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”Dolce Settembre”
Gabrielle Queen
Un amore travolgente che nasce dal conflitto tra i giovanissimi e ambiziosi Sandy e Justin....Che succede quando due colleghi si odiano da morire e cercano continuamente di mettersi i bastoni tra le ruote? Sandrine Martignon è allo stesso tempo una studentessa timida e grintosa che fa pratica alla Touchè Comunicazioni, la prestigiosa ditta del playboy Justin Bennett Clark, americano trasferitosi da anni a Milano. Sandy rivoluziona tutto con le sue originali idee mettendo Justin in cattiva luce quando svela le sue bollenti avventure in ufficio o quando rimane imprigionata con lui nell'ascensore, scandalizzando il CEO Gerardo Spiazzi. Nella ditta stanno per scorrere fiumi di sangue fino a quell'inaspettata visita del grande capo della Nestlè, che li vuole tutti dentro un progetto mega-importante e che, avvertendo la tensione tra Justin e Sandy, lancia loro una sfida: trascorrere due mesi da soli nella stessa casa, in un paese di mare. Ce la farà Sandy a condividere il sole della
Che succede quando due colleghi si odiano da morire e cercano continuamente di mettersi i bastoni tra le ruote? Sandrine Martignon è allo stesso tempo una studentessa timida e grintosa che fa pratica alla Touchè Comunicazioni, la prestigiosa ditta del playboy Justin Bennett Clark, americano trasferitosi da anni a Milano. Sandy rivoluziona tutto con le sue originali idee mettendo Justin in cattiva luce quando svela le sue bollenti avventure in ufficio o quando rimane imprigionata con lui nell'ascensore, scandalizzando il CEO Gerardo Spiazzi. Nella ditta stanno per scorrere fiumi di sangue fino a quell'inaspettata visita del grande capo della Nestlè, che li vuole tutti dentro un progetto mega-importante e che, avvertendo la tensione tra Justin e Sandy, lancia loro una sfida: trascorrere due mesi da soli nella stessa casa, in un paese di mare. Ce la farà' Sandy a condividere il sole della Liguria con quell'americano arrogante, sicuro di sè e dannatamente sexy, che con ogni giorno le lancia nuove sfide? Riuscirà' Justin a sopportare quella ragazza dannatamente bella che non demorde e sembra volerlo affrontare a tutti i costi? E sopratutto: come farà' a controllare la crescente passione che in segreto prova per lei e che aumenta ogni giorno? Una storia sexy, divertente e ricca di colpi di scena che vi lascerà' col fiato sospeso e che indaga sul modo in cui due persone che inizialmente non si sopportano finiscono per innamorarsi.


Gabrielle Queen

DOLCE SETTEMBRE

I parte

Editing: Lisa Masoni
Editore: Tektime



Sinossi
Che succede quando due colleghi si detestano e cercano continuamente di mettersi i bastoni tra le ruote?
Sandrine Martignon è allo stesso tempo una studentessa timida e grintosa che fa pratica alla Touchè Comunicazioni, la prestigiosa ditta del playboy Justin Bennett Clark, americano trasferitosi da anni a Milano. Sandy rivoluziona tutto con le sue originali idee mettendo Justin in cattiva luce quando svela le sue bollenti avventure in ufficio o quando rimane imprigionata con lui nell'ascensore, scandalizzando il CEO Gerardo Spiazzi.
Nella ditta stanno per scorrere fiumi di sangue fino a quell'inaspettata visita del grande capo della Nestlè, che li vuole tutti dentro un progetto mega-importante e che, avvertendo la tensione tra Justin e Sandy, lancia loro una sfida: trascorrere due mesi da soli nella stessa casa, in un paese di mare.
Ce la farà Sandy a condividere il sole della Liguria con quell'americano arrogante, sicuro di sé e dannatamente sexy, che con ogni giorno la lancia nuove sfide?
Riuscirà Justin a sopportare quella ragazza dannatamente bella che non demorde e sembra volerlo affrontare a tutti i costi? E sopratutto: come farà a controllare la crescente passione che in segreto prova per lei?
Una storia sexy, divertente e ricca di colpi di scena che vi lascerà col fiato sospeso e che indaga sul modo in cui due persone che, inizialmente non si sopporta, finiscono per innamorarsi.
IL SEQUEL DÌ QUESTA STORIA SI INTITOLA "NEW YORK PROFUMO DÌ FELICITA'" ED E' IN VENDITA IN TUTTI GLI EBOOK STORE

Capitolo 1 - Sandrine Martignon
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Justin sbatte la porta così forte che piccoli pezzi di intonaco bianco si staccano e si spargono per terra. Come una furia, irrompe nell’ufficio di Spiazzi e gli getta sulla scrivania un folto dossier azzurro, quasi rovesciando un bicchiere di plastica mezzo pieno di caffè.
Il grande capo sussulta sulla sedia, mentre è impegnato in una conversazione telefonica senza fine, ma Justin se ne infischia.
<> si mette quasi a gridare, abbassandosi fino a toccare quasi il mento di Gerardo, per fissarlo negli occhi.
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Con un sospiro di sollievo, Gerardo Spiazzi, CEO di Touché Comunicazioni, riattacca e si appoggia alla sedia, asciugandosi la fronte.
Ha piccoli occhi iniettati di sangue e una calvizie avanzata che, insieme alla pancia impressionante, lo fanno piuttosto assomigliare a Bud Spencer in “Non c’è due senza quattro”.
<> ripete Justin spazientito, alzando ancora di più la voce Ora sicuramente lo possono sentire da almeno cinque uffici di distanza.
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<> cerca di interromperlo Gerardo, sgranando sempre più gli occhi che lo -fanno assomigliare ad un grosso orso o a qualsiasi cosa, meno di un CEO.
<<… e l’intero ufficio grafica e design si è complimentato con me per l’idea della carta da parati con fiori di lavanda dicendo quanto il morale di tutti sarebbe sollevato se la si usasse, ma questa non è assolutamente un’idea mia benché della signorina Martignon! Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso stamattina…… Lo spazio per la siesta? Per la SIESTA? Ma siamo tutti impazziti a dare ascolto ad una ventiduenne, ad una ventiduenne, anche se studentessa alla Bocconi???? Dormire durante la pausa pranzo, dove mai si è sentita una cosa del genere??? E Forse non hai sentito la sua ultima mirabolante idea: le mascotte di Touché!!!! Vuole che la ditta adotti un porcellino d’India e un coniglietto! I Maya avevano sbagliato: la fine del mondo non era del 2012 ma avverrà nel 2016, proprio perché esiste gente come Sandrine Martignon e come te che le dai ascolto, che ci farete andare giù di testa e fallire in quattro e quattro otto!!>>
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<> ripete Gerardo tamburellando con le dita grassocce sulla scrivania, <>
<> dice Justin, gettandosi su una poltroncina e sbottonandosi la camicia . <>
<>- fa Gerardo spazientito, e si mette a giocherellare con il mouse del suo portatile.
<> nello sguardo scuro di Justin c’è rimprovero e quasi disperazione.
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<> tuona Justin sbattendo il pugno contro lo schienale che quasi lo spacca. <>
<> ammette Gerardo con un lungo sorriso di arresa perché sa di aver appena scatenato il finimondo.
Sicuramente è già abituato a queste discussioni da un po’. Più precisamente da circa cinque anni, quando Justin Bennett è arrivato nella sua ditta da giovane neolaureato a Chicago, e con il suo ego alle stelle ma anche con talento e durissimo lavoro l’ha praticamente ristrutturata, rendendola una delle migliori sul mercato. Justin era un talento nato per quel lavoro, non glielo poteva contestare. Ma Sandrine Martignon era … in quasi quarant’anni di carriera lui non aveva mai visto qualcosa del genere. Sandy, come la chiamavano tutti, era un uragano nascosto dietro ad un paio di occhiali e treccine fuori moda. Sembrava una specie di Britney Spears – ragazza – di – ghiaccio, invece quel ghiaccio nascondeva puro acciaio. E tocco di genio.
<> fa Justin in tono più basso, sporgendosi in avanti per fissare il suo capo e collaboratore negli occhi. <>
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I due uomini saltano come se le poltrone li avessero morsicati al sedere.
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Sullo stipite della porta c’era la silhouette esile di Sandrine Martignon, meglio nota come Sandy.
Gerardo sgrana gli occhi come se avesse appena visto un fantasma, mentre Justin si sta passando ripetutamente la mano nei capelli, con la schiena verso l’entrata.
Quando si gira lentamente, cercando di darsi un’aria arrogante e con una replica tagliente pronta sulla lingua, si accorge che sullo stipite della porta in vetro non c’è solo Sandrine Martignon ….. ma praticamente l’intera ditta. O quasi.
Rimane spiazzato e apre la bocca per dire qualcosa, ma Sandy è più veloce, facendo un passo avanti nell’ufficio.
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Porta come sempre i suoi biondi codini alla Britney Spears, camicia bianca leggermente sbottonata e una gonna corta grigio scuro che sarebbe del tutto insignificante, se da sotto non sbucassero due gambe sottili e quasi troppo bianche, avvolte in calze colorate che le danno un’aria da allieva di liceo ma allo stesso tempo la rendono inspiegabilmente molto ma molto…
“sexy”
Justin solleva lo sguardo dalle gambe di Sandy giusto per vedere il suo capo e amico diventare rosso al complimento della ragazza dagli impertinenti codini d’oro.
Sandy ha appena detto al grande capo di avere l’aria … sexy???
Si sta parlando di Gerardo Spiazzi, l’uomo che ha battuto un record nazionale a mangiare salsicce tirolesi e che ogni anno va in vacanza a Cannes e finisce in ospedale per intossicazione con ostriche.
Che ora sta fissando Sandy con viso paonazzo, come se avesse appena ingoiato una delle sue famose salsicce e le fosse rimasta incastrata nella gola.
Leggermente intontito, Justin apre la bocca per dire qualcosa, ma non ne esce alcun suono.
<> continua a cinguettare Sandy, strisciando distrattamente avanti e indietro una di quelle sue gambe che, per chissà quale ragione,Justin avrebbe voglia di afferrare solo per un attimo.
Gerardo sta balbettando qualcosa mentre da dietro la porta aperta a metà si sento risate di sottofondo. Gli altri colleghi e impiegati della ditta stanno seguendo attivamente la conversazione, per aver dopo in interminabile argomento di chiacchiere e risate nei loro uffici.
<>
Justin sussulta, mentre nell’ufficio si è appena insinuata la silhouette di Annalisa, la sua fidanzata, spargendo dappertutto un’ebriante ondata di J’Adore. La ragazza avanza sui tacchi vertiginosi, in un vestito verde aderente che le mette in risalto gli occhi di gatto e le forme generose, gli getta le braccia al collo e lo saluta con un bacio appassionato al sapore di cicche alla menta. Come se non si fossero visti da settimane, mentre proprio la sera scorsa, dopo le ore di lavoro…
Quanto si erano divertiti.

Capitolo 2 – Le mutandine rosse
Justin cerca senza successo di svincolarsi dalla stretta di Annalisa, per l’amore del cielo, un po’ di riservatezza. Non ama mescolare le cose private al lavoro, anche se l’intera ditta è al corrente della sua piccante relazione, ampiamente commentata con lusso di dettagli in tutti gli uffici e persino dal personale di pulizia. Justin è così, una specie di star tra tutti perché americano, bello e pieno di glamour, e lo sa benissimo, anzi è una parte che gli va come un guanto e che si diverte a fare.
E tutti hanno capito come attraverso un telefono senza filo, un’invisibile ondata elettrica ha appena percorso la ditta: qualcosa di clamoroso stava per succedere, come tutte le volte che Justin e Sandy si trovano nella stessa stanza.
E quel qualcosa accade … con molta disinvoltura la giovane si piega e da sotto la scrivania del grande capo raccoglie un paio di … mutandine rosse, con un pizzo minuscolo, mostrandolo a tutti quanti.
Justin rimane di sasso sulla poltrona, con Annalisa incollata addosso come una specie di edera rampicante. Sandy non rivolge loro nemmeno un’occhiata, continua a fissare il capo con espressione di scherzoso rimprovero negli occhi scintillanti.
Gerardo sgrana i suoi così tanto che tra un po’ sembra che gli partiranno dalla testa e si incolleranno alle mutandine rosse che Sandy gli sventola davanti.
<> gli dice, ma proprio in quel momento accadono quattro cose: Gerardo emette una specie di urlo non articolato e dà un colpo di pugno sulla scrivania, così forte che alla fine il bicchiere di caffè di prima finisce per rovesciarsi macchiando una sfortunata pila di documenti che si trovava proprio accanto nel momento fatidico.
Dall’entrata si sente un coro di “aaaa” e circa sette persone con l’espressione più scioccata del mondo irrompono dentro a fissare più da vicino l’incredibile oggetto nella mano della studentessa alla Bocconi.
<> grida Annalisa, e per un attimo tutti gli occhi sono su di lei, in un silenzio apocalittico. Le bocche di tutti hanno effettivamente raggiunto il pavimento.
Il telefono si mette a squillare.
<> urla Gerardo nel ricevitore, senza perdere d’occhio l’intera scenata.
Nel frattempo Sandy si è lentamente voltata verso Annalisa, la mano con le mutande sempre all’altezza del viso e un’espressione del più puro candore negli occhi neri lucenti.
Annalisa è la copia esatta dell’Urlo di Munch, pietrificata, rimpicciolita, la mascella sul pavimento e barcollando sui tacchi come se avesse appena ricevuto un pugno in piena figura.
Senza sapere bene cosa sta facendo, Justin si lancia verso Sandy con un vero salto da acrobata alle Olimpiade, le toglie le mutandine di mano e in meno di un nanosecondo se le infila in tasca, sudando come se avesse appena salito a piedi i dieci piani dell’edificio.
Gli altri spettatori ripetono in coro un “ooo” e, avvicinandosi a Justin, gli toccano le spalle in un muto segno di compassione. Annalisa ha perso la capacità della parola.
<> sputa Gerardo a Justin e a Annalisa, appena conclusa la conversazione telefonica. <> ringhia verso Sandy, che con una quasi piroetta si sta già congedando, non senza aver prima lanciato una bella occhiata di sottinteso alla coppia di piccioncini.

Capitolo 3 – Sesso e telecamere
<> continua a ripetere Gerardo da cinque minuti, facendo giri intorno alla scrivania, mentre i due colpevoli davanti a lui sono ormai maschere della disperazione.
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<> urla il grande capo, soffermandosi per un attimo davanti a Justin, come se costui fosse un pericoloso killer mascherato appena piombato dalla grande finestra.
<> si passa una mano sulla faccia rossa e riprende i giri intorno alla scrivania con espressione inorridita, quasi aspettandosi di veder spuntare da qualche angolo anche fruste e manette, a parte le famose mutandine rosso fuoco.
<> cerca di rispondere Justin, mentre sta lanciando occhiate furiose ad Annalisa, che sembra ridotta ad un lungo, terrorizzato mutismo.
<> Gerardo solleva le mani in un gesto apocalittico <>
<>
<> tuona di nuovo Gerardo, fulminandoli con i piccoli occhi arrabbiati. <> si siede con un tonfo nella sua poltrona, appoggiando la testa sulla scrivania come un uomo finito, ma poi si alza di scatto, come se la scrivania “luogo del delitto” lo avesse appena bruciato.
<> dice Justin cercando di mantenere una parvenza di calma, con la stessa espressione omicida rivolta ad Annalisa.
Perché accidenti non aveva tenuto la bocca chiusa?
<> sbuffa verso la fidanzata, che sembra la mummia di Tutankhamon appena risorta, in vestito verde aderente e tacchi a spillo.
<> riesce finalmente ad articolare Annalisa. Intendiamoci, l’intelligenza non è esattamente tra le sue primissime qualità.
<> si sente dalla porta, e tutti saltano come se fossero morsicati da un cobra.
<> attacca Justin, non credendo letteralmente ai suoi occhi.
I codini d’ora nel vento e leggera come una piuma, Sandy si avvicina veloce alla scrivania di Gerardo ignorando i due sfigati, e dice quasi sottovoce ma assicurandosi di essere ben sentita: << Caro Gerardo, se ha voglia di dare un’occhiata all’intera scena di ieri sera, c’è una videocassetta nell’ufficio di Quattrocchi. Come sa, la sua scrivania è sorvegliata giorno e notte … >>
<> esplode Justin saltando dalla poltrona, come se avesse appena ricevuto un colpo di mazza in testa.
Salvatore Quattrocchi è il manager del reparto sicurezza e la videocamera nell’ufficio di Spiazzi era una cosa … del tutto imprevista. Fino a quel momento nessuno sapeva che in certi punti strategici della c’erano telecamere di sorveglianza…
Dopo aver bisbigliato per un po’ nell’orecchio del capo, Sandy esce così com’è entrata, quasi correndo, senza degnare di uno sguardo i due sfigati protagonisti.
Gerardo li fissa con eloquente aria omicida, sta proprio per licenziarli, non c’è via di scampo.
<> dice Justin e si avventa furioso alla ricerca di Sandy.

Capitolo 4 – Una studentessa da ammazzare
<> urla Justin nel corridoio, così forte che sicuramente lo stanno sentendo dalla strada davanti all’edificio.
Varie teste escono dagli uffici accanto e si mettono a ridere sottovoce, ma spariscono subito appena Justin si avvicina.
<> urla ancora più forte, ma ad un tratto scorge la gonna grigia dietro ad una colonna in acciaio.
<> e si mette ad inseguirla.
Sandy se la da a gambe tra le varie scrivanie, con Justin che la insegue proprio a due passi di distanza. Meno male che non indossa mai i tacchi, le sue Toms vanno sempre bene in ogni occasione.
<> grida Justin così forte che quasi le provoca un infarto, a lei e a tutti quanti nella sala.
La ragazza urta una sedia che per qualche attimo impedisce Justin nella sua corsa, ma solo per qualche attimo. Polvere e documenti cominciano a spargersi nell’aria, mentre l’intero personale del reparto finanziario segue i due giovani con le bocche spalancate.
<> chiede d’un tratto De Angelis, responsabile delle pubbliche relazioni.
< fa notare Adriana, la segretaria di costui, raccogliendola perplessa con due dita.
< risponde Justin, e riesce finalmente a raggiungere Sandy, che si sta appoggiando disperatamente sul pulsante di chiusura delle porte dell’ascensore, ma lui con uno sforzo immane ci infila il piede, per sfortuna quello scalzo, e con un grido di dolore riesce a gettarsi dentro.

Capitolo 5 – Bloccati in ascensore
Sandy schiaccia disperatamente un pulsante mentre Justin ne schiaccia un altro, e un altro ancora, caoticamente. L’ascensore comincia a trepidare pericolosamente con dentro i due giovani che si fissano in cagnesco.
<> grida la ragazza, dandogli dei piccoli colpi sulle braccia.
Justin è davvero fuori di sé, sudato, respira con affanno e i capelli biondo cenere di solito perfettamente pettinati sono arruffati come se si fosse appena fatto la doccia.
<> dice lui <>
<> dice Sandy, rinunciando e coprendosi il viso con le mani. Anche lei è scomposta, capelli fuori posto e il cuore che le batte all’impazzata. Non si è mai ritrovata da sola in ascensore con un pazzo che ha appena dichiarato di volerla ammazzare, e si chiede preoccupata cosa seguirà.
<> fa Justin andando dritto al punto. <> sottolinea furibondo.
<> osserva gelida Sandy, cercando di mantenere la calma e sistemarsi la camicetta. Un bottone si stacca all’improvviso e lei si china per raccoglierlo.
<> chiede lui circospetto, ma improvvisamente c’è uno spaventoso scricchiolio, un tonfo violento e l’ascensore si ferma di botto tra i piani. La luce principale di colpo non c’è più e Justin e Sandy si ritrovano per terra, l’uno contro l’altra, avvolti dal buio e dalla paura.

Capitolo 6 – Obbligo o verità
<> bisbiglia Sandy terrorizzata, e con quasi un salto si stacca subito da lui.
Justin non ha ancora capito cosa sta succedendo ma per un attimo lo percorre un brivido .. quasi piacevole. Sandrine Martignon, secchiona della Bocconi, si trovava nelle sue braccia, la guancia incollata al suo petto, tremando. Lui poteva sentire il profumo delicato dei suoi capelli, percepire attraverso la sottile camicetta i battiti irregolari del suo cuore, premuto un secondo contro il suo.
<> grida lei dall'angolo dove si e' rifugiata e le sfugge un singhiozzo.
<> esordisce Justin, passandosi le mani tra i capelli. Cerca e trova il pulsante di allarme dell'ascensore. <>
La piccola battuta non riscontra alcuna reazione. Sandy si e' chiusa in una specie di mutismo, accasciata per terra, sembra quasi presa da un attacco di panico.
Justin comincia a sentirsi un po' nervoso. Insomma...tutto ciò che voleva era dare una lezione alla piccola peste, non si aspettava che lei sembrasse così...vulnerabile.
O forse era solo una tattica per prendersi di nuovo gioco di lui?
<> dice cercando di darsi un tono ironico.
Nessuna risposta.
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<> fa Justin alla fine. <>
<> viene rapida la risposta scontrosa di lei.
<<...perché non giochiamo ad un piccolo gioco? Così ci passa la paura.>>
<>
<> dice lui veloce, senza lasciarle tempo di protestare,<>
<> grida Sandy, acida.
<>
<> afferma lei improvvisamente molto calma.
Justin fa uno sforzo per rimanere calmo, cosa vorrebbe dire esattamente? si chiede per un attimo grattandosi la testa.
<> non può impedirsi di chiedere.
<>
<>
<> dice risoluta. <>
<>
<> dice, e lo fissa con quei suoi grandi occhi neri tanto espressivi e seri.

Capitolo 7 – Impazzisco per i tuoi tatuaggi
Justin rimase per qualche attimo perplesso. Lei aveva proprio chiesto...ciò che gli era sembrato di sentire?
<> mentì. Perbacco, se voleva sapere cose di lui non le restava che chiederlo a Teodora, capo del personale.
<> fa Sandy con una semplicità quasi infantile.
<> dice lui, di nuovo incavolato.
<>.
<> dice Justin per dire qualcosa, mentre la sua mente lavora con velocità. Ma quella ragazza...si stava per caso prendendo una cotta per lui?? No. Non poteva essere.
<> dice lei con semplicità. <> Si mise a strisciare un piede avanti e indietro con fare infantile che voleva essere quasi provocante, e Justin seppe che alludeva all'episodio delle mutandine rosse.
Vedeva attraverso la semi- oscurità gli occhi lucenti di Sandy, pieni di una specie di velato rancore e di tanto altro... Deglutì non senza fatica. La ragazza era evidentemente interessata... alla sua persona. Ad un tratto ebbe quasi voglia di ridere, così facile sarebbe stato?
<> disse cercando di avere un tono normale.
<> La risposta si lasciava aspettare e Justin avrebbe giurato che lei quasi stava arrossendo.
Era finalmente riuscito a risolvere il mistero Sandy: non lo voleva distruggere, aveva una cotta per lui ed era probabilmente gelosa!
Si rilassò all'istante, perché si trattava di una questione che sapeva fin troppo bene maneggiare.
<> fece, abbassando il tono in maniera sexy.
<> sussultò lei, portandosi una mano ai capelli. Justin sapeva che era segno di nervosismo, non stava più nella pelle.
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<> L'incredulità' mescolata alla speranza nella sua voce lo fece quasi intenerire.
Improvvisamente molto di buon umore, si tolse la giacca leggera e si sbottonò la camicia mostrando il petto nudo coperto di tatuaggi, che Sandy poteva solo intravedere attraverso la luce debole che proveniva di sopra l'ascensore. L'oscurita' contribuiva a creare un'atmosfera intima e carica di elettricità, e Justin si congratulò con se stesso, bloccare l'ascensore era stato un vero colpo di genio. Avrebbe dovuto ricordarselo per altre situazioni, compreso le ore piccole in ufficio con Annalisa.
<> fece lei sogghignando, e rise anche lui, di gusto. Si rese conto che si stava rilassando. Lei aveva un sorriso radioso, che brillava nell'oscurità', e quelle che si intravedevano nelle sue guance erano delle deliziose fossette? per la prima volta si disse che per una piccola secchiona non era niente male e probabilmente se avesse vestito in maniera diversa avrebbe anche potuto fare colpo su una grande quantita' di adolescenti come lei, pieni di ormoni oppressi .
<>.

Capitolo 8 - Toccami
Sandy alzò gli occhi al cielo perché la trattava come se fosse una dodicenne.
<> disse, gli occhi neri lucenti più del solito. Con quei capelli stretti in due codini da Britney Spears sembrava un piccolo angelo tentatore.
Lui sentì un brivido leggero che cercò di allontanare.
<> disse con voce rauca, e protese un braccio in avanti. Sui bicipiti era disegnata una testa di tigre in pieno assalto.
<> rispose lei, con altrettanta emozione nella voce. <>
Ah, la fidanzata. Se avesse potuto, Justin si sarebbe fatto una bella risata, quella era una ragazzina che viveva in un mondo di soap-opere. Ma stranamente, lui non aveva alcuna voglia di pensare ad Annalisa. Tutto ciò che voleva ora era che Sandy gli accarezzasse la pelle con la sua piccola mano, che sicuramente doveva essere morbidissima. Sussultò al solo pensiero.
<>. Stava per rinunciare quando lei protese una mano e gli toccò il braccio con un dito solo.
Lui trattenne il respiro. Il suo tocco era più delicato di una piuma, accarezzò lentamente la tigre per qualche secondo, poi si ritirò imbarazzata. A Justin parve che le fosse tremato la mano e si rese conto che anche il proprio cuore batteva più forte del normale. Era passato troppo tempo, dall'ultima volta che era uscito con una ragazza al college, a Chicago. Quell'amore da adolescenti, le timidezze, le occhiate con sottinteso, il primo sfiorarsi, i primi baci ...
Si chiese improvvisamente cosa sarebbe successo se avesse osato andarle più vicino.
In quel momento, un brusio inaspettato li fece trasalire. L'ascensore...stava salendo!
In meno di cinque secondi, prima che Justin e Sandy se ne rendessero conto, le porte si aprirono con un grande tonfo e loro si ritrovarono....all'ottavo piano, immersi di luce.
Con davanti praticamente l'intero personale della ditta, e in primo piano, Gerardo, Annalisa e Salvatore Quattrocchi.

Capitolo 9- Sesso nella vasca del capo
Forse per la prima volta in vita sua, Justin non seppe come reagire e rimase lì interdetto a fissare il suo capo, che lo stava fissando con altrettanto stupore, gli occhi sgranati come due polpette marroni.
Perché Justin si era scordato un piccolo dettaglio: era a torso nudo.
<> singhiozzò Annalisa, immagine dell'orrore, i capelli arruffati, occhi gonfi e trucco fino al mento. Come se li avesse colti in pieno delitto, l'uno sopra l'altro. Be' non sarebbe mancato molto, si disse Justin con un sussulto di orgoglio.
Cercò di guadagnare tempo e cominciò a infilarsi la camicia, mentre in quello stesso attimo Sandy si alzò da terra e se la diede a gambe prima che nessuno le potesse chiedere nulla. Era talmente scomposta, e quelle nei suoi occhi sembravano...lacrime?
Justin pensò di avere allucinazioni: la ragazza stava piangendo? Come se fosse appena stata...come se lui...
<> ringhiò Gerardo, mentre Salvatore Quattrocchi lo aiutava imbarazzato ad alzarsi e a recuperare gli altri pezzi di abbigliamento. <>
Tre minuti dopo, lui e Gerardo Spiazzi avevano forse la discussione più furente di tutta la loro comune esistenza in quella ditta. Justin non lo aveva mai visto così fuori di sé, nemmeno quando per un grosso errore aveva perso anni fa' uno dei clienti più importanti .
<< Prima scopi Annalisa sulla mia scrivania....poi neanche ventiquattro'ore dopo cerchi di molestare una studentessa nell'ascensore? Mio Dio Justin, sei LETTERALMENTE IMPAZZITO? Ma non hai imparato davvero nulla in questi anni da quando stai lavorando con me: gli affari non si mescolano alla vita personale?? Stai per caso facendo uso di cocaina, recentemente? Hai problemi personali? Dimmelo, te lo supplico, perché così non possiamo assolutamente andare avanti!>>
<> cercò Justin di interrompere quello che sapeva che sarebbe stato un interminabile battibecco. Questa volta il suo capo sembrava veramente furibondo, e benché gli sembrasse che tutti stavano un po' esagerando, non poteva non sentirsi un tantino preoccupato.
<> tuonò Gerardo, facendolo sussultare sulla poltrona.
<> disse Justin, gelido.
Qualcuno bussò alla porta ed entrò senza aspettare. Era Adriana, la segretaria di De Angelis.
<> disse, <>.
Cosa? Da quando gli dava del lei, la scorsa settimana erano andati con un gruppo di amici a giocare al bowling e si erano divertiti un mondo!
Ma ora Adriana era più rigida di un palo dell'elettricita' quando gli gettò in braccio...la sua scarpa, quella che aveva perso quando stava inseguendo Sandy per l'intero pianerottolo.
<> fece lui arrossendo, ma non ottenne che un'occhiata glaciale da parte sia della collega che del capo.
<> assicurò Justin perplesso, mentre lei sbatteva la porta.
<> disse Gerardo, infilandosi in bocca uno stuzzicadenti e osservando il suo amico contorcersi e sudare nell'intento di infilarsi la scarpa.
Volle aggiungere qualcosa, ma qualcun'altro entrò all'improvviso. Questa volta, Annalisa irruppe nella stanza come un uragano, o meglio dire, quanto di uragano ci poteva essere in una donna barcollante, arrampicata su dei tacchi quindici e con la faccia cosparsa di trucco.
<> la sgridò Gerardo, fissandola con ostilità. Ci mancava proprio l'IQ di resistenza della Touchè' Comunicazioni e la sua giornata sarebbe stata perfettamente rovinata.
<> urlò Annalisa, facendo praticamente un salto dalla porta dritto nelle braccia di Justin, schiacciandolo contro la poltrona. Fece per dargli un bacio, e invece...lo schiaffeggiò con violenza.
Sia Justin che Gerardo rimasero spiazzati, sbattendo ripetutamente le palpebre come in una scena della Famiglia Adams. Scattando in piedi, le mani sui fianchi e l'espressione omicida, il seno prosperoso che quasi esplodeva dal decolleté generoso, Annalisa sembrava una versione italiana di Angelina Jolie in Mr e Mrs Smith. Quasi ci si aspettava che togliesse una pistola dalla giarrettiera e sparasse sette colpi nel petto nudo e tatuato di Justin.
<> articolò costui, sfregandosi incredulo la guancia.
Gerardo stava quasi ingoiando lo stuzzicadenti.
<> ripeté lei in tono drammatico, gli occhi in fiamme. <> ripeté con espressione melodrammatica, colpendosi le cosce ripetutamente come se avesse già studiato quella scena un bel paio di volte prima.
<> esclama Gerardo, facendo praticamente un salto al di sopra la scrivania, ma Annalisa era già uscita, degna come una regina e inciampando goffamente nella spessa moquette azzurra.
<> la chiama Justin con disperazione, letteralmente le lacrime agli occhi.
<> urla Gerardo, più che mai in preda ad un attacco cerebrale.

Capitolo 10 - Una visita inaspettata
<> Quattrocchi si infila attraverso la porta, ma quasi si becca in testa la palla da pallacanestro di Spiazzi che sta tentando i suoi colpi migliori facendo risuonare l'intero pianerottolo. Mentre Bennett lo osserva con l'aria più rilassata del mondo, sorseggiando languidamente qualcosa in un bicchiere di plastica.
<> dicono in coro Justin e Gerardo poi scoppiano entrambi dal ridere, una risata isterica che lascia Quattrocchi di stucco. Si era aspettato di vedere sangue e cadaveri sparsi per l'intero ufficio, invece i due accaniti giocatori di pallacanestro sembrano intendersi meglio che mai. Quella era davvero una strana giornata.
>>Ehmm....volevo solo annunciare una visita>> riuscì articolare con difficoltà.
<< Leone Santoro Barbieri e' qui e desidera vedere tutti e due al più presto possibile>>
Sia Gerardo che Justin saltano letteralmente in piedi, fissando scioccati il piccolo Quattrocchi che indietreggia verso la porta, sul punto di scappare. Sì, giornata decisamente fuori dall'ordinario per le sue abitudini.
<> ordina Gerardo quasi lanciandoglisi addosso per strangolarlo.
<> rifletté Justin a voce alta, fissando il suo capo e amico con aria interrogativa.
<> concluse Gerardo, preoccupato. <> sottolinea, con un gran sorriso da un orecchio all'altro.
<>
<>
Un uomo di mezza età, calvo e imponente fece l'entrata nell'ufficio. Se non fosse stato per l'espressione troppo glaciale per i suoi gusti e l'eleganza spinta all'estremo, a Justin gli sarebbe parso l'attore Bruce Willis in persona.
<> disse Santo Barbieri senza molte cerimonie, <>

Capitolo 11 - Un incontro premeditato
Il piccolo bar non era molto affollato, si era appena a metà marzo, fuori stagione turistica.
Justin entrò quasi furtivamente, evitando con cura di essere visto. Aveva inseguito l'Audi Cabriolet di Sandy non senza perplessità: i suoi dovevano essere davvero benestanti per regalarle una macchina del genere, o forse...si trattava di un ricco fidanzato?
Comunque la ragazza non sembrava fidanzata, era arrivata nella piccola località situata sul Mar Ligure accompagnata soltanto da un'amica.
Justin pensò per la centesima volta in quella settimana che, se la voleva dissuadere dal folle progetto di Santoro Barbieri, sapeva troppe poche cose sul suo conto. Sapeva che tra poco si sarebbe laureata alla Bocconi, che suo padre lavorava a Roma, in un importante centro finanziario. E che, così come appariva nella debole luce di quel bar di paese, era una creatura del tutto fuori dal mondo. Elegantissima.
Justin non l'aveva mai vista così, e solo a fissarla per qualche secondo gli venne una sensazione vicina allo svenimento. Se una tale cosa era ancora possibile, alla sua età.
Indossava una gonna pantalone bianca, un top colorato e sandali con zeppe all'ultima moda, forse Louboutin, che la rendevano particolarmente fascinosa. I capelli messi in piega le scendevano ondulati sulle spalle con delicate sfumature di biondo acceso (dov'erano finiti i codini?), e indossava più trucco che mai.
Quando per sbaglio si girò e finalmente si accorse della sua presenza, l'espressione sul viso di lei fece bruscamente irrigidire la parte sotto la cintura dei suoi jeans. Sembrò completamente scioccata, ma per un piccolissimo attimo...piacevolmente scioccata.
<> disse alle sue parti basse e con uno sforzo di volontà si diresse verso le due ragazze sedute nell'angolo opposto all'entrata.
<> fece, togliendosi il buffo cappello di paglia che avrebbe dovuto ripararlo dal sole. Per lui venire in quel paesino dimenticato dal mondo era un po' come andare nel Far West, si era vestito in maniera davvero noncurante. E non si sarebbe meravigliato se da qualche portone fosse sbucata qualche mucca come sulle confezioni di cioccolato Milka.
<> rispose Sandy acida, roteando gli occhi e sorseggiando controvoglia un po' del suo cocktail.
<> esclamò Justin con finto tono scioccato. <> tese la mano verso l'amica di Sandy, una mora altrettanto perfettamente vestita e truccata, che gli getto' un'occhiata divertita e curiosa e gliela strinse con garbo.
<> disse con forte accento francese, che contribuì ancora di più al suo stupore.
<> disse lui e la mora scoppiò in una piccola risata divertita, studiandolo con i suoi espressivi e velati occhi azzurri. Se accanto non avesse avuto Sandy, sarebbe parsa una diva del cinema, ma Justin non poteva non ammetterlo con se stesso: la vera diva era la secchiona della Bocconi. Che lo fissava con un'espressione tale che lui per poco temette di non ricevere in testa il bicchiere di mojito davanti a lei.
<> chiese Sandy, sempre più furente.
<> fece lui alzando le mani sopra la testa in segno di arresa. <> Sorrise di nuovo alla mora Claire, che gli ricambiò ondeggiando sulla sedia. Aveva sempre successo con le belle donne, colpa delle stelle che gli avevano regalato tanto fascino.
<>
<> rispose lui allegro, ordinando uno spritz alla cameriera. <> aggiunse lanciando di nuovo un'occhiata a Claire, la cui sedia si era già avvicinata a lui, dando una lunga occhiata ai tatuaggi sulle sue braccia palestrate. Sarebbe stato veramente facile, e rendere Sandy un po' gelosa era una tentazione troppo forte.

Capitolo 12 - Entra in scena Charlie
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<> non si scompose Justin. <>.
Ma Justin non finì le parole, che una massa di pelo bianco e orecchie per aria saltò da sotto il tavolo con un latrato furioso, dritto verso la sua gamba. Fece un salto dalla sedia, evitando per un pelo di essere addentato.
<> esclamò così forte che tutte le teste si girarono verso di lui.
<> disse Sandy senza scomporsi, mentre l'amica scoppiava in un'altra delle sue risate fragorose che cominciavano a dare un po' sui nervi alla povera vittima in camicia, cappello da cowboy e jeans come per miracolo scampati dai denti dell'animale.
<> ansimò Justin, mentre la peluria bianca si fece vedere in tutto il suo splendore: era un, doveva ammettere, bellissimo Golden Retriever di taglia media ma con denti che sembravano molto affilati, e lo fissava ...appunto, in cagnesco. Si costrinse di ricordare quanto amava i cani, quanto li adorava. Solo che l'apparizione era stata un po' troppo... improvvisa per i suoi gusti.
<> esordì di nuovo Sandy, e questa volta toccò a Justin alzare gli occhi al cielo.
<> disse e tese piano la mano verso il muso del cane che, ancora diffidente, finì per lasciarsi accarezzare e addirittura gli leccò le dita.
<> sbuffò Sandy. Era ancora più affascinante con quell'espressione imbronciata, e per qualche secondo Justin rimase semplicemente a fissarla, avvertendo perplesso i battiti del proprio cuore. Doveva fare molto caldo si disse, perché piccole gocce di sudore gli si formavano sulla fronte, e gli sembrò che anche la ragazza sudasse un po'. O forse era una qualche mal celata emozione?
Per la milionesima volta si chiese se lei avesse una cotta per lui, così come gli era sembrato in alcuni momenti al lavoro. Aveva otto anni più di lei, sapeva di essere uno che non passava inosservato dalle donne, era bello, affascinante e con una carriera alle stelle. Sarebbe stato un gioco da ragazzi conquistare Sandy, eppure nonostante certi segnali, lei continuava a indossare quella maschera di ghiaccio e antipatia nei suoi confronti che malgrado tutto le conferiva un adorabile je ne sais quoi, per dirla alla francese.
Sandy non era come "le donne" in generale. Aveva carattere, classe, oggi più che mai lo doveva ammettere. E non la si poteva leggere facilmente. A volte sembrava una bambina indifesa appena uscita dai banchi del liceo che non chiedeva altro che coccole e abbracci. Nell'attimo dopo diventava la regina dei ghiacci al Polo Nord, con un cuore più freddo dell'Alaska. Non era per niente facile con lei, ma Justin non amava mai le cose facili.
<> interrompe l'amica Claire, alzandosi frettolosamente e lasciando sul tavolo una banconota.
<> Sandy era l'immagine dello sbalordimento e della disperazione.
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Sandy non poteva credere ai suoi occhi, mentre la guardava andarsene a gambe levate: la sua migliore amica era ufficialmente diventata la peggiore traditrice!
<> completò Justin i suoi pensieri, scoccandole un'occhiata penetrante.
<>
<> andò lui dritto al punto.
<> disse, lanciandosi i capelli all'indietro con un gesto diffidente e affascinante.
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<> sorrise lei controvoglia.

Capitolo 13 - Patto col nemico
L'aria era fresca, la brezza salata giocava con i capelli di Sandy scompigliandoli in una maniera che Justin avrebbe avuto voglia di fare lui stesso. Non cessava di essere meravigliato dal modo in cui il sole giocava con le bionde ciocche ribelli.
Charlie era stata lasciata a correre libera sulla grande spiaggia, dove non c'era quasi nessuno a parte un gruppetto di adolescenti intenti a fare il bagno e a prendere il sole mezzi nudi persino a marzo.
Camminavano rilassati dovendo ammettere che il paesaggio era bellissimo: da una parte colline coperte di vegetazione, e dall'altra il mare, con le onde che si infrangevano dolcemente sui sassi che componevano un muretto naturale a qualche centinaio di metri al largo. Il posto era veramente ideale per una lunga vacanza dopo innumerevoli giornate trascorse in ufficio.
Sandy andava piano, assorta nei pensieri, e ogni tanto si chinava per raccogliere qualcosa: un sassolino con forma interessante, un piccolo ramo, un pezzo di vetro che la forza delle onde aveva reso particolare.
Justin raccolse una piccola conchiglia bianca e gliela porse. Lei esitò poi la prese.
<> disse, infilando le mani nelle tasche dei jeans. Accanto all'eleganza di lei, sembrava poco più di uno che lavorava in una stalla, e non gli piaceva per niente sentirsi in inferiorità.
<> le fece eco lei. La tensione di prima era un po' svanita e lui seppe di aver fatto bene a portarla al mare.
<> ammise evitando di guardarla negli occhi. <>.
Lei sospirò e alzò lo sguardo in lontananza, dove all'altro confine della spiaggia si osservava una casa gialla.
<> fece notare, fissando la conchiglia nella sua mano.
<>.
Lei abbozzò un piccolo sorriso e lui si sentì incoraggiato e continuò.
<>
<> chiese la ragazza fissando la linea dell'orizzonte, benché lo sapesse già.
<> proseguì Justin. <>
<> disse lei pensierosa.
<>
<<...dall'accettare la sfida>> continuò lei. Gli gettò un'occhiata molto dura, in cui si leggeva una lotta interiore ma poi le spalle cedettero e Justin seppe che ce l'avrebbe fatta.
<>
<> chiese lei all'improvviso. <>
<> ammise Justin leggermente imbarazzato. <>

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