Maggie aveva avuto ragione riguardo il traffico lungo la strada secondaria, e Carla fu costretta a saltare sul costone erboso di fianco alla carreggiata più di una volta per evitare di essere colpita. Immaginò che fosse l’orario in cui tutti stavano correndo per non fare tardi al lavoro, e sorrise pensando a quanto fosse più rilassata adesso la sua vita.
Jerome Pearson era rapidamente diventato un lontano ricordo e si maledisse di nuovo per essersi infatuata di lui, la prima volta che lo aveva visto. Aveva pensato che fosse affascinante, ma ora che aveva incontrato Matt Shearer si rendeva conto che il suo ex era brutto come un bulldog che mastica una vespa. Matt era un uomo vero, uno che lavorava per guadagnarsi da vivere, a differenza di Jerome che invece passava le sue giornate senza fare niente. Ora sapeva anche perché: se rubava tutto il tempo non aveva bisogno di trovarsi un lavoro! Carla non riusciva a superare il fatto che avesse derubato il Signor Roberts. Quell’uomo era suo amico e Jerome lo sapeva meglio di chiunque altro. Il cuore di Carla si era spezzato quando Betty, la sua anziana moglie, era morta di infarto, e Jerome l’aveva perfino accompagnata al funerale!
“Buongiorno.” La Signora Taylor le passò accanto mentre percorreva la strada principale di Pelican’s Heath, che era già piuttosto trafficata. “Mia figlia fa una svendita nel suo negozio di abbigliamento. È proprio laggiù,” la informò l’anziana signora puntando l’indice verso l’altra parte della strada.
“Grazie, ci farò un salto più tardi,” promise Carla, chiedendosi se la donna stesse giudicando implicitamente il suo abbigliamento. Guardò giù, verso le proprie scarpe da ginnastica malconce, i jeans scoloriti e il top di cotone dai colori vivaci. Si era sentita bene con se stessa mentre si preparava quel mattino e si era messa perfino un po’ di trucco, ma ora si chiedeva se avesse fatto abbastanza. Non le erano rimasti molti soldi e non sarebbe stata pagata per il lavoro all’emporio prima della fine della settimana. E a quel punto avrebbe dovuto pagare la stanza per la settimana successiva e il cibo.
Sospirò, mentre l’eccitazione che l’aveva pervasa fino a poco prima scompariva rapidamente.
Riuscì a sorridere a tutti quelli che incontrava mentre si dirigeva verso il negozio, e sulla porta fu accolta da Delores.
“Buongiorno. Non sono in ritardo, vero?” Carla si sentì arrossire mentre la donna si accigliava.
“Certo che no, cara. Stavo giusto per fare un salto a comprare dei bagel freschi per accompagnare il nostro caffè. Non so te ma io sono affamata.” Delores le sorrise e fece una risatina cospiratoria.
“Bene, menomale.” Carla sospirò di sollievo ed entrò all’interno del negozio.
“Buongiorno.” Frank era in piedi dietro il bancone, mentre due donne stavano brontolando sul prezzo delle patate nella corsia di sinistra.
“Buongiorno, Frank. Delores ti ha lasciato a difendere il fortino?”
Lui ghignò. “Solo fino al tuo arrivo. Sei in anticipo, comunque.”
Carla guardò l’orologio appeso al muro e fu contenta di vedere che mancavano solo venticinque minuti alle nove. Vide tutti i quotidiani sul bancone e si rese conto che Frank e Delores avevano iniziato a lavorare ben prima di lei.
Ecco perché Delores era affamata!
Prese il posto di Frank con un sorriso.
“Oh, quasi dimenticavo… qualcuno è venuto a cercarti qui, ieri sera,” disse Frank, facendo capolino dal retrobottega.
Carla sentì il cuore battere come impazzito e lo stomaco contrarsi. Si sentì male all’improvviso e tremò di paura mentre lo fissava, senza avere il coraggio di chiedergli chi avesse chiesto di lei.
Capitolo Quattro
Frank aggrottò la fronte e le prese velocemente le mani mentre studiava il suo viso. “Era solo Matt Shearer. Il giovane allevatore. Non è un problema che sia interessato a te, vero?”
Carla rilasciò il respiro che non si era accorta di stare trattenendo e sentì tutto il corpo rilassarsi. Ovvio che non si tratti di Jerome: perché diavolo dovrebbe pensare di venire a cercarmi fin qui? Si maledì per la propria stupidità e si lasciò sfuggire una piccola risatina di sollievo.
“Oh… Matt… no, non è un problema,” riuscì a dire.
“Era deluso di averti mancata. A proposito, dove alloggi? Ieri mi sono dimenticato di chiedertelo, quindi non ho potuto dirglielo,” continuò Frank, apparendo leggermente più tranquillo.
La mente di Carla iniziò a correre. Non c’era possibilità di evitare la domanda diretta del suo datore di lavoro. Si sentiva abbastanza al sicuro lì, quindi non era una gran cosa rivelarglielo. “Al Melrose. Lo conosci?”
Frank sembrava sorpreso. “Sì, lo conosco, è il motel della città vicina. Ma si trova a più di un miglio di distanza. Vieni fino a qui in auto?”
Carla scosse la testa, i riccioli scuri che le sfioravano il viso.
“Hai detto il Melrose? Il Melrose Motel? Stai lì?”
Carla si voltò, vedendo che le due donne avevano finito di lamentarsi delle patate e adesso erano in piedi vicino al bancone, intente ad ascoltare la conversazione. Non c’era modo di negare dove stesse alloggiando, quindi si limitò ad annuire educatamente. “Sì.”
“Io gestisco un bed and breakfast in città. Perché non rimani qui? È molto più pulito di quel motel e ho un posto libero,” disse una di loro.
Carla sentì il panico invaderla per la seconda volta quella mattina. Non voleva offendere la signora ma non aveva alcuna voglia di trasferirsi in città, dove tutti sarebbero venuti a conoscenza dei suoi affari privati.
Era già abbastanza brutto che sapessero qualcosa di lei.
“La ringrazio, ci penserò su,” promise, incrociando le dita dietro la schiena.
Delores arrivò in quel momento con la colazione e le due clienti si voltarono per salutarla. Carla passò rapidamente alla cassa i pochi prodotti che avevano scelto e li aveva già imbustati quando tornarono a guardarla.
“Ooh, hanno un odore delizioso,” sospirò Carla quando Delores le passò accanto con la colazione.
Delores le rivolse un ampio sorriso. “Ne ho presi un paio anche per te. Appena avrai finito li mangeremo.”
“Non vedo l’ora!” esclamò Carla, sperando che le due donne davanti a lei capissero il suggerimento e se ne andassero. “Grazie mille,” disse poi, prendendo i soldi. Contò il resto dopo averlo preso dalla cassa per evitare di dover continuare a parlare del luogo in cui albergava, e glielo consegnò con un sorriso, prima di voltarsi e infilarsi nel retrobottega.
Le due signore uscirono dal negozio borbottando e Carla sospirò.
“La Signora Hodges stava facendo di nuovo pubblicità al proprio B&B?” chiese Delores con un sorriso mentre porgeva a Carla un grosso bagel.
“Temo proprio di sì. Spero di non averla offesa.”
“Ci vuole ben altro per scalfirla,” la rassicurò Frank, allungandole una tazza di caffè. “Quella donna ha la pelle più dura di un rinoceronte. Se una persona fa tanto di dire che ha qualcuno in arrivo, insiste per poterlo ospitare.”
Carla gli sorrise e prese un boccone della colazione.
“Grazie mille, è stato molto gentile da parte tua prenderla anche per me,” disse a Delores.
“Sciocchezze. Fai con calma, tanto da qui sentirai il campanello se entra qualcuno.” La corpulenta signora si sedette al piccolo tavolino da caffè e addentò il proprio cibo, mentre Frank si portava dietro il suo nel magazzino.
“Ora, raccontami tutto di te,” la esortò Delores senza giri di parole. “Cosa ti porta a Pelican’s Heath? Dove alloggi? Ieri sera mi hanno chiesto dov’eri andata e non riuscivo a credere di non avertelo chiesto.”
Carla ridacchiò. “Alloggio al Melrose Motel, appena fuori città,” spiegò. “Nonostante quello che ha detto la Signora Hodges, è molto carino e le persone sono davvero amichevoli.”
“Cosa? Trevor Melrose amichevole? È l’uomo più miserabile che abbia mai conosciuto!” esclamò Delores.
Carla ridacchiò di nuovo. “È un tipo a posto. Sembra scortese ma in realtà è gentile. È anche Maggie della tavola calda è adorabile. Prepara le colazioni migliori del mondo.” Si pentì subito di averlo detto, perché Delores avrebbe capito che aveva già mangiato. Erano passate un paio d’ore ed era di nuovo affamata, ma non voleva che il suo nuovo capo pensasse che fosse avida.
“Se lo dici tu, cara,” rispose con un sospiro, poi le fece l’occhiolino.
Non avrebbe dovuto preoccuparsi. Delores ovviamente non pensava male di lei, e dentro di sé si pentì di aver creduto che le avrebbe detto qualcosa di scortese.
“Vado io, tu finisci pure la tua colazione,” le disse Delores quando sentirono suonare il campanellino sopra la porta. Poi si alzò e tornò nel negozio.
Carla mangiò con gusto il bagel caldo, bevendo anche il caffè. Pensò che Delores fosse stata davvero gentile a farle finire la colazione, i suoi datori di lavoro erano sicuramente una coppia adorabile.
“Hai finito?” chiese Frank uscendo dal magazzino.
Carla annuì, bevendo l’ultimo sorso di caffè. “Proprio adesso.”
“Pensi di potermi aiutare per un attimo? Però è qualcosa di complicato, non voglio che ti faccia male.”
Carla fu in piedi prima ancora che lui finisse di parlare. Frank la accompagnò nel piccolo magazzino pieno zeppo di merce non deperibile di ogni tipo.
“Ho bisogno di prendere alcune di quelle lampadine sullo scaffale là in alto,” indicò Frank. “Ti dispiacerebbe tenere ferma la scala per me?”
“Certo che no. Vuoi che salga al posto tuo?” si offrì Carla.
“No, va bene così. Mi sentirei solo più tranquillo sapendo che qualcuno tiene ferma la scala.”
Carla annuì e afferrò la scala mentre l’uomo saliva. Vide che le sue mani tremavano un po’ mentre si arrampicava sui gradini, vacillando lievemente, ma poi alzò le braccia e prese la scatola dallo scaffale più in alto. Sembrava leggero come una piuma.
“Grazie. Sapevo che era una buona idea avere due mani in più ad aiutarci,” le disse, quando fu tornato accanto a lei sul pavimento.
Carla si sentì la benvenuta e fu felice di essere di qualche aiuto a quelle persone così gentili. “Ora è meglio se torno nel negozio e aiuto Delores. Penso di aver sentito di nuovo il suono del campanello,” disse, mentre si faceva strada verso il retrobottega.
“Eccoti qui, ti stavo cercando,” la salutò Delores con un sorriso raggiante.
“Ero nel magazzino con Frank. Mi ha chiesto di tenergli la scala,” spiegò Carla, un po’ confusa. Era preoccupata che il suo capo credesse che stava battendo la fiacca, ma Delores stava sorridendo troppo sinceramente per pensare a questo.
“Va bene. È che un certo giovanotto è passato per chiedere di te. Sono venuta a cercarti ma ho immaginato che fossi occupata. Ha detto che si sarebbe rifatto vivo più tardi,” Delores le fece l’occhiolino e Carla arrossì.
“Buongiorno, potreste aiutarmi a prendere un po’ di riso?” Un uomo anziano si avvicinò al bancone, proprio mentre Carla stava per domandare a Delores chi fosse quel “certo giovanotto”. Sperava in qualcuno di specifico, ma voleva esserne sicura. Però quello non era il momento per chiederlo, pensò mentre andava a prendere un pacco di riso da uno degli scaffali più bassi dall’altra parte del negozio.
“Grazie mille. Io non riesco a piegarmi così tanto, come vedi,” disse il cliente quando Carla tornò, scoprendo che nel frattempo Delores se n’era andata.
Dopodiché, il lavoro divenne frenetico, con i clienti che entravano per ogni genere di cosa. Carla era contenta di aver preso mentalmente nota di dove era riposta tutta la merce o si sarebbe ritrovata in alto mare in mezzo a tutti quei prodotti. Quando la situazione si calmò un po’, Delores aveva la testa infilata nei libri contabili e Carla non pensava fosse giusto interromperla solo per chiedere chi era il “giovanotto” che aveva chiesto di lei quella mattina.
Il suo cuore sussultò quando poco dopo la porta del negozio si aprì improvvisamente ed entrò un uomo con un cappello da cowboy e due brillanti, e familiari, occhi verdi.
“Buongiorno,” disse allegramente. Fece il giro della corsia di sinistra e iniziò ad esaminare gli scaffali.
Carla sentì il cuore sprofondare. Aveva sognato quell’uomo tutta la notte, pensava a lui da quando si era svegliata e adesso lui a malapena le parlava! Sembrava bellissimo, proprio come lei ricordava, e notò che quel giorno si era fatto la barba. Le piaceva quell’aspetto pulito tanto quanto la barba incolta.
Lui non la guardò più, continuando semplicemente a selezionare i prodotti come se lei neppure fosse lì. Si sentiva delusa e ferita. Cominciava a sentirsi anche un po’ seccata per quell’improvviso cambio di atteggiamento.
Cosa ho fatto di sbagliato? Perché non mi guarda neppure?
Mentre cercava la risposta, il campanello suonò di nuovo.
“Buongiorno, bellezza.” Aiden Fielding si avvicinò con aria spavalda al bancone, porgendole un piccolo mazzo di fiori. “Questi sono per te.”
Carla sorrise. Amava i fiori ma non ne aveva mai ricevuto neppure uno da Jerome. Aiden era un bell’uomo e aveva un chiaro luccichio d’interesse negli occhi mentre le sorrideva. Sebbene fosse delusa dal modo in cui Matt si era comportato, era davvero toccata dal gesto di Aiden.
“Grazie. Sono adorabili,” disse, prendendo il mazzolino dalle sue dita.
“Proprio come te.”
Carla arrossì. Era profondamente lusingata, anche se un pensiero assillante nella mente le faceva presente che avrebbe tanto voluto ricevere tutte quelle attenzioni da Matt.
“Vieni a cena con me stasera?”
Carla era senza parole. “Beh… io…” Guardò oltre gli scaffali e vide il meraviglioso uomo che riempiva i suoi pensieri intento a fissarla. Per una frazione di secondo pensò che Matt stesse per dire qualcosa, poi però distolse lo sguardo. Bene. Se è così che vuoi giocare… “Mi piacerebbe molto,” disse, rivolgendo ad Aiden il suo miglior sorriso.
“Ottimo. Ti passo a prendere io. A che ora finisci?”
“Alle sei.”
“Sarò qui,” le promise. “A proposito, dove alloggi? Nessuno sembrava saperlo ieri sera.”
Carla lo guardò a bocca aperta per un attimo. Era sicura che Frank avesse detto che era stato Matt a chiedere di lei la sera precedente. Doveva essersi confuso. Dopotutto erano entrambi cowboy e affascinanti, per quanto poco si somigliassero Frank poteva averli scambiati.
“Al Melrose Motel,” rispose lei.
Aiden annuì. “Bene. Allora ci vediamo più tardi, bellezza.”
Carla non poté reprimere un sorriso di fronte al suo viso felice. Aiden aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Era alto poco più di un metro e ottanta, come Matt, e aveva la sua stessa struttura imponente, quella che a lei piaceva da impazzire.
Pensava che a quel punto Aiden se ne sarebbe andato ma lui la stupì sporgendosi oltre il bancone e dandole un leggero bacio sulle labbra. “Per arrivare a stasera,” mormorò, con gli occhi pieni di promesse.
Il campanello suonò per l’ennesima volta ma Carla non alzò lo sguardo. Era troppo occupata a guardare il bel viso di fronte a lei. La bocca di Aiden era dolce e Carla si leccò le labbra per prolungare il suo sapore. L’uomo le fece l’occhiolino mentre si voltava e se ne andava. Carla appoggiò i fiori sulla panca dietro il bancone con un sorriso. Quando si voltò per servire il cliente successivo, il sorriso le morì sul viso.
“Buongiorno.”
Carla sentì un enorme peso sullo stomaco mentre fissava due ormai familiari occhi verdi, che la fissavano con aria accusatoria. Mentre il suo cervello lottava disperatamente per mettere insieme i pezzi, guardò l’uomo che camminava lentamente verso di lei.
“M-Matt?”
“Ciao, Carla.” Il suo viso era teso mentre la osservava, e non le piacque affatto il dolore che lesse nel suo sguardo.
Passò lo sguardo da lui all’altro Matt. “M-ma io pensavo…”
L’uomo si avvicinò al bancone e si fermò accanto a Matt.
“Siete gemelli!” sbottò Carla.
“Esatto. Sono Dyson Shearer, piacere di conoscerti,” disse lo sconosciuto, porgendole la mano.
Carla mise il palmo tremante nel suo e si godette il modo in cui sparì in quel calore, proprio come era accaduto quando aveva stretto la mano di Matt il giorno precedente.
“Ehm, piacere di conoscerti. Sono Carla Burchfield. Mi dispiace, pensavo che fossi…”
“Me,” sbottò Matt a denti stretti.
“Sì.”
Ora che erano l’uno di fronte all’altra, Carla riusciva a vedere che Matt si comportava in modo leggermente più distaccato nei suoi confronti. Se il giorno prima era apparso davvero spensierato e allegro, oggi sembrava chiuso e un po’ ferito.
Dannazione!
Ritirò la mano da quella di Dyson, sentendosi stupida e goffa. Matt la stava ancora fissando e lei non sapeva cosa dire. Percepiva una sensazione strana alla bocca dello stomaco solo guardando quei due ragazzi sexy, ma loro non sembravano felici vicino a lei. Perché? Perché qualcun altro mi ha chiesto di uscire e io ho accettato? È forse un crimine? Dopotutto, nessuno di voi si è preso il disturbo di invitarmi!
Il suo senso di colpa di trasformò in rabbia e raddrizzò la schiena, fissando Matt.
“Perché non mi hai detto di avere un gemello?” chiese, stufa di sentirsi delusa per qualcosa per cui non aveva alcuna colpa.
“Perché avrei dovuto? Tu mi hai parlato della tua famiglia?” La sua voce era bassa e il viso imbronciato.
“Era importante dirti chi ero quando sono entrato?” chiese Dyson, appoggiando un paio di lattine sul bancone.
Lieta di avere qualcosa da fare, Carla li batté subito alla cassa.
“No,” rispose, dando a Dyson il suo resto. “Avrebbe solo evitato un po’ di confusione, tutto qui.”
“Non sembravi molto confusa mentre baciavi Aiden Fielding.” Matt aveva un’espressione tempestosa mentre parlava.
La rabbia salì nel corpo di Carla fin quasi ad esplodere. All’ultimo secondo si ricordò dove si trovava e abbassò la voce in un mormorio sommesso. “È un problema per te?”
Vide un bagliore nei suoi occhi verdi e per un attimo pensò che le avrebbe urlato contro. Ma anche lui dovette ricordarsi dov’era, dato che invece sussurrò: “Perché dovrebbe esserlo?”
Fu il turno di Carla di sentirsi ferita mentre ansimava e lo fissava.
Lo guardò deglutire a fatica prima che si voltasse e col fratello lasciasse il negozio, senza aggiungere una sola parola.
Carla era così impegnata a guardare la porta chiusa che non si accorse dell’ingresso di Delores. “Era di nuovo Matt Shearer?” Le lanciò uno sguardo d’intesa ma il luccichio nei suoi occhi si spense quando si rese conto che Carla non stava affatto sorridendo. “Oh, cara, cos’è successo?”
Carla sentiva di stare per piangere così fece dei respiri profondo per impedirselo. “Niente. Sto bene,” mentì.
Delores aggrottò la fronte poi il suo sguardo fu catturato dai fiori posati sulla panchina. “Questi te li ha portati lui? Ti ha chiesto di uscire? Ha detto che l’avrebbe fatto. Dove ti porterà? In un posto carino, suppongo.”
Carla si sentì male. Era palese che Delores pensasse che il ragazzo provava qualcosa per lei e si stesse chiedendo di cosa avessero parlato poco prima.
Quando Carla aveva visto Aiden aveva creduto che fosse lui ad essere passato dal negozio quel mattino, soprattutto dopo che il gemello di Matt, che lei credeva fosse Matt, l’aveva praticamente evitata.
Che completo disastro!

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